Utente:Fatt-1/Sessismo Linguistico
https://fr.wikipedia.org/wiki/Langage_sexiste
Il sessismo linguistico rappresenta la discriminazione sessuale fatta attraverso un determinato uso della lingua, che pone una persona di un determinato sesso in posizione inferiore rispetto a persone di sesso diverso.[1]
Identità di genere
In Italia a livello linguistico gli individui transessuali non vedono rispettata la propria identità di genere, non potendo liberamente né scegliere il proprio sesso né affiancare il proprio sesso fisico a quello psicologico; oltre a loro anche più di 12.000 persone ermafrodite sono discriminate, poiché il genere neutro latino è andato perso[2]. È ancora rifiutata l'identità di genere neutra, effettuando operazioni chirurgiche irreversibili agli organi sessuali «su soggetti che, vista l’età, non sono in grado di dare il proprio consenso informato».[3][4]
Alla lingua inglese manca il concetto di genere grammaticale per gli aggettivi, che sono neutri, però esistono ancora termini che indicano specificatamente il sesso come ad esempio man e woman.[5] In Gran Bretagna, per chi non intende specificare il proprio genere è nato il termine neutro Mx (al fianco di Mister, Ms, Miss e Mrs).[6]
A livello europeo solo in Germania è stato (almeno ufficialmente) riconosciuto il terzo sesso, nel 2013, permettendo che sia sull'atto di nascita sia sui passaporti e sui documenti di identità redatti all'anagrafe venga indicato il genere neutro.[7]
Valore di genere femminile
In Italia il linguaggio stereotipato viene usato per dare un'immagine negativa della figura femminile o per renderla subalterna alla figura maschile; non è ancora socialmente accettato che certe figure professionali vengano svolte da donne. Il genere maschile riveste un ruolo di superiorità:[8] un uomo chiamato al femminile si sente messo in ridicolo, e una donna pensa di aver raggiunto un adeguato livello di successo solo quando viene chiamata al maschile.[9]
Invece nella maggior parte degli stati europei viene visto come offensivo l'uso di un genere non appropriato per le donne; anche le lingue latine simili all'italiano, come il portoghese o lo spagnolo, non utilizzano termini sessisti.[10]
Professioni direttive, altolocate o di potere
Spesso viene fatto un uso indiscriminato e grammaticalmente scorretto del genere maschile per indicare posizioni di rilievo nelle professioni di direzione, concepite solo per uomini.
In Italia i termini femminili di direzione vengono spesso scartati usando come falso pretesto il fatto che siano neologismi,[11] anche quando sono termini storici, come ministra: [12] a partire dagli anni '60 e '70 le donne che lottano per ottenere pari diritti pensano spesso di doversi comportare come un uomo, autodiscriminandosi e rafforzando l'ideologia sessista di comportamenti (ritenuti) tipici del sesso e non della propria personalità e del proprio valore, rifiutando termini femminili.[13]
Un esempio lampante per la lingua italiana è il termine segretario usato per la direzione dei partiti (anche se a svolgerlo è una donna) e segretaria per chi in ufficio accoglie clienti, disbriga corrispondenza e risponde al telefono.[14]
In Francia le ministre del governo francese nominate da Nicolas Sarkozy sono state chiamate Sarkozettes, mentre quelle nominate da François Hollande sono state chiamate Hollandettes, per mettere in risalto il loro ruolo di subalternità.[15]
Notizie e media
Secondo uno studio fatto in Italia nel 2015 dall'Ordine dei Giornalisti le donne soffrono nei media di una rappresentazione sessista, fatta attraverso un linguaggio verbale scorretto e notizie che relegano le donne a ruoli marginali, vengono trascurate (anche quando sono protagoniste), ne viene ignorata l'opinione, non vengono intervistate. Vengono indicate come soggetti deboli, vittime di violenza o celebrità nel caso in cui l'articolo faccia particolare riferimento ad estetica e seduzione.[16]
Il cognome
In massima parte a livello mondiale viene dato rilievo al cognome maschile: la società soffre ancora di un retaggio culturale secondo cui la donna è considerata nettamente proprietà prima del padre poi del marito. Per questo spesso le donne assumono il cognome paterno e, a scapito del proprio, con il matrimonio assumono il cognome del marito, poi trasmesso alla prole.
