Dottrine cristologiche dei primi secoli

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Già nei primi secoli il Cristianesimo non presenta un assetto ideologico e dottrinale sempre unitario. Nascono e si diffondono tutta una serie di movimenti eterodossi, chiamati Eresie dei primi secoli, che non di rado danno luogo a chiese scismatiche. Fra le diverse eresie dei primi secoli dell'espansione cristiana possiamo ricordare:

Docetismo

Si tratta di una tendenza teologica eterodossa, il cui nome deriva dal termine greco dokéin (= sembrare) e che si è manifestata sotto varie forme dal I al IV sec. d. C. Il nucleo fondamentale di questa dottrina consisteva nel negare che nel Cristo uomo esistesse veramente la natura della carne: da ciò anche la negazione della sofferenza (con la passione e la morte) nell'esperienza terrena di Gesù.Tracce di questa dottrina si trovano persino negli eretici Bogomili e Catari nel Medioevo.

Cerintianesimo

Questo movimento eretico prende il nome da Cerinto, uno gnostico del I secolo (contemporaneo di Giovanni, secondo Ireneo). Cerinto insegnava che

  1. il mondo è stato creato da una potenza inferiore, molto lontana da Dio (che è al di sopra di tutto e non è conosciuto);
  2. Gesù è un grande profeta, nato da Giuseppe e Maria (che non era vergine): Cristo è disceso su di lui sotto forma di colomba al momento del battesimo, gli ha annunciato il Dio Padre sconosciuto e se ne è risalito verso il Padre prima della Passione.

Inoltre Cerinto attendeva, per dopo la resurrezione, un regno terreno di Cristo, di carattere concretamente materiale, e la restaurazione del culto a Gerusalemme. Il suo movimento può essere giudicato sia come un'eresia giudaica, sia come un'eresia cristiana.

Modalismo

Eresia del II-III sec., secondo la quale le tre persone divine sarebbero soltanto tre modalità o aspetti provvisori dell'unica divinità. È una forma del cosiddetto monarchismo: una tendenza che mirava a conservare intatta ed illimitata la "monarchia" di Dio (= la sua assoluta unicità), interpretando perciò la persona di Gesù Cristo come un uomo legato a Dio per il solo fatto di ospitare in sé la forza divina. Il monarchismo esalta a tal punto l'unità divina, da vedere nelle diverse persone della Trinità solo aspetti provvisori dell'unica divinità.

Adozionismo

Questa eresia cristologica accentua l'umanità di Cristo, vedendo in lui soltanto uno strumento storico contingente, subordinato alla potenza del Padre. Questa concezione è assai simile al Subordinazionismo, per la quale il Figlio è strettamente subordinato al Padre. Le dottrine del Modalismo, dell'Adozionismo e del Subordinazionismo sono state condannate nei Concili ecumenici di Nicea (325) e di Costantinopoli (381).

Marcionismo

Marcione (85-160 d. C.) fondò una vera e propria Chiesa scismatica molto bene organizzata. La sua dottrina si basava sull'esasperazione in senso anti-giudaico della contrapposizione fra Antico Testamento e Nuovo Testamento, contrapposizione che è presente nell'insegnamento dell'apostolo Paolo (per cui si parla di paolinismo di Marcione): al "dio giusto" (una divinità inferiore) della storia sacra degli Ebrei si contrappone il dio sommo e buono (il padre di Gesù), che ha inviato suo figlio per la nostra salvezza. La sua dottrina fu influenzata anche dal docetismo. La dottrina del marcionismo è conosciuta solo attraverso un'opera polemica scritta di Tertulliano, il Contro Marcione.

Montanismo

In Frigia su ispirazione del neofito Montano - già sacerdote del culto della dea Cibele - nasce nella seconda metà del II sec. d. C. questo movimento tipico del cristianesimo asiatico, di stampo giovanneo (anche se si è pensato che non siano mancati influssi dai culti in onore di Cibele e di Dioniso). Le caratteristiche principali del Montanismo furono:

  1. una forte tensione profetica (anzi una vera esplosione di profetismo, con la consueta importanza attribuita a visioni e rivelazioni);
  2. l'attesa escatologica del regno di Cristo (la parusia, il ritorno definitivo di Gesù sarebbe stato imminente ed il suo nuovo regno di Gerusalemme sarebbe durato mille anni);
  3. un'etica rigorista ed acetica (esaltazione della verginità, continenza sessuale etc.).

