Utente:Leonardo Formica/Sandbox
Il libro di Dede Korkut | |
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Autore | Sconosciuto |
Genere | Epica / Poesia |
Sottogenere | Gli argomenti trattati vertono sulla morale |
Lingua originale | Turco oguzo |
Protagonisti | Korkut |
Il Libro di Dede Korkut è una delle opere più famose e importanti della letteratura turca oguza. Le tematiche del libro vertono sulla morale e sui valori relativi allo stile di vita nomade dei turchi oghuzi (che poi, dopo la conversione all'islam, sarebbero divenuti i Turcomanni) in epoca preislamica, nonché del loro incontro con gli ideali della religione del sacro Corano. Il libro è oggi parte della cultura letteraria dei paesi con lingua di origine turca, quali la Turchia, l'Azerbaijan, il Turkmenistan e il Kazakhstan.Template:Italic title Template:Refimprove Template:Infobox poem
I racconti di carattere epico raccolti nel Libro di Dede Korkut sono parte dei circa 1000 racconti epici raccolti attorno alla cultura mongola e turca e tra questi si distinguono per importanza e apporto storico. Questo libro tratta, attraverso brevi opere di carattere epico, la storia, la letteratura, l'identità e le scienze dei popoli che ne compongono i personaggi.
Compendio dell'opera
Il Libro di Dede Korkut è un dastan anche conosciuto col nome di Oghuz-nameh che prende luogo in un'area molto vasta comprendente l'Asia Centrale, l'Iran e l'Anatolia e in cui la maggior parte delle vicende si svolgono nell'area azera del Caucaso.
Questo libro rappresenta per i Turchi, in particolare per coloro che si riconoscono come oguzi, un compendio sulla propria storia, sulla propria identità, sui costumi e i valori dei propri avi. Il libro commemora le lotte per la libertà, in un periodo in cui i turchi oguzi erano semplicemente pastori, e in cui si iniziava a perdere, tra gli stessi turchi, la consapevolezza di essere i discendenti degli oguzi, difatti questo termine col tempo passò in disuso tra quelle genti. Difatti, a partire dalla metà del X secolo, i turchi iniziarono a prendere il nome di "Turcomanni"; il processo si sviluppò attraverso i secoli fino a concretizzarsi definitivamente nel XIII secolo. Possiamo descrivere Turcomanni tutti coloro che, tra i turchi (oguzi e non solo), abbracciarono la religione islamica e spesso, con la stessa, una vita che si avvicinava molto più allo stile sedentario, abbandonando le origini nomadi. Nacquero quindi alcune confederazioni turcomanne, una delle quali, gli Ak-koyunlu (dal turco "montoni bianchi"), si stabilì come dinastia tra l'Azerbaijan, l'Iraq, l'iran occidentale e la Turchia orientale.
Contenuti
Essendo stato scritto tra il X e il XIII secolo, periodo durante il quale si attuava la conversione di massa all'islam della popolazione turca: per questa ragione, le dodici storie contenute nel Libro di Dede Korkut ritraggono spesso i protagonisti come dei buoni musulmani, intenti a combattere e ostacolare i propri avversari, considerati infedeli. Alle volte, tuttavia, sono inseriti dei riferimenti alla magia, un argomento ricorrente nella tradizione turca, in particolare quella preislamica, considerata nell'islam "l'era dell'ignoranza" (in arabo: جاهلية - jāhilīyah). Dede Korkut (aka "Nonno Korkut") appare nell'opera come un famoso bardo, e il suo ruolo consiste nel collegare le storie tra loro. Korkut è rappresentato come un uomo anziano, rispettato: viene appunto chiamato con l'appellattivo di aksakal, letteralmente "dalla barba bianca", il che sta a sottolineare il suo rilievo come saggio, capace di risolvere le dispute affrontate all'interno delle tribù. Ancora oggi, all'interno di alcune società di origine turca come l'Azerbaijan, il termine aksakal viene utilizzato con rispetto per descrivere un membro importante della famiglia, rimpiazzando di fatto il termine ata, "padre" o "avo".
