Dottrine cristologiche dei primi secoli

Versione del 6 lug 2005 alle 00:47 di Ines (discussione | contributi) (aggiunte voci correlate)

Già nei primi secoli del Medioevo il Cristianesimo non presenta un assetto ideologico e dottrinale sempre unitario. Nascono e si diffondono tutta una serie di movimenti eterodossi, chiamati Eresie dei primi secoli, che spesso danno luogo a chiese scismatiche. Fra le diverse eresie dei primi secoli dell'espansione cristiana possiamo ricordare:

Docetismo

Si tratta di una eresia il cui nome deriva dal termine greco dokéin (sembrare) che si è manifestata sotto varie forme dal I al IV sec. d. C. Il cuore di questa dottrina consisteva nel negare che nel Cristo uomo esistesse veramente la natura umana: da ciò anche la negazione della sofferenza (con la passione e la morte) nell'esperienza terrena di Gesù.

Cerintianesimo

Questo movimento eretico prende il nome da Cerinto, uno gnostico del I secolo. Cerinto insegnava che:

  1. il mondo è stato creato da una potenza inferiore, molto lontana da Dio (che è al di sopra di tutto e non è conosciuto);
  2. Gesù è un grande profeta, nato da Giuseppe e Maria(della quale nega la verginità): Cristo sarebbe disceso su di lui sotto forma di colomba al momento del battesimo, facendogli conoscere Dio Padre e risalendo in cielo prima della Passione.

Inoltre Cerinto attendeva, per dopo la resurrezione, un regno terreno di Cristo, di carattere concretamente materiale, e la restaurazione del culto a Gerusalemme.

Modalismo

Eresia del II-III sec. secondo la quale le tre persone divine sarebbero soltanto tre aspetti dell'unica divinità. È una forma del cosiddetto monarchismo, una corrente che mirava a conservare intatta ed illimitata la "monarchia" di Dio (ovvero la sua assoluta unicità), interpretando perciò la persona di Gesù Cristo come un essere umano che ospitava in sé la forza divina.

Adozionismo

Questa eresia cristologica accentua l'umanità di Cristo, vedendo in lui soltanto uno strumento storico contingente, subordinato alla potenza del Padre. Questa concezione è assai simile al Subordinazionismo, per la quale il Figlio è strettamente subordinato al Padre.

Marcionismo

Marcione (85-160 d. C.) fondò una vera e propria Chiesa scismatica molto bene organizzata. La sua dottrina si basava sull'esasperazione in senso anti-giudaico della contrapposizione, di cui parla l'apostolo Paolo nei suoi insegnamenti, fra Antico Testamento e Nuovo Testamento: al "dio giusto" della storia ebraica si contrappone il "dio sommo e buono" che ha inviato suo figlio Gesù per la salvezza di tutti.

Montanismo

In Montanismo nasce in Frigia grazie a Montano, ex sacerdote della dea Cibele, nella seconda metà del II sec. d. C. Le caratteristiche principali del movimento eretico furono:

  1. grande importanza attribuita al profetismo;
  2. attesa imminente della parusia (ovvero il ritorno definitivo di Cristo sulla Terra);
  3. ascesi e rigorismo (soprattutto in materia sessuale)

A causa di queste diversità si accentuò il contrasto tra la Chiesa cristiana ufficiale e la Chiesa montanista carismatica, nella quale avevano un ruolo importante sia i profeti che le donne.

Manicheismo

Religione autonoma fondata in Iran dal predicatore Mani (216-276 d.C.) nel III secolo che ha influenzato in buona misura il Cristianesimo primitivo. Dal punto di vista dottrinale il Manicheismo puù essere considerato una forma di gnosticismo dualistico, che -fondendo sincreticamente elementi delle più svariate religioni (Buddismo compreso) - contrappone su uno stesso piano il Male (le Tenebre, il Diavolo) e il Bene (la Luce, Dio): il dio venerato dalle religioni sarebbe in realtà un demonio, mentre il vero dio sarebbe un deus absconditus. In campo etico il Manicheismo prevede un ascetismo molto rigoroso sia dal punto di vista sessuale che alimentare, arrivando a proibire il matrimonio e l'uso di determinate bevande. La chiesa manichea è composta dai "perfetti" (gli asceti, che costituiscono la vera e propria Chiesa) e dagli "imperfetti" (uditori o catecumeni). Questa dottrina ha suscitato grande interesse anche fra molti intellettuali (a partire da Agostino di Ippona, che però in seguito lo ha combattuto) e nel Medioevo ha avuto un forte influsso nell'eresia dei Catari.

Vedi l'articolo principale Manicheismo

Novazionismo

Questo movimento ereticale e scismatico prende il nome dal presbitero romano Novaziano che, dopo un'iniziale posizione moderata sulla controversa questione dei "lapsi", si fece sostenitore di una linea molto rigorosa e intransigente, mettendosi in netto contrasto con la posizione ufficiale della Chiesa: per questo fu scomunicato da un concilio romano nel 251. Secondo Novaziano la Chiesa deve essere costituita da un piccolo gruppo di spirituali, inevitabilmente in conflitto con la città terrena (in sostanza una Chiesa di profeti e di martiri), mentre per i vescovi la Chiesa è un popolo che deve riunire tutti i fedeli, con i loro diversi livelli di spiritualità. Novaziano ed i suoi seguaci predicavano il rigorismo dottrinale e la necessità di un rinnovamento spirituale all'interno della Chiesa.

