Storia

Le origini

 
Prima formazione del Palermo calcio. Anno 1900. Da sinistra in piedi: De Garston, Olsen, Pirandello, Gaffiero, V. Pojero, Marino, Giaconia, R. Pojero, Majo Pagano, Blake, Macaluso...

La storia dell'arrivo del calcio a Palermo è legata, come in tutte le città di mare italiane, ai solidi rapporti che l'alta borghesia locale intratteneva col mondo britannico. Per lungo tempo si è addirittura pensato che la squadra fosse stata fondata nell'aprile 1898 per iniziativa dell'inglese Joseph Isaac Spadafora Whitaker e di altri suoi connazionali trasferitisi a Palermo. Tale teoria si basa forse su un equivoco: nell'aprile del 1897 era effettivamente nato un circolo, denominato Sport Club, dove probabilmente si praticò per la prima volta la disciplina calcistica.[1] Ufficialmente, la storia del Palermo risulta essere iniziata il 1º novembre 1900[2] per volere di Ignazio Majo Pagano, un giovane che aveva conosciuto il calcio in Inghilterra e aveva deciso di importare questo nuovo sport nella natìa Palermo. Lo propose ai soci dello "Sport Club" di via Mariano Stabile, luogo di ritrovo dei giovani dell'alta società cittadina.

Nacque così l'Anglo-Palermitan Athletic and Foot-Ball Club, che secondo l'articolo 1 dello statuto, stampato dai fratelli Marsala di via Parlamento 56,

«ha il fine di promuovere lo sviluppo del football, del lawn tennis, del cricket e possibilmente di altri sport.[2]»

L'iscrizione prevedeva per i "soci Protettori" una tassa di ammissione di 100 lire e un mensile di 3 lire, mentre i soci ordinari erano tenuti a pagare una tassa di ammissione di 10 lire e un mensile di 2.[2] Cifre abbastanza considerevoli per l'epoca, ma almeno ai suoi esordi il calcio era uno sport per le classi più agiate. I colori sociali furono fissati in rosso e bleu,[2] come i colori di una divisa da football che Majo Pagano aveva portato con sé dall'Inghilterra.[3] Come primo presidente fu nominato il vice console britannico a Palermo Edward De Garston, come primo allenatore George Blake. Il primo campo fu messo a disposizione dalla famiglia Whitaker, in una loro proprietà alle spalle della palazzina Varvaro. Il campo Varvaro fu però presto soprannominato "U pantanu", visto il pessimo drenaggio delle acque.

L'Anglo-Palermitan Athletic and Foot-Ball Club disputò la sua prima partita il 30 dicembre 1900 sul campo Varvaro contro l'equipaggio del "Nathan", una nave inglese approdata al porto, perdendo 5-0; il carattere mondano dell'evento viene confermato dalle cronache locali che ricordano anche il rinfresco del post-partita.[2] Le prime partite della storia del club furono disputate tutte contro i team delle navi inglesi alla fonda nel porto di Palermo: il 3 aprile 1901 il primo incontro non risoltosi in una sconfitta, contro l'equipaggio del "Caterina Walker", pareggiato 1-1 grazie a una rete messa a segno dal cav. Ernesto Caneva.[4]

Ignazio Majo Pagano era rimasto in contatto con Alfredo Marangolo, un messinese suo compagno di college, il quale aveva fondato nella città peloritana il Messina Football Club. I due amici decisero così di far sfidare i club delle rispettive città. Il 18 aprile 1901 si disputò questo primo derby, terminato 3-2 per i palermitani.[5] Sempre il Messina fu protagonista della prima trasferta della squadra palermitana: disputato il 5 aprile 1904, il match fu vinto 3-2 dalla squadra locale, ma questa partita fu ricca di conseguenze, infatti la squadra ospite contestò la validità del terzo e decisivo goal.[6] Per ricomporre la questione si decise di disputare una rivincita a campi invertiti e di dare cadenza annuale all'appuntamento. In pratica stava nascendo la "Whitaker Challenge Cup", un trofeo d'argento messo in palio da Joshua Whitaker (conosciuto anche come Giosuè) e sua moglie Euphrosyne, tra i membri più appassionati di sport della famiglia.[7]

Della Coppa Whitaker vennero disputate però solo tre edizioni: nel 1907 la partita, inizialmente rinviata per maltempo, non venne più recuperata per la mancanza di un accordo su chi dovesse arbitrare. Dopo il tremendo terremoto avvenuto a Messina all'alba del 28 dicembre 1908 la manifestazione non venne più organizzata.

Dal 1907 alla prima guerra mondiale: la nascita del rosa-nero

 
La lettera di Giuseppe Airoldi che suggerisce i colori rosanero

Sul passaggio ai colori rosanero, abbastanza insoliti nel panorama calcistico, sono sorte diverse leggende: la più diffusa racconta che il rosso e il blu stinsero in rosa e nero a causa di un candeggio sbagliato, ma il fatto che analoghe storie circolino sulle nascita delle maglie di altri club (come la Fiorentina) mina la credibilità di questa versione. Più realisticamente il rosa e il nero potrebbero rappresentare il rosolio e l'amaro prodotti dalla famiglia di Giosuè Whitaker, da bere rispettivamente dopo una vittoria e dopo una sconfitta. L'ipotesi viene accreditata da una lettera inviata il 2 febbraio 1905 da Giuseppe Airoldi allo stesso Giosuè, convincendolo a cambiare i colori sociali in rosa e nero, come metafora del dolce e dell'amaro a causa dei risultati alterni.[8][9]

L'occasione per il cambio ufficiale dei colori avvenne il 27 febbraio 1907, contestualmente a un cambio di denominazione che ribattezzò la società in Palermo Foot-Ball Club.[10]