Il personaggio di Dede Korkut , secondo lo storico islamico Rashid al-Din Hamadani (m. 1318), fu un uomo straordinario che visse per 295, palesandosi quando il capotribù turco oguzo Inal Syr Yavkuy Khan lo mandò come ambasciatore dal Profeta Muhammad, che Korkut divenne in questa istanza musulmano e che diede consigli importanti al Grande Khan degli Oguzi, e successivamente ne seguì le elezioni.
L'opera racconta parabole su guerrieri e combattimenti, riguardo in particolare i conflitti che vedevano come protagonisti i turcomanni contro i turco altaici Qıpçaq e i nomadi delle steppe Peceneghi (Beçenek). Molti temi sono simili a quelli tipici della tradizione letteraria occidentale: ad esempio, la storia che racconta del mostro Tepegoz (Goggle-eye in inglese) assomiglia molto a quella narrata nell'Odissea di Omero in cui si racconta del ciclope Polifemo; da ciò si evince che l'autore/gli autori del Libro di Dede Korkut conoscessero le opere greche, o che l'opera di Omero e il libro epico turco abbiano delle radici anatoliche in comune.
Nel libro vengono descritte con enfasi le qualità fisiche e atletiche degli uomini nonché delle donne turche: tutti loro sono considerati atleti di grande qualità, specialmente per quanto riguarda l'andare a cavallo, la lotta libera, il polo, l'arcieria e il lancio del giavellotto, considerati come sport nazionali turchi.
Sinossi
(Titoli forniti dal traduttore Geoffrey Lewis)
- Boghach Khan figlio di Dirse Khan: racconta la miracolosa nascita di Boghach Khan, di come crescendo sia divenuto un guerriero portentoso e sia riuscito ad accaparrarsi un regno; di come suo padre Dirse sia stato ingannato dai suoi stessi militari, che volevano Boghach morto e convinsero Dirse a cercare di ucciderlo, di come Boghach sia stato salvato da sua madre e di come, infine, Boghach abbia salvato suo padre dai suoi militari traditori. Korkut appare alla fine della vicenda, quando i protagonisti stanno festeggiando, e scrive la storia delle loro gesta.
- Come la casa di Salur Kazan's fu saccheggiata: racconta del kafir (infedele) Re Shökli di Georgia, il quale razziò l'accampamento di Salur Kazan mentre costui era impegnato in una battuta di caccia assieme ai suoi nobili, di come poi Kazan insieme al pastore Karajuk si siano alleati per travare Shökli, di come la moglie di Kazan, Burla, e il loro figlio abbiano dimostrato intelligenza, prontezza ed eroismo durante il periodo di cattività, e di come Kazan coi suoi alleati riesce a sconfiggere Shökli.
- Bamsi Beyrek del Cavallo Grigio: racconta di come il giovane principe Bay Büre dimostrò il suo valore acquisendo il nome di Bamsi Beyrek, di come vinse la mano di Lady Chichek contro la resistenza del fratello di lei, Karchar il pazzo, di come fu rapito dagli uomini del Re Shökli e tenuto prigioniero per sedici anni, di come sia fuggito dopo aver sentito che la sua amata era stata data in moglie a un altro uomo e di come è riuscito a riconquistarla; Korkut appare nella storia come un attore, che fornisce al principe Bay Büre il suo nome Bamsi Berek e lo aiuta a convincere con l'astuzia Karchar il pazzo.
- Come fu imprigionato il principe Uruz figlio del principe Kazan: racconta di come Salur Kazan si rese conto che suo figlio Uruz fosse già sedicenne senza aver mai partecipato a una battaglia, di come i due siano stati sorpresi da degli infedeli mentre cacciavano e di come Uruz, preso dal panico, sia stato imprigionato, di come sua madre reagì nel sapere suo figlio prigioniero e di come gli uomini di Kazan e Burla abbiano salvato Uruz, il quale era stato ritrovato da Kazan. In questa storia sono menzionato tre re infedeli: Shökli, Kara Tüken e Bughachuk, il quale viene decapitato.
