Storia dell'impero bizantino
La storia dell'impero bizantino copre la storia dell'impero romano d'Oriente dalla tarda antichità alla caduta di Costantinopoli nel 1453. Diversi eventi dal IV al VI secolo segnarono il periodo transitorio durante il quale l'impero romano fu diviso in oriente greco e occidente latino. Nel 285, l' imperatore Diocleziano ( 284-305) partizionò l'amministrazione dell'Impero romano in due metà, orientale e occidentale.[1] Tra il 324 e il 330, Costantino I (306–337) trasferì la capitale principale da Roma a Bisanzio, successivamente nota come Costantinopoli ("Città di Costantino") e Nova Roma. La prima fonte sulla "Nuova Roma" in un documento ufficiale si trova nei canoni del primo concilio di Costantinopoli (381), dove è usta per giustificare la dichiarazione che la sede patriarcale di Costantinopoli era seconda soltanto a quella di Roma.[2] Sotto Teodosio I (379–395), il cristianesimo divenne la religione di Stato dell'impero e le altre religioni romane politeiste vennero vietate. Infine, sotto il regno di Eraclio I (610-641), le forme militare e amministrativa dell'Impero vennero ristrutturate e adottata la lingua greca per l'uso ufficiale al posto di quella latina.[3][4][5] Così, anche se continuò lo stato romano, mantenendo le antiche tradizioni, gli storici moderni distinguono Bisanzio da Roma nella misura in cui si orientò verso il greco piuttosto che alla cultura latina e fu caratterizzata dal cristianesimo ortodosso piuttosto che dal politeismo romano.[6][7][8]
I confini dell'Impero mutarono in modo significativo nel corso della sua esistenza, passando attraverso diversi cicli di declino e di recupero. (527-565) Durante il regno di Giustiniano I, l'Impero raggiunse la sua massima estensione dopo aver riconquistato gran parte delle coste occidentali del Mediterraneo storicamente romane, tra cui il Nord Africa, l'Italia e Roma stessa, che mantenne per altri due secoli. Durante il regno di Maurizio (582-602), la frontiera orientale dell'Impero venne ampliata e il nord stabilizzato. Tuttavia, il suo assassinio provocò una guerra della durata di oltre due decenni contro la Persia sassanide, che esaurì le risorse dell'Impero e contribuì a gravi perdite territoriali durante le conquiste musulmane del VII secolo. Nel giro di pochi anni l'Impero perse le sue province più ricche, l'Egitto e la Siria, passate agli arabi.[9]
Durante la dinastia dei Macedoni (X-XI secolo), l'Impero conobbe un lungo periodo di ampliamento durato due secoli, che si concluse con la perdita di gran parte dell'Asia Minore andata ai turchi selgiuchidi dopo la Battaglia di Manzicerta del 1071. Questa battaglia aprì la strada ai turchi per stabilirsi in Anatolia.
I secoli finali del dell'Impero mostrarono una tendenza generale al declino. Faticò a recuperare nel corso del XII secolo, ma subì un colpo mortale durante la quarta crociata, quando Costantinopoli fu saccheggiata e l'Impero sciolto e diviso tra i competitori, in greco-bizantino e regni latini. Nonostante il recupero di Costantinopoli e il ristabilimento dell'impero nel 1261, sotto i Paleologi, Bisanzio rimase solo uno dei tanti piccoli stati rivali della zona negli ultimi due secoli della sua esistenza. I suoi territori rimanenti vennero progressivamente annessi dagli ottomani nel corso del XV secolo. La caduta di Costantinopoli per mano dell'Impero ottomano, nel 1453, mise fine definitivamente all'Impero romano d'Oriente.
