Monumento a Ludovico Ariosto
Il Monumento a Ludovico Ariosto di Ferrara, situato al centro della piazza che da lui prese il nome, fu innalzato nel 1833 per celebrare il vate che dedicò alla casa d'Este il suo più celebre poema, l'Orlando furioso (1516). La statua del poeta poggia su una colonna di epoca rinascimentale che ospitò diverse sculture nel corso dei secoli.
Storia
Progetto originario
Nel 1494 il Duca di Ferrara Ercole I d'Este, intento a realizzare l'ampliamento urbanistico della città noto ai più come Addizione Erculea, acquistò un casale da convertire a vasto quadrilatero verde che prese il nome Piazza Nova, l'attuale Ariostea. Al centro della piazza il Duca pianificava di innalzare due grandi colonne di marmo veronese, le quali, sostenute da un architrave e collocate su una base a gradini con scomparti, avrebbero fatto da sostegno alla propria statua equestre in bronzo. L'opera doveva essere realizzata dal noto fonditore fiorentino Nicolò di Giovanni Baroncelli su disegno dei pittori Ercole Grandi e Domenico Panetti[1].
Il trasporto delle colonne era previsto per via fluviale lungo il Po, tramite zattere che dalle cave di Verona avrebbero raggiunto la Piazza Nova. Quasi al termine del viaggio, il giorno 4 maggio 1499, una delle due colonne affondò nelle acque del fiume e non fu possibile recuperarla. La colonna rimasta intatta venne portata nella piazza dove rimase stesa al suolo. Il monumento a Ercole I, dunque, non fu mai completato, ma a testimonianza del suo avvio resta un festone marmoreo previsto per la decorazione del basamento, rinvenuto nel 1933 durante i lavori di sterro di Piazza Ariostea e attualmente conservato presso il Museo di Casa Romei di Ferrara.
Innalzamento della colonna
La colonna era ancora a terra quando si registrò il terremoto[2] del 17 novembre 1570, che oltre a causare numerose vittime, provocò ingenti danni alle infrastrutture cittadine. Nell'ottobre 1638, quando Ferrara era già sotto il dominio dello Stato Pontificio, la colonna, che ancora giaceva a terra, subì gravi danni a causa di un incendio divampato dalle cataste di legno che erano state collocate nei pressi in occasione della festa per l’incoronazione della Beata Vergine del Rosario. Per correggere le "scheggiature" provocate dall'incidente si pensò di modificare la forma della colonna da quadrata a cilindrica e, lungo tutto il fusto, fu scolpita a bassorilievo una decorazione a tralcio di quercia per opera del comacchiese Cesare Mezzogori. Il 21 giugno 1675 la colonna venne definitivamente installata sul plinto su cui ancora poggia.
Statua di Papa Alessandro VII
Nel giugno del 1675, su commissione dell’architetto Luca Danese, sul capitello venne accolta la statua in bronzo del pontefice Alessandro VII (precedentemente eretta nell'attuale Piazza Trento e Trieste), in sede gestatoria, con il manto e il triregno. Una riproduzione della piazza con la statua papale si trova in un alzato, datato 1747, del famoso incisore ferrarese Andrea Bolzoni.
Statua della Libertà
Nel 1796 con l’arrivo delle armate repubblicane francesi in città, la statua di Alessandro VII fu abbattuta e di lei non restano reperti. Al suo posto fu eretta una Statua della Libertà realizzata in gesso da Luigi Turchi e inaugurata il 20 ottobre 1976 alla presenza del generale Napoleone Bonaparte e le autorità civili e militari della Repubblica Cisalpina. Durante la Rivoluzione Francese (1789-1799) la città fu assediata dagli austriaci, i quali distrussero la Statua della Libertà proclamando la legge statuaria. Anche di questa opera, dunque, non restò nulla.
Statua di Napoleone I
La colonna rimase priva di figure rappresentative fino al 31 maggio 1810, quando i soldati francesi tornarono trionfanti dalla Battaglia di Austerlitz (1805). Il Municipio decise allora di elevare una nuova statua colossale, scolpita in marmo dallo scultore bolognese Giacomo De Maria, che raffigurava l’Imperatore Napoleone I coronato di alloro dorato e reggente in una mano lo scettro e nell'altra il globo. Da allora la piazza, dotata di una doppia fila di alberi donati dal Principe Eugenio Beauharnais, prese il nome di Piazza Napoleone. In seguito alla caduta dell’Impero e la conquista di Ferrara da parte degli austriaci, le autorità locali fecero abbattere la statua imperiale il 14 maggio 1814, dopo soli quattro anni dalla sua installazione. Della scultura sopravvissero la testa di Napoleone e la mano reggente il globo, oggi conservate al Museo di Casa Romei di Ferrara.
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Giacomo De Maria, Mano reggente il globo, 1810, Ferrara, Museo di Casa Romei.
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Giacomo De Maria, Ritratto di Napoleone I, 1810, Ferrara, Museo di Casa Romei.
Statua di Ludovico Ariosto
A seguito delle numerose devastazioni che il monumento subì nel tempo, si pensò di dare una nuova immagine alla piazza e che fosse definitiva. La città pensò allora di dare rilievo al poeta Ludovico Ariosto come simbolo eccelso di Ferrara, presso la cui corte egli aveva lavorato dedicandole il suo più celebre poema.