- Dumrul il Selvaggio, figlio di Dukha Koja: racconta di come Dumrul il selvaggio abbia offeso Dio sfidando Azraele, l'angelo della morte, di come poi abbia capito il suo errore e trovato perdono in Dio a condizione che qualcun altro accetti di morire in sua vece, di come tutti i parenti di Dumrul si siano rifiutati di accettare lo scambio e che l'unica ad accettare fu sua moglie; a questo punto Dumrul si prostra a Dio chiedendo di salvare sua moglie e che Dio abbia concesso loro 140 anni di vita; Korkut appare alla fine per comandare che questa storia sia mantenuta in vita grazie ai bardi.
- Kan Turali figlio di Kanli Koja: racconta di come Kan Turali abbia conquistato il cuore e la mano della principessa infedel Saljan di Trebisonda sconfiggendo a mani nude un toro, un leone e un cammello, di come il padre della principessa abbia cambiato idea e abbia mandato 600 uomini per ucciderlo e di come infine la principessa aiuti Kan Turali a sconfiggere gli uomini di suo padre. Korkut appare anche in questo caso come un bardo che racconta la vicenda intera al matrimonio tra Kan Turali e la principessa Saljan.
- Yigenek figlio di Kazilik Koja: racconta di come Kazilik Koja sia catturato dal re infedele Direk di Arshuvan mentre cercava di razziare il castello di Düzmürd sul mar Nero, di come sia tenuto prigioniero per 16 anni, di come suo figlio Yigenek crebbe senza sapere che il padre era tenuto prigioniero e di come scoprì che era ancora vivo e chiese perciò il permesso al Khan Bayindir per salvarlo, e infine di come Yigenek sconfigge il re Direk dopo che gli uomini di Bayindir avevano fallito. korkut appare alla fine, durante le celebrazioni per la vittoria di Yigenek.
- Come Basat uccise Tepegoz: racconta di come Basat sia stato cresciuto da una leonessa e di come Tepegoz fosse nato da padre umano e madre peri (creatura a metà tra angelo e demone, nella mitologia armena e persiana), di come i due siano stati cresciuti come fratelli, di come Tepegoz terrorizzò gli oguzi chiedendo loro di continuo giovani uomini e pecore da mangiare, di come Basat fu convinto da una madre degli oguzi a combattere contro Tepegoz, che viene ucciso in modo molto simile a come accade nell'odissea a polifemo. Korkut in questo racconto gioca il ruolo di mediatore tra Tepegoz e gli oguzi.
- Emren figlio di Begil: racconta di come Begil sia divenuto guardiano di Georgia per conto di Bayindir Khan, ma che sia tentato dalla ribellione dopo essere stato offeso dal Khan; di come Begil rompe una gamba dopo una caduta da cavallo durante una battuta di caccia e di come Shökli tenti di approfittare della situazione per attaccarlo; di come Emren prende l'armatura del padre e conduce gli uomini di Begil in sua difesa e di come Dio ascolti le preghiere di Emren che gli chiede la forza necessaria per vincere. Emren riesce anche a convertire Shökli all'islam. Al termine della storia Begil e Bayindir Khan Begil e Bayindir Khan si riconciliano.
- Segrek figlio di Ushun Koja: racconta di come Egrek, figlio maggiore di Ushun Koja, sia stato catturato dal Re Nero vicino a Julfa e rinchiuso nelle prigioni della torre Alinja; di come Segrek crebbe senza sapere che il fratello maggiore era rinchiuso, finché non viene insultato da alcuni ragazzi per questa ragione; di come Ushun Koja e sua moglie cercarono di evitare che Segrek andasse in cerca di suo fratello facendolo sposare, tuttavia Segrek rifiuta di consumare le nozze fino a che non trova suo fratello; di come Segrek raggiunge il castello del Re Nero e si difende dagli attacchi dei suoi uomini, cadendo poi in un profondo sonno per la stanchezza; di come il Re Nero promette ad Egrek di lasciarlo libero se si prenderà cura dell'assalitore misterioso; di come i fratelli si riconoscono e insieme uccidono gli uomini del Re Nero, per poi tornare a casa assieme.
