Enrico Berlinguer

politico italiano (1922-1984)
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Enrico Berlinguer[1] (Sassari, 25 maggio 1922Padova, 11 giugno 1984) è stato un politico italiano, segretario generale del Partito Comunista Italiano dal 1972 fino alla morte e principale esponente dell'eurocomunismo. Durante la sua segreteria avviò un processo di distanziamento dal comunismo sovietico. È ricordato inoltre come fautore del compromesso storico e per aver sollevato la questione morale.

Enrico Berlinguer

Segretario generale del
Partito Comunista Italiano
Durata mandato17 marzo 1972 –
11 giugno 1984
PredecessoreLuigi Longo
SuccessoreAlessandro Natta
Gruppo
parlamentare
PCI

Segretario della Federazione Giovanile Comunista Italiana
Durata mandato12 aprile 1949 –
14 marzo 1956
PredecessoreAgostino Novella
SuccessoreRenzo Trivelli

Deputato della Repubblica Italiana
LegislaturaV, VI, VII, VIII, IX
CircoscrizioneRoma
Sito istituzionale

Eurodeputato
LegislaturaI
Gruppo
parlamentare
COM
Incarichi parlamentari
  • Membro della Commissione politica dal 20 luglio 1979 al 20 gennaio 1982
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Comunista Italiano
Professionepolitico, dirigente
FirmaFirma di Enrico Berlinguer

Biografia

Famiglia

 
I genitori di Enrico Berlinguer nel 1930; Maria Loriga e Mario.

Il padre di Enrico Berlinguer era l'avvocato repubblicano Mario Berlinguer, discendente da una nobile famiglia catalana stabilitasi in Sardegna all'epoca della dominazione aragonese,[N 1] antifascista e vicino alla massoneria (come molti intellettuali laici dell'epoca),[5] ufficiale durante la Prima guerra mondiale.[6] La madre era Mariuccia Loriga,[7] cugina della madre di Francesco Cossiga[8] e figlia del medico igienista Giovanni Loriga,[6] il quale fu autore di 120 pubblicazioni scientifiche in Italia e all'estero.[9] La nonna materna di Enrico, Giuseppina Satta Branca, anch'ella di origini nobiliari, era sorella di Pietro, sindaco repubblicano di Sassari nell'età giolittiana con un'amministrazione progressista dov'era assessore anche il nonno paterno Enrico Berlinguer senior,[6] fondatore del giornale La Nuova Sardegna.

Due anni dopo Enrico, nel 1924, nacque il fratello Giovanni, scienziato e più volte parlamentare, mentre ruoli politici di primo piano avrebbe avuto anche il cugino Luigi Berlinguer.

Enrico Berlinguer si sposò il 26 settembre 1957 in Campidoglio, con rito civile, con Letizia Laurenti, da cui ebbe quattro figli: Bianca (1959), giornalista RAI, Maria Stella (1961),[10] Marco (1963), politico di Rifondazione Comunista, e Laura (1970), giornalista Mediaset.[11][12][13]

Primi anni

 
L'effigie di un giovane Berlinguer durante una manifestazione comunista a Berlino Est, nell'agosto del 1951.

Enrico Berlinguer nacque giovedì 25 maggio 1922 a Sassari,[14][15] circa alle tre del mattino.[6] L'infanzia del giovane Enrico fu segnata dal progredire della malattia della madre, un’encefalite letargica che le provocava deformazione fisica, distruzione del sistema nervoso e confusione mentale,[16] e che l'avrebbe condotta alla morte nel 1936, dopo un decennio dall'inizio delle sofferenze.[16]

Suo fratello Giovanni raccontò che Enrico in fase adolescenziale coltivava la passione per i libri di filosofia, affermazione confermata da lui stesso in un'intervista del 1980: "Se mi chiede che cosa volevo fare da ragazzo e cioè prima di darmi alla politica, le rispondo il filosofo".[16] Nel giugno del 1940 conseguì la maturità al Liceo classico "Domenico Alberto Azuni" senza sostenere gli esami, sospesi dal governo a causa dello scoppio della guerra, ottenendo ottimi voti nelle materie umanistiche e valutazioni negative in quelle scientifiche e in greco.[17] Appassionato di studi giuridici, il 5 novembre 1940 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Sassari.[18] Il 17 giugno 1941 affrontò il suo primo esame, istituzioni di diritto romano, superato con il voto di 30.[17] Aveva progettato di laurearsi con una tesi dal titolo "Filosofia del diritto: da Hegel a Croce e Gentile", ma non arrivò a concludere l'università.[18]

A 21 anni, nell'agosto del 1943, si iscrisse al Partito comunista clandestino nella serra del militante pistoiese Renato Bianchi, poco fuori Sassari, dove si era recato in bicicletta con il cugino Sergio Siglienti.[18][19] Nello stesso periodoBerlinguer fondò e diresse come segretario la sezione della Gioventù comunista di Sassari, con sede provvisoria nel panificio del padre di uno degli iscritti.[17]

L'inverno successivo in Sardegna fu molto duro, soprattutto per i ceti popolari. L'isola era infatti scollegata sia dal Mezzogiorno liberato dagli Alleati che dall'Italia occupata dai tedeschi, i traffici erano chiusi e non c'erano approvvigionamenti.[20] La sera del 12 gennaio 1944 Enrico, insieme a una ventina di giovani compagni comunisti, organizzò a Sassari una manifestazione per chiedere pane, pasta e zucchero.[21] Il giorno seguente altri manifestanti, circa cinquecento, entrarono in contatto coi carabinieri a cavallo davanti al Palazzo del governo, ma la protesta venne sciolta rapidamente.[21] Il venerdì 14 seguente una folla composta da circa duemila persone, soprattutto donne, assaltarono e saccheggiarono forni, magazzini di grano, farina e pasta, frantoi.[21] I disordini cominciarono alle 7,30, quando due commessi di panificio furono assaliti e depredati di 80 kg di pane che stavano portando alle rivendite.[22] In serata i partiti della Concentrazione antifascista, tra cui il PCI e il Partito d'Azione di Mario Berlinguer,[22] si dissociarono seccamente sostenendo che "i disordini ed i torbidi non rispondono ad alcuna iniziativa né finalità di partiti politici, che apertamente li sconfessano".[23][24]

La polizia non credette all'innocenza dei comunisti e procedette a 43 arresti,[25] tra cui lo stesso Enrico, ammanettato la mattina del 17 gennaio e portato inizialmente nella caserma intitolata al suo avo Gerolamo Berlinguer,[25] e in seguito nella prigione di San Sebastiano.[17] Berlinguer venne liberato il 23 aprile dopo essere stato prosciolto in istruttoria dalle accuse.[17] A proposito di questa esperienza, 40 anni dopo avrebbe commentato che "la galera era stata formativa".[26]

Carriera giovanile

 
Enrico Berlinguer durante un comizio a Borgo San Lorenzo, 1952.

Nel periodo successivo alla Svolta di Salerno dell'aprile 1944 e alla composizione di un governo transitorio con la partecipazione dei rappresentanti del CLN, Mario Berlinguer fu per brevissimo tempo, dal 2 al 16 giugno 1944, commissario aggiunto all'epurazione[27]. Il 23 giugno, in uno dei suoi viaggi a Salerno, dove si riuniva il governo, per incontrare Palmiro Togliatti, portò con sé il figlio Enrico e lo presentò al politico genovese,[28] che in passato aveva frequentato il Liceo "Azuni" insieme allo stesso Mario.[29]

Il giovane Enrico destò una buona impressione[28] e in breve ottenne un impiego nel PCI come funzionario dirigente del lavoro giovanile nella Federazione romana, a 400 lire al mese.[30] Enrico si trasferì a Roma insieme al fratello Giovanni e al padre[31] e a novembre iniziò a lavorare nel movimento giovanile, che aveva sede in due appartamenti di via Nazionale 243.[30] e che era al tempo diretto dal 27enne Michelino Rossi e dal 25enne Giulio Spallone.[32] Si occupò inizialmente dell'ambito sindacale, poi divenne vicepresidente nazionale del movimento giovanile.[31]

Nel giugno 1945 venne sostituito da Pietro Secchia, arrivato da Milano, perché Togliatti aveva deciso di inviare Berlinguer nel capoluogo lombardo per cercare di convincere i giovani compagni (quasi tutti partigiani) ad abbandonare le armi e a cessare le violenze e le vendette politiche.[31] Ad aspettarlo ci sono Luigi Longo, Giancarlo Pajetta, ed Eugenio Curiel.[31] Un anno più tardi, al V congresso nazionale, tra il dicembre 1945 e il gennaio 1946, Enrico venne eletto nel Comitato centrale, composto di 70 membri.[33] Si trattava, come ricordò Secchia, della leva più recente insieme a Mario Alicata.[34]

Divenuto segretario del Fronte della Gioventù, tra luglio e agosto 1946 Berlinguer fu il capo della delegazione di quindici elementi (tra cui i partigiani Marisa Musu e Vito D'Amico) che visitò l'Unione Sovietica, e nell'occasione fu ricevuto in un breve incontro da Stalin.[35] Dopo il suo ritorno in Italia lavorò di nuovo a Roma insieme a Togliatti[36] ed ebbe il compito di organizzare per il 23 maggio 1947 la prima Conferenza nazionale giovanile del PCI.[N 2]