Tetrarchia
Durante il III secolo, tre crisi minacciarono l'impero romano: invasioni esterne, guerre civili interne e un'economia crivellata di debolezze e problemi.[10] La città di Roma divenne sempre meno importante come centro amministrativo. La crisi del III secolo mise in evidenza i difetti del sistema eterogeneo di governo che Augusto aveva creato per amministrare il suo immenso dominio. I suoi successori avevano introdotto alcune modifiche, ma gli eventi avevano reso chiaro che era necessario un nuovo, più centralizzato e uniforme sistema.[11]
Diocleziano creò un nuovo sistema amministrativo (la tetrarchia).[11] Associò a se un co-imperatore, o Augusto. Ogni Augusto avrebbe dovuto adottare un giovane collega, o Cesare, per condividere con lui l'impero e, infine, per succedergli alla sua morte. Dopo l'abdicazione di Diocleziano e Massimiano, tuttavia, la tetrarchia crollò e Costantino I la sostituì con il principio dinastico di successione ereditaria.[12]
Costantino I e i suoi successori
Costantino spostò la sede dell'Impero e introdusse importanti cambiamenti an ambito civile e religioso.[14] Nel 330, fondò Costantinopoli come seconda Roma, sul sito di Bisanzio, che era ben posizionata a cavallo delle rotte commerciali tra Oriente e Occidente; era una base ideale da cui partire per controllare il Danubio, ed era abbastanza vicina alle frontiere orientali. Costantino avviò, inoltre, la costruzione delle grandi mura fortificate, che sono state ampliate e ricostruite in epoche successive. John Bagnell Bury afferma che "la fondazione di Costantinopoli [...] inaugurò una divisione permanente tra la parte orientale e occidentale, la greca e la latina, metà una divisione i cui eventi si erano già evidenziati, decisione che influirà su tutta la successiva storia d'Europa."[11]
Costantino portò avanti la riforma amministrativa creata da Diocleziano.[15] Rese stabile il conio (la moneta d'oro Solido che introdusse e divenne una valuta pregiata e stabile[16]), e modificò la struttura dell'esercito. Sotto Costantino, l'Impero aveva recuperato gran parte della sua forza militare e goduto di un periodo di stabilità e di prosperità. Egli riconquistò la parte meridionale della Dacia, dopo aver sconfitto i Visigoti nel 332,[17] e stava progettando una campagna contro la Persia sassanide. Per dividere le responsabilità amministrative, Costantino sostituì il singolo prefetto del pretorio, che tradizionalmente esercitava entrambe le funzioni militari e civili, con prefetti regionali che godevano di autorità soltanto civile. Nel corso del IV secolo, emersero quattro grandi sezioni da questi inizi costantiniani e la pratica di separare l'autorità civile da quella militare persistette fino al VII secolo.[18]
Sotto Costantino, il cristianesimo non divenne la religione esclusiva dello Stato, ma godette della preferenza imperiale, dal momento che sostenne il cristianesimo con generosi privilegi: chierici erano esenti dalla tassazione, i cristiani vennero preferiti per occupare i ruoli amministrativi e ai vescovi furono affidate le responsabilità giudiziarie.[19] Costantino stabilì il principio secondo il quale gli imperatori non dovevano risolvere le questioni di dottrina, ma avrebbero dovuto convocare dei concili ecclesiastici generali a tal fine. Il Sinodo di Arles venne stato convocato da Costantino e al primo Concilio di Nicea pose la sua pretesa di essere capo della Chiesa.[20]
Lo stato dell'Impero nel 395 può essere descritto in termini di risultati dell'opera di Costantino. Il principio dinastico venne istituito così saldamente che l'imperatore che morì in quell'anno, Teodosio I, poté lasciare in eredità l'impero, congiuntamente ai suoi figli: Arcadio in Oriente e Onorio in Occidente. Teodosio fu l'ultimo imperatore a governare l'intera estensione dell'Impero in entrambe le sue metà.[21]
L'Impero d'Oriente venne in gran parte risparmiato dalle difficoltà incontrate da quello d'Occidente nel III e IV secolo, in parte a causa di una cultura urbana più fermamente stabilizzata e da maggiori risorse finanziarie, che permisero di placare gli invasori con il pagamento di tributi e di mercenari. Per tutto il V secolo, vari eserciti invasero l'Impero d'Occidente ma risparmiarono quello d'Oriente. Teodosio II fortificò ulteriormente le mura di Costantinopoli, rendendo la città impenetrabile alla maggior parte degli attacchi; le mura non furono violate fino al 1204. Per respingere il Unni di Attila, Teodosio diede loro del denaro (presumibilmente 300 kg. d'oro).[22] Inoltre, favorì i commercianti che vivevano a Costantinopoli e che commerciavano con gli Unni e altri gruppi etnici stranieri.