Un incontro amichevole destinato ad essere gravido di conseguenze è quello disputato il 1º maggio 1907 fra il Palermo e l'equipaggio dell'"Erin", imbarcazione di proprietà del magnate del the Thomas Lipton, terminato 6-0 per i rosanero.[11] Sir Lipton decise allora di regalare ai propri avversari un'imponente coppa d'argento, alta 80 cm e pesante ben 5 kg. Non potendo recarsi in Italia ogni anno per contendere il trofeo, Lipton decise che la coppa sarebbe stata contesa annualmente fra una squadra siciliana e una campana, regioni dove egli riteneva d'aver incrociato le compagini migliori. Nel corso della sua crociera nel Mediterraneo si era infatti reso conto che il livello delle squadre del sud Italia andava progressivamente salendo. Nasceva così la "Lipton Challenge Cup", che si disputò annualmente fra il 1909 e il 1915. Il regolamento prevedeva che la finale si sarebbe disputata fra la vincente delle eliminatorie siciliane e quella delle eliminatorie campane. La squadra che per prima avesse vinto cinque edizioni avrebbe avuto il diritto di detenere definitivamente la coppa.[12]

Nelle sette edizioni della Lipton Cup il Palermo si qualificò sempre alla finale, dove affrontò il Naples in cinque occasioni, con un bilancio di tre vittorie e due sconfitte, e l'Internazionale Napoli nelle altre due edizioni, centrando due vittorie.[13] Oltre alla Coppa Lipton il Palermo nel 1910 si aggiudicò la Coppa Pasqua Sportiva "Trofeo dei Mille", messa in palio in occasione del cinquantesimo anniversario dello sbarco dei garibaldini in Sicilia. Alla manifestazione, tenutasi a partire dai giorni 13 e 14 maggio, parteciparono il Palermo FBC, il Naples, l'Audax Palermo, il Messina e la Lazio. Proprio i biancocelesti affrontarono in finale il Palermo, perdendo per 2-1.[14]

Il 16 marzo 1914 il Palermo trasferì il suo campo di gioco allo Stadio Ranchibile,[8] la prima struttura in città appositamente pensata per il gioco del calcio. Inizialmente si trattava di un semplice campo, di dimensioni regolamentari, senza alcuna struttura di supporto. Ben presto il campo venne delimitato da basse mura e venne costruito uno chalet ligneo con la funzione di rudimentale spogliatoio. Successivamente venne dotato di una piccola tribuna, anch'essa lignea, per consentire alla nobiltà palermitana di assistere più comodamente allo spettacolo, tribuna alla quale negli anni successivi venne aggiunta una copertura. Al Ranchibile il Palermo, il 5 aprile 1915, si aggiudicò definitivamente la coppa Lipton. Poco dopo, con l'ingresso dell'Italia nella Prima guerra mondiale il 24 maggio, il calcio a Palermo fermò ogni sua attività.

I primi campionati federali

 
Il bomber Carlo Radice

Al termine della prima guerra mondiale l'attività calcistica in città riprese grazie a una serie di società minori quali il Trinacria, l'Itala, l'Esperia o il Racing FBC. Il presidente di quest'ultimo, Valentino Colombo, decise il 16 febbraio 1920 di ribattezzare la squadra con il nome Unione Sportiva Palermo.[15] Il 1920 rappresenta uno snodo fondamentale anche per un altro motivo: la FIGC nominò commissario straordinario per la Sicilia Vincenzo Manno, che organizzò il primo torneo federale nell'isola: la Coppa Federale Siciliana appunto. Il Palermo la vinse dopo aver eliminato il Marsala nell'eliminatoria della zona occidentale e i tradizionali rivali della Messinese in finale.[16] Nel frattempo in città era sorta un'altra squadra, la Libertas, e il primo derby si giocò il 3 dicembre 1920: vinse il Palermo per 7-0.[17]

L'anno dopo per il Palermo, come per tutte le altre società dell'isola, si presentò l'occasione per partecipare al campionato federale nazionale. Si era creata infatti una scissione fra la federazione e i grandi club del nord, a causa delle dimensioni oramai insostenibili del torneo. I club organizzarono così un campionato parallelo, sotto l'egida della neonata CCI, che aprì le porte alle squadre del sud Italia. Il Palermo partecipò al girone siciliano della Prima Divisione, stagione 1921-1922. Il Palermo vinse il girone davanti alla Libertas, ma venne poi eliminata durante la fase interregionale dall'Audace Taranto.[16]

Il Palermo vinse in altre due occasioni il campionato siciliano (1923-1924; 1925-1926) qualificandosi alla fase finale della Lega Sud. Ma in tutte queste occasioni venne eliminata nella fase interregionale. Non andò meglio alla Libertas (vincitrice nel 1922-1923) o alla Messinese (vincitrice nel 1924-1925). Il 5 novembre 1923 il Palermo fu invitato dal console italiano a Tunisi per il primo match internazionale della sua storia: battendo 3-1 i Rangers del Marocco i rosanero vinsero il Torneo di Tunisi.[18]

Nel frattempo si assistette ad un periodo di fusioni societarie causate da problemi economici: nel 1923 il Palermo si fuse con l'Unione Sportiva Leoni, un gruppo di giovani di piazza Leoni guidati dal gelataio Girolamo Petrolo, mentre nel gennaio 1924 ci fu la fusione con i rivali della Libertas, con l'obiettivo di mantenere almeno un club competitivo a livello nazionale. Vista la maggior storia del Palermo si mantennero i colori rosanero e si tornò alla denominazione Palermo Football Club.[19]

Con la Carta di Viareggio del 1926 la Prima Divisione, in cui militava il Palermo, divenne il campionato di secondo livello: i rosanero disputarono però solo nove giornate perché il presidente Valentino Colombo dovette ritirare la squadra per problemi finanziari il 10 dicembre 1927.[20][21] La prima squadra della città divenne allora la Vigor, che dopo il campionato 1927-1928 cambia denominazione in Palermo Football Club e assume i colori rosanero, operando una fusione con la vecchia società il 15 luglio 1928. Presidente divenne il conte Liotta di Lemos.[22] Il 15 agosto 1928, la società si dotò di un capitale sociale di centomila lire,[22] grazie ad una sottoscrizione guidata da Vincenzo Florio. Dopo tre presidenti nel breve volgere di un anno la società iniziò ad essere amministrata dal barone Bordonaro di Gebbiarossa[22] dimessosi nel 1931 per darsi all'automobilismo. Al barone si deve il commissionamento di un nuovo stemma, realizzato in stile futurista dal pittore palermitano Pippo Rizzo.[23]

Il nuovo Palermo fu ammesso al Campionato Meridionale 1928-1929, che metteva un posto in palio nella nuova Serie B, ma la promozione fu colta soltanto l'anno successivo.