Nel 1948, tra il 4 e il 10 gennaio,[37] si svolse a Milano il VI congresso del PCI, che elesse Enrico, in qualità di responsabile del movimento giovanile, nel massimo organismo del partito, la direzione, composta di ventuno membri.[38]

A fine marzo 1949 il Comitato centrale decise di ricostruire la Federazione Giovanile Comunista Italiana. Enrico divenne responsabile del comitato costitutivo della FGCI e dopo il congresso (il XII) di questa, tenuto a Livorno (29 marzo - 2 aprile 1949), ne assunse la segreteria generale.[7] Insieme al settimanale con una tiratura di centomila copie, Pattuglia, dall'estate 1949 venne pubblicato il mensile Gioventù nuova. Il nuovo organo di stampa, diretto dallo stesso Enrico, intendeva essere "strumento e guida allo studio del marxismo-leninismo" e diffondere ventimila copie.[39] Nel 1950 Berlinguer divenne segretario della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica, l'associazione internazionale dei giovani comunisti con sede a Budapest, dove Enrico si recava a lavorare per 10 giorni al mese.[40] In questo compito era assistito da Hu Yaobang, futuro segretario del Partito Comunista Cinese, ed Erich Honecker, in seguito presidente della Repubblica Democratica Tedesca.[40] Nello stesso periodo il fratello Giovanni era segretario dell'Unione internazionale degli studenti, con sede a Praga.[41] Nell'agosto del 1951 si tenne a Berlino Est il Festival mondiale della gioventù, e l'anno successivo si concluse il mandato di Enrico Berlinguer, che tuttavia continuò anche in seguito a militare nell'organizzazione.[7]

Formazione politica

Alla fine del 1956 il PCI dovette affrontare le ripercussioni del XX congresso del PCUS, del processo di destalinizzazione e dell'invasione dell'Ungheria da parte dell'Armata Rossa. All'VIII Congresso del partito Berlinguer scelse una posizione defilata e dimessa, omettendo riferimenti all'URSS e concentrandosi nella convinta difesa della politica postbellica dei comunisti italiani.[7]

Nello stesso anno si esaurì, non senza amarezza, l'esperienza di Enrico in una FGCI che aveva visto una diminuzione di circa 70 000 iscritti negli ultimi due anni.[7] Alla guida dell'organizzazione giovanile subentrò Renzo Trivelli.[42] Nonostante il diffuso giudizio sulla statura politica di Berlinguer, in quei mesi la sua stella era in declino ed Enrico venne spostato a un incarico secondario, divenendo nel 1957 il responsabile dell'Istituto delle Frattocchie, la scuola dei quadri del partito.[43]

Nel 1957, dopo il matrimonio con Letizia Laurenti,[13] Berlinguer si spostò con la moglie a Cagliari. Era stato infatti scelto come vicesegretario regionale del PCI in Sardegna[7] dopo il disastroso risultato ottenuto nell'isola dai comunisti alle Elezioni regionali, dove il partito aveva ottenuto solo il 17,6% dei voti.[13] Nei pochi mesi di permanenza in Sardegna Berlinguer estese l'organizzazione del PCI con la costituzione della Federazione della Gallura, con sede a Tempio Pausania,[44] e si occupò dell'ediziona isolana de l'Unità.[45]

Nell'estate 1958 Berlinguer tornò a Roma insieme a Letizia,[7] chiamato da Togliatti e dal vicesegretario Luigi Longo all'incarico di collaborare con quest'ultimo nella direzione dell'ufficio di segreteria[44] insieme a Salvatore Cacciapuoti, operaio metallurgico, già segretario della federazione napoletana.[46] Con il IX Congresso del partito (svoltosi a Roma tra il 30 gennaio e il 4 febbraio 1960)[47] Enrico fa il suo ingresso a pieno titolo in direzione ed assume l'incarico dell'organizzazione.[48] Insieme a lui, oltre a Togliatti e Longo, ci sono Giorgio Amendola, Gian Carlo Pajetta, Pietro Ingrao ed Enrico Bonazzi.[17]

Nel dicembre 1961 Berlinguer intervenne in una riunione del Comitato centrale con una relazione che rivendicava l’autonomia del partito italiano dal PCUS.[49] Questo in una fase critica per il partito, all'indomani del XXII Congresso del PCUS, in cui Chruščёv[50] aveva inaspettatamente accentuato i toni, riaprendo e aggravando il processo a Stalin.[N 3]

Nel X Congresso, svoltosi a Roma tra il 2 e l'8 dicembre 1962, Enrico compì un altro passo in avanti nella dirigenza del partito: diventò infatti membro della direzione e della segreteria e responsabile dell'ufficio di segreteria. Quest'ultimo incarico, che avrebbe tenuto fino al gennaio 1966, fece di lui il diretto esecutore di tutte le risoluzioni prese dalla segreteria. Assunse inoltre l'importante ufficio delle relazioni estere.[7] Lunedì 7 gennaio 1963 nasce Marco Berlinguer.

File:Berlinguer with Fidel Castro.JPG
Enrico Berlinguer durante l'incontro con Fidel Castro, 1981.

Intanto Chruščëv si trovava in grandi difficoltà all'interno del suo partito dopo l'insuccesso nella gestione della crisi dei missili di Cuba[53]. Nell'ottobre 1964, all'indomani della morte di Togliati a Jalta[54], ebbe successo l'iniziativa, guidata da Leonid Brežnev, Aleksandr Šelepin e dal capo del KGB Vladimir Semičastny, che portò alla deposizione, ufficialmente per motivi di salute, del leader sovietico.[55]. Brežnev diventò segretario generale del PCUS e Kosygin presidente del Consiglio dei ministri.[N 4]

Una delegazione del PCI composta da Berlinguer, Paolo Bufalini ed Emilio Sereni si recò allora a Mosca per avere un chiarimento sulla destituzione di Chruščёv.[58] Il 30 ottobre si avviarono i colloqui:[58] in rappresentanza del PCUS vi presero parte Michail Suslov, della segreteria e del praesidium, Nikolaj Podgornyj, presidente del praesidium, e Boris Ponomarëv, definito da Vittorio Gorresio «il cane da guardia messo dal Cremlino a sorvegliare il grande gregge dei partiti comunisti non al potere».[59] Berlinguer illustrò i dubbi del PCI riguardo ai metodi e le posizioni del PCUS, incluso il modo dell'allontanamento di Chruščёv, che aveva sollevato nel partito italiano "riserve, perplessità e interrogativi".[60] Berlinguer sottolinerò inoltre la necessità di "liberarsi da ogni nostalgia" e trovare "una unità che riconosca come inevitabili ed ammetta le differenze, senza che questo debba dar luogo a condanne".[61] La mattina seguente venne all'incontro anche Brežnev, che partecipò a una breve seduta finalizzata alla stesura di un comunicato neutro.[62] Al rientro, martedì 3 novembre,[17] Berlinguer lesse ai giornalisti che lo attendevano all'aeroporto di Fiumicino un appunto, spiegando come la delegazione italiana avesse «informato ampiamente i compagni sovietici delle reazioni e preoccupazioni che ha suscitato nell’opinione pubblica del nostro paese la sostituzione del compagno Chruščёv. Con grande franchezza», aggiunse, «abbiamo inoltre esposto ai compagni del Pcus le perplessità e le riserve che il modo in cui i mutamenti sono stati annunciati e presentati ha sollevato nel nostro partito».[63]

Dal 25 al 31 gennaio 1966 si svolse a Roma l'XI Congresso del PCI, dove vennero riaffermati i temi della lotta per la pace, della distensione, della coesistenza pacifica e del disarmo,[64] con l'obiettivo prioritario dell'organizzazione di un grande movimento unitario.[64] Si trattò del primo congresso dopo la morte di Togliatti e si tenne in un contesto di grave tensione internazionale, legata soprattutto alla guerra del Vietnam, mentre la fase "riformatrice" del centro sinistra appariva esaurita.[65] Al termine dei lavori Berlinguer non rientrò nella segreteria nazionale, divenendo invece segretario regionale del Lazio.[66] Andò inoltre a far parte del nuovo organismo voluto da Longo, l’ufficio politico, intermedio tra la segreteria e la direzione.[17] In quel periodo, e fino al 1968, ebbe l'occasione di sviluppare l'esperienza internazionale attraverso alcune missioni per conto del PCI in Vietnam,[7] Cina, Corea del Nord e di nuovo a Mosca.[67]