Il suo successore, Marciano si rifiutò di continuare a pagare questa somma esorbitante. Tuttavia, Attila aveva già deviato la sua attenzione verso l'Impero romano d'Occidente.[23] Dopo la sua morte, nel 453, il suo impero crollò e Costantinopoli avviò un proficuo rapporto con gli Unni, che avrebbero poi combattuto come mercenari negli eserciti bizantini.[24]
Dinastia Leonide
Leone I succedette a Marciano, e dopo la caduta di Attila, il vero capo a Costantinopoli fu il generale Ardaburio Aspare degli Alani. Leone I riuscì a liberarsi dall'influenza del capo dei non ortodossi sostenendo l'ascesa degli Isauri, una tribù di semi barbari che viveva nel sud dell'Anatolia. Aspare e suo figlio Ardaburio vennero assassinati in una rivolta nel 471, e d'allora in poi, Costantinopoli restaurò la leadership ortodossa per secoli.[25]
Leone fu anche il primo imperatore a ricevere la corona non da un capo militare, ma dal Patriarca di Costantinopoli, che rappresentava la gerarchia ecclesiastica. Questo cambiamento divenne permanente, e nel Medioevo la caratteristica religiosa dell'incoronazione completamente soppiantato il vecchio modulo militare. In 468, Leone tentò, senza successo, di riconquistare il Nord Africa dai Vandali.[26] A quel punto, l'Impero romano d'Occidente venne limitato all'Italia e le terre a sud del Danubio fino ai Balcani (gli Angli e i Sassoni avevano invaso e si erano insediati in Britannia a partire dai primi decenni del V secolo, mentre Visigoti e Svevi si erano impossessati di porzioni della Spagna romana dal 417, e i Vandali erano entrati Africa nel 429; la Gallia era contesa tra i Franchi sotto Clodoveo I, i Burgundi, i Bretoni, i Visigoti e da alcuni resti di romani, mentre Teodorico governò l'Italia fino al 526[21]).
Nel 466, come condizione della sua alleanza con gli Isauri, Leone sposò la figlia di Tarasicodissa, Ariadne, mentre Tarasicodissa prese il nome di Zenone. Quando Leone morì, nel 474, il figlio minore di Arianna salì al trono come Leone II, con Zenone come reggente. Quando Leone II morì, in quello stesso anno, divenne imperatore Zenone. La fine dell'Impero d'Occidente a volte è datata al 476, all'inizio del regno di Zenone, quando il generale romano germanico Odoacre depose l'Imperatore titolare occidentale Romolo Augusto, ma si rifiutò di sostituirlo con un altro fantoccio.
Per recuperare l'Italia, Zenone poteva soltanto negoziare con gli Ostrogoti di Teodorico, che si erano stabiliti in Mesia. Mandò il re goto in Italia come magister militum per Italiam ("comandante in capo per l'Italia"). Dopo la caduta di Odoacre nel 493, Teodorico, che aveva vissuto a Costantinopoli durante la sua giovinezza, regnò sull'Italia per suo conto. Così, suggerendo a Teodorico di conquistare l'Italia come suo regno ostrogoto, Zenone mantenne almeno una supremazia nominale in quel paese occidentale, mentre si liberava in quello d'Oriente di un subordinato indisciplinato.[21]
Nel 475, Zenone fu deposto da Basilisco, il generale che aveva guidato, nel 468, l'invasione di Leone I del Nord Africa, ma si riprese il trono venti mesi dopo. Tuttavia, si trovò di fronte una nuova minaccia da un altro Isaurico, Leonzio, che venne anche eletto imperatore rivale. Nel 491 Anastasio I, un anziano ufficiale civile di origine romana, divenne imperatore, ma soltanto nel 498 che le forze del nuovo imperatore presero efficacemente il controllo sulla resistenza degli Isaurici.[21] Anastasio si rivelò essere un riformatore energico e un amministratore capace. Perfezionò il sistema di conio di Costantino modificando definitivamente il peso del rame follis, la moneta usata nella maggior parte delle transazioni quotidiane.[27] Riformò anche il sistema fiscale ed abolì, in maniera permanente, l'odiata tassa chrysargyron (tassa sul commercio). Al momento della sua morte la tesoreria di Stato conteneva l'enorme quantitativo di 145.150 kg d'oro.