Gli anni trenta e l'arrivo in Serie A

 
Il Calcio Illustrato celebrò in prima pagina l'«impresa» del Palermo che pareggiò a Torino contro la lanciata Juve del Quinquennio, nel girone di ritorno della Serie A 1933-1934.

Già al primo anno di Serie B il Palermo sfiorò la promozione in Serie A terminando il campionato al terzo posto. Promozione che verrà raggiunta nella stagione successiva, grazie anche ai 27 gol segnati dal suo bomber Carlo Radice.[19] La squadra era da poco passata nelle mani del costruttore stradale Francesco Paolo Barresi, il quale, per festeggiare, fece rinnovare il logo sostituendo il rombo con un'aquila dorata che tiene un ramoscello di ulivo fra gli artigli.[24] Il nuovo logo fu accusato di portare sfortuna, e si tornò così al rombo di Pippo Rizzo nella carta intestata, mentre sulle maglie fu cucita una semplice aquila, simbolo della città.[25]

Nella stessa stagione venne inaugurato il nuovo stadio, detto Littorio, l'odierno Renzo Barbera. La prima partita nel nuovo impianto venne disputata il 24 gennaio 1932 contro l'Atalanta, e fu vinta dai rosanero per 5-1.[24] Il primo gol nel nuovo stadio venne segnato da Américo Ruffino. Ai bordi del campo era inizialmente presente una pista di atletica leggera,[24] mentre non erano state completate le due curve che rimasero composte da un muro, un terreno digradante e una recinzione metallica,[26] lo stadio era quindi composto dai soli settori di tribuna coperta e gradinata, per una capienza di circa ventimila posti.[24] Il "Littorio" cambiò nome il 27 giugno 1937 per essere intitolato a Michele Marrone (1906-1937),[27] ex calciatore del Palermo e Ufficiale dei Bersaglieri, deceduto durante la guerra civile spagnola. Lo stadio mantenne questa denominazione fino alla fine della Seconda guerra mondiale.[28]

All'esordio in Serie A la squadra perse per 2-0 la partita in casa della Pro Vercelli.[24] La domenica successiva arrivarono il primo punto (1-1 in casa della Lazio) e il primo gol nella massima serie, segnato ancora una volta da Ruffino. Alla quarta giornata arriverà la prima vittoria, 1-0 in casa contro la Triestina.[29] Negli anni successivi il Palermo riuscì a mantenere una presenza stabile nella massima serie, raggiungendo il settimo posto nel 1934-1935. La stagione successiva, dopo quattro anni in A, venne retrocesso in Serie B.

Nel 1935 il fascismo impose di italianizzare il nome della società in Associazione Calcio Palermo. L'intervento del regime nello sport più popolare del paese andava diventando sempre più profondo, al punto che nel 1937 fu imposto anche il cambio dei colori sociali: lo storico rosanero fu abbandonato in luogo dei colori comunali, giallo e rosso.

Nella serie cadetta il Palermo si trovò ad affrontare le altre squadre siciliane: il Messina e il Catania: fu allora che il Palermo giocò i primi derby. La prima partita ufficiale tra Palermo e Catania risaliva ai Sedicesimi di Coppa Italia del 1935-1936, si giocò a Catania il 26 dicembre 1935 e finì 1-0 per la squadra di casa. Il primo derby in campionato si disputò il 1º novembre 1936 allo Stadio Littorio, finì 1-1 e fu vista da solo otto tifosi del Catania, il Palermo vinse poi la gara di ritorno per 1-0.

Intanto la situazione finanziaria della società andava precipitando: già nel 1936 per risollevare le casse della società finita in Serie B, il Prefetto di Palermo Marziali tassò la carne di dieci lire creando così un fondo "Pro Palermo".[30] Il 3 giugno 1938 il CONI nominò un commissario straordinario, Salvo Barbaro. Sforzi inutili perché al termine del campionato 1939-1940, in cui il Palermo aveva conquistato una sofferta salvezza, il 30 agosto 1940 la FIGC escluse il Palermo dal campionato di Serie B.[31]

L'occasione per ricominciare venne ancora una volta da un club minore della città. A Palermo infatti era nata la Juventina, che dalle serie minori era arrivata fino in Serie C. La squadra era composta perlopiù da militari della divisione di fanteria Aosta,[32] infatti lo stesso presidente D'Arle era il generale di Brigata. Quando la Brigata Aosta fu richiamata al fronte si pose l'occasione per una fusione col vecchio Palermo, avvenuta il 23 agosto 1941.[33] La neonata società, denominata Unione Sportiva Palermo-Juventina, mantenne nella prima stagione i colori bianco-azzurri della Juventina. Una volta ottenuta la promozione in Serie B nel 1941-1942, il presidente della società Beppe Agnello ripristinò gli storici colori rosanero. Il Palermo-Juventina comunque non terminò il campionato cadetto, in seguito all'invasione americana della Sicilia.[34]

Dal dopoguerra agli anni sessanta

 
Santiago Vernazza, goleador rosanero a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta

Dopo aver vinto il campionato di guerra siciliano, il Palermo, in qualità di società di Serie B, fu ammesso a disputare il girone centromeridionale della Divisione Nazionale 1945-1946, il primo e ultimo campionato di massima serie non a girone unico dal 1929. Nel frattempo era caduto ogni riferimento alla Juventina e la denominazione era tornata ad essere Unione Sportiva Palermo. Riammesso nella categoria d'appartenenza, nella stagione 1947-1948 il Palermo vinse il campionato di Serie B e ottenne la promozione: in quella squadra militavano giocatori come il cecoslovacco Čestmír Vycpálek e gli italiani Conti, Di Bella e Pavesi.[35] Presidente era Stefano La Motta, che ad inizio stagione, dopo il suo insediamento datato 1º luglio 1947, aveva dichiarato: «Sarò Presidente per una stagione, il tempo di riportare il Palermo in Serie A».[35] Fu di parola e il timone della società passò a Giuseppe Guzzardella, anche se il principale finanziatore era il principe Raimondo Lanza di Trabia, che qualche anno dopo diventerà presidente in prima persona. Il Palermo la stagione successiva arrivò 11º in Serie A grazie a diverse buone prestazioni, come una rimonta di due gol al Grande Torino. Il principe portò a Palermo diversi giocatori di valore, come Helge Bronée o Sukru, e allenatori emergenti come Gipo Viani. Nel 1951-1952 i rosanero lottarono a lungo per il primo posto, ma un calo finale li portò nuovamente all'11º posto.[36] I rosanero disputarono sei stagioni consecutive in massima serie, e la retrocessione del 1953-1954 arrivò solo dopo gli spareggi contro SPAL e Udinese.