Leader di partito

Alle elezioni politiche del 19 e 20 maggio 1968 la direzione del PCI decide di candidare Berlinguer capolista nel Lazio (a verbale risulta il suo unico voto contrario alla candidatura).[17] Si tratta di un decisivo successo elettorale comunista e la sconfitta secca del Partito socialista unificato: infatti il partito guidato da Longo riesce a vincere 11 seggi in più rispetto alle elezioni precedenti, mentre i socialisti ne perdono 29. Bene anche la Democrazia Cristiana che porta a casa sei seggi in più rispetto a 5 anni prima.[68] É proprio in questa consultazione elettorale che Enrico diventa per la prima volta deputato, per il collegio elettorale di Roma.[69] Domenica 10 novembre 1968 il PCUS invita i comunisti italiani a Mosca; il partito sceglie Berlinguer come guida della delegazione.[70] Quest'ultimo parte il lunedì successivo insieme a Bufalini, Arturo Colombi, Cossutta e Galluzzi.[70] Quest'ultime scrive: "Il mandato che ricevemmo dalla Direzione del partito per quel difficile confronto era preciso: discutere con il Pcus non soltanto della Conferenza mondiale dei partiti comunisti ma anche della Cecoslovacchia, evitando, se possibile, un ulteriore inasprimento dei rapporti, ma senza recedere di un pollice dalle nostre posizioni."[71] Ritornano in Italia il 15 novembre.[17] Brežnev è assente, a causa di una visita ufficiale in Varsavia, e a capeggiare quindi la delegazione sovietica c'è l'ucraino Andrej Kirilenko.[70] Al XII Congresso svoltosi nel febbraio 1969 a Bologna, a seguito del peggiorare delle condizioni di salute del sessantottenne Longo, parzialmente invalido, si pone il problema di affiancare all'anziano leader un vicesegretario che subentrasse gradatamente alla guida dell'organizzazione politica. Sono sondati i membri della Direzione a cui è chiesto di esprimere una preferenza fra Berlinguer e Giorgio Napolitano. L'incarico del sondaggio è affidato al segretario generale della CGIL Agostino Novella e al responsabile dell'Ufficio di segreteria Cossutta.[72] La larga maggioranza del gruppo dirigente sceglie il primo.[73]

 
Berlinguer a Milano nel 1972, al XIII Congresso del Partito Comunista Italiano.

La sera di mercoledì 4 giugno 1969 arrivano a Mosca Bufalini, Cossutta, Galluzzi, Rossi, Boffa, Mechini, guidati dal vicesegretario Berlinguer: è proprio nella capitale sovietica che si svolge la conferenza internazionale dei partiti comunisti.[74] La conferenza si apre il giorno seguente; il numero massimo di delegati per una delegazione è 3 (per l'Italia sono presenti Berlinguer, Cossutta, e Bufalini).[75] Il primo a parlare è Brežnev, mentre Enrico si esprime mercoledì 11.[75] Prima di lui avevano già parlato i rappresentanti di 35 partiti , praticamente tutti appiattiti sulla posizione sovietica. Proprio in questa mattina Berlinguer pronuncia il più duro discorso mai pronunziato a Mosca da un dirigente straniero.[76][77] Una parte del discorso di Enrico recita: "noi respingiamo il concetto che possa esservi un modello di società socialista unico e valido per tutte le situazioni. In verità le stesse leggi generali di sviluppo della società non esistono mai allo stato puro, ma sempre e solo in realtà particolari, storicamente determinate e irripetibili. Contrapporre questi due aspetti è schematico e scolastico e significa negare la sostanza stessa del marxismo".[78] Domenica 6 luglio 1969 muore il padre di Enrico, Mario, a 78 anni. Lunedì 5 aprile 1971 nasce Lauretta, la quarta figlia di Enrico. Nello stesso giorno muore lo zio Stefano Siglienti, cui Berlinguer è legatissimo.[17]

La segreteria

 
Berlinguer in primo piano; alle sue spalle Pietro Ingrao e Giancarlo Pajetta.

Lunedì 13 marzo 1972 alle 8 del mattino il PCI presenta tempestivamente le sue liste in tutte le circoscrizioni, e alle 15, al Palaido di Milano si svolge il XIII congresso nazionale.[79] Lo stesso giorno è Berlinguer a leggere la relazione introduttiva ai 1.043 delegati che rappresentano 1.521.028 iscritti.[80] Al termine del congresso viene eletto segretario nazionale del partito, dopo aver messo subito le cose in chiaro, affermando: «Compagni, non sarò né Togliatti né Longo».[81] Domenica 7 maggio 1972 durante le elezioni politiche Berlinguer, capolista a Roma, è rieletto deputato con 230.000 preferenze (80.000 in più rispetto alla prima volta, nel 1968).[82] Enrico a inizio ottobre 1973 si trova in Bulgaria per incontrare Todor Živkov, segretario del partito e presidente del Consiglio di Stato. I colloqui non vanno benissimo, ed Enrico decide di accorciare la permanenza.[83] Mercoledì 3 ottobre si dirige con una limousine, per la precisione una GAZ-13 Čaika, verso l'aeroporto di Sofia; insieme a lui viaggiavano nell'auto due alti funzionari del Partito Comunista Bulgaro, un autista, e un interprete.[83] Li precedevano una scorta di polizia e li succedeva una terza macchina con a bordo i dirigenti del Pci che avevano accompagnato il segretario.[83] All'improvviso la macchina dove viaggiavano Berlinguer e i suoi accompagnatori fu investita da un camion militare. A causa di questo incidente (considerato in realtà da molti come un vero e proprio attentato)[83] il suo interprete muore e due dirigenti del Partito Comunista bulgaro rimangono gravemente feriti. Il segretario del Pci si salva per miracolo.[83] L’11 settembre del 1973, è svegliato nel cuore della notte da una bruttissima notizia per tutti gli antifascisti europei: in Cile, infatti, il governo di sinistra di Salvador Allende (eletto democraticamente), è rovesciato da un colpo di Stato fascista ad opera del generale Augusto Pinochet. Nel 1991 Emanuele Macaluso, senatore del Partito Democratico della Sinistra ed ex dirigente comunista, rilasciò un'intervista al settimanale Panorama dichiarando che il segretario del PCI, appena rientrato a Botteghe Oscure, gli avrebbe rivelato il sospetto che si fosse trattato in realtà di un "falso incidente", orchestrato ad arte dal KGB e dai servizi segreti bulgari per porre fine allo scomodo alleato italiano.[84]

Compromesso storico ed eurocomunismo

File:Enrico Berlinguer + Aldo Moro.jpg
Una stretta di mano tra Berlinguer e il leader democristiano Aldo Moro, tra i maggiori fautori del compromesso storico.

Dopo la convalescenza seguita alle ferite riportate, Berlinguer scrive per Rinascita (un mensile politico-culturale del Partito Comunista Italiano fondato da Togliatti nel 1944) tre famosi articoli intitolati "Riflessioni sull'Italia", "Dopo i fatti del Cile" e "Dopo il golpe del Cile", in cui sviluppava alcuni temi che abbozzavano la proposta del "compromesso storico" come possibile soluzione preventiva dinanzi a quanto riteneva fosse una deriva istituzionale che lasciava paventare possibili soluzioni di stile sud-americano.[85] Venerdì 12 ottobre 1973 Rinascita, pubblica appunto la terza ed ultima parte delle riflessioni scritte da Berlinguer, che recitano: «Sarebbe del tutto illusorio pensare che, anche se i partiti e le forze di sinistra riuscissero a raggiungere il 51 per cento dei voti e della rappresentanza parlamentare (…), questo fatto garantirebbe la sopravvivenza e l’opera di un governo che fosse l’espressione di tale 51 per cento. Ecco perché noi parliamo non di una “alternativa di sinistra” ma di una “alternativa democratica”, e cioè della prospettiva politica di una collaborazione e di una intesa delle forze popolari d’ispirazione comunista e socialista con le forze popolari di ispirazione cattolica, oltre che con formazioni di altro orientamento democratico. (…) La gravità dei problemi del paese, le minacce sempre incombenti di avventure reazionarie e la necessità di aprire finalmente alla nazione una sicura via di sviluppo economico, di rinnovamento sociale e di progresso democratico rendono sempre più urgente e maturo che si giunga a quello che può essere definito il nuovo grande “compromesso storico” tra le forze che raccolgono e rappresentano la grande maggioranza del popolo italiano».[17] Iniziano quindi a delinearsi le caratteristiche della sua segreteria: da un lato il tentativo di collaborare con la DC nella prospettiva di realizzare riforme sociali ed economiche che considerava indispensabili[86], dall'altro dalla convinzione della necessità di rappresentare un nuovo comunismo indipendente dall'URSS (chiamato "eurocomunismo"). Con questo termine si intende il rapporto che ebbero il Partito Comunista italiano, francese e spagnolo dal 1975 in poi con l’obiettivo appunto di distanziarsi dal sistema sovietico e rivendicare più autonomia da Mosca.[87]