- In Italia, nel 1975, passò la legge secondo cui la donna avrebbe aggiunto il cognome del marito al proprio, e la prole avrebbe usufruito del cognome del padre. Ancora oggi la nuova legge sulla parità genitoriale dei cognomi è stagnante in parlamento, solo nelle coppie di fatto la prole può assumere il cognome materno.[17]
- La Polonia è come l'Italia, mentre in Spagna e in Svezia una persona assume entrambi i cognomi genitoriali. In Francia, Giappone, Germania e Belgio esiste la libertà genitoriale di scegliere uno dei cognomi disponibili. In Austria la prole ha un cognome familiare formato dal cognome materno e paterno mentre nel permessivo Portogallo la prole può assumere più cognomi, con un limite massimo di sei.
- Solo in Gran Bretagna è possibile scegliere il cognome materno, paterno o completamente nuovo.[18]
Insulti e locuzioni sessiste
Appellativi e titoli professionali
In Italia per rivolgersi alle donne viene spesso usato un appellativo che individui il loro stato civile (Signora per donne sposate, Signorina per chi non è sposata, anche per donne in età avanzata), ovvero vengono catalogate come oggetto appartenente alla famiglia di origine o alla famiglia del coniuge. Gli uomini infatti una volta superata la giovane età non soffrono di alcuna distinzione.[19]
In Gran Bretagna, per indicare le persone di sesso femminile senza specificare se sono o meno sposate, è stato aggiunto il termine Ms (al fianco di Miss e Mrs).[20]
In Francia
Misoginia
Testi scolastici
Nel 1981 l'ONU stilò una Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna, chiedendo anche di adeguare i libri scolatici. Da qui, nel 1997, nacque il progetto europeo Polite dedicato proprio alle pari opportunità nei libri di testo scolastici.[21] Tuttavia, dopo l'analisi fatta nel 2010 per il suo libro Il sessismo? Si studia sui libri, Irene Biemmi, scrittrice e ricercatrice universitaria fiorentina, ha dichiarato che in Italia il progetto non avuto alcun successo e che ancora oggi i libri di testo sono equiparabili a vecchi testi scritti nell'800, pieni di stereotipi anche antiquati.[22]
Numerose ricerche universitarie hanno confermato l'analisi.[23]
Wikipedia
Grammatica
Genere femminile
Disimmetrie grammaticali nella lingua italiana
Le dissimmetrie grammaticali portano ad usare il solo genere maschile per includere persone di entrambi i sessi, ad esempio «buongiorno ragazzi» invece di «buongiorno ragazze e ragazzi», quando invece «buongiorno ragazze» viene visto in modo molto limitato, includendo persone di solo sesso femminile.[24]
Le Raccomandazioni di Alma Sabatini invitano a non utilizzare sempre e solo il maschile per indicare categorie o gruppi. Tuttavia questa soluzione offre pesantezza sopratutto alla lingua parlata che spesso richiede velocità, anche a causa della mancanza del neutro. Verba volant.[25]
Altra difficoltà è il dover accordare più sostantivi di diverso genere nella frase con un unico aggettivo. Secondo Sabatini gli aggettivi e i verbi seguenti vanno accordati con il genere maggioritario (ad esempio, «Anna, Aldo e Giovanna sono entrate») o, in caso di difficoltà ad individuare il maggioritario, vanno accordati con il genere dell'ultimo sostantivo (ad esempio, «Ragazzi e ragazze sono entrate» oppure «Ragazze e ragazzi sono entrati»).[26]
Legislazione
Nonostante in Italia venga promossa fin dal 1987 una parità di genere linguistica,[27] a livello legislativo sono molti i testi redatti in modo palesemente discriminatorio.