 
La formazione tipo nella stagione 1969-1970

Alla retrocessione seguì una fase di profondo riassetto, che coinvolse tutti i livelli: fu inaugurata la stagione dei presidenti politici con Mario Fasino. Fra i tanti nuovi giocatori acquistati arrivò anche Enzo Benedetti, che diverrà il capitano della squadra dal 1955 al 1962.[37] Il Palermo divenne negli anni successivi una squadra che alternava promozioni in Serie A a retrocessioni in Serie B. Uno dei giocatori simbolo di questo periodo fu l'attaccante ex River Plate Santiago Vernazza, idolo dei tifosi grazie a 51 gol in 115 partite; che lo rendono terza nella classifica marcatori di tutti i tempi del Palermo.[38] Nell'estate del 1960 il Palermo partecipa per la prima volta a delle competizioni internazionali: a giugno alla sua prima ed ultima Coppa delle Alpi, a luglio alla prima di due Coppa Mitropa.

Il Palermo in quegli anni riuscì a valorizzare diversi giocatori destinati a una buona carriera, come Tarcisio Burgnich o il portiere Roberto Anzolin che poi venne ceduto alla Juventus. Il buon rapporto col club torinese è testimoniato anche dai passaggi di altri giocatori come Giuseppe Furino, Carlo Mattrel e Franco Causio. L'apice dei risultati sportivi arrivò nella stagione 1961-1962, quando i rosanero disputarono un buon campionato arrivando all'8º posto. La stagione seguente il Palermo non riuscì a confermarsi e retrocedette in Serie B. In quegli anni era dirigente Totò Vilardo, soprannominato Lo stregone del calcio,[39] segretario tuttofare della società per molti anni.[39] Proprio al termine della stagione 1962-1963, Vilardo venne squalificato a vita per un tentativo di illecito: chiese infatti all'arbitro Concetto Lo Bello di far vincere il Bari nell'ultima giornata del campionato di Serie B, in modo che una volta promossa la squadra pugliese comprasse il giocatore Fernando, risanando le casse della società rosanero.[40]

Nel 1968, con la trasformazione delle società di calcio in società per azioni, il Palermo cambiò la denominazione in Società Sportiva Calcio Palermo.

Dagli anni settanta al fallimento del 1986

Il 4 maggio 1970 si aprì una nuova pagina della storia della società palermitana: Renzo Barbera, imprenditore con esperienze dirigenziali nel calcio minore, divenne il nuovo presidente del club. Famoso per la sua umanità, Barbera è ancora oggi il presidente più ricordato dai tifosi, al punto che dopo la sua morte lo Stadio della Favorita gli sarà intitolato. Sotto la sua presidenza il Palermo disputò una sola stagione nella massima serie: dopo la promozione del 1971-1972 subì però l'immediata retrocessione nel 1972-1973. Bisognerà attendere 31 anni per rivedere il sodalizio siciliano in Serie A. In quegli anni divennero bandiere del Palermo almeno un paio di giocatori nati nel capoluogo siciliano: Ignazio Arcoleo e Tanino Troja, noto anche per un gol in tuffo che sancì una delle due sconfitte del Cagliari scudettato del 1970.

 
Renzo Barbera, presidente del club rosanero dal 1970 al 1981.

Durante il decennio della gestione Barbera il Palermo giunse ben due volte in finale di Coppa Italia, nel 1973-1974 e nel 1978-1979, in entrambe le occasioni fu però sconfitta. La finale di Roma del 23 maggio 1974 contro il Bologna fu quella che maggiormente lasciò l'amaro in bocca ai tifosi rosanero, giunti in massa nella capitale: in vantaggio fino all'ultimo minuto per 1-0 con gol di Sergio Magistrelli, il Palermo venne raggiunto all'ultimo minuto da un rigore concesso dall'arbitro Gonella per fallo su Bulgarelli. Lo stesso Bulgarelli ammetterà anni dopo l'inesistenza di quel fallo.[41] Il Bologna vinse poi ai calci di rigore dopo che i tempi supplementari si erano chiusi senza ulteriori reti.[42] Fra gli artefici di quella squadra capace di eliminare, fra le altre, Fiorentina e Juventus, l'allenatore Corrado Viciani. Nel 1979 il Palermo raggiunse nuovamente l'ultimo atto della manifestazione, a Napoli contro la Juventus. I rosanero persero per 2-1 dopo i tempi supplementari, dopo che Brio era riuscito a pareggiare sul finale di partita il gol del centravanti idolo dei tifosi, Vito Chimenti.

Il 7 marzo 1980 Barbera vendette il club al costruttore Gaspare Gambino. In quegli anni il Palermo disputò dei campionati di Serie B senza grosse ambizioni. Nel 1980-1981 anzi la squadra dovette lottare per non retrocedere, vista anche una penalizzazione di cinque punti che le era stata inflitta in seguito allo scandalo del "Totonero". Il giocare più coinvolto fu il centrocampista Guido Magherini, squalificato per 3 anni e mezzo.[43]

Il 3 giugno 1982 diventa presidente Roberto Parisi, che subito si prodiga per avviare dei lavori di ristrutturazione dello stadio della Favorita. Nel 1983-1984 arrivò però la retrocessione, visto il 17º posto in campionato. Si trattò della prima retrocessione sul campo in terza serie nella storia del Palermo. Arrivò comunque l'immediato ritorno in Serie B la stagione successiva. Il 23 febbraio 1985 il presidente Roberto Parisi venne ucciso in un agguato mafioso.