La proposta politica del "compromesso storico" sviluppava il tradizionale indirizzo di Togliatti, nella Resistenza e nel dopoguerra, rivolto a realizzare una stabile alleanza di governo fra le grandi forze popolari: DC, PCI e PSI.[88] Ma non mancavano novità: la volontà di reagire ad una tensione internazionale drammatica che aveva portato all'appoggio americano al cruento colpo di Stato in Cile ed insieme la prima ricerca di elementi programmatici nuovi da ascrivere al "compromesso", come l' "austerità" nel consumo, in risposta all'emergere della questione ecologica.[89] Dal 18 al 23 marzo 1975 si svolge al Palaeur di Roma il XIV Congresso del Pci (chiamato dai giornali il "congresso del compromesso storico").[90] Nella seconda giornata dell'assemblea, ovvero martedì, Fanfani ritira la delegazione Dc dal congresso.[91] Il motivo: le ingerenze del Pci nelle elezioni portoghesi (dove il consiglio militare della rivoluzione, di sinistra, aveva escluso dalle elezioni il partito democratico cristiano che era stato responsabile di un tentato golpe: dietro la decisione dell’esclusione c’era stata appunto l’ingerenza del Pci).[91] Domenica 15 e lunedì 16 giugno si svolgono le elezioni amministrative, sovraccariche di significato politico: sono infatti quaranta milioni gli italiani alle urne per rinnovare i consigli di 6.345 città, 86 province, 15 regioni a statuto ordinario. Inoltre, per la prima volta, voteranno anche i diciottenni.[92] Si tratta di una sostanziale vittoria delle sinistre, in particolare dei comunisti che raggiungono, da soli, il 48,3% dei suffragi in Emilia Romagna, il 46,5 in Toscana, il 46,1 in Umbria, il 38,4 in Liguria, il 36,9 nelle Marche, il 33,9 in Piemonte, il 33,5 nel Lazio, il 30,4 in Lombardia, il 30,3 in Abruzzo. La media nazionale è del 33,4%. La Dc, raggiunge il 35,4%, il Psi il 12%, mentre il Msi, invece, arretra rispetto al buon risultato del 1972 e si attesta sul 6,4%.[92] Martedì 3 febbraio 1976 durante un'intervista a cura di Carlo Casalegno per alcuni importanti quotidiani europei (La Stampa, Die Welt, Le Monde, Times), ribadisce la scelta democratica e la autonomia della politica del Pci.[93] In un'intervista a cura di Gianpaolo Pansa sul Corriere della Sera (15 giugno) precisa il rapporto tra l’Italia e la Nato e l’atteggiamento dei comunisti verso l’Alleanza Atlantica.[93] Dopo il XXV congresso del Pcus, il 3 giugno 1976 Berlinguer incontra in Francia Georges Marchais, segretario appunto del PCF.[94] É proprio qui che Berlinguer nomina per la prima volta l'eurocomunismo.[94]

File:Fabio Mussi + Enrico Berlinguer.jpg
Enrico Berlinguer a colloquio con Fabio Mussi, 15 marzo 1978.

Alle Elezioni politiche svoltesi domenica 20 e lunedì 21 giugno 1976[95] escono vincitori (in termine unicamente della variazione dei voti) sia la Dc che il Pci: i primi infatti riescono a portare a casa 1.297.000 voti in più rispetto alle elezioni precedenti, mentre i comunisti 3.545.000 in più rispetto a quattro anni prima. I voti dei socialisti restano invece sostanziale invariati.[96] Venerdì 14 ottobre 1977 Enrico comincia ad aprire il dialogo con il mondo della chiesa, quando scrive al monsignor Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea il seguente testo: «Nel Pci esiste ed opera la volontà non solo di costruire e di far vivere qui in Italia un partito laico e democratico, come tale non teista, non ateista, non antiteista, ma di volere anche, per diretta conseguenza, uno Stato laico e democratico, anch’esso dunque non teista, non ateista, non antiteista».[17] A Mosca nel frattempo si annunciano grandiose le celebrazioni per il 60° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre. Proprio per questo avvenimento Berlinguer e una delegazione del Pci (composta da Antonio Rubbi, Nilde Jotti, Antonio Roasio e Luciano Guerzoni)[97] lunedì 31 ottobre atterrano nella capitale sovietica; non sono però gli unici: sono infatti 123 le delegazioni di partiti comunisti, di partiti socialisti, di movimenti di liberazione, di sindacati, di stati, che partecipano all'importante avvenimento.[97] Inizialmente il segretario del Pci viene rassicurato del fatto che il suo discorso potrà occupare fino a 12 o 15 minuti della riunione, mentre in seguito lo avvisano che lo spazio che poteva occupare era di soli 7 minuti.[17] Berlinguer deve quindi tagliare alcune parti del suo discorso; un passo di esso recita: «L’esperienza compiuta ci ha portato alla conclusione che la democrazia è oggi non soltanto il terreno sul quale l’avversario di classe è costretto a retrocedere, ma è anche il valore storicamente universale sul quale fondare un’originale società socialista. Ecco perché la nostra lotta unitaria (che cerca costantemente l’intesa con altre forze d’ispirazione socialista e cristiana in Italia e in Europa occidentale) è rivolta a realizzare una società nuova – socialista – che garantisca tutte le libertà personali e collettive, civili e religiose, il carattere non ideologico dello Stato, la possibilità dell’esistenza di diversi partiti, il pluralismo della vita sociale, culturale, ideale». Assente nell'assemblea Georges Marchais (segretario del Partito Comunista Francese), che viene quindi sostituito da Paul Laurent e Jean Kanapa.[97] All'inizio del 1978 viene programmato un viaggio negli Stati Uniti per il mese di maggio, anche se alla fine non avrà luogo.[98][99] Nell'ottobre dello stesso anno una delegazione del Pci guidata da Berlinguer si reca a Parigi, a Mosca, e infine a Belgrado.[99]

 
Giorgio Napolitano con Berlinguer

Il 5 gennaio 1978 Enrico, accompagnato da Luciano Barca, incontra per la seconda volta Aldo Moro in casa di Tullio Ancora, consigliere di Moro.[17] Il 26 gennaio il Comitato centrale del partito sottolinea l’esigenza di una partecipazione diretta del Pci al governo del paese, posizione ribadita da Berlinguer nei successivi incontri per la formazione del governo.[93] Al terzo incontro tra i due segretari, svoltosi il 16 febbraio, Moro afferma che avrebbe sostenuto nei gruppi parlamentari democristiani la necessità dell’ingresso a pieno titolo del Pci nella maggioranza governativa.[17] Il 16 marzo 1978, la Fiat 130 che trasportava Moro, dalla sua abitazione nel quartiere Trionfale zona Monte Mario di Roma alla Camera dei deputati, fu intercettata da un commando delle Brigate Rosse all'incrocio tra via Mario Fani e via Stresa. Gli uomini delle Brigate Rosse uccisero, in pochi secondi, i cinque uomini della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana. Berlinguer commenterà questo fatto così:«Il momento è tale che tutte le energie devono essere unite e raccolte perché l’attacco eversivo sia respinto: con saldezza di nervi, non perdendo la calma, ma anche adottando tutte le iniziative e tutte le misure opportune per salvare le istituzioni e per garantire la sicurezza e l’ordine democratico». Gli viene inoltre affidata una scorta.[17] Dopo una prigionia di 55 giorni, il 9 maggio viene ucciso l’onorevole Moro. A causa dello Scandalo Lockheed il 15 giugno il Presidente della Repubblica Giovanni Leone è costretto a dimettersi. Viene sostituito l’8 luglio, quando viene eletto Sandro Pertini.[93]

Il 24 gennaio 1979 alle 6:35 del mattino, Guido Rossa, sindacalista della Flm e militante del Pci, esce dalla sua casa in via Ischia 4 a Genova per recarsi al lavoro con la sua Fiat 850. Ad attenderlo su un furgone Fiat 238 parcheggiato dietro c'è un commando composto da Riccardo Dura, Vincenzo Guagliardo e Lorenzo Carpi. I brigatisti gli sparano contro uccidendolo.[100] Il 26 marzo muore a causa di una emorragia cerebrale Ugo la Malfa. Dal 30 marzo al 3 aprile si svolge a Roma il XV congresso nazionale del Pci.[101] Le elezioni politiche (anticipate a causa delle dimissioni di Andreotti) svoltesi domenica 3 e lunedì 4 giugno infliggono al Pci una durissima sconfitta: il partito infatti scende dal 34,4 al 30,4 per cento dei voti. Alla camera i democristiani raggiungono il 38,3%, i socialisti al 9,8, mentre i fascisti del Msi non vanno oltre al 5,3%.[102] I comunisti perdono la gran parte dei voti dei giovani, dei ceti professionali e degli strati sociali disagiati.[103] Berlinguer viene eletto a Roma con oltre 238.000 preferenze.[104] Solo una settimana dopo le elezioni politiche si svolgono quelle europee, dove il Pci subisce un leggerissimo calo (perde infatti meno di 1 punto percentuale, fermandosi al 29,5%); i democristiani perdono due punti (36.4%), mentre i socialisti ne vincono poco più di uno (11,0%).[105] Il 3 gennaio 1980 viene intervistato al Tg3 sull’intervento sovietico in Afghanistan.[93] Il 6 gennaio la Direzione del Pci condanna l’iniziativa dell’Urss; inoltre Enrico afferma che l’Unione sovietica è una potenza imperialista alla pari degli Stati Uniti.[17]