- Come Salur Kazan fu imprigionato e come suo figlio Uruz lo ha liberato: racconta di come Salur Kazan fu imprigionato a Trebisonda, presso il castello di Tomanin, dove insultò gli infedeli rifiutando di chiedere loro pietà; di come suo figlio Uruz sia cresciuto senza sapere nulla di suo padre, e di come abbia scoperto della sua prigionia; di come Uruz abbia condotto un esercito di nobili per salvare Salur Kazan, e di come abbiano attaccato Ayasofia a Trebisonda; di come Salur sia stato inviato per proteggere il castello dagli assalitori, ma avendo capito chi erano costoro, si sia rifiutato di ucciderli; di come, infine, lui e suo figlio si riunirono e attaccarono assieme gli infedeli, li sconfissero e tornarono a casa.
- Cosa gli oguzi periferici si ribellarono agli oguzi centrali e come morì Beyrek: racconta della ribellione degli oguzi periferici contro Kazan Khan dopo essersi sentiti da lui offesi in favore degli oguzi centrali; di come lo zio di Kazan, Uruz, cerca di convincere il suo figliastro Beyrek ad aderire con lui alla ribellione, e di come lo uccide perché Beyrek rifiuta l'offerta; di come il corpo di Beyrek sia riportato a casa, dove chiede a Kazan di vendicarlo e, infine, di come Kazan sconfigge Uruz, riportando i ribelli alla fedeltà.
- Le conoscenze di Dede Korkut:
Storia del manoscritto
Già dall'inizio del diciottesimo secolo il Libro di Dede Korkut è stato tradotto in francese, inglese e russo. Tuttavia, il libro ha attirato l'attenzione del pubblico europeo solamente dopo una traduzione parziale del 1815 in tedesco ad opera di H.F. Von Diez, che tradusse un manoscritto trovato nella Libreria Reale di Dresda. L'unico altro manoscritto esistente del Libro di Dede Korkut venne scoperto nel 1950 da Ettore Rossi nella Biblioteca Vaticana. Gli eventi del libro vennero tramandati a lungo nella tradizione orale prima di essere impressi su carta, in prosa ornata di passaggi poetici. Una recente ricerca condotta da studenti turchi rivela che esiste una variante turcomanna dell'opera, contenente ben sedici storie, che sarebbe stata trascritta e pubblicata nel 1998.
Datare la composizione
L'opera nasce grazie alla raccolta di storie tramandate oralmente nella tradizione per intere generazioni. Esistono numerose versioni delle storie; si pensa che le prime versioni fossero interamente in versi ma che con l'andare del tempo si sia dato maggiore spazio ad opere in versi e prosa, essendo stata l'opera influenzata dalla cultura islamica.
Sono state proposte numerose date per trovare quella giusta risalente alla prima opera scritta. Geoffrey Lewis sostiene che la stesura del testo risalga ai primi anni del 15° secolo e che raccolga due gruppi di storie: quelle che raccontano delle guerre tra i Turcomanni e i loro nemici (Peceneghi e Qipchaq) e quelle che parlano delle campagne militari degli Aq Qoyunlu del 14° secolo; l'ipotesi che l'opera risalga a queste date è sostenuta anche da Cemal Kafadar, docente di lingua turca all'università di Harvard. Stanford Jay Shaw sostiene invece che l'opera sia databile al 14° secolo. Altri studiosi sono invece indecisi su più opzioni, come il professor Michael E. Meeker, il quale sostiene che la versione orale delle storie non sia più antica del 13° secolo, mentre che la versione scritta sia del 15° secolo. Quel che è certo è che la storia numero 8 esisteva già nel 14° secolo nella tradizione scritta araba: si tratta della storia Durar al-Tijan, scritta in Egitto tra il 1309 e il 1340, e mai pubblicata.