Giustiniano I e i suoi successori
Giustiniano I, che salì al trono nel 527, realizzò un periodo di espansione bizantina negli ex territori romani. Giustiniano, figlio di un contadino illirico, potrebbe aver già esercitato un controllo efficace durante il regno di suo zio, Giustino I (518-527).[21][28] Nel 532, nel tentativo di assicurarsi la frontiera orientale, Giustiniano firmò un trattato di pace con Cosroe I accettando di pagare un grande tributo annuale ai Sasanidi. Nello stesso anno, sopravvisse ad una rivolta a Costantinopoli, la rivolta di Nika, che si concluse con la morte (presumibilmente) di trentamila dimostranti. Questa vittoria solidificò il potere di Giustiniano.[28]
Le conquiste occidentali iniziarono nel 533, quando Giustiniano inviò il suo generale Belisario a reclamare l'antica provinia romana d'Africa dai Vandali che la controllavano dal 429, con capitale Cartagine.[29] Il successo giunse con sorprendente facilità, ma ma solo nel 548 le principali tribù locali vennero sottomesse.[30] Nell'Italia ostrogota, la morte di Teodorico il Grande, del nipote ed erede Atalarico, e di sua figlia Amalasunta aveva lasciato sul trono il suo assassino, Teodato (534-536), nonostante la sua indebolita autorità. Nel 535, una piccola spedizione bizantina in Sicilia ebbe facile successo, ma i Goti presto irrigidirono la loro resistenza e la vittoria non giunse fino al 540, quando Belisario catturò Ravenna, dopo assedi di successo a Napoli e Roma.[31] Nel 535-536, Papa Agapito I venne inviato a Costantinopoli da Teodato, al fine di richiedere la rimozione delle forze bizantine dalla Sicilia, Dalmazia e Italia. Anche se Agapito fallì nella sua missione di firmare una pace con Giustiniano, riuscì ad avere successo nella denuncia del monofisita patriarca Antimo I di Costantinopoli, nonostante il sostegno e la protezione dell'imperatrice Teodora.[32]
Tuttavia, gli Ostrogoti furono ben presto riuniti sotto il comando del Totila e conquistarono Roma il 17 dicembre 546 e Belisario fu richiamato da Giustiniano nei primi mesi del 549.[34] L'arrivo dell'eunuco armeno Narsete in Italia (fine 551), con un esercito di circa 35.000 uomini, segnò un altro cambiamento nelle fortune gotiche. Totila fu sconfitto e morì nella battaglia di Busta Gallorum. Il suo successore, Teia, venne anch'esso sconfitto nella Battaglia dei Monti Lattari (ottobre 552). Nonostante la continua resistenza di alcuni presidi Goti e due invasioni successive da parte dei Franchi e Alemanni, la guerra per la conquista della penisola italiana era finita.[35] Nel 551, un nobile di visigota di Spagna, Atanagildo, cercò l'aiuto di Giustiniano per una ribellione contro il re, e l'imperatore inviò una forza sotto Liberio, che, anche se anziano, si rivelò un comandante militare di successo. L'impero bizantino, ottenne una piccola porzione della costa spagnola fino al regno di Eraclio I.[36]
In Oriente, le guerre romano-persiane continuarono fino al 561 quando gli inviati di Khusro e di Giustiniano concordarono una pace di 50 anni. A metà degli anni 550, Giustiniano aveva ottenuto vittorie nella maggior parte dei teatri delle operazioni, con la notevole eccezione dei Balcani, che vennero sottoposti a ripetute incursioni dagli slavi. Nel 559, l'Impero dovette fronteggiare una grande invasione di Kutrigur e Sclaveni. Giustiniano richiamato Belisario dalla pensione, ma una volta che il pericolo immediato era finito, l'imperatore assunse egli stesso il comando. La notizia che Giustiniano aveva rafforzato la sua flotta del Danubio mise in ansia i Kutrigur che decisero di stipulare un trattato che dava loro un compenso e un passaggio sicuro dall'altra parte del fiume.[28]