La statua marmorea, scolpita dai fratelli Francesco e Mansueto Vidoni, fu eretta in cima alla colonna il 23 novembre 1833 alla presenza del Conte Francesco Leopoldo Cicognara e le autorità civili e militari; di qui la piazza fu denominata Piazza Ariostea.
Restauro
Il 25 giugno 1879 a causa di intemperie la statua dell’Ariosto fu danneggiata nella parte superiore del busto, in particolare riportarono lesioni la cetra e l’avambraccio che la reggeva. Il sindaco della città e i consiglieri avviarono il 25 febbraio 1881 un progetto di restauro della statua, commissionato allo scultore ferrarese Ambrogio Zuffi. La statua fu perfezionata e ricollocata nella piazza il 30 agosto 1881. Da allora la piazza divenne luogo di feste ed eventi cittadini, tra cui il famoso Palio di Ferrara, che si corre ancora oggi ogni ultima domenica di maggio.
Descrizione
Sul plinto a base quadrata, recante l’iscrizione «A Ludovico Ariosto | La Patria», si innalza una colonna pseudotortile decorata con racemi di quercia. Il capitello mescola le volute dell'ordine ionico con le foglie d’acanto del corinzio sormontate da una modanatura a ovuli; al centro dei quattro lati campeggia l’antico stemma comunale[3] di Ferrara. Lo stemma si presenta come un arme troncato con quadrettatura superiore; il suo utilizzo risale all'epoca comunale e permane anche durante il ducato affiancando i simboli di casa d'Este, come testimonia una faccia del quattrino che circolava a Ferrara sotto Borso d'Este (1450-71). Alla sommità della colonna poggia la statua di Ludovico Ariosto, opera degli scultori Francesco e Mansueto Vidoni su disegno di Angelo Conti e Francesco Saraceni. Il poeta, coronato da lauro, è rappresentato stante a figura intera in abiti di foggia rinascimentale, mentre con sguardo grave solleva il braccio destro a indicare la lira che regge con il sinistro disteso lungo il corpo. La posa austera della figura, l’iscrizione di stampo patriottico e l’utilizzo della simbologia classica (lira e alloro), fanno di questo monumento un solenne tributo al poeta.
Iconografia ariostesca in scultura
Confrontando la statua del monumento ferrarese con altre opere scultoree raffiguranti l'Ariosto, si può notare come essa rispetti la tradizionale iconografia del poeta.
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Domenico Poggini, Ritratto di Ludovico Ariosto, 1570 ca., Washington (DC), National Gallery of Art.
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Alessandro Nani di Mantova (su progetto di G.B. Aleotti), Tomba monumentale di Ludovico Ariosto (busto), 1612, Ferrara, Biblioteca Comunale Ariostea.
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Anonimo, Busto di Ludovico Ariosto, XVIII sec., Bellinzona, Casa dell’Arciprete Chicherio (facciata).
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Gaetano Davia, Ritratto di Ludovico Ariosto, XIX sec., Ferrara, Ex Oratorio di San Crispino (facciata).
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Anonimo italiano, Ritratto di Ludovico Ariosto, prima metà del XIX sec., Chiari (BS), Pinacoteca Repossi.
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Anonimo italiano, Ritratto di Ludovico Ariosto, prima metà del XIX sec., Chiari (BS), Pinacoteca Repossi.
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Francesco Benaglia, Busto di Ludovico Ariosto, 1850, Roma, Passeggiata del Pincio.
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Gustav Hermann Blaeser, Portraitherme Ludovico Ariostos, 1851 ca., Potsdam, Park Charlottenhof.
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Riccardo Secchi, Ludovico Ariosto, 1916, Reggio-Emilia, Parco del Popolo.
Note
- ^ Barbi Cinti, F., La Colonna di Piazza Ariostea. Memorie di F. Barbi Cinti, Ferrara, Tipografia dell'Eridano 1881
- ^ Gualtiero M., Il volto di Ferrara nella cerchia antica, Ferrara, Ster, 1963
- ^ Lo stemma si presenta come un arme troncato con quadrettatura superiore; il suo utilizzo risale all'epoca comunale e permane anche durante il ducato affiancando i simboli di casa d'Este, come testimonia una faccia del quattrino che circolava a Ferrara sotto Borso d'Este (1450-71)
Bibliografia
- Francesco Avventi, Il servitore di piazza. Guida per Ferrara, Ferrara, Pomatelli, 1838.
- Francesco Barbi Cinti, La Colonna di Piazza Ariostea. Memorie di F. Barbi Cinti, Ferrara, Tipografia dell'Eridano, 1881.
- Carlo Bassi, Perché Ferrara è bella. Guida alla comprensione della città, Ferrara, Gabriele Corbo, 1994.
- Raffaele Belvederi, Virgilio Ferrari e Arturo Malagù, La Ferrariae Decus nel V centenario della nascita del poeta, Ferrara, SATE, 1974.
- Antonio Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, Ferrara, Pomatelli, 1791.
- Barbara Ghelfi, Ferrara estense. Guido storico-artistica, Ferrara, Silvana editoriale, 2004.
- Gualtiero Medri, Il volto di Ferrara nella cerchia antica, Ferrara, Ster, 1963.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Sito Ferrara Arte e Cultura, su artecultura.fe.it.
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