Domenica 8 e lunedì 9 giugno si svolgono le elezioni amministrative in 15 regioni a statuto ordinario, in 86 province e in più di 6.000 comuni. Si tratta di una vittoria schiacciante per il Psi, che raggiunge il 13,3 % dei voti, mentre i democristiani scendono al 36%. Stabile il Pci (31,1 %).[106] Il 5 settembre 1980 la FIAT annuncia diciotto mesi di cassa integrazione per 24 000 dipendenti, 22 000 dei quali operai; successivamente, a fronte di trattative sindacali molto difficili, l'11 settembre vengono annunciati 14 469 licenziamenti.[107] Il consiglio di fabbrica della casa automobilistica proclama immediatamente lo sciopero, e tutti i cancelli di Mirafiori sono bloccati da picchetti operai che impediscono a chiunque di entrare, anche con forme di violenza.[107] L'apice della lotta è raggiunto quando Berlinguer, parlando il 26 settembre di fronte ai cancelli, promette un appoggio del Partito Comunista Italiano anche qualora fosse occupata la fabbrica.[107] Il 27 settembre, a fronte della caduta del governo Cossiga II, la FIAT sospende i licenziamenti; a fine mese l'azienda pone in cassa integrazione a zero ore i 24 000 lavoratori in eccesso.[107] Riprende lo sciopero e riprendono i picchetti nella loro forma più violenta. Il 14 ottobre viene convocata un'assemblea dal "Coordinamento dei capi e quadri FIAT" presso il Teatro Nuovo di Torino, sotto la leadership di Luigi Arisio.[107] Dopo l'assemblea un corteo di migliaia di persone, che si ingrossava sempre di più man mano che procedeva, percorse silenziosamente le vie cittadine. Immediatamente i sindacati, incapaci di comprendere che lo sciopero può essere vittorioso anche se condotto dai soli operai, sono costretti al compromesso che viene chiuso il 17 ottobre.[107]

Berlinguer a novembre, dopo il terremoto in Irpinia, a Salerno, espone la nuova proposta politica comunista dell’alternativa democratica, che pare un completo rovesciamento del compromesso storico, e che preconizza un governo senza i democristiani.[7] In seguito all'arresto avvenuto il 27 novembre a Casale Monferrato, dell’ex comandante generale della Guardia di Finanza, Raffaele Giudice, viene a galla una prolungata truffa petrolifera che, secondo alcuni calcoli, ha fruttato agli associati 2.500 miliardi di lire).[108] Collusi col sistema alcuni politici democristiani, socialdemocratici e socialisti. É proprio qui che Berlinguer lascia la linea della solidarietà nazionale.[17] Il 27 febbraio 1981 Pajetta al XXVI Congresso del Pcus condanna, a nome di tutto il partito, la politica di Breznev in Afghanistan: gli viene di conseguenza impedito di leggere un comunicato ufficiale.[109] In un intervista concessa ad Eugenio Scalfari di la Repubblica martedì 28 luglio Berlinguer critica la corruzione e il malcostume che dominano i partiti di governo. Un breve spezzone della sua intervista recita: «I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela. I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali».[110] Il 12 ottobre incontra Fidel Castro; il colloquio dura sette ore. Il leader cubano si conferma alleato fidato dell'Unione Sovietica, ostile alla Cina, «passata dalla parte dell'imperialismo, ha una posizione controrivoluzionaria».[111]

Lo strappo con l'Urss

 
Enrico Berlinguer durante un comizio a Crotone, 5 giugno 1983.

Martedì 15 dicembre 1981 avviene lo strappo con l'Unione Sovietica. Due giorni prima in Polonia in il generale Wojciech Jaruzelski limita drasticamente la vita quotidiana con l'introduzione della legge marziale, nel tentativo di schiacciare l'opposizione politica, guidata dal movimento di Solidarność. Migliaia di attivisti dell'opposizione vengono internati senza accuse formali, e fino a 100 persone vengono uccise.[112] Proprio martedì Enrico partecipa alla rubrica televisiva Tribuna politica, dove, rispondendo alle domande dei giornalisti, consuma lo strappo con l’Urss. Una parte del suo discorso recita: «Ciò che è avvenuto in Polonia ci induce a considerare che effettivamente la capacità propulsiva di rinnovamento delle società che si sono create nell’Est europeo è venuta esaurendosi. Parlo di una spinta propulsiva che si è manifestata per lunghi periodi e che ha la sua data d’inizio nella Rivoluzione socialista dell’Ottobre. Oggi siamo giunti a un punto in cui quella fase si chiude. Noi pensiamo che gli insegnamenti fondamentali che ci ha trasmesso prima di tutto Marx e alcune delle lezioni di Lenin conservino una loro validità; e che d’altra parte vi sia tutto un patrimonio e tutta una parte di questo insegnamento che sono ormai caduti e debbono essere abbandonati e del resto sono stati da noi stessi abbandonati con gli sviluppi nuovi che abbiamo dato alla nostra elaborazione, centrata su un tema che non era centrale in Lenin. Il tema su cui noi ci concentriamo è quello dei modi e delle forme della costruzione socialista in società economicamente sviluppate e con tradizioni democratiche, quali sono le società dell’occidente europeo. Da questo punto di vista, noi consideriamo l’esperienza storica del movimento socialista nelle due fasi fondamentali: quella socialdemocratica e quella dei paesi dove il socialismo è stato avviato sotto la direzione di partiti comunisti. Entrambe vanno superate criticamente con nuove soluzioni, cioè con quella che noi chiamiamo la terza via, terza rispetto alle vie tradizionali della socialdemocrazia e ai modelli dell’Est europeo».[17] Il 29 dicembre al Comitato centrale del Pci Enrico ribadisce le ragioni dell'autonomia da Mosca e le critiche ai Paesi del socialismo reale.[113]

 
Enrico Berlinguer a una manifestazione della FGCI il 16 giugno 1983, durante il famoso incontro con Roberto Benigni[114].

Il 12 gennaio 1982 al Comitato centrale del Pci Cossutta attacca lo "strappo" di Berlinguer da Mosca.[115] Domenica 24 gennaio arrivano durissimi gli attacchi verso i comunisti italiani dal Rudé právo, l'organo ufficiale del Partito Comunista di Cecoslovacchia).[116] Pravda, che era invece l'organo ufficiale del Pcus, pubblica una specie di "scomunica" verso il Pci sotto forma di un lungo articolo dal titolo "Contro gli interessi della pace e del socialismo".[117] Una piccola parte del testo recita: «Nessuna persona onesta al mondo può considerare senza sdegno le dichiarazioni dei dirigenti del Pci in cui si parla dei tentativi del nostro Paese di imporre la propria volontà ad altri popoli».[118] Il 30 aprile viene ucciso dalla mafia il palermitano Pio La Torre, politico e sindacalista comunista. Al funerale prendono parte centomila persone tra cui Enrico, il quale legge un discorso in cui illustra le proposte del Pci per evitare l’installazione dei missili Cruise.[119] Il 10 novembre muore Brežnev; il suo posto come segretario generale del Pcus viene quindi assunto due giorni dopo da Andropov. Durante l'XVI Congresso del Pci, svoltosi a Milano dal 2 al 6 marzo 1983 viene rieletto Segretario generale del partito.[120] Mercoledì 27 aprile 1983 Berlinguer viene intervistato da Gianni Minoli a Mixer, su Rai 2.[121] Giovedì 16 giugno 1983 ad una manifestazione per la pace della FGCI romana (allora guidata da Walter Veltroni) si svolge alla Terrazza del Pincio; proprio durante questo comizio Roberto Benigni prende in braccio Berlinguer. Questa famosa scena si pensa spesso erroneamente abbia avuto luogo alla Festa Nazionale de l’Unità a Reggio Emilia, di fronte a 2 milioni di persone, nel settembre del 1983.[122] Le elezioni politiche svoltesi domenica 26 e lunedì 27 giugno si rivelano una vera e propria sconfitta per i democristiani, che perdono due milioni di elettori e quasi 6 punti percentuali, oltre a 37 seggi alla Camera e 18 al Senato. Restano invece stabili i comunisti con quasi il 30% dei voti. I veri vincitori sono quindi i socialisti, che dal 9.8% delle elezioni precedenti riescono ad arrivare all'11,4%.[123] Berlinguer viene inoltre rieletto per la quarta volta a Roma con oltre 221.000 preferenze[124]

La morte a Padova

 
Sandro Pertini ai funerali di Berlinguer, 13 giugno 1984.
 
l'Unità riporta la notizia della morte del leader comunista

Dopo una legislatura da parlamentare europeo (eletto nel 1979 per le liste del PCI), in vista delle successive elezioni del 1984 Berlinguer si recò a Padova il 7 giugno, sul palco di Piazza della Frutta, dove svolse un comizio. Mentre si apprestava a pronunciare la frase "Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda" venne colpito da un ictus. Si accasciò in diretta televisiva, terreo in volto e tuttavia, palesemente provato dal malore, continuò il discorso fino alla fine[125][126], nonostante anche la folla, dopo i cori di sostegno, urlasse: "Basta, Enrico!". Alla fine del comizio rientrò in albergo[127], dove si addormentò sul letto della sua stanza, entrando subito in coma. Dopo il consulto con un medico, venne trasportato all'ospedale Giustinianeo e ricoverato in condizioni drammatiche. Morì l'11 giugno, a causa di un'emorragia cerebrale. Il comunicato del sovrintendente sanitario affermò che il politico sardo era venuto a morire alle 12:45.[128]

Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che si trovava già a Padova per ragioni di Stato, si recò in ospedale per constatare le condizioni di Berlinguer. Fece in tempo a entrare in stanza per vederlo e baciarlo sulla fronte. Poche ore dopo il decesso, si impose per trasportare la salma sull'aereo presidenziale, citando la frase: "Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta".[128] Commovente fu il suo saluto al funerale (13 giugno), al quale partecipò circa un milione di persone[129], dove si chinò con la testa sopra la bara, baciandola tra gli applausi dei presenti.[130] Sonori fischi, che ricambiavano quelli subiti da Berlinguer al congresso socialista, si levarono quando Nilde Iotti citò il presidente del consiglio Craxi.