Ad esempio:
- l'Art. 1218 del Codice Civile recita «ogni obbligo deve essere adempiuto esattamente, cioè nel contenuto e tempo stabiliti e con quella diligenza del buon padre di famiglia» (discriminatorio anche per gli uomini senza prole), indicando alle persone determinati ruoli nella società in base al genere;
- l'Inno di Mameli, nonostante l'importanza storica e simbolica per la nazione, ha una connotazione sessista a partire dal titolo (Fratelli d'Italia);[28]
- la Costituzione Italiana utilizza un linguaggio sessista: fin dal secondo articolo dei principi fondamentali utilizza il termine uomo ignorando il sesso femminile, nonostante nel terzo articolo promuova la parità tra i sessi.[29]
Il Parlamento Europeo «si impegna a utilizzare un linguaggio neutro dal punto di vista del genere» , offrendo linee guida da seguire per redarre le proprie pubblicazioni e comunicazioni in lingua italiana.[30]
Anche la Confederazione Svizzera s'impegna al pari trattamento linguistico di donna e uomo nei testi ufficiali.[31]
Genere maschile e femminile
Con il riconoscimento di prole a coppie di uno stesso sesso, in Spagna il termine il/le coniugi è andato a sostituire marito e moglie anche nella Costituzione, incoraggiando gli altri paesi europei a fare altrettanto.[32]
In Italia è stato avviato l'uso di genitore 1 e genitore 2,[33] ma anche tale termine risulta sessista perché adeguato per sole coppie gay, non lesbiche: il termine è solo maschile.[34]
Genere neutro
La lingua italiana non riconosce il genere neutro, discriminando le persone ermafrodite ed etichettando a prescindere le persone in base al sesso.[35]
Linee guida
Indicazioni letterarie
Per la lingua italiana, l'Accademia della Crusca a più riprese ribadisce l’opportunità di usare il genere grammaticale femminile per indicare professioni e ruoli istituzionali a cui le donne accedono solo da qualche anno (ad esempio la ministra, la presidente, l’assessora, la chirurga, l'avvocata, l'architetta, la magistrata) come viene fatto per mestieri e professioni tradizionali.[36]
Giornalismo
In Italia, nel 1993 è stata sottoscritta La Carta dei doveri dall’Ordine e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana riconoscendo il dovere di chi fa informazione del rispetto della dignità delle persone e chiedendo che non vengano discriminate in base all’appartenenza sessuale.
Nel 2015 l'Ordine dei Giornalisti ha redatto Tutt’altro genere d’informazione, un manuale di studio per la rappresentazione femminile e maschile nei media e con indicazioni per una corretta rappresentazione delle donne nell’informazione.[37]
Politica e amministrazione
Per la lingua francese:
- nel 1997 per Institut national de la langue française venne redatta Femme, j’écris ton nom…, una guida per la femminilizzazione dei nomi di mestieri, titoli, rango e funzioni a cura di Annie Becquer.[38]
Per la lingua italiana:
- la parità di genere linguistica viene promossa fin dal 1987, tramite le Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana (redatte da Alma Sabatini per la Presidenza del Consiglio dei Ministri e per la Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità tra Uomo e Donna);[39]
- nel 1993 Patricia Niedzwiecki, per la Commissione Europea, offre una pubblicazione atta a sensibilizzare su una materia soggetta a reazioni più emotive che razionali;[40]
- nel 2008 la Comunità Europea ha redatto La neutralità di genere nel linguaggio usato al Parlamento europeo, linee guida per un linguaggio non sessista in ambito amministrativo,[41] indicando convenzioni e regole grammaticali corrette;[42]
- nel 2011 l'Accademia della Crusca e l'Istituto di teoria e tecniche dell’informazione giuridica (organo del Consiglio Nazionale delle Ricerche) hanno redatto un manuale (dal titolo Guida alla redazione degli atti amministrativi - Regole e suggerimenti) per la stesura di atti amministrativi comunali, enunciando principi generali e regole linguistiche e spiegando la struttura del provvedimento amministrativo;[43]
- nel 2012 Cecilia Robustelli (in collaborazione con l’Accademia della Crusca) redige linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo, Progetto Genere e Linguaggio, per la Regione Toscana, per fare chiarezza sulle strategie comunicative da adottare nel linguaggio amministrativo comunale.[44]
Per un uso non sessista della lingua sono ad esempio consigliati termini quali cittadinanza al posto di cittadini o cittadini e cittadine.[45]
Note
- ^ Il sessismo nella lingua italiana di Cecilia Robustelli sull'Enciclopedia Treccani
- ^ Bilancio demografico nazionale su Istat
- ^ Palermo, nasce femmina ma è maschio: bimbo di due anni operato per cambiare sesso su La Repubblica
- ^ Ermafroditismo nei neonati, è giusto che siano i genitori a scegliere il sesso? su InSanitas
- ^ Il genere nella lingua: grammatica e usi di Francesca Chiusaroli, Università degli Studi di Roma Tor Vergata
- ^ Non solo "Mr" e "Ms": in Inghilterra arriva "Mx", l'appellativo per i trans su Il Giornale
- ^ La Germania riconosce il "terzo sesso": primo Paese in Ue La Repubblica
- ^ Tutt'altro genere d'informazione dell'Ordine dei giornalisti
- ^ Laura Boldrini e il sessismo nel linguaggio di Massimo Lizzi
- ^ Donne: la discriminazione inconsapevole della neo-lingua italiana su Il Fatto Quotidiano
- ^ No a la ministro, sì a "il zucchero" su RaiNews
- ^ Notizie storiche delle chiese di Verona raccolte da Giambatista Biancolini, libro terzo, Verona, 1750, p. 30
- ^ Ciò che non si dice, non esiste su Repubblica
- ^ Il sessismo nella lingua italiana di Cecilia Robustelli sull'Enciclopedia Treccani
- ^ Psicosociologia del maschilismo di Chiara Volpato, ed. Gius. Laterza & Figli S.p.A.
