Rappresaglia (film 1973)
Rappresaglia è un film del 1973 diretto da George P. Cosmatos.
Il film ricostruisce attraverso il libro Morte a Roma di Robert Katz, che ha contribuito alla sceneggiatura, gli eventi riguardanti l'episodio storico della resistenza italiana conosciuto come attentato di via Rasella e la susseguente rappresaglia, nota come eccidio delle Fosse Ardeatine.
Trama
Roma, 1944: Padre Antonelli è un prete romano specializzato nel restauro di opere d'arte. Nel suo studio viene a fargli visita il maggiore delle SS Herbert Kappler per chiarire un malinteso sul falso di un'opera del Masaccio, restaurata dallo stesso Antonelli; alcuni degli allievi del parroco sono partigiani e, il 23 marzo, fanno esplodere una bomba in via Rasella, attentato in cui muoiono, inizialmente, 32 soldati tedeschi.
Hitler in persona manda un dispaccio al comando tedesco della capitale con l'ordine di attuare una rappresaglia per spaventare la popolazione e nello stesso tempo scoraggiare altri attacchi nei confronti delle forze di occupazione. Incaricato dell'operazione è Kappler, il quale deve compilare in una notte, con l'aiuto del questore fascista Pietro Caruso, una lista di persone da uccidere; è stato stabilito infatti che, per ogni tedesco ucciso, dovranno essere giustiziati 10 italiani, quindi in totale 320 persone. Nelle ore che precedono l'inizio dell'operazione tuttavia muore, a causa delle ferite riportate nell'attentato, un altro soldato tedesco e quindi il totale degli italiani da reperire sale a 330. Il questore Caruso, per eccesso di zelo, ne consegna a Kappler 335.
Padre Antonelli implora Kappler di risparmiare i prigionieri ma inutilmente e, a causa di un errore, vengono caricate sui camion 5 persone in più, ma le SS si accorgono dell'errore solo una volta giunti alle Fosse Ardeatine, luogo delle esecuzioni, e, data la segretezza dell'operazione, non possono lasciarli andare ed anch'essi dovranno subire la medesima sorte.
Il parroco segue la colonna dei camion e capisce quello che sta succedendo ma non può intervenire in alcun modo se non condividere la sorte dei condannati e, dismessa la tonaca da prete, si mischia agli ostaggi che vengono introdotti nelle grotte per essere fucilati, morendo per mano dello stesso Kappler con un colpo di pistola alla nuca, non prima di avergli rivolto un silenzioso sguardo di monito.
In una scena del secondo tempo viene rappresentato un colloquio fra Herbert Kappler e "il capitano Priebke": nel 1973, anno di uscita del film, più di vent'anni prima della sua individuazione in Argentina, praticamente solo gli storici erano a conoscenza della figura di Erich Priebke, vice comandante del quartier generale della Gestapo a Roma poi processato e condannato in Italia per le sue responsabilità nella strage delle Fosse Ardeatine, il che rappresenta un elemento di particolare accuratezza della sceneggiatura. Priebke era già stato citato due volte da Burton-Kappler nel primo tempo del film.[1] La vicenda giudiziaria di Erich Priebke si è svolta con grande clamore mediatico negli anni '90, e la sua morte ed il suo funerale nel 2013 hanno provocato ulteriori polemiche sfociate in provvedimenti di ordine pubblico.
Controversie giudiziarie
La ricostruzione dei fatti offerta dal film fu oggetto di una controversia giudiziaria: la nipote di papa Pio XII, Elena Rossignani, querelò l'autore di Morte a Roma Robert Katz, il regista George Pan Cosmatos e il produttore Carlo Ponti, ritenendo sia il libro che il film gravemente lesivi della reputazione del pontefice, accusato di essere a conoscenza dell'intenzione tedesca di procedere con la rappresaglia delle Ardeatine e di non essere intervenuto per impedirla. Dopo una condanna per diffamazione in primo grado da parte del tribunale di Roma (un anno e due mesi di reclusione per Katz e sei mesi per Cosmatos e Ponti[2]), in seguito a ricorso in appello gli imputati ottennero l'assoluzione. Il successivo ricorso in Cassazione si concluse con l'annullamento della sentenza di appello e la conferma della condanna[3]. Il caso si concluse dieci anni dopo, con un'ulteriore pronuncia della suprema corte, la quale su ricorso di Katz annullò la sentenza di condanna e archiviò il caso, applicando un'amnistia risalente al 1970 che aveva estinto il reato. La corte lasciò comunque aperta ai familiari di Pio XII la possibilità di un'azione civile per danni, che tuttavia gli interessati decisero di non intraprendere[4].
Note
- ^ Passaggio televisivo del 26-9-2014 sull'emittente "La7".
- ^ Franco Scottoni, Grave condanna contro lo scrittore Robert Katz (PDF), in l'Unità, 28 novembre 1975.
- ^ Morte a Roma, da difesadell'informazione.com.
- ^ Robert Katz, Roma città aperta. Settembre 1943 - Giugno 1944, Il Saggiatore, 2009, p. 397.
Bibliografia
- Emiliano Perra, Il dibattito pubblico italiano sul comportamento del Vaticano durante la Shoah: la ricezione presso la stampa de "Il Vicario", "Rappresaglia" e "Amen." (PDF), in Italianistica Ultraiectina, vol. 3, Igitur - Utrecht Publishing & Archiving Services, 2008, pp. 165-180, ISSN 1874-9577 .