Utente:Jose Antonio/Sandbox

Giovanni Battista Caneva (Asiago, 16 settembre 1904 – Portoferraio, 12 marzo 1947) è stato uno sportivo, sindacalista e prefetto italiano[1].
Giovanni Battista Caneva | |||||||||
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Nazionalità | ![]() | ||||||||
Salto con gli sci ![]() | |||||||||
Squadra | Gruppi universitari fascisti | ||||||||
Palmarès | |||||||||
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Biografia
Figlio di Pietro detto Piero e Rodighiero Caterina, Caneva fu squadrista e nel 1922 prese parte alla marcia su Roma[2].
Medaglia di bronzo nel 1937 nel Campionato italiano di salto con gli sci[3].
A Vicenza fu a lungo fiduciario del gruppo rionale "Italo Balbo" del quartiere di San Bortolo[4]. Sindacalista[5] fu nominato responsabile dell’Ufficio Sindacale della Federazione di Vicenza[6].
Uomo aperto e colto, fu collaboratore di Critica fascista e di altre note riviste dell'epoca[7] e aveva aperto la sua abitazione a diversi intellettuali e artisti vicentini tra cui Otello De Maria e Neri Pozza, Antonio Barolini e Antonio Giuriolo[8]
Federale di Vicenza
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 Caneva si trovava nei pressi di Roma dove si arruolò immediatamente nei reparti combattenti tedeschi[9]. Rientrato a Vicenza nell'ottobre aderì alla Repubblica Sociale Italiana e divenne il punto di riferimento degli ex squadristi[10]. Iniziò fin da subito a fare la fronda al federale Bruno Mazzaggio che era da molto ritenuto troppo accomodante con gli avversari organizzando incontri all’Albergo Due Mori[11]. Succeduto al moderato Bruno Mazzaggio il 12 novembre 1943 divenne federale di Vicenza[12] e sottotenente della Guardia Nazionale Repubblicana. Uno dei primi problemi affrontati da Caneva fu la cronica penuria di adesioni al PFR e la difficoltà di strutturarsi su tutto il territorio pertanto puntò a serrare i ranghi coagulando assieme, oltre ai fratelli Fausto (1911-1980) e Duilio (1915-1984), i rappresentanti del fascismo più intransigente sostituendo gli elementi più moderati[13]. Lo stesso professore Edoardo Fanton dubbioso se aderire al Partito Fascista Repubblicano e sconsigliato dagli amici si iscrive forse temendo rappresaglie e venendo nominato Preside della Provincia[14]. Capo dell'ufficio politico è il dottore Giulio Vescovi di Schio[15].
I contatti con l'opposizione
Intransigente ma di idee "socialiste" e fautore di un sindacalismo di sinistra Caneva fin da subito cercò il consenso del popolo e sviluppò politiche alternative con i partiti antifascisti che nei primi giorni di novembre portarono a due incontri con rappresentanti del Partito Comunista clandestino[16][17].
L’interesse dei sindacalisti fascisti per l'opposizione comunista era nato dagli importanti risultati ottenuti nelle elezioni per le commissioni interne di fabbrica, tenutesi dopo la caduta del fascismo. Caneva cercò pertanto un contatto con Antonio Emilio Lievore, Giordano Campagnolo e Gino Cerchio del Partito Comunista clandestino. Lievore era inoltre il leader vicentino del PCdI nonostante avesse ceduto la carica a Domenico Marchioro.
Marchioro, decise di accettare la sfida in terreno neutrale. L'intermediaria fu Mila Angelini, nella cui abitazione "Villa delle rose" per tutta la durata della Repubblica Sociale Italiana si susseguirono incontri tra esponenti del fascismo repubblicano e della resistenza vicentina. Si scelse di incontrasi al palazzo dei sindacati in via IV Novembre a Vicenza. Secondo la testimonianza di Lievore, Caneva era al corrente che era stato lui a creare le commissioni interne presso le Smalterie di Bassano e gli offrì di guidare il sindacato fascista ma, dopo alcune insistenze Lievore oppose un netto rifiuto dichiarando di essere comunista[18].