- ^ Tutt’altro genere d’informazione dellOrdine dei giornalisti
- ^ "Basta con il cognome del padre". La Consulta decide sull’ultimo tabù su La Repubblica
- ^ Nel (cog)nome della madre su La Repubblica
- ^ Signora e signorina vs signore: discriminazione di genere nelle lingue su 77 Post
- ^ Non solo "Mr" e "Ms": in Inghilterra arriva "Mx", l'appellativo per i trans su Il Giornale
- ^ C'è differenza. Identità di genere e linguaggi: storie, corpi, immagini e parole, di Graziella Priulla, ed. Franco Angeli, p. 7
- ^ Il sessismo? Si studia sui libri su L'Espresso
- ^ Donne, politica istituzioni a cura di Chiara Baiamonte per l'Università di Ferrara
- ^ «Professora» e «sindaca» La grammatica della parità su Il Corriere della Sera
- ^ L’ORALITA’ E IL SAPER PARLARE su Rai EduLab
- ^ RACCOMANDAZIONI PER UN USO NON SESSISTA DELLA LINGUA ITALIANA di Alma Sabatini
- ^ RACCOMANDAZIONI PER UN USO NON SESSISTA DELLA LINGUA ITALIANA di Alma Sabatini
- ^ L’8 marzo di Simona Lembi: «L’inno? Io canto Sorelle d’Italia» su Il Corriere di Bologna
- ^ Costituzione della Repubblica Italiana
- ^ La neutralità di genere nel linguaggio usato al Parlamento europeo, Commissione europea
- ^ Guida al pari trattamento linguistico di donna e uomo nei testi ufficiali della Confederazione, su Cancelleria federale
- ^ Università di Lipsia: quando si dice ‘donna’ per dire ‘umanità’ su Il fatto Quotidiano
- ^ Mamma e papà? No, genitore 1 e 2 su Il Corriere
- ^ Genitrice su Vocabolario Treccani
- ^ Neutro su Treccani
- ^ La Crusca risponde: il ministro o la ministra?, comunicato stampa dell'Accademia della Crusca
- ^ Tutt’altro genere d’informazione dellOrdine dei giornalisti
- ^ Femme, j'écris ton nom: guide d'aide à la féminisation des noms des métiers, titres, grades et fonctions, ed. Institut national de la langue française (Francia), 1997
- ^ RACCOMANDAZIONI PER UN USO NON SESSISTA DELLA LINGUA ITALIANA di Alma Sabatini
- ^ DONNE & LINGUAGGIO di Patricia Niedzwiecki
- ^ La neutralità di genere nel linguaggio usato al Parlamento europeo, Commissione Europea
- ^ Uso corretto dell'italiano, Commissione Europea
- ^ GUIDA ALLA REDAZIONE DEGLI ATTI AMMINISTRATIVI, Regole e suggerimenti, a cura del gruppo di lavoro promosso da Istituto di teoria e tecniche dell’informazione giuridica e Accademia della Crusca
- ^ Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo, di Cecilia Robustelli
- ^ Il governo riscrive l'italiano: ora è vietato dire "cittadini" su Il Giornale
Collegamenti esterni
- Template:Dmoz
- Genere e lingua su Treccani