Il corteo con la bara, accompagnato dalla musica dell'Adagio in sol minore di Remo Giazotto sfilò dalla sede del PCI, in via delle Botteghe Oscure, a piazza San Giovanni[131], rendendo così palese l'ammirazione che una larga parte dell'opinione pubblica italiana aveva nei suoi confronti. Persino il segretario del MSI Giorgio Almirante si recò a rendere omaggio al feretro dell'avversario, suscitando lo stupore della folla in coda per entrare nella camera ardente[132]. A ricevere Almirante fu Giancarlo Pajetta, al quale venne dato l'incarico di pronunciare l'orazione funebre di Berlinguer.

Il giorno delle elezioni europee, il 17 giugno 1984 il PCI, nonostante la scomparsa di Berlinguer, decise di lasciare il suo segretario capolista e chiese di votarlo in modo plebiscitario. Le elezioni, forse anche per gli eventi precedenti, decretarono la vittoria del PCI che, per la prima e unica volta nella storia, sorpassò seppur di poco la DC, affermandosi come primo partito italiano (33,3% contro il 33,0%): questo "sorpasso" è ricordato come dovuto all'"effetto Berlinguer". Precedentemente, con Berlinguer, il PCI nel 1976 aveva toccato il massimo storico dei suoi voti, col 34,4%.

Per decisione della famiglia, seguendo la volontà che avrebbe espresso alla moglie, Berlinguer è stato sepolto a Roma nel Cimitero di Prima Porta,[133] nonostante il Partito desiderasse che fosse tumulato al Cimitero del Verano, nel Mausoleo dove riposano i grandi dirigenti comunisti Palmiro Togliatti, Giuseppe Di Vittorio, Luigi Longo, e dove nel 1999 fu sepolta anche Nilde Iotti.

Soprannominato subito "il più amato" (a differenza di Palmiro Togliatti che era "il migliore"), Berlinguer fu seguito alla guida del PCI da Alessandro Natta; il suo posto alla Camera dei Deputati fu preso dal sindaco di Marino, Lorenzo Ciocci.[134]

Enrico Berlinguer nella cultura di massa

Note

Esplicative

  1. ^ La famiglia aveva ottenuto da Vittorio Amedeo III Re di Sardegna, il 29 marzo 1777, la concessione a Giovanni e Angelo Ignazio dei titoli nobiliari di Cavaliere e Nobile con trattamento di Don e di Donna;[2] era inoltre iscritta negli "Stamenti nobiliari della Sardegna"[3] ed era legata da una fitta rete di parentele ad altre famiglie dell'aristocrazia e borghesia sarda.[4]
  2. ^ Nell'occasione Togliatti si congratulò così: «Un progresso vi è senza dubbio nella formazione dei quadri giovanili. Faccio in proposito soltanto il nome del compagno Enrico Berlinguer, che nel rapporto introduttivo ai lavori di questa riunione ha dato prova di una maturità politica che ritengo non sia soltanto dote sua personale ma riflesso della maturità di un movimento in sviluppo».[17]
  3. ^ A Mosca, davanti ad un numero altissimo di delegati (4800), Chruščёv aveva ampliato gli attacchi al cosiddetto "gruppo antipartito", composto da Molotov, Malenkov, Kaganovič, Vorošilov, Bulganin, Saburov, Pervuchin, Šepilov.[51] Sul tale congresso Togliatti, che – pur apprezzando il coraggio, la forza e la giustezza della denuncia del leader sovietico – non era contento dell'esibizionismo praticone, la superficialità e l'eccessiva tendenza a personalizzare che erano i tratti caratteristici di Nikita,[52] aveva presentato al Comitato centrale e alla Commissione centrale di controllo del Pci un rapporto dal titolo Avanti, verso il comunismo, liberandosi dalle scorie del passato.
  4. ^ La caduta di Chruščëv fu apparentemente il risultato di una cospirazione da parte dei capi del partito, irritati dalla sua politica estera che aveva messo in imbarazzo il partito e l'URSS stessa nello scenario internazionale, ma critiche riguardarono anche l'organizzazione l'economia sovietica,[56] soprattutto nel settore agricolo.[57]

Bibliografiche

  1. ^ Il cognome, d'origine catalana, si pronuncia Berlinguèr, accentato sull'ultima vocale.
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  127. ^ Marco Albeltaro, Storia segreta di idiozie lapalissiane, in Historia Magistra 12, 2, 2013, p. 163, Milano, Franco Angeli, 2013: "Berlinguer non fu portato subito in ospedale perché dopo aver vomitato disse di sentirsi meglio e attribuì il suo stato ad una specie di congestione. Sappiamo anche che il battito cardiaco era normale e che soltanto più tardi le sue condizioni sarebbero peggiorate tanto da rendere necessario il ricovero immediato".
  128. ^ a b Muore a Padova Enrico Berlinguer, su raistoria.rai.it, Rai Storia. URL consultato il 16 agosto 2016.
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Opere