Dopo il campionato 1985-1986 il Palermo avrebbe dovuto subire nuovamente una penalizzazione di cinque punti, in seguito al secondo scandalo del Totonero. Ma l'8 settembre 1986 la società fu radiata dalla FIGC per il mancato risanamento della propria situazione finanziaria. Furono sollevati diversi dubbi sulla reale gravità della situazione debitoria del Palermo[44] ma il presidente della Lega Calcio Antonio Matarrese fu irremovibile. In quella stagione il Palermo ebbe quindi il tempo di disputare solo il girone eliminatorio di Coppa Italia, per di più con la formazione Juniores.

La rinascita e gli anni novanta

File:Roberto Biffi 1988.jpg
Roberto Biffi, nel Palermo dal 1988 al 1999

Dopo la radiazione il club scomparve per un anno. L'allora seconda squadra della città, l'Olympia, che militava nel campionato regionale di Promozione, tentò di sostituirsi al Palermo cambiando nome in Palermolympia, ma il sodalizio non entrò mai nel cuore dei tifosi.

Grazie all'appoggio delle istituzioni, rappresentate dal sindaco Leoluca Orlando e dall'allora ministro Carlo Vizzini, un gruppo di industriali e imprenditori locali rifondò la società il 7 gennaio 1987. Fu scelta la denominazione Unione Sportiva Palermo, nuovo presidente Salvino Lagumina,[45] allenatore Pino Caramanno. Grazie ad una deroga concessa dalla federazione e a un posto lasciato libero dalla fusione fra Venezia e Mestre, il neonato Palermo venne ammesso direttamente alla Serie C2. E subito venne conquistata la promozione in Serie C1.

Nel frattempo erano partiti i lavori per l'adeguamento dello Stadio della Favorita ai mondiali di Italia '90.[46] Nella stagione 1987-1988 furono aperti al pubblico solo la Tribuna coperta e la Curva sud, nelle due successive invece il Palermo disputò gli incontri casalinghi allo Stadio Provinciale di Trapani.[47]

Il 12 giugno 1989 diviene presidente Giovanni Ferrara, industriale della pasta, con amministratore delegato Liborio Polizzi. I due si scambieranno le cariche due volte nel corso della loro gestione. Dopo tre stagioni di Serie C1, il Palermo tornò in Serie B nel 1990-1991 ma l'anno dopo retrocesse subito in Serie C1. Il Palermo vinse nuovamente il campionato di Serie C1 nel 1992-1993, in quella stagione tra l'altro venne conquistato anche l'unico trofeo ufficiale della storia del Palermo Calcio: la Coppa Italia di Serie C vinta al quarto tentativo dopo le finali perse negli anni precedenti. Nell'estate 1994 venne cambiata la denominazione in Unione Sportiva Città di Palermo, dopo una convenzione quinquennale stipulata col sindaco Leoluca Orlando grazie alla quale la società ricevette benefici economici.[48] I rosanero restarono in Serie B per quattro stagioni consecutive ottenendo risultati prestigiosi in Coppa Italia come la vittoria a San Siro per 1-0 contro il Milan nel 1994-1995, o il raggiungimento dei quarti di finale nel 1995-1996.

 
Il trionfo nella Coppa Italia Serie C 1992-1993

Proprio il 1995-1996 diventerà celebre come l'anno del "Palermo dei picciotti". A causa delle ristrettezze finanziarie della società infatti, la squadra era composta da moltissimi prodotti del vivaio rosanero. Il gruppo, guidato dal capitano Roberto Biffi, dal portiere Gianluca Berti e dall'allenatore palermitano Ignazio Arcoleo, vecchia bandiera degli anni '70, riuscì a valorizzare tanti giocatori locali producendo anche bel gioco. Tra i giovanissimi palermitani che vestirono la maglia rosanero ricordiamo Gaetano Vasari, Giacomo Tedesco e Francesco Galeoto passati poi tutti in società della serie maggiore. La squadra, dopo aver lottato per la promozione, raggiunge il 7º posto finale in classifica.[49]

Nella serie B 1996-1997 però il Palermo venne retrocesso in Serie C1 con il diciannovesimo posto in classifica. La stagione seguente giocò uno dei peggiori campionati della propria storia, retrocedendo in Serie C2 dopo la sconfitta nei play-out contro la Battipagliese: 0-1 in trasferta, 0-0 alla Favorita. Tuttavia, mentre il Palermo del nuovo tecnico Massimo Morgia preparava il campionato 1998-1999, la società venne ripescata in C1 in seguito all'esclusione per problemi finanziari dell'Ischia Isolaverde.[50] Il Palermo, costruito per la C2, riuscì a ben figurare anche nella categoria superiore, contendendo per un lungo periodo il primato alla Juve Stabia: ma né i rosanero né i campani ottennero la promozione, la quale fu centrata dalla Fermana brava ad approfittare dei passi falsi di entrambe nelle ultime giornate. Il Palermo perse anche l'occasione dei play-off, facendosi eliminare nelle semifinali dal Savoia, il quale batté i rosanero per 1-0 sia nel match di andata disputato al San Paolo che al ritorno in Sicilia.

Da Sensi a Zamparini

La stagione 1999-2000 fu fallimentare, visto che la squadra, con velleità di promozione, non si qualificò neppure per i play-off a causa della classifica avulsa sfavorevole rispetto all'Arezzo. Il 2000 resta però un anno di svolta, visto che il 3 marzo il presidente della Roma Franco Sensi comprò il club. In un primo momento a manifestare l'intento di rilevare la società rosanero era stato Flavio Briatore, che avrebbe goduto dell'appoggio tecnico-organizzativo della Juventus. Per evitare che Palermo entrasse nell'orbita bianconera i presidenti della Lazio, della Fiorentina, del Perugia e della Roma (ovvero rispettivamente Sergio Cragnotti, Vittorio Cecchi Gori, Luciano Gaucci e appunto Sensi), formarono una società col compito di rilevare la proprietà della squadra. Alla fine però, viste le esitazioni dei suoi compagni d'affari, fu il solo Sensi a completare l'acquisto.[51] La presidenza venne affidata a Sergio D'Antoni. Nell'estate successiva venne anche modificato il logo.