Il risultato della combinazione di questi elementi era la contrapposizione fra la Chiesa cristiana gerarchizzata e una Chiesa carismatica, nella quale avevano un ruolo importante sia i profeti che le donne. Più in generale il Montanismo rappresenta un'evoluzione esasperata del cristianesimo giovanneo. Alla fine del II secolo il Montanismo era diffuso in tutta l'Asia, ed era giunto persino a Roma. Perseguitati dai vescovi, i montanisti si estinsero fra il V e l'VIII (in Oriente) secolo.

Manicheismo

Si tratta di una religione autonoma, fondata dal predicatore Mani (216-276 d.C.) in Iran nel III secolo, ma che ha influenzato il Cristianesimo primitivo, soprattutto in Siria. Dal punto di vista dottrinale il Manicheismo è uno gnosticismo dualistico, che - ispirandosi allo gnosticismo giudeo-cristiano e allo zoroastrismo iranico e fondendo sincretisticamente elementi delle più svariate religioni (Buddismo compreso) - contrappone alla pari, su uno stesso piano i due principi del Male (le Tenebre, il Diavolo) e del Bene (la Luce, Dio): il dio adorato dalle religioni sarebbe in realtà un demonio, mentre il vero dio è un deus absconditus. In campo etico propugna un rigorosissimo ascetismo sia sessuale che alimentare, arrivando a proibire il matrimonio e l'uso di determinati cibi ("encratismo morale"). La Chiesa manichea è divisa fra i "perfetti" (gli asceti, che costituiscono la vera e propria Chiesa) e gli "imperfetti" (uditori o catecumeni). Questa dottrina ha attratto anche molti intellettuali (a partire da Agostino da Ippona, che pure poi lo ha combattuto) e nel Medioevo ha avuto un forte influsso nell'eresia dei Catari , ma, poiché ha coinvolto molte chiese e religioni, compresa quella maomettana (si tratta di un'"eresia universale"), è stata sempre perseguitata ferocemente.

Novazionismo

Questo movimento ereticale e scismatico prende il nome dal presbitero romano Novaziano, che aveva fatto parte del presbyterium di Roma, che aveva governato quella Chiesa per qualche mese dopo la morte del vescovo Fabiano e che aveva aspirato inutilmente a farsi eleggere come successore. Dopo un'iniziale posizione moderata sulla controversa questione della linea da adottare nei confronti dei "lapsi", Novaziano si fece sostenitore di una linea rigorosamente intransigente, si mise in aspro contrasto con la posizione ufficiale della Chiesa (da lui criticata ed accusata di contaminarsi con i peccatori) e fu scomunicato da un concilio romano nel 251. Il contrasto fra i vescovi e Novaziano è l'espressione dell'esistenza fra i Cistiani di due concezioni assai diverse della Chiesa:

  1. per Novaziano, la Chiesa deve essere costituita da un piccolo gruppo di spirituali, che inevitabilmente vivono in conflitto con la città terrena: si tratta, quindi, di una Chiesa di profeti e di martiri;
  2. per i vescovi, invece, la Chiesa è un popolo che deve riunire tutti i fedeli, con i loro diversi livelli: l'élite di spirituali (come i monaci) e la massa enorme di cristiani comuni.

Pertanto, Novaziano ed i suoi seguaci predicavano il rigorismo dottrinale e la necessità di un rinnovamento spirituale all'interno della Chiesa. Grazie al favore di alcuni imperatori romani le comunità ecclesiali novaziane si diffusero rapidamente in tutto l'Impero romano e fiorirono fino al VI secolo.

Donatismo

Prende il nome da Donato di Case Nere (nel 315 successore di Maggiolino sulla cattedra episcopale di Cartagine). Questa dottrina - nata e sviluppatasi nell'Africa e fiorita soprattutto nel IV sec. - prende le mosse da una critica intransigente nei confronti di quei vescovi che non avevano resistito alle persecuzioni di Diocleziano ed avevano consegnato ai magistrati romani i libri sacri: i sacramenti amministrati dai sacerdoti ordinati da questi vescovi "malvagi", "traditores" della fede, apostati non sarebbero validi. Ciò significa che i sacramenti non avrebbero efficacia di per sé, ma dipendono dalla dignità di chi li amministra. Questa eresia, combattuta dai papi e da sant'Agostino, tende a congiungersi a fenomeni di rivolta sociale e con le violenze perpetrate dalle bande armate degli operai agricoli e dei Circoncellioni (vagabondi disoccupati), assumendo così una dimensione rivoluzionaria con rivendicazioni sociali, come la cancellazione dei debiti, il terrorispo nei confronti dei padroni terrieri, ecc. Nacque una Chiesa scismatica africana: una «Chiesa dei santi», «dei martiri», dei combattenti illibati, dei fanatici che desideravano e cercavano il martirio. Addirittura, nell'ansia spasmodica del martirio, i Donatisti arrivarono ad organizzare dei grandi suicidi in massa: buttandosi dai burroni o facendosi bruciare vivi sui roghi. Dopo che nel 321 i Donatisti con le loro lotte avevano ottenuto la tolleranza da parte del potere imperiale, novant'anni dopo, nel 411, l'imperatore Onorio li dichiarò fuorilegge. Poi, le invasioni dell'Africa cristiana da parte dei Vandali (429) prima e degli Arabi dopo sommersero questa Chiesa.