Giustiniano divenne universalmente famoso in seguito alla sua riforma legislativa, notevole per il suo carattere travolgente.[37] Nel 529, una commissione di dieci uomini presieduta da Giovanni di Cappadocia rivedette l'antico diritto romano, creando il nuovo Corpus iuris civilis, una raccolta di leggi che venne ad essere indicata come Codice di Giustiniano. Nelle Pandette, completate sotto la direzione di Triboniano nel 533, l'ordine e il sistema vennero trovati in sentenze contraddittorie dei grandi giuristi romani e in un libro, Istituzioni di Giustiniano, scritto per facilitare l'istruzione nelle scuole di diritto. Il quarto libro, Novellae, era costituito da collezioni di editti imperiali promulgati tra il 534 e il 565. A causa delle sue politiche ecclesiastiche, Giustiniano entrò in collisione con gli Ebrei, i pagani, e le varie sette cristiane. Queste ultime comprendevano i manichei, i nestoriani, i monofisiti e gli ariani. Al fine di sradicare completamente il paganesimo, Giustiniano chiuse la famosa scuola filosofica di Atene nel 529.[38]
Nel corso del VI secolo, la tradizionale cultura greco-romana era ancora influente nell'Impero d'Oriente con rappresentanti di spicco come il filosofo naturale Giovanni Filopono. Tuttavia, la filosofia e la cultura cristiana erano in ascesa e cominciarono a dominare la cultura più antica. Inni scritti da Romano il Melode segnarono lo sviluppo della Divina liturgia, mentre architetti e costruttori lavorarono per completare la nuova Chiesa della Santa Sapienza, (Hagia Sophia), progettata per sostituire una chiesa più antica distrutta nel corso della rivolta Nika. La Basilica di Santa Sofia si presenta oggi come uno dei più importanti monumenti della storia dell'architettura.[21] Durante il VI e VII secolo l'Impero venne colpito da una serie di epidemie, che portarono ad una drastica riduzione della popolazione, contribuendo ad un declino economico significativo e all'indebolimento dell'Impero.[39]
Dopo la morte di Giustiniano, nel 565, il suo successore, Giustino II si rifiutò di pagare il grande tributo ai Persiani. Nel frattempo, i tedeschi Longobardi invasero l'Italia; entro la fine del secolo, solo un terzo dell'Italia rimaneva in mani bizantine. Il successore di Giustino, Tiberio II, scegliendo tra i suoi nemici, diede dei sussidi agli Avari mentre era impegnato in azioni militari contro i Persiani. Anche se il suo generale, Maurizio, realizzò una campagna efficace sul confine orientale, i sussidi non riuscirono a contenere gli Avari. Essi conquistarono la fortezza balcanica di Sirmio nel 582, mentre gli slavi cominciavano a farsi strada attraverso il Danubio. Maurizio, che nel frattempo era succeduto a Tiberio, intervenne in una guerra civile persiana, collocando nuovamente sul trono il legittimo Cosroe II e sposò la di lui figlia. Il trattato di Maurizio con il suo nuovo cognato ampliò i territori dell'Impero in Oriente e consentì all'energico imperatore di concentrarsi sui Balcani. Nel 602 una serie di successi bizantini aveva spinto Avari e Slavi ad indietreggiare oltre il Danubio.[40]
Dinastia Eraclite e contrazione dei confini