Giordano Campagnolo e Gino Cerchio si incontrarono con Caneva un'altra volta nella sua abitazione ma la trattativa lasciò entrambe le parti sulle proprie posizioni[20]. In seguito in due occasioni Giordano Campagnolo fu arrestato e entrambe le volte fu scarcerato dopo l'intervento di Caneva[21]
La socializzazione delle imprese
Vicino all'"ala sociale" del Partito Fascista Repubblicano girò personalmente nelle fabbriche e nelle mense aziendali nel tentativo rivelatosi inutile di ottenere il consenso degli operai e si lanciò nel progetto della socializzazione delle imprese riuscendovi con le Tramvie Vicentine, la Società Autoservizi Petroli Affini (SAPA) di Bassano del Grappa, la I.V.E.M. di Montecchio Maggiore e le Fornaci Venete[22]. La battaglia per la socializzazione delle imprese provocò l'irrigidimento degli imprenditori e la preoccupazione dei tedeschi[23].
La guerra civile
In seguito Caneva si spostò su posizioni ancora più intransigenti, secondo alcuni storici ciò fu dovuto all'uccisione a Marostica il 21 novembre 1943 dello zio Alfonso cui era molto legato[24] da parte del gruppo partigiano di Fontanelle di Conco[25]. Alfonso Caneva fu la prima vittima della guerra civile in territorio vicentino[26]. La sera stessa squadristi locali e di Vicenza occuparono il paese rastrellando antifascisti e presunti tali e minacciandoli di fucilazione. Qualcuno minacciò anche una punizione esemplare come a Ferrara[27]. Il 26 dicembre 1943 a Valstagna fu ucciso anche il tenente colonnello della Guardia Nazionale Repubblicana Antonio Faggion (1889-1943) cui fu poi intitolata la XXII Brigata Nera "Antonio Faggion" di Vicenza[28]. In qualità di federale Caneva si trovò alla guida anche di alcune squadre polizia politica che furono sciolte a causa delle violenze commesse, ma che furono poi fatte confluire nella "Compagnia della morte" alle dipendenze del federale, tra i cui componenti vi erano anche i fratelli dello stesso federale: Fausto (1911-1980)[29], Giacinto (1906-1959)[30] e Duilio (1915-1984)[31]. Mentre i cugini Bruno (1912-2003)[32], Adelmo (1920-)[33] e Antonio "Tonin" (1924-1975)[34] furono inseriti nel presidio di Asiago del Centro Reclutamento Alpini (CRA) di Bassano del Grappa.
Il 4 maggio 1944, a seguito del ferimento di due fascisti a Campiglia dei Berici da parte di alcuni sconosciuti, probabilmente partigiani o forse solo ladri, il giorno seguente furono uccisi Aldo e Gerardo Tagliaferro, fratelli del vescovo Girolamo Tagliaferro, prelato vicino alla resistenza[35]. I responsabili della morte dei due fratelli sono ignoti ma l'omicidio viene comunemente attribuito alla "Compagnia della morte"[36].
Sempre la "Compagnia della morte" l'8 giugno a Grancona, catturò sette partigiani in un casolare i quali furono crudelmente torturati a morte[37].
Nel giugno 1944 Caneva fu sostituito alla guida del PFR di Vicenza da Innocenzo Passuello.
Capo della Provincia di Reggio Emilia
Il 15 ottobre 1944[38] Caneva fu nominato capo della Provincia di Reggio Emilia[39].
Poco dopo il suo insediamento a Reggio Emilia la Brigata Nera comandata da Guglielmo Ferri in una delle sue prime azioni sconfinò a Collecchio, nella vicina provincia di Parma, per inseguire un nucleo partigiano che aveva sottratto un camion carico di benzina[40]. I brigatisti occuparono la tenuta "Ferlano" del principe Carrega dove arrestarono tredici antifascisti cui sequestrarono i beni presenti nelle loro abitazioni[41]. L'intervento del comando militare tedesco dispose la restituzione dei beni sequestrati e la liberazione degli arrestati[42]. Inoltre il capo della Provincia di Parma Antonino Cocchi protestò presso Caneva per l'interferenza nella sua giurisdizione e pretendendo la restituzione di tutti beni sequestrati[43]. Caneva dovette scusarsi con il collega e a restituire tutto ciò che era stato espropriato[44].
Si scontrò con il federale del Partito Fascista Repubblicano di Reggio Emilia Guglielmo Ferri che si era insediato il 16 settembre 1944[45].
Il 23 ottobre Ferri fu sostituito alla guida del PFR reggiano dal colonnello della Guardia Nazionale Repubblicana Ignazio Battaglia e la notte del 24[46], ma lo stesso giorno Pavolini lo aveva incaricato di costituire una nuova Brigata Nera Mobile da dislocare oltre il fiume Po[47]. La sera del 24 Ferri riunì i militi a lui più fedeli ed organizzò in tutta fretta la partenza verso il nord senza avvertire nessuno e portando via quasi tutti gli automezzi, la cassa del partito e buona parte dell'armamento[48][49], tanto che Caneva lo accusò di fuga. Critico fu anche il giudizio del colonnello Ballarino, comandante GNR di Reggio Emilia che accusò Ferri di sabotaggio[50][51].