Datare precisamente il libro è impossibile a causa della natura nomade delle popolazioni turche, tra le quali le storie venivano tramandate grazie alla tradizione orale. A causa di ciò, è anche impossibile trovarne un autore autentico, essendo le storie state narrate da molti, ognuno col proprio stile e le proprie variazioni. Alcuni tra i più autorevoli esperti di narrativa turca antica e racconti turchi, quali Vasily Bartold e Geoffrey Lewis, sostengono che il Libro di Dede Korkut ha molti aspetti caratteristici della lingua Azeri, dialetto turco parlato in Azerbaijan.
Trattamento Sovietico
Molti dei luoghi descritti nel Libro di Dede Korkut sono parte del territori oche componeva l'Unione Sovietica, in cui nella prima metà del XX secolo ancora non si mostrava molto interesse per l'epica turca. Lo storico turco Hasan Bülent Paksoy sostiene che dall'ascesa di Stalin si è via via instaurato un vero e proprio tabù sulla storia e sulla cultura legate alla turcologia., chiamando l'ideologia del tempo un "assalto ideologico". Le prime stampe del Libro di Dede Korkut in Russia sono datate 1939 e 1950, anni dopo i quali si sviluppò la condanna ufficiale dei Dastan dell'Asia Centrale. Ciò che veniva condannato nel Dede Korkut era una presunta spinta al nazionalismo borghese, dannoso e antipopolare, il quale poteva spingere il popolo contro i nuovi alleati dell'Unione Societica, armeni e georgiani.
Tuttavia, si pubblicarono alcuni dastan come Alpamysh, pubblicato dal 1957. I dastan pubblicati erano privi della condanna morale persino nella Grande Enciclopedia Russa.
Alcuni problemi si verificarono con la ripubblicazione del Libro di Dede Korkut nel 1985 in lingua azera, accettata solamente nel 1988.
Celebrazioni UNESCO
Nel 2000, la Repubblica azera e l'UNESCO hanno festeggiato i milletrecento anni di storia del Libro di Dede Korkut, che è stato elogiato come opera vettore delle realtà storiche, geografiche, politiche, sociali, linguistiche e letterarie degli antichi popoli turchi, realtà mantenute vive grazie all'oralità per secoli. Nella stessa occasione venne rimarcata la grande importanza del fattore orale nella tradizione degli antichi popoli turchi.
Nel 1999 la Banca Nazionale dell'Azerbaijan ha coniato monete commemorative per il milletrecentesimo anniversario dell'opera
See also
Turkic Nomad Epics/Dastans
- Alpamysh
- Epic of Köroğlu
- Chora Batir or Chora Batyr
- Oguzname
- Edigu (also written Edigey or Idige)
- Jangar
- Ergenekon legend
- Epic of King Gesar
- Epic of Manas
Notes
Bibliografia
(EN) Metin YURTBAŞI, Dede Korkut Tales can Inspire the Turkish ESL Students to Speak Better English.
(EN) Eleonora Babayeva, Il Libro di Dede Korkut (PDF), su acarindex.com, 2007.
Ettore Rossi, Motivi Biblici E Coranici Nel "kitāb-I Dede Ḳorḳut, 1953.
Giampiero Bellingeri, Prefazione a Il Dede Korkut Tra Esemplarità E Fondamenta Al Primato, 2008.
Ettore Rossi, Osservazioni preliminari per una edizione critica del Kitab-i Dede Qorqut, in Rivista degli studi orientali, vol. 27, 1952, pp. 68-73.
Michael Meeker, the Dede Korkut ethic (online), su 7buruk.blogspot.it, Volume 24 No. 3, Agosto 1992, pp. 395-417. Formato sconosciuto: online (aiuto)
Kamil Nerimanoğlu, The Poetics of "the Book of Dede Korkut, Ankara, 1998.
References
Bibliography
- The book of my grandfather Korkut, Moscow and Leningrad, USSR Academy of Sciences, 1962.
- Cemal Kafadar, Between Two Worlds: the Construction of the Ottoman State, University of California Press, 1996, ISBN 9780520206007.
- The Book of Dede Korkut, Harmondsworth, UK, Penguin Books, 1974.
Curiosità
Korkut viene chiamato alle volte "Dede" e altre volte "Ata", che sono sostantivi turchi significanti "Nonno" e "Padre".