Dopo l'assassinio di Maurizio da parte di Foca, Cosroe ne approfittò per riconquistare la provincia romana di Mesopotamia.[41] Foca, un sovrano impopolare che è sempre descritto nelle fonti bizantine come un "tiranno", fu il bersaglio di una serie di trame da parte del senato e venne deposto nel 610 da Eraclio, che giunse a Costantinopoli, via mare da Cartagine, con un'icona fissata alla prua della sua nave.[42] Dopo l'ascensa al trono di Eraclio, l'avanzata sasanide si soinse in profondità nell'Asia Minore, occupando Damasco e Gerusalemme rimuovendo la Vera Croce a Ctesifonte.[43] La controffensiva di Eraclio assunse il carattere di una guerra santa e un'immagine acheropita di Cristo venne adottata come stendardo militare.[44] Allo stesso modo, quando Costantinopoli venne salvata da un assedio degli Avari, nel 626, la vittoria venne attribuita alle icone della Vergine che furono condotte in processione dal patriarca Sergio presso le mura della città[45] La principale forza sasanide fu distrutta a Ninive nel 627 e nel 629 Eraclio restaurò la Vera Croce a Gerusalemme nel corso di una cerimonia maestosa.[46] La guerra aveva esaurito sia i bizantini che i Sasanidi e li aveva lasciati estremamente vulnerabili agli arabi emersi negli anni successivi.[47] I bizantini subirono una sconfitta schiacciante alla battaglia dello Yarmuk nel 636 e Ctesifonte cadde nel 634.[48]
Eraclio fu il primo imperatore che siostituì il tradizionale titolo latino (Augusto) con il greco Basileus (in greco Βασιλεύς).[49] Questo passaggio dal latino al greco trova un parallelo nell'abbandono contemporaneo del latino nei documenti ufficiali.[50] Nel tentativo di sanare il divario dottrinale tra Calcedonia e monofisiti cristiani, Eraclio propose monotelismo come compromesso. Nel 638 la nuova dottrina venne pubblicata nel nartece della Basilica di Santa Sofia, come parte di un testo chiamato Ekthesis, che proibiva un'ulteriore discussione del problema. A questo punto, però, la Siria e la Palestina, entrambi focolai di fede monofisita, erano cadute sotto gli arabi e, un altro centro monofisita, l'Egitto, cadde nel 642. L'ambivalenza verso il dominio bizantino, da parte dei monofisiti, diminuì la resistenza locale all'espansione araba.[51]
Eraclio riuscì a stabilire una dinastia e la sua discendenza mantenne il trono, con qualche interruzione, fino al 711. I loro regni furono caratterizzati sia da grandi minacce esterne, da Occidente ed Oriente, che ridussero il territorio dell'impero ad una frazione della sua estensione del VI secolo, che da significative turbolenze interne e trasformazioni culturali.
Gli arabi, che ormai detenevano saldamente il controllo della Siria e del Levante, inviarono frequenti scorrerie in profondità nell'Asia Minore e nel 674-678 assediarono la stessa Costantinopoli. La flotta araba venne infine respinta attraverso l'uso del fuoco greco e un armistizio di una trentina di anni venne firmato tra l'Impero e il califfato omayyade[52] Comunque, le incursioni in Anatolia continuarono senza sosta e accelerarono la scomparsa della cultura urbana classica, con gli abitanti di molte città che si rinchiusero in aree molto più piccole all'interno delle mura della città vecchia o si spostarono interamente in fortezze vicine.[53] La stessa Costantinopoli perse gran parte dei propri abitanti, passando da 500.000 a un numero tra 40.000 e 70.000, e, come gli altri centri urbani, venne in parte ruralizzata. La città perse anche le spedizioni libere di grano nel 618, dopo che l'Egitto era caduto prima sotto i persiani e poi sotto gli arabi, e la distribuzione pubblica di grano cessò.[54] Il vuoto lasciato dalla scomparsa delle vecchie istituzioni cittadine semi-autonome, venne colmato dal sistema Thema, che comportò la divisione dell'Asia Minore in "province" occupate da eserciti distinti che assunsero l'autorità civile e rispondevano direttamente all'amministrazione imperiale. Questo sistema può aver avuto le sue radici in alcune "misure" ad hoc adottate da Eraclio, ma nel corso del VII secolo si sviluppò in un nuovo sistema di governo imperiale.[55]
