Foreste miste del Pindo
Pindus Mountains mixed forests
 
Monti Triggia nel Pindo ellenico
EcozonaPaleartica (PA)
BiomaForeste, boschi e macchie mediterranei
Codice WWFPA1217
Superficie39 500 km²
ConservazioneIn pericolo critico
Stati  Albania,  Montenegro,   Grecia,   Kosovo
 
Scheda WWF

Le foreste miste del Pindo sono una ecoregione terrestre della ecozona paleartica appartenente al bioma delle foreste, boschi e macchie mediterranei (codice ecoregione: PA1217[1]) che si sviluppa per circa 39.500 km2 lungo la catena montuosa del Pindo nella penisola balcanica meridionale.

Lo stato di conservazione è considerato in pericolo critico.

Territorio

L'ecoregione si sviluppa lungo i balcani centro-meridionali per una lunghezza di circa 500 km a partire del confine fra l'Albania settentrionale ed il Kosovo fino all'Etolia nella Grecia Centrale. Comprendono (da nord a sud); le Albanidi, il Monte Korab

La regione è caratterizzata da un clima mediterraneo continentale con temperature medie annuali tra i 7 e i 13ºC, e precipitazioni medie tra 500-1000 mm, con inverni freddi (temperatura media del mese più freddo tra 0-5ºC) e un moderato periodo di siccità estiva.

Flora

Le foreste della regione iberica nord-occidentale mostrano qualche variazione in accordo con l'altitudine. Alle quote più basse e nel letto dei fiumi, come il bacino centrale del Duero al confine tra Spagna e Portogallo, si caratterizzano per le specie di latifoglie sclerofille: (Quercus ilex ballota, Olea europaea, e Pistacia terebinthus). Nel letto dei fiumi si trovano un certo numero di specie relitte di latifoglie, quali ad esempio, Celtis australis. Boschi di ginepro rosso (Juniperus oxycedrus) occupano alcuni altopiani rocciosi. Le quote medie e alte sono dominate da boschi di querce caducifoglie di Quercus pyrenaica e Quercus faginea. Specie relitte di pino marittimo (Pinus pinaster) si trovano su pendii rocciosi e asciutti, dove si trovano formazioni miste e di pino e quercia. Sull pendici meridionali rocciose dei monti Cantabrici si trovano boschi di conifere relitte di Pinus sylvestris e Juniperus thurifera.

Questa ecoregione non ospita una ricchissima flora indigena. Ci sono alcune specie endemiche, ma il tasso di endemismo è meno che il 10% della flora totale. Esempi sono: Angelica angelicastrum, Aquilegia dichroa, Armeria humilis, Centaurea micrantha subsp . herminii , Centaurea rothmalerana, Dianthus planellae, Isatis platyloba, jasione crispa serpentinica, Linaria coutinhoi, e Murbeckiella sousae.

Fauna

I grandi carnivori sono rappresentati principalmente dal lupo grigio (Canis lupus), la cui popolazione è in aumento nella regione e rappresenta la più grande popolazione iberica, concentrata nelle montagne della Sierra Culebra. L'orso bruno (Ursus arctos) si trova sul versante sud dei monti Cantabrici. Altre specie dell'area cantabrica che stagionalmente si diffondono in questa ecoregione sono il camoscio cantabrico (Rupicapra pyrenaica parva) e il gallo cedrone (Tetrao urogallus), specie altamente a rischio .

Nell'area sono presenti alcuni grandi erbivori, come cervi (Cervus elaphus) e caprioli (Capreolus capreolus), che sono distribuiti in gran parte della regione. Altri mammiferi significativi distribuiti ampiamente sono: gatto selvatico (Felis sylvestris), il tasso eurasiatico (Meles meles), la faina (Martes foina), e la genetta comune (Genetta genetta). Nei fiumi di montagna e' è ancora ben rappresentata la lontra (Lutra lutra).

Tra le specie più importanti di uccelli da segnalare sono grifone (Gyps fulvus), aquila reale (Aquila chrysaetos), biancone (Circaetus gallicus), e capovaccaio (Neophron percnopterus).

Alcuni rettili degni di nota sono Mauremys caspica, Lacerta schreiberi, Anguis fragilis, e Macroprotodon cucullatus.

Popolazione

L'area e' costituita da aree remote e selvagge e pertanto storicamente scarsamente abitate da popolazioni umane.

Conservazione

L'habitat naturale di questa area e' fortemente danneggiato in quanto le foreste sono state intensamente convertite in pascoli per l'utilizzo da parte del bestiame e per i terreni agricoli. Le foreste rimanenti sono quasi interamente trasformate in boschi cedui, a causa della forte raccolta di legna da ardere avvenuta nel corso degli ultimi secoli. La tendenza all'abbandono rurale degli ultimi cinque decenni, ha contribuito all'espansione delle foreste secondarie. Negli anni '60 e '70 vi e' stata una ampia riforestazione a base di Pinus pinaster.

Nella regione si trovano diverse aree naturali protette.

Note

  1. ^ (EN) Pindus Mountains mixed forests, in Terrestrial Ecoregions, World Wildlife Fund. URL consultato il 23 gennaio 2017.

Voci correlate

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Foreste costiere dell'Africa orientale

Foreste costiere dell'Africa orientale
Eastern Africa Coastal Forests
 
Parco di Arabuko-Sokoke
DominioTerrestre
EcozonaAfrotropicale
BiomaForeste pluviali di latifoglie tropicali e subtropicali
Ecoregione G2008
EcoregioniAT0125, AT0128
Superficie112 000 km2
ConservazioneRelativamente stabile/intatta
Stati  Kenya,   Somalia,   Tanzania,   Malawi,   Mozambico,  Zimbabwe
 
Scheda Global 200

Le foreste costiere dell'Africa orientale sono una ecoregione globale che fa parte della lista Global 200 delle ecoregioni prioritarie per la conservazione definita dal WWF.[1]. Appartiene al bioma delle foreste pluviali di latifoglie tropicali e subtropicali della regione afrotropicale.

La regione si estende per circa 112.000 km2 lungo la costa dell'Africa Orientale fra la Somalia meridionale ed il Mozambico attraverso il Kenia e la Tanzania con delle piccolissime aree in Malawi, Zimbabwe. La regione è considerata in pericolo critico.

La regione e' inserita fra gli hotspot di biodiversità.[2]

Nella regione si trovano diversi parchi fra cui il Parco nazionale di Arabuko Sokoke in Kenia.

Ecoregioni

Le foreste costiere dell'Africa orientale sono formate da due ecoregioni terrestri:

Note

  1. ^ Eastern Africa Coastal Forests, su wwf.panda.org, WWF. URL consultato il 10 gennaio 2017.
  2. ^ Biodiversity Hotspots (PDF), su cnrs.fr, Conservation International. URL consultato il 22 gennaio 2017.

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