Donatismo

Il Donatismo prende il nome da Donato di Case Nere (nel 315 vescovo di Cartagine). Questa eresia nasce e si sviluppa in Africa nel IV sec. e prende le mosse dalla critica nei confronti di quei vescovi che non avevano resistito alle persecuzioni di Diocleziano ed avevano consegnato ai magistrati romani i libri sacri. Secondo i donatisti i sacramenti amministrati da questi sacerdoti non sarebbero validi. Ciò porterebbe a considerare i sacramenti non efficaci di per sé, ma dipendenti dalla dignità di chi li amministra. Questa dottrina, combattuta dai papi e da sant'Agostino, assunse anche una dimensione rivoluzionaria con rivendicazioni sociali, come la cancellazione dei debiti, il terrorismo nei confronti dei padroni terrieri, etc. Nacque anche una Chiesa scismatica africana composta per lo più da fanatici che desideravano e cercavano il martirio. Addirittura, nell'ansia spasmodica del martirio, i Donatisti arrivarono ad organizzare dei grandi suicidi in massa: buttandosi dai burroni o facendosi bruciare vivi sui roghi. Nel 411, l'imperatore Onorio li dichiarò fuorilegge. Poi, le invasioni dell'Africa cristiana da parte dei Vandali (nel 429) prima e degli Arabi dopo sommersero questa Chiesa.

Arianesimo

L'Arianeimo è il movimento teologico più rilevante del IV secolo ed esprime una tendenza “subordinazionista”. Ario, prete di Alessandria in Egitto (256-336), volendo porre la figura del Padre in posizione preminente all'interno della Trinità, non solo subordina il Figlio al Padre, ma tende a ridurre la figura di Gesù alla dimensione umana, soltanto somigliante a quella divina (homoiousìa = "somiglianza"). Per Ario soltanto il Padre è assolutamente trascendente (non generato, non divenuto, eterno, senza principio, “increato”: unico e solo vero Dio): quindi Gesù non è veramente Dio, anche se - in quanto suo figlio - partecipa alla grazia divina, ed anche il Verbo (o "Logos") non è vero Dio. Infine, anche l'Arianesimo – come il Manicheismo – condurrà poi ad una visione dualistica ed al rifiuto del mondo. Già nel 320, un Concilio di Alessandria d'Egitto, diretto dal vescovo Ales-sandro, condanna l'Arianesimo. Poi, nel 325, durante il Concilio di Nicea (su circa 250/300 vescovi presenti soltanto 3 o 4 sono occidentali: lo stesso Silvestro, vescovo di Roma, si fa rappresentare da due preti), l'imperatore Costantino - su indicazione di Atanasio (futuro vescovo di Alessandria) - fa condannare l'Arianesimo, imponendo il cosiddetto Simbolo (o Credo), rafforzando il testo originale proposto da Eusebio di Cesarea con la definizione di homooùsios (= consustanziale al Padre) attribuita al Cristo. Dopo alcuni decenni di confusione e di incertezza (anche a causa del mute-vole atteggiamento degli imperatori) l'Arianesimo fu estirpato dalle regioni occidentali già alla fine del IV secolo e fu colpito duramente dall'abrogazione - compiuta da Teodosio - delle misure di tolleranza già emanate dall'imperatore Valentiniano II. Tuttavia, grazie all'opera missionaria condotta nel IV secolo fra i Goti da parte del «lettore» Ulfila (compositore di libri sacri, scritti con un nuovo alfabeto – chiamato «gotico» – che sostituì gli antichi caratteri «runici»), l'Arianesimo conobbe una grande diffusione fra i popoli germanici, fra i quali fiorì almeno fino al VII secolo.

Apollinarismo

Questa eresia cristologica, iniziata dal vescovo di Laodicea Apollinare il Giovane (310-390 d. C.), un teologo che si era distinto con Atanasio ed i padri della Cappadocia contro l’Arianesimo. Per cercare di salvaguardare quella divinità della persona di Cristo, che invece era negata dall'Arianesimo, Apollinare sosteneva la formula dell’«unica natura» (mìa phoesis) di Gesù [non già della sua «unica persona»]. Da questa idea Apollinare sviluppava poi la dottrina secondo la quale il Verbo Divino si sarebbe unito in Gesù Cristo ad un'umanità incompleta, cioè ad un'umanità dotata dell'anima vegetativa ed animale ma priva dell'anima razionale: il Verbo Divino avrebbe sostituito in Gesù Cristo quest'anima razionale assente. Questa dottrina prelude al Monofisismo ed ha avuto una grande diffusione, ottenendo l'adesione anche da parte di alcuni vescovi che giunsero persino a sostenere la «consustanzialità» (synousíòsis) della carne di Gesù con la sua divinità (erano i cosiddetti «sinusiasti»). Condannato da vari sinodi del IV secolo (Roma 377, Alessandria 378, Antiochia 379, Costantinopoli 381) e represso dall'imperatore Teodosio (383-388), l'Apollinarismo scomparve nei primi decenni del V secolo.