Le forze economiche di Sensi permisero di allestire un forte organico per la stagione 2000-2001, che segnò il ritorno in Serie B dopo una fuga solitaria che stava però per terminare prima del traguardo, a causa di una travolgente rimonta ad opera del Messina: decisiva risultò la sconfitta dei peloritani sul campo dell'Avellino all'ultima giornata.

 
Ultima trasferta del Palermo nella Serie B 2003-2004, a Livorno

Dopo aver raggiunto la salvezza in Serie B nel 2001-2002, nell'estate del 2002 Sensi vendette il Palermo a Maurizio Zamparini per 20 milioni di euro. L'ex proprietario del Venezia comprò numerosi giocatori, operando un vero travaso dal suo vecchio club.[52]

Intanto il 18 settembre 2002 lo stadio della Favorita fu intitolato all'ex presidente Renzo Barbera.[53]

Zamparini fissò subito come obiettivo il ritorno in Serie A: già alla sua prima stagione alla guida della società andò vicino al suo raggiungimento. Dopo una partenza incerta e due dei tanti cambi di allenatore che caratterizzeranno la sua gestione, il Palermo di Nedo Sonetti fu artefice di una grande rimonta, fermatasi solo allo scontro diretto all'ultima giornata perso 3-0 a Lecce. La promozione arrivò però l'anno successivo: la squadra, affidata a Silvio Baldini, già forte di Lamberto Zauli, fu ulteriormente rinforzata con elementi come Luca Toni ed Eugenio Corini. Dopo aver sostituito a gennaio Baldini con Francesco Guidolin, ed aver acquistato altri giocatori come Fabio Grosso, Antonio ed Emanuele Filippini, il Palermo chiuse il campionato al primo posto, riconquistando il 29 maggio 2004 la Serie A dopo 31 anni di assenza.[54] Della squadra faceva parte anche l'ex "picciotto" Gaetano Vasari, che all'ultima giornata di campionato si rese protagonista dell'ultima rete stagionale, il 3-0 nella partita vinta dal Palermo sul Bari: nonostante il gol fosse ininfluente per il risultato, l'intero stadio esultò e si commosse con il giocatore, poiché quella rete andava a mantenere la promessa fatta al padre prima della sua morte, ovvero riportare il Palermo nella massima serie.[55]

Il ritorno in Serie A e le prime partecipazioni alle coppe europee

 
Un frangente della partita Palermo-Fiorentina nella stagione 2008-2009

Una volta tornati in Serie A Zamparini, grazie anche a dirigenti come Rino Foschi, riuscì a costruire un Palermo che stazionasse nella prima metà di classifica. Le prime tre stagioni si conclusero con altrettante qualificazioni alla Coppa UEFA. Se quella del primo anno, quando Guidolin restò in carica fino alla fine della stagione, fu una piacevole sorpresa e quella del 2005-2006 arrivò solo dopo le sentenze dello scandalo Calciopoli, il quinto posto della stagione 2006-2007 fu meno felice. La squadra infatti, nuovamente assegnata a Guidolin dopo un anno di separazione, lottò per tutto il girone d'andata con Inter e Roma per il vertice della classifica, per poi crollare nel girone di ritorno senza neanche riuscire a qualificarsi per la UEFA Champions League. L'ultima vittoria del Palermo arrivò il 2 febbraio in un derby col Catania che diventerà tristemente celebre. Negli scontri avvenuti durante e dopo la partita attorno allo Stadio Angelo Massimino, morì l'Ispettore Capo della Polizia di Stato Filippo Raciti.[56] Tutte le competizioni organizzate sotto l'egida della FIGC (dalla Serie A alle categorie giovanili) furono sospese "fino a nuova determinazione".[57] Una volta ripreso il campionato, complice l'infortunio del centravanti Amauri. per il Palermo iniziò la crisi di gioco e di risultati.

Il Palermo in questi anni assunse anche una dimensione internazionale, proprio grazie alle partecipazioni alle coppe europee. La migliore stagione fu quella dell'esordio in Coppa UEFA nel 2005-2006, quando i rosanero furono eliminati solo agli ottavi di finale dai tedeschi dello Schalke 04. Nelle altre due partecipazioni in Coppa UEFA il Palermo venne eliminato al termine della fase a gironi nel 2006-2007 e al primo turno nel 2007-2008, con la squadra rosanero che fu eliminata dal Mladá Boleslav. Inoltre nel 2006 per la prima volta dei giocatori diventarono campioni del mondo da tesserati del Palermo.

Dopo la stagione 2007-2008, il Palermo avviò un profondo rinnovamento. Sia dal punto di vista del parco giocatori che da quello dirigenziale: Rino Foschi stesso lasciò il 30 giugno 2008, alla scadenza del suo contratto. Il suo posto come direttore sportivo venne preso da Walter Sabatini, ex dirigente della Lazio. A partire dalla stagione 2008-2009 il Palermo ha ottenuto il diritto di far parte dell'ECA, la lega dei maggiori club europei, in base ad una graduatoria stilata dalla UEFA stessa. Fra le consuguenze di questo provvedimento il diritto di ottenere dei rimborsi quando i propri giocatori sono convocati nelle varie nazionali.[58] Nella stessa stagione la squadra primavera del Palermo conquistò per la prima volta lo scudetto di categoria.