Il ritiro di enormi quantità di truppe dai Balcani, per combattere i persiani e poi gli arabi nella zona orientale, aprì la porta ad una graduale espansione verso sud dei popoli slavi, e, come in Anatolia, molte città si ridussero a piccoli insediamenti fortificati.[56] Negli anni 670 i Bulgari vennero spinti a sud del Danubio dall'arrivo dei Kazaki, e nel 680 le forze bizantine, che erano state inviate a disperdere questi nuovi insediamenti, vennero sconfitte. L'anno dopo, Costantino IV firmò un trattato con il khan bulgaro Asparuh e il nuovo Stato bulgaro assunse la sovranità su alcune tribù slave che in passato, almeno nominalmente, avevano riconosciuto l'autorità dell'Impero bizantino.[57] Nel 687–688, l'imperatore Giustiniano II guidò una spedizione contro gli Slavi e i Bulgari che ottenne risultati significativi, anche se il fatto che dovette farsi strada in Tracia e Macedonia dimostra quanto era decaduto il potere bizantino nel nord dei Balcani.[58]
L'unica città bizantina che è rimasta relativamente inalterata, nonostante un calo significativo della popolazione e almeno due focolai di peste, era Costantinopoli.[59] Tuttavia, la capitale imperiale fu caratterizzata da una serie di conflitti, sia politici che religiosi. Costante II proseguì la politica monotelita del nonno, Eraclio, incontrando una notevole opposizione da parte dei laici e del clero. Gli oppositori più accesi, Massimo il Confessore e papa Martino I vennero arrestati, portati a Costantinopoli, torturati ed esiliati.[60] Constante sembra fosse diventato immensamente impopolare nella capitale e trasferì la propria residenza a Siracusa, dove venne ucciso da un membro della sua corte.[61] Il Senato visse una rinascita della sua importanza, nel VII secolo, e si scontrò con gli imperatori in numerose occasioni.[62] L'ultimo imperatore della dinastia eraclite, Giustiniano II, tentò di spezzare il potere dell'aristocrazia urbana attraverso la tassazione severa e la nomina di "esterni" ai posti amministrativi. Egli fu cacciato dal potere nel 695, e si rifugiò prima presso i Cazari e poi presso i Bulgari. Nel 705 tornò a Costantinopoli con gli eserciti del Khan bulgaro Tervel, riconquistò il trono e istituì un regime di terrore contro i suoi nemici. Con la sua caduta finale, nel 711, ad opera, ancora una volta, della nobiltà urbana, la dinastia Eraclite si concluse.[63]
Il VII secolo fu un periodo di trasformazione radicale. L'impero che un tempo si estendeva dalla Spagna a Gerusalemme, era ormai ridotto all'Anatolia, Cherson e ad alcuni frammenti d'Italia e Balcani. Le perdite territoriali erano state accompagnate da un cambiamento culturale; la civiltà urbana era scomparsa in maniera massiccia, i generi letterari classici vennero abbandonati in favore di trattati teologici,[64] ed un nuovo stile "radicalmente astratto" emerse nelle arti visuali.[65] Che l'Impero sia sopravvissuto a questo periodo risulta a tutti un po' sorprendente, soprattutto in considerazione del crollo totale dei Sasanidi a fronte dell'espansione araba, ma una riorganizzazione militare straordinariamente coerente aiutò a resistere alle pressioni esterne e gettò le basi per l'espansione della seguente dinastia.[66] Tuttavia, la massiccia ristrutturazione culturale e istituzionale dell'Impero conseguente alla perdita di territorio, nel VII secolo, causò una rottura decisiva nella romanità del Mediterraneo orientale e lo Stato bizantino venne successivamente considerato come un altro Stato piuttosto che una vera e propria continuazione dell'impero romano.[67]
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