Arianesimo

è il movimento teologico più rilevante del IV secolo ed esprime una tendenza “subordinazionista”. Ario, prete di Alessandria in Egitto (256-336), volendo porre la figura del Padre in posizione preminente all'interno della Trinità, non solo subordina il Figlio al Padre, ma tende a ridurre la figura di Gesù alla dimensione umana, soltanto somigliante a quella divina (homoiousìa = "somiglianza"). Per Ario soltanto il Padre è assolutamente trascendente (non generato, non divenuto, eterno, senza principio, “increato”: unico e solo vero Dio): quindi Gesù non è veramente Dio, anche se - in quanto suo figlio - partecipa alla grazia divina, ed anche il Verbo (o "Logos") non è vero Dio. Infine, anche l'Arianesimo – come il Manicheismo – condurrà poi ad una visione dualistica ed al rifiuto del mondo. Già nel 320, un Concilio di Alessandria d'Egitto, diretto dal vescovo Ales-sandro, condanna l'Arianesimo. Poi, nel 325, durante il Concilio di Nicea (su circa 250/300 vescovi presenti soltanto 3 o 4 sono occidentali: lo stesso Silvestro, vescovo di Roma, si fa rappresentare da due preti), l'imperatore Costantino - su indicazione di Atanasio (futuro vescovo di Alessandria) - fa condannare l'Arianesimo, imponendo il cosiddetto Simbolo (o Credo), rafforzando il testo originale proposto da Eusebio di Cesarea con la definizione di homooùsios (= consustanziale al Padre) attribuita al Cristo. Dopo alcuni decenni di confusione e di incertezza (anche a causa del mute-vole atteggiamento degli imperatori) l'Arianesimo fu estirpato dalle regioni occidentali già alla fine del IV secolo e fu colpito duramente dall'abrogazione - compiuta da Teodosio - delle misure di tolleranza già emanate dall'imperatore Valentiniano II. Tuttavia, grazie all'opera missionaria condotta nel IV secolo fra i Goti da parte del «lettore» Ulfila (compositore di libri sacri, scritti con un nuovo alfabeto – chiamato «gotico» – che sostituì gli antichi caratteri «runici»), l'Arianesimo conobbe una grande diffusione fra i popoli germanici, fra i quali fiorì almeno fino al VII secolo.

Apollinarismo

Questa eresia cristologica, iniziata dal vescovo di Laodicea Apollinare il Giovane (310-390 d. C.), un teologo che si era distinto con Atanasio ed i padri della Cappadocia contro l’Arianesimo. Per cercare di salvaguardare quella divinità della persona di Cristo, che invece era negata dall'Arianesimo, Apollinare sosteneva la formula dell’«unica natura» (mìa phoesis) di Gesù [non già della sua «unica persona»]. Da questa idea Apollinare sviluppava poi la dottrina secondo la quale il Verbo Divino si sarebbe unito in Gesù Cristo ad un'umanità incompleta, cioè ad un'umanità dotata dell'anima vegetativa ed animale ma priva dell'anima razionale: il Verbo Divino avrebbe sostituito in Gesù Cristo quest'anima razionale assente. Questa dottrina prelude al Monofisismo ed ha avuto una grande diffusione, ottenendo l'adesione anche da parte di alcuni vescovi che giunsero persino a sostenere la «consustanzialità» (synousíòsis) della carne di Gesù con la sua divinità (erano i cosiddetti «sinusiasti»). Condannato da vari sinodi del IV secolo (Roma 377, Alessandria 378, Antiochia 379, Costantinopoli 381) e represso dall'imperatore Teodosio (383-388), l'Apollinarismo scomparve nei primi decenni del V secolo.