 
Tifosi del Palermo nella Curva sud dello stadio Olimpico di Roma, un'ora e mezza prima dell'inizio della finale di Coppa Italia 2010-2011

Il riscatto a livello di risultati arrivò nella stagione 2009-2010. Dopo un avvio altalenante il presidente Zamparini decise di sollevare il mister Walter Zenga dall'incarico di allenatore sostituendolo con Delio Rossi.[59] Il gruppo, guidato da Rossi, dal capitano Fabrizio Miccoli e dal fantasista Javier Pastore, riuscì a inanellare diversi risultati positivi, che gli consentirono di lottare per il quarto posto, utile a disputare il turno preliminare di Champions League. I rosanero non riuscirono a vincere il decisivo scontro diretto contro la Sampdoria, in casa alla penultima giornata. L'1-1 consentì ai blucerchiati di arrivare davanti lasciando il Palermo al quinto posto. Ad ogni modo la Serie A 2009-2010 si concluse con la qualificazione in Europa League e con diversi record positivi.[60]

Gli anni duemiladieci

Nella stagione seguente Delio Rossi venne confermato. In campionato i risultati furono altalenanti, al punto che l'allenatore venne esonerato per poi essere richiamato dopo una parentesi con Serse Cosmi, durata quattro partite. Nella Europa League la squadra rosanero non riesce ad andare oltre il turno della fase a gironi, venendo eliminata a dicembre. La stagione verrà ricordata per la conquista della terza finale di Coppa Italia della storia rosanero: battuti in semifinale i neo campioni d'Italia del Milan, il Palermo affronta il 29 maggio 2011 l'Inter nella finale di Roma, e in uno stadio prevalentemente rosanero, con almeno 40.000 tifosi al seguito, il Palermo esce sconfitto per 3-1.[61]

Dal 2010 la tradizionale instabilità a livello tecnico si espande anche a quello societario. Il presidente Zamparini cambia, nel corso dei due anni e mezzo successivi, cinque direttori sportivi con sei avvicendamenti: dopo le dimissioni di Sabatini si susseguiranno Sean Sogliano, Christian Panucci, Luca Cattani, Giorgio Perinetti, Pietro Lo Monaco e infine nuovamente Perinetti.

Nella stagione 2011-2012 il Palermo esce al terzo turno preliminare di Europa League per mano del Thun, e per la prima volta dal suo ritorno in Serie A lotta per non retrocedere. Il campionato si chiude con il raggiungimento della salvezza della squadra rosanero, ma la retrocessione in Serie B arriva l'anno dopo al termine del campionato 2012-2013, stagione questa caratterizzata, ancora una volta, da numerosi cambi di allenatore. Il Palermo mette così termine al più lungo periodo in massima serie della propria storia: nove stagioni consecutive. La permanenza nella serie cadetta dura comunque soltanto un anno: dopo un inizio incerto sotto la gestione di Gattuso, la squadra viene affidata all'ex centrocampista del Palermo dei picciotti Giuseppe Iachini. I rosa dominano il campionato di Serie B 2013-2014 e vengono promossi con cinque giornate di anticipo in Serie A il 3 maggio, aggiudicandosi la Coppa Ali della Vittoria e facendo registrare parecchi record, fra cui quello assoluto di punti per la categoria (86), quello dei punti di distacco dalla seconda classificata (14), quello delle 13 vittorie esterne e quello delle 8 vittorie consecutive in trasferta.[62] Nella due stagioni successive in Serie A i rosanero ottengono due salvezze consecutive: la prima con un tranquillo undicesimo posto a quota 49 punti e nessun avvicendamento in panchina, la seconda nel 2015-2016 solo all'ultima giornata, nonostante ben otto cambi di allenatore i rosanero effettuano una rimonta nelle ultime partite che li porterà al sedicesimo posto a quota 39 punti.