  • Guido Liguori, Paolo Ciofi, Enrico Berlinguer. Un'altra idea del mondo. Antologia (1969-1984), Roma, Editori Riuniti University Press, 2014.
  • Marisa Musu, Enrico Berlinguer, La lotta della gioventù per la democrazia, Roma, Centro Diffusione Stampa del Pci, 1947.
  • Enrico Berlinguer, All'avanguardia della gioventù italiana. Discorso pronunciato il 6 luglio 1948 ai giovani operai di Torino, Roma, 1948.
  • Enrico Berlinguer, Tutta la gioventù in lotta per la Pace. Discorso pronunciato il 17 ottobre 1948 al Congresso dell'alleanza giovanile di Modena, Modena, Arti Grafiche Modenesi, 1948.
  • Alessandro Curzi, L'avvenire non viene da solo, Roma, Edizioni Gioventù nuova, 1949, presentazione di Enrico Berlinguer.
  • Enrico Berlinguer, Una forte FGCI per la pace, l'avvenire, l'unità della gioventù. Rapporto presentato da E. Berlinguer al comitato costitutivo nazionale della FGCI (Roma, 8-9 novembre 1949), Roma, Edizioni Gioventù nuova, 1949.
  • Enrico Berlinguer, I compiti della gioventù comunista. Rapporto presentato al 12º Congresso Nazionale della Fgci (Livorno 29 marzo-2 aprile 1950), Roma, Edizioni Gioventù Nuova, 1950.
  • Enrico Berlinguer, Impediamo al fascismo di tradire la gioventù, Roma, Edizioni Gioventù Nuova, 1950.
  • Enrico Berlinguer, Ruggero Grieco, Gesta ed eroi della gioventù d'Italia. 30 anni di vita della Fgci, Roma, Edizioni Gioventù Nuova, 1951.
  • Enrico Berlinguer, L'unità della gioventù nel fronte del lavoro e della pace. Rapporto tenuto alla riunione del comitato centrale della Federazione Giovanile Comunista Italiana. Roma, 3-5 maggio 1951, Roma, Edizioni Gioventù Nuova, 1951.
  • Enrico Berlinguer, Un fronte patriottico della gioventù per l'indipendenza e la rinascita dell'Italia, Roma, 1952.
  • Enrico Berlinguer, Per la gioventù, per l'Italia, per il socialismo. Rapporto di Enrico Berlinguer e discorso di Pietro Secchia al Comitato centrale della Fgci per la preparazione del 13º congresso nazionale, Roma, Edizioni Gioventù Nuova, 1953.
  • Enrico Berlinguer, L'avvenire della gioventù italiana. 13º congresso nazionale della Fgci. Rapporto presentato al 13º Congresso nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana, Ferrara 4-8 marzo 1953, Roma, Edizioni Gioventù Nuova, 1953.
  • Enrico Berlinguer, La collaborazione tra la gioventù comunista e la gioventù cattolica, Roma, Edizioni Gioventù Nuova, 1954.
  • Palmiro Togliatti, Enrico Berlinguer, Le giovani comuniste per l'emancipazione della donna. Discorsi pronunciati alla Conferenza Nazionale delle ragazze comuniste. Roma, 26-28 febbraio 1954, Roma, Edizioni Gioventù Nuova, 1954.
  • Enrico Berlinguer, Per la pace per il rinnovamento d'Italia per l'avvenire della gioventù. Relazione presentata dal compagno Enrico Berlinguer al Comitato Centrale della Fgci. Roma, 22-23 febbraio 1953, Roma, Edizioni Gioventù Nuova, 1955.
  • Enrico Berlinguer, L'apertura a sinistra e la lotta dei giovani per il loro avvenire. 14º Congresso nazionale della Fgci, Milano 23-26 giugno 1955, Roma, Edizioni Gioventù Nuova, 1955.
  • Enrico Berlinguer, La figura morale della giovane comunista. Conversazione tenuta alle ragazze comuniste di Napoli il 23 dicembre 1955, Roma, Edizioni Gioventù Nuova, 1956.
  • Enrico Berlinguer, Proselitismo e problemi attuali del rafforzamento e del rinnovamento del Partito. Rapporto alla sessione del Comitato centrale e della Commissione centrale di controllo del Pci 19-22 gennaio 1961, Roma, 1961.
  • Enrico Berlinguer, La forza, lo sviluppo e i compiti del Pci nel momento presente. Rapporto e intervento alla sessione del Comitato centrale e della Commissione centrale di controllo del Pci del 20-23 dicembre 1961 - Risoluzione, Roma, 1961.
  • Enrico Berlinguer, Il contributo autonomo del Pci all'unità del movimento operaio internazionale. Rapporto alla sessione del Comitato centrale e della Commissione centrale di controllo del Pci, tenuta il 14 ottobre 1964, Roma, 1964.
  • Enrico Berlinguer, Riprendere in Italia e nel mondo l'iniziativa unitaria per la pace e la distensione. Rapporto alla sessione del Comitato centrale del Pci, tenuta il 18-19 febbraio 1965. Risoluzione, Roma, 1965.
  • Enrico Berlinguer, Casa per casa, strada per strada. La passione, il coraggio, le idee. A cura di Pierpaolo Farina. Prefazione di Eugenio Scalfari, Milano, Melampo editore, 2013.
  • Mario Alicata, Alessandro Natta, Enrico Berlinguer, Una nuova unità, un forte movimento di massa per battere il governo Moro, per una nuova offensiva di pace. Rapporti e informazioni alla sessione del Comitato centrale e della Commissione centrale di controllo del Pci, tenuta il 6-7-8 luglio 1965, Roma, 1965.
  • Alessandro Natta, Enrico Berlinguer, Per una nuova politica interna, per la libertà e la pace nel Vietnam, per l'unità del Movimento comunista internazionale. Rapporti e conclusioni alla sessione del Comitato centrale e della Commissione centrale di controllo del PCI tenuti il 21-22-23-24 febbraio 1967. Risoluzione, Roma, Visigalli-Pasetti, 1967.
  • Front national de liberation Sud Vietnam, Vietnam: il programma del FNL. Testo adottato dal FNL del Vietnam del Sud in un congresso straordinario tenutosi a meta agosto 1967, Roma, 1967, introduzione a cura di Enrico Berlinguer.
  • Le Duan, Il Vietnam e l'ottobre. Pace, rivoluzione e i più importanti problemi della strategia e della tattica del movimento internazionale di oggi in un saggio del segretario generale del Partito dei lavoratori del Vietnam, Roma, 1967, introduzione di Enrico Berlinguer.
  • Antonio Gramsci, Scritti politici, Roma, l'Unità-Editori Riuniti, 1967, prefazione di Enrico Berlinguer.
  • Luigi Longo, Enrico Berlinguer, L'unità del movimento operaio, Roma, editori riuniti, 1968.
  • Luigi Longo, Enrico Berlinguer, La politica comunista, Roma, Editori riuniti, 1969.
  • Enrico Berlinguer, Una nuova guida politica e la svolta che esige il paese. Discorso pronunciato alla Camera dei deputati il 9 agosto 1969, Roma, 1969.
  • Luigi Longo, Enrico Berlinguer, La Conferenza di Mosca. I problemi dell'internazionalismo oggi nel rapporto di Luigi Longo al Comitato centrale del Pci e nell'intervento di Enrico Berlinguer alla riunione di Mosca dei partiti comunisti; in appendice i documenti conclusivi della conferenza, Roma, Editori riuniti, 1969.
  • Attraverso un'ampia e forte discussione politica difendere e sviluppare la realtà unitaria e democratica del nostro grande partito. Relazione di Alessandro Natta e intervento conclusivo di Enrico Berlinguer. Riunione del C.C. e della C.C.C. del 13-17 ottobre 1969, Roma, Pci, 1969.
  • Renzo Laconi, Parlamento e Costituzione, Roma, Editori riuniti, 1969, a cura di Enrico Berlinguer e Gerardo Chiaromonte.
  • Un Partito comunista rinnovato e rafforzato per le esigenze nuove della societa italiana. Noi, i giovani e il socialismo. Relazione e conclusioni alla sessione del Cc e della Ccc del Pci svoltasi dal 14 al 16 gennaio 1970; Interventi di Luigi Longo ed Enrico Berlinguer,
  • Enrico Berlinguer, L'Emilia: la regione più avanzata d'Italia perché la più "rossa", la più comunista. Discorso pronunciato a Ferrara e Reggio Emilia il 5 e 6 aprile 1970, 1970.
  • Enrico Berlinguer, Giorgio Napolitano, Per una nuova avanzata dei comunisti nei comuni, nelle provincie e nelle regioni. Rapporto alla sessione del C.C. e della C.C.C. del Partito Comunista Italiano tenuta dal 20 al 22 aprile 1970, Roma, 1970.
  • Enrico Berlinguer, Sovranità nazionale nuovo sviluppo economico piena applicazione della democrazia. Discorso di Berlinguer e dichiarazione di voto di Napolitano pronunciati alla Camera nei giorni 11 e 12 agosto 1970, Roma, 1970.
  • Renato Sitti (a cura di), Processo all'Eridania, Roma, Editori Riuniti, 1970, presentazione di Enrico Berlinguer.
  • Enrico Berlinguer, Per trasformare la società italiana per una nuova direzione del paese. Relazione e conclusioni del compagno Berlinguer alla riunione del CC del PCI dei gg. 13-15 novembre 1970; intervento del compagno Longo, Roma, 1970.
  • Enrico Berlinguer, La strategia di lotta del PCI per avanzare sulla via del socialismo, Roma, 1971.
  • Enrico Berlinguer, Una nuova politica per lo sviluppo e l'unità della Sicilia. Discorso pronunciato al Teatro Politeama di Palermo il 21 febbraio 1971, Roma, 1971.
  • Palmiro Togliatti, Discorsi ai giovani, Roma, Editori riuniti, 1971, prefazione di Enrico Berlinguer.
  • Enrico Berlinguer, Per rinnovare l'Italia, per la pace, per la liberazione di tutti i popoli oppressi dall'imperialismo. Relazione e conclusione alla riunione del comitato centrale e della commissione centrale di controllo per la preparazione del 13º congresso nazionale 11-13 novembre 1971, 1971.
  • Enrico Berlinguer, Relazione al convegno di Firenze 1971 sull'università, Cronache umbre, nov.-dic. 1971.
  • Palmiro Togliatti, Discorsi ai giovani, Roma, Editori riuniti, 1971, prefazione di Enrico Berlinguer.
  • Ho-Chi-Minh, La grande lotta, Roma, Editori riuniti, 1972, prefazione di Enrico Berlinguer.
  • Enrico Berlinguer, La politica internazionale dei comunisti italiani, Roma, Editori Riuniti, 1972.
  • Enrico Berlinguer, Per un governo di svolta democratica. Rapporto tenuto al 13º Congresso nazionale del Pci, Roma, Editori Riuniti, 1972.
  • Enrico Berlinguer, Unità operaia e popolare per un governo di svolta democratica per rinnovare l'Italia sulla via del socialismo. Relazione e conclusioni al 13º Congresso del PCI con il testo dello Statuto del Partito Comunista Italiano, Roma, Editori Riuniti, 1972.