Priscillianesimo

Questo movimento prende il nome dal vescovo spagnolo Priscilliano: nato ad Avila intorno al 345, fu trucidato con 6 seguaci a Treviri nel 385 su ordine dell'imperatore Massimo (si tratta del primo "eretico" messo a morte dal potere civile). Il priscillianesimo, che interessa soltanto la Spagna e l'Aquitania, riuscì a sopravvivere fino al VI secolo, specialmente in Galizia. Le sue componenti principali sono:

  1. l'ascetismo estremistico (disprezzo della materia);
  2. il dualismo manicheo;
  3. il modalismo in campo trinitario (le tre persone divine sono solo aspetti provvisori dell’unica divinità);
  4. il docetismo nella cristologia (negazione della carnalità di Gesù);
  5. il rivendicazionismo sociale.

Pelagianesimo

Dopo il 410, il monaco bretone Pelagio (ca. 354-ca. 427) diffonde in Africa ed in Palestina una dottrina ascetica molto spinta, che ha come fondamento il “perfezionismo”: una sorta di concezione eroica dell'uomo, che vede l'uomo sostanzialmente libero dagli effetti del peccato originale e perciò capace di operare la salvezza con le sue sole forze (una specie di libero arbitrio: libera facoltà di scegliere fra bene e male). La stessa grazia non sarebbe altro che il libero arbitrio (cioè, la libertà e la responsabilità dell'uomo) e la redenzione di Cristo un semplice appello a fare il bene. Inoltre, per i bambini non vi sarebbe alcun bisogno del battesimo: a fondamento di questa posizione vi era la negazione che il peccato originale fosse trasmesso da Adamo ai suoi discendenti. Nel 418 il Concilio Ecumenico di Cartagine condannò i Pelagiani, e la Chiesa così affermò l'esigenza assoluta della grazia per la salvezza dell'uomo.

Monofisismo

Secondo questa eresia, sostenuta nel V secolo dall’archimandrita di Costantinopoli Eutiche, Gesù possedeva una sola natura (mónos +physis), quella divina, che aveva assorbito la natura umana, presente solo in forma apparente. Questa dottrina fu condannata dal IV Concilio ecumenico di Calcedonia (453), convocato apposta dall'imperatore Marciano: in questa occasione fu confermato il dogma della doppia natura – divina e umana – nell'unica persona di Cristo. Questa eresia è stata seguita dalla Chiesa dei Copti del regno di Abissinia (dove s. Frumenzio aveva introdotto il cristianesimo nel IV sec.), che è rimasta alle dipendenze della Chiesa egiziana fino al 1951(il capo abissino - l’abuna - era un dignitario nominato da Alessandria), nonché dai Giacobiti di Siria, Armenia e Mesopotamia.

Nestorianesimo

Secondo questa eresia, sostenuta nel V secolo dall’archimandrita di Costantinopoli Eutiche, Gesù possedeva una sola natura (mónos +physis), quella divina, che aveva assorbito la natura umana, presente solo in forma apparente. Questa dottrina fu condannata dal IV Concilio ecumenico di Calcedonia (453), convocato apposta dall'imperatore Marciano: in questa occasione fu confermato il dogma della doppia natura – divina e umana – nell'unica persona di Cristo. Questa eresia è stata seguita dalla Chiesa dei Copti del regno di Abissinia (dove s. Frumenzio aveva introdotto il cristianesimo nel IV sec.), che è rimasta alle dipendenze della Chiesa egiziana fino al 1951(il capo abissino - l’abuna - era un dignitario nominato da Alessandria), nonché dai Giacobiti di Siria, Armenia e Mesopotamia.

Monotelismo

Questa antica eresia cristologica del VII secolo affermava l'esistenza in Gesù di una sola volontà (mónos +thélein): la volontà umana, fisica, di Gesù sarebbe stata determinata nel suo agire terreno dalla volontà divina, dal Verbo unito ipostaticamente alla natura umana. Contrapposto al nestorianesimo, il monotelismo rappresenta una ripresa attenuata del monofisismo, del quale sposta l'accento dall'unità della natura all'unità della volontà: pur conservando la distinzione fra la natura umana e la natura divina nella persona di Cristo, i monoteliti ritenevano che la prima fosse subordinata alla seconda. Formulata per la prima volta da Severo d'Antiochia agli inizi del V secolo (come “unica energia”), questa dottrina fu rielaborata nel VII secolo dal patriarca di Costantinopoli Sergio, al fine di ricomporre l'unità fra l’ortodossia ed il monofisismo. Nacque un acceso ed intricato dibattito. Il terzo Concilio di Costantinopoli (680-681) risolse la questione, affermando l’esistenza in Cristo di due distinte volontà, ciascuna secondo la sua diversa natura, ma sempre concordi perché trovano la loro unità nel soggetto agente, la persona di Gesù Cristo.