Note

  1. ^ Prestigiacomo 2001, p.15
  2. ^ a b c d e Storia del Palermo Calcio - 1900, su palermocalcio.it, Ilpalermocalcio.it. URL consultato il 25 settembre 2012.
  3. ^ Prestigiacomo 2001, p.17
  4. ^ Prestigiacomo 2001, p.26
  5. ^ Messina 1900-1901, su web.tiscali.it, Messinastory. URL consultato il 25 settembre 2012.
  6. ^ Prestigiacomo 2001, p.32
  7. ^ Messina Football Club 1905, su web.tiscali.it, Messinastory. URL consultato il 25 settembre 2012.
  8. ^ a b Buon compleanno, Palermo - 108 anni e bello come sempre, su ilpalermocalcio.it. URL consultato il 25 settembre 2012.
  9. ^ Vincenzo Prestigiacomo, Palermo, 100 anni di rosanero, in Gazzetta dello Sport, 27 febbraio 2007. URL consultato il 27 settembre 2012.
  10. ^ Storia del Palermo Calcio - 1907, su palermocalcio.it, Ilpalermocalcio.it. URL consultato il 25 settembre 2012.
  11. ^ AA.VV. 1978, p.8
  12. ^ AA.VV. 1978, p.10
  13. ^ (EN) Roberto Quartarone, Lipton Challenge Cup, su rsssf.com, RSSSF, 15 maggio 2005. URL consultato il 24 maggio 2010.
  14. ^ Prestigiacomo 2001, p.41
  15. ^ Prestigiacomo 2001, p.45
  16. ^ a b Storia del Palermo Calcio - 1920, su palermocalcio.it, Ilpalermocalcio.it. URL consultato il 25 settembre 2012.
  17. ^ I primi tornei Ballor.net
  18. ^ Prestigiacomo 2001, p.54
  19. ^ a b I primi 60 anni parte 2ª: dal dopoguerra alla prima Serie A, su cuorerosanero.com. URL consultato il 25 settembre 2012.
  20. ^ In Prestigiacomo 2001, p.58 viene erroneamente scritto 10 luglio, ma essendo avvenuto il ritiro fra la nona e la decima giornata si tratta con tutta probabilità del 10 dicembre
  21. ^ Storia del Palermo Calcio - 1926 Palermocalcio.it
  22. ^ a b c Prestigiacomo 2001, p.59
  23. ^ Prestigiacomo 2001, p.43
  24. ^ a b c d e Storia del Palermo Calcio - 1932, su palermocalcio.it, Ilpalermocalcio.it. URL consultato il 28 settembre 2012.
  25. ^ Prestigiacomo 2001, p.74
  26. ^ Giordano, p. 183
  27. ^ Claudio Mancuso, Palermo in camicia nera. Le trasformazioni dell'identità urbana (1922-1943) (PDF), su storiamediterranea.it, 10 dicembre 2008. URL consultato il 28 settembre 2012.
  28. ^ Michele Marrone - Archivio Biografico Comunale (PDF), su comune.palermo.it, p. 242. URL consultato il 28 settembre 2012.
  29. ^ AA.VV. 1978, p.27
  30. ^ Prestigiacomo 2004, p.15
  31. ^ I primi 60 anni parte 3ª: dalla prima Serie A alla morte del principe Raimondo Lanza, su cuorerosanero.com. URL consultato il 28 settembre 2012.
  32. ^ AA.VV. 1978, p.34
  33. ^ Storia del Palermo Calcio - 1940, su palermocalcio.it, Ilpalermocalcio.it. URL consultato il 28 settembre 2012.
  34. ^ Giuseppe Agnello - Archivio Biografico Comunale (PDF), su comune.palermo.it, p. 253. URL consultato il 28 settembre 2012.
  35. ^ a b Prestigiacomo 2004, p.33
  36. ^ Prestigiacomo 2004, p.31
  37. ^ I primi 60 anni parte 4ª: dal 1954 al 1960, su cuorerosanero.com. URL consultato il 28 settembre 2012.
  38. ^ (EN) Davide Rota, Argentine players in Italy, su rsssf.com, 12 giugno 2009. URL consultato il 28 settembre 2012.
  39. ^ a b Prestigiacomo 2004, pp.66-69
  40. ^ Salvatore Geraci, Fernando, il primo bomber, su ricerca.repubblica.it, Repubblica.it, 22 novembre 2009. URL consultato il 28 settembre 2012.
  41. ^ Prestigiacomo 2001, p.170
  42. ^ Quando al Palermo scipparono la Coppa Italia, su storiedicalcio.altervista.org. URL consultato il 28 settembre 2012.
  43. ^ Gli anni settanta, su cuorerosanero.com, Cuore Rosanero. URL consultato il 28 settembre 2012.
  44. ^ Prestigiacomo 2001, p.172
  45. ^ Storia del Palermo Calcio - 1987, su palermocalcio.it, Ilpalermocalcio.it. URL consultato il 28 settembre 2012.
  46. ^ Lo Stadio Renzo Barbera: la storia, su palermocalcio.it, Ilpalermocalcio.it. URL consultato il 28 settembre 2012.
  47. ^ Prestigiacomo 2001, p.180
  48. ^ Palermo, a giugno cambio della denominazione sociale?, su tuttopalermo.net. URL consultato il 28 settembre 2012.
  49. ^ Il Palermo 1995/96, su cuorerosanero.com, Cuore Rosanero. URL consultato il 28 settembre 2012.
  50. ^ Prestigiacomo 2001, p.197
  51. ^ Prestigiacomo 2001, p.199
  52. ^ Giancarlo Padovan, Zamparini trasloca mezzo Venezia a Palermo, in Il Corriere della Sera, 14 luglio 2002, p. 37. URL consultato il 28 settembre 2012 (archiviato dall'url originale).
  53. ^ Massimo Norrito, Tutti pazzi per i rosanero la Favorita diventa stretta, in Repubblica.it, 7 settembre 2002. URL consultato il 28 settembre 2012.
  54. ^ Giuseppe Bagnati, Palermo impazzisce per la A, in Gazzetta dello Sport, 30 maggio 2004, p. 21. URL consultato il 9 giugno 2010.
  55. ^ Gol al Bari? Mio padre mi aiutò da lassù, su mediagol.it, 9 settembre 2009. URL consultato il 29 settembre 2012.
  56. ^ (EN) Italian league halted by violence, su news.bbc.co.uk, BBC News, 2 febbraio 2007. URL consultato il 9 giugno 2010.
  57. ^ Comunicato Ufficiale FIGC n°63 del 2/2/2007
  58. ^ (EN) ECA Members by country, su ecaeurope.com, ECA-European Club Association. URL consultato il 29 settembre 2012.
  59. ^ Delio Rossi è l'allenatore del Palermo, su ilpalermocalcio.it, 23 novembre 2009. URL consultato il 29 settembre 2012.
  60. ^ Stagione da record per il Palermo, su ilpalermocalcio.it, 25 maggio 2012. URL consultato il 29 settembre 2012.
  61. ^ Antonio Farinola, Doppio Eto'o rovina i sogni del Palermo, Repubblica.it, 29 maggio 2011. URL consultato il 29 settembre 2012.
  62. ^ Aldo Cangemi, Serie B, trionfo Palermo: Serie A! È una cavalcata record, su gazzetta.it, 3 maggio 2014. URL consultato il 21 agosto 2016.

Bibliografia

  • Il Grande Calcio. Enciclopedia del calcio mondiale, Milano, Fabbri Editori, 1988.
  • Almanacco illustrato del calcio, Modena, Panini, 1971-2008.
  • AA.VV., Il Palermo d'ogni tempo. Storia, avvenimenti e fatti dal 1898 ai nostri giorni, Palermo, 1978, p. 80, ISBN.
  • AA.VV., Palermo Rosa Nero, Palermo, PIELLE, 2004, p. 122, ISBN.
  • Roberto Ginex, Gueli, Roberto, Breve storia del grande Palermo, Rome, Newton, 1996, p. 66, ISBN 88-8183-361-1.
  • Giovanni Giordano, Brandaleone, Carlo, Calcio Palermo: gli ottantaquattro anni di storia della societa rosanero, Palermo, Giada, 1982, p. 432, ISBN 88-8207-144-8.
  • Cesare La Rocca, Il Palermo un mito in rosanero, Palermo, Editrice Primerano, 1985, p. 336, ISBN.
  • Vincenzo Prestigiacomo, Bagnati, Giuseppe; Maggio, Vito, Il Palermo: una storia di cento anni, Palermo, Corrado Rappa editore, 2001, p. 232, ISBN.prefazione di Candido Cannavò
  • Vincenzo Prestigiacomo, Bagnati, Giuseppe; Maggio, Vito, Il Palermo racconta: storie, confessioni e leggende rosanero, Palermo, Grafill, 2004, p. 253, ISBN 88-8207-144-8.
  • Giovanni Tarantino, Paolo Massimiliano Paterna (disegni di), Una storia in rosa e nero. La maglia del Palermo, i colori di una città, Palermo, il Palindromo, 2014, p. 104, ISBN 978-88-98447-07-7.
  • Luigi Tripisciano, Album rosanero, Palermo, Flaccovio Editore, giugno 2004, p. 168, ISBN 88-7804-260-9.introduzione di Giorgio Tosatti

Voci correlate

Collegamenti esterni

  • Correva l'anno..., su cuorerosanero.com (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2013).