Alla caduta della Repubblica Sociale Italiana Caneva rientrò a Vicenza dove fu arrestato dai partigiani per essere sottoposto a processo. Sebbene fosse sospettato di essere il mandante dell'uccisione dei fratelli Tagliaferro e essere responsabile della rappresaglia di Granone, fatti avvenuti entrambi in provincia di Vicenza, furono entrambe stralciate e Caneva fu processato unicamente per una rappresaglia avvenuta in provincia di Reggio Emilia in Via Porta Brennone il 3 febbraio 1945 quando quattro partigiani furono fucilati in seguito ad un attentato in cui erano stati uccisi quattro poliziotti della questura[52]. Caneva fu condannato a 30 anni per collaborazionismo e omicidio. Morì a Portoferraio in carcere[53].
Palmarès
Campionati italiani
- 1 medaglie:
- 1 bronzo: (1937)
Onorificienze
Note
- ^ http://caneva.org/Profile.asp?ID=175
- ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Marostica%2014-1-1944.pdf
- ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Canove%20di%20Roana%2011-07-1944.pdf
- ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Marostica%2014-1-1944.pdf
- ^ http://www.istrevi.it/review/RESIDORI-recensione-FRANZINA-Vicenza-di-Salo.pdf
- ^ http://www.storiavicentina.it/vicenza-in-guerra/92-la-seconda-guerra-mondiale/273-il-fascismo-repubblicano-vicentino.html
- ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Marostica%2014-1-1944.pdf
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- ^ http://www.storiavicentina.it/resistenza-partigiana/79-vicenza-clandestina-i.html sezione:"Uno strano incontro"
- ^ http://www.storiavicentina.it/vicenza-in-guerra/92-la-seconda-guerra-mondiale/273-il-fascismo-repubblicano-vicentino.html
- ^ http://www.storiavicentina.it/resistenza-partigiana/79-vicenza-clandestina-i.html sezione:"Uno strano incontro"
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- ^ http://caneva.org/Profile.asp?ID=71
- ^ http://www.istrevi.it/review/RESIDORI-recensione-FRANZINA-Vicenza-di-Salo.pdf
- ^ Scabio, p. 175
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- ^ Scabio, p. 127
- ^ http://caneva.org/Profile.asp?ID=176
- ^ http://caneva.org/Profile.asp?ID=367
- ^ http://caneva.org/Profile.asp?ID=369
- ^ http://caneva.org/Profile.asp?ID=150
- ^ http://caneva.org/Profile.asp?ID=153
- ^ http://caneva.org/Profile.asp?ID=154
- ^ http://www.istrevi.it/review/RESIDORI-recensione-FRANZINA-Vicenza-di-Salo.pdf
- ^ http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=3308
- ^ http://www.istrevi.it/review/RESIDORI-recensione-FRANZINA-Vicenza-di-Salo.pdf
- ^ http://www.archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Sussidi/Sussidi_2b.pdf
- ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Marostica%2014-1-1944.pdf
- ^ Storchi, p. 255
- ^ Storchi, p. 256
- ^ Storchi, p. 256
- ^ Storchi, p. 257
- ^ Storchi, p. 257
- ^ Storchi, p. 251
- ^ Storchi, p. 262
- ^ http://www.istoreco.re.it/public/isto/rs89OCRlow572011101544.pdf p. 50
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- ^ Storchi, p. 262
- ^ http://www.istoreco.re.it/public/isto/rs89OCRlow572011101544.pdf p. 51
- ^ Storchi, p. 262
- ^ http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4509
- ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Marostica%2014-1-1944.pdf
Angelo Maestrini
Angelo Maestrini (Gavorrano, 26 gennaio 1902 – 15 maggio 1945) è stato un ingegnere, politico e militare italiano fu podestà di Grosseto dal 1938 al 1943.
Note
Dubbi enciclopedicità
Maria Bartolotti Bartolomeo Cesare Bazzana Umberto Lorenzoni Carlo Besana Cristoforo Bendazzi Donato Bendicenti Arrigo Diodati [1]
Trieste Del Grosso Pietro Benedetti (partigiano) Armando Grava Antonio Bietolini Emilio Vecchia
- ^ Roberto Vivarelli vol III, p. 156