Priscillianesimo

Questo movimento prende il nome dal vescovo spagnolo Priscilliano: nato ad Avila intorno al 345, fu trucidato con 6 seguaci a Treviri nel 385 su ordine dell'imperatore Massimo (si tratta del primo "eretico" messo a morte dal potere civile). Il priscillianesimo, che interessa soltanto la Spagna e l'Aquitania, riuscì a sopravvivere fino al VI secolo, specialmente in Galizia. Le sue componenti principali sono:

  1. l'ascetismo estremistico (disprezzo della materia);
  2. il dualismo manicheo;
  3. il modalismo in campo trinitario (le tre persone divine sono solo aspetti provvisori dell’unica divinità);
  4. il docetismo nella cristologia (negazione della carnalità di Gesù);
  5. il rivendicazionismo sociale.

Pelagianesimo

Dopo il 410, il monaco bretone Pelagio (ca. 354-ca. 427) diffonde in Africa ed in Palestina una dottrina ascetica molto spinta, che ha come fondamento il “perfezionismo”: una sorta di concezione eroica dell'uomo, che vede l'uomo sostanzialmente libero dagli effetti del peccato originale e perciò capace di operare la salvezza con le sue sole forze (una specie di libero arbitrio: libera facoltà di scegliere fra bene e male). La stessa grazia non sarebbe altro che il libero arbitrio (cioè, la libertà e la responsabilità dell'uomo) e la redenzione di Cristo un semplice appello a fare il bene. Inoltre, per i bambini non vi sarebbe alcun bisogno del battesimo: a fondamento di questa posizione vi era la negazione che il peccato originale fosse trasmesso da Adamo ai suoi discendenti. Nel 418 il Concilio Ecumenico di Cartagine condannò i Pelagiani, e la Chiesa così affermò l'esigenza assoluta della grazia per la salvezza dell'uomo.

Monofisismo

Secondo questa eresia, sostenuta nel V secolo dall’archimandrita di Costantinopoli Eutiche, Gesù possedeva una sola natura (mónos +physis), quella divina, che aveva assorbito la natura umana, presente solo in forma apparente. Questa dottrina fu condannata dal IV Concilio ecumenico di Calcedonia (453), convocato apposta dall'imperatore Marciano: in questa occasione fu confermato il dogma della doppia natura – divina e umana – nell'unica persona di Cristo. Questa eresia è stata seguita dalla Chiesa dei Copti del regno di Abissinia (dove s. Frumenzio aveva introdotto il cristianesimo nel IV sec.), che è rimasta alle dipendenze della Chiesa egiziana fino al 1951(il capo abissino - l’abuna - era un dignitario nominato da Alessandria), nonché dai Giacobiti di Siria, Armenia e Mesopotamia.

Nestorianesimo

Secondo questa eresia, sostenuta nel V secolo dall’archimandrita di Costantinopoli Eutiche, Gesù possedeva una sola natura (mónos +physis), quella divina, che aveva assorbito la natura umana, presente solo in forma apparente. Questa dottrina fu condannata dal IV Concilio ecumenico di Calcedonia (453), convocato apposta dall'imperatore Marciano: in questa occasione fu confermato il dogma della doppia natura – divina e umana – nell'unica persona di Cristo. Questa eresia è stata seguita dalla Chiesa dei Copti del regno di Abissinia (dove s. Frumenzio aveva introdotto il cristianesimo nel IV sec.), che è rimasta alle dipendenze della Chiesa egiziana fino al 1951(il capo abissino - l’abuna - era un dignitario nominato da Alessandria), nonché dai Giacobiti di Siria, Armenia e Mesopotamia.

Monotelismo

Questa antica eresia cristologica del VII secolo affermava l'esistenza in Gesù di una sola volontà (mónos +thélein): la volontà umana, fisica, di Gesù sarebbe stata determinata nel suo agire terreno dalla volontà divina, dal Verbo unito ipostaticamente alla natura umana. Contrapposto al nestorianesimo, il monotelismo rappresenta una ripresa attenuata del monofisismo, del quale sposta l'accento dall'unità della natura all'unità della volontà: pur conservando la distinzione fra la natura umana e la natura divina nella persona di Cristo, i monoteliti ritenevano che la prima fosse subordinata alla seconda. Formulata per la prima volta da Severo d'Antiochia agli inizi del V secolo (come “unica energia”), questa dottrina fu rielaborata nel VII secolo dal patriarca di Costantinopoli Sergio, al fine di ricomporre l'unità fra l’ortodossia ed il monofisismo. Nacque un acceso ed intricato dibattito. Il terzo Concilio di Costantinopoli (680-681) risolse la questione, affermando l’esistenza in Cristo di due distinte volontà, ciascuna secondo la sua diversa natura, ma sempre concordi perché trovano la loro unità nel soggetto agente, la persona di Gesù Cristo.

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