  • Enrico Berlinguer, Sconfiggere il governo di centro-destra aprendo la via a un'alternativa democratica. Il discorso del compagno Berlinguer alla Camera nel dibattito sul ministero Andreotti - Malagodi, Roma, 1972.
  • Enrico Berlinguer, Per uscire dalla crisi un generale rinnovamento nei rapporti internazionali nello sviluppo economico nella difesa della legalità democratica. Rapporto e conclusioni alla sessione del c.c. e della c.c.c. del Pci del 7-9 febbraio 1973, 1973.
  • Enrico Berlinguer et alii, Democrazia e sicurezza in Europa. La politica del PCF e del PCI verso la Comunità europea e l'unità delle masse lavoratrici, Roma, Editori riuniti, 1973.
  • Enrico Berlinguer et alii, I comunisti italiani e il Cile, Roma, Editori riuniti, 1973.
  • Enrico Berlinguer, Democrazia e sicurezza in Europa, Roma, Editori riuniti, 1973.
  • Enrico Berlinguer, I discorsi di Enrico Berlinguer e di Renzo Imbeni alla manifestazione nazionale degli studenti comunisti. (Bologna, 28 ottobre 1973), 1973.
  • Enrico Berlinguer, Discorso pronunciato a Bologna l'11 maggio 1973 al comizio col segretario del Pcf, Georges Marchais, 1973.
  • Enrico Berlinguer, L'impronta di Togliatti nella vita del PCI, Roma, sezione centrale scuole di partito del PCI, 1973.
  • Enrico Berlinguer, Lottare per risolvere la grave crisi economica stroncare il neofascismo democratizzare lo stato. Il rapporto di Enrico Berlinguer al Comitato centrale del 26 e 27 luglio 1973 sull'impegno dei comunisti per rendere effettiva l'inversione di tendenza e per avanzare verso una svolta democratica, Roma, 1973.
  • Enrico Berlinguer, Per uscire dalla crisi. L'intervento di Enrico Berlinguer al Comitato centrale del 17-18 dicembre 1973, 1973.
  • Enrico Berlinguer, Riflessioni dopo i fatti del Cile. Tre articoli di Enrico Berlinguer, Roma, 1973. [contiene Imperialismo e coesistenza alla luce dei fatti cileni, Via democratica e violenza reazionaria, Alleanze sociali e schieramenti politici, da Rinascita n. 38, 39, 43 (1973)]
  • Enrico Berlinguer, Il nodo della crisi sta nella Dc. Relazioni e conclusioni al CC e alla CCC del PCI del 3 giugno 1974, Roma, 1974.
  • Enrico Berlinguer, La linea e le proposte dei comunisti per uscire dalla crisi e costruire un'Italia nuova. La relazione di Berlinguer in preparazione del 14º congresso, Roma, 1974.
  • Enrico Berlinguer, Per uscire dalla crisi, per costruire un'Italia nuova. Dal rapporto di Enrico Berlinguer del 10 dicembre 1974, Roma 1974.
  • Enrico Berlinguer, Il ruolo della masse femminili nella battaglia per la democrazia e il socialismo. Dal discorso di Berlinguer alla conferenza dei partiti comunisti dell'Europa capitalistica sulla condizione femminile, Roma novembre 1974, 1975.
  • Enrico Berlinguer, La proposta comunista. Relazione al Comitato Centrale e alla Commissione Centrale di Controllo del PCI in preparazione del XIV congresso, Torino, Einaudi, 1975.
  • Enrico Berlinguer, Unità del popolo per salvare l'Italia. Il testo integrale del rapporto tenuto al 14º Congresso nazionale del Partito comunista italiano, Roma, editori riuniti, 1975.
  • Enrico Berlinguer, La questione comunista. (1969-1975), Roma, Editori Riuniti, 1975.
  • Enrico Berlinguer, Una Spagna libera in un'Europa democratica, Roma, Editori riuniti, 1975.
  • Enrico Berlinguer, Ordine pubblico: l'azione dei comunisti a tutela delle libertà democratiche, 1975.
  • Guido Fanti, Una campagna elettorale di civile confronto per far avanzare il rinnovamento del Paese e il risanamento dello Stato. Relazione di Guido Fanti al C. C. e alla C. C. C. dell'11 aprile 1975. Il Partito subito al lavoro per il confronto elettorale. Intervento conclusivo di Enrico Berlinguer, 1975.
  • Note per la preparazione dei congressi annuali delle sezioni (1975-1976), Roma, 1975.
  • Enrico Berlinguer, Governo di unita democratica e compromesso storico. Discorsi 1969-1976, Roma, Sarmi, 1976.
  • Enrico Berlinguer et alii, Il ruolo dei giovani comunisti. Breve storia della Fgci, Rimini-Firenze, Guaraldi, 1976.
  • Una nuova fase della lotta per lo sviluppo economico, civile e democratico del Mezzogiorno. Assemblea dei quadri comunisti meridionali di Reggio Calabria del 29-30 ottobre 1976. La relazione di Pio La Torre; le conclusioni di Enrico Berlinguer, Roma, Pci, 1976.
  • Federazione bolognese del Pci (a cura di), Comunisti e cattolici. Chiarezza di principi e basi di un'intesa. Enrico Berlinguer risponde a una "lettera aperta" del vescovo di Ivrea, Bologna, Graficoop, 1977.
  • Enrico Berlinguer, Austerità, occasione per trasformare l'Italia. Le conclusioni al convegno degli intellettuali, Roma, 15-1-77, e alla assemblea degli operai comunisti, Milano, 30-1-77, Roma, Editori riuniti, 1977.
  • Enrico Berlinguer, La grande avanzata comunista. Discorsi e interviste della campagna per le elezioni politiche del 20 giugno 1976, Roma, Sarmi, 1977.
  • Enrico Berlinguer [falsamente attribuito a], Lettere agli eretici. Epistolario con i dirigenti della nuova sinistra italiana, 1977.
  • Enrico Berlinguer, Fare emergere tutta la forza innovatrice della nostra politica di unita e di rigore. Relazione di Enrico Berlinguer ai segretari delle federazioni e dei comitati regionali sui risultati del voto amministrativo del 14 maggio 1978, Roma, a cura del PCI, 1978.
  • Enrico Berlinguer, Per l'emancipazione e la liberazione delle donne. Il discorso di Enrico Berlinguer, segretario generale del PCI al Festival de l'Unità dedicato alle donne, Arezzo 16 luglio 1978, Roma, 1978.
  • Armando Cossutta, I comunisti nel governo locale. La relazione e le conclusioni al primo convegno nazionale degli amministratori comunisti, Bologna 27-29 ottobre 1978, Roma, Editori riuniti, 1978, contiene l'intervento conclusivo di Enrico Berlinguer.
  • L'impegno dei comunisti per la riforma dei patti agrari e la piena attuazione del programma di governo per l'agricoltura, Roma, Sezione agraria del Pci, 1978, conclusioni di Enrico Berlinguer.
  • Enrico Berlinguer, Per il socialismo nella pace e nella democrazia in Italia e in Europa. La linea strategica e programmatica dei comunisti italiani nella relazione e nelle conclusioni al 15º Congresso nazionale del PCI, Roma, Editori riuniti, 1979.
  • Enrico Berlinguer, La nostra lotta dall'opposizione verso il governo. Una riflessione critica sulle elezioni di giugno nel rapporto e nelle conclusioni del segretario generale del PCI al Comitato centrale del 2 luglio 1979, Roma, Editori riuniti, 1979.
  • Comitato regionale del Pci siciliano (a cura di), Conferenza regionale dei comunisti siciliani con Enrico Berlinguer. 22-23 dicembre 1979, Palermo, Luxograf, 1980, con un discorso di Enrico Berlinguer.
  • Enrico Berlinguer, Il Pci, la crisi mondiale, l'avvenire del socialismo, la situazione italiana. Un'intervista a Enrico Berlinguer, Roma, 1980.
  • Luciano Gruppi, La strategia del PCI nella fase attuale. Alla luce dell'articolo di E. Berlinguer su Rinascita del 24 agosto 1979. In appendice articoli e interventi di E. Berlinguer e P. Togliatti, Roma, direzione scuole di partito del PCI, 1980.
  • Aa. Vv., Luigi Longo: una vita per la libertà, in Il Calendario del Popolo n. 425, Milano, Teti, 1980, con testi di Enrico Berlinguer.
  • Giorgio Napolitano, Enrico Berlinguer, Partito di massa negli anni Ottanta. I problemi del partito al Comitato centrale del PCI, 7-8 gennaio 1981, Roma, Editori riuniti, 1981.
  • La conferenza nazionale del Pci sulla casa, Roma, 1981, conclusioni di Enrico Berlinguer.
  • Mario Melloni, A chiare note. Corsivi 1981, Roma, Editori riuniti, 1981, prefazione di Enrico Berlinguer.
  • 1982. Anno della Conferenza mondiale sulla terza età. Un futuro diverso per gli anziani. Documento nazionale del PCI, Roma, 1982, introduzione di Enrico Berlinguer.
  • Una nuova unità dell'Italia che lavora. 8º Conferenza nazionale degli operai, dei tecnici e degli impiegati comunisti, Torino, 2-3-4 luglio 1982, Roma, a cura del Dipartimento stampa, propaganda e informazione del Pci, 1982, con un intervento di Enrico Berlinguer.
  • Enrico Berlinguer et alii, Il PCI e cultura di massa. L'effimero, l'associazionismo e altre cose, Roma, Savelli, 1982.
  • Mario Mencia, Il prigioniero dell'Isola dei Pini. Fidel Castro nelle carceri di Batista, Roma, Editori riuniti, 1982, prefazione di Enrico Berlinguer.
  • Pio La Torre, Le ragioni di una vita. Scritti di Pio La Torre, Bari, De Donato; Palermo, Ciclope, 1982, con intervento di Enrico Berlinguer.
  • Enrico Berlinguer, Per la vita, contro la morte. Dal discorso di Enrico Berlinguer alla manifestazione contro la droga organizzata dalla federazione di Ravenna e dal Comitato regionale del PCI dell'Emilia-Romagna l'8 gennaio 1983, dipartimento per la propaganda e l'informazione [del Pci], 1983.
  • Enrico Berlinguer et alii, Cattolici e comunisti in Italia. Dal dialogo a distanza all'impegno per il cambiamento, Roma, ADISTA, 1983.
  • Enrico Berlinguer, Economia, Stato, pace: l'iniziativa e le proposte del PCI. Rapporto, conclusioni e documento politico del 16º Congresso, Roma, Editori riuniti, 1983.
  • Palmiro Togliatti, Discorsi parlamentari, Roma, Camera dei deputati, 1984, prefazione di Enrico Berlinguer.
  • Enrico Berlinguer, Conversazioni con Berlinguer, Roma, Editori riuniti, 1984.
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