Bioplastica
Secondo la definizione data dalla European Bioplastics, la bioplastica è un tipo di plastica che deriva da materie prime rinnovabili oppure è biodegradabile o ha entrambe le proprietà[1], ed è inoltre riciclabile.

Esempi di bioplastiche
Alcuni esempi di bioplastiche sono:
- bioplastiche ottenute da amido di mais, grano, tapioca e/o patate: Mater-Bi (della Novamont),[2] Biolice (della LCI), Bioplast (della Biotec; ottenuto da fecola di patate),[3] Cereplast Compostables (della Cereplast),[4] Biotecnomais,[5] Vegemat (della Vegeplast),[6] Solanyl (ottenuto da bucce di patate)[7]
- bioplastiche biodegradabili: Apinat (di API Applicazioni Plastiche Industriali)[8]
- Poli (acido lattico) (ottenuto dagli zuccheri): Pla Ingeo (della NatureWorks Llc)
- Poliidrossialcanoati (PHA)[9]
- Poliidrossibutirrato (PHB)
- Poliidrossivaleriato (PHV)
- Poiidrossiesanoato (PHH)
Vantaggi
La bioplastica è un tipo di plastica biodegradabile in quanto derivante da materie prime vegetali rinnovabili annualmente. Il tempo di decomposizione è di qualche mese in compostaggio, contro i 1000 anni richiesti dalle materie plastiche sintetiche derivate dal petrolio. Le bioplastiche attualmente sul mercato sono composte principalmente da farina o amido di mais, grano o altri cereali. Oltre ad essere biodegradabili, in accordo con la Norma Europea En 13432 e con i programmi di certificazione rilasciati da primari enti internazionali, hanno il pregio di non rendere fertile il terreno sul quale vengono depositate. La bioplastica, dopo l'uso, consente di ricavare concime fertilizzante dai prodotti realizzati, come biopiatti, biobicchieri, bioposate, e di impiegarlo per l'agricoltura.
Ad oggi tali prodotti sono prevalentemente in polietilene, polipropilene, ecc., materiali esclusivamente sintetici ricavati dal petrolio, difficilmente riciclabili. La bioplastica, in agricoltura per la pacciamatura sotto forma di biotelo, risolve il problema dello smaltimento in quanto la pellicola è lasciata a decomporsi naturalmente sul terreno. Dopo le prime critiche sulla resistenza delle buste realizzate con le bioplastiche, sono arrivati a fine 2011 sul mercato sacchetti di una resistenza superiore ai prodotti precedenti con uno spessore (23 micron) e un peso (oltre i 16 grammi) maggiori.
Tra le buste in commercio alcune sono certificate da ICEA e ne recano il logo.
I vantaggi di un materiale "biologico" sono:
- È un'alternativa a riciclaggio e reimpiego senza compiti ulteriori per i consumatori: i rifiuti bio teoricamente possono essere depositati tutti in discarica, data la loro rapida biodegradabilità. L'impatto ambientale di tale scelta di smaltimento è inferiore sia alla termovalorizzazione di rifiuti bio, sia al compostaggio, in termini di energia richiesta ed emissioni dei processi. La compressione dei rifiuti per ridurne la densità volumetrica richiede 5-10 minuti per tonnellata di rifiuti (poca energia) ed ha emissioni zero (la pressione dei rifiuti non è un processo chimico, ma meccanico; non genera fumi).
- Riduce gli oneri di gestione dei rifiuti nel caso in cui i materiali bio inizino a sostituire vetro, plastiche e rifiuti riciclabili; ovvero nel caso in cui produttori di generi alimentari utilizzino materiali bio per gli imballaggi e i produttori di plastiche immettano in commercio plastiche biodegradabili. Ciò consente di diminuire i contenitori dei rifiuti sul territorio (eliminando quelli di carta, vetro e materiale plastico) e i costi logistici di deposito (i rifiuti caricati periodicamente da un camion per la carta, uno per le plastiche, ecc., verrebbero caricati "quotidianamente" insieme a tutti gli altri), sarebbe necessario un sovradimensionamento della capacità di contenitori dei rifiuti e camion per il loro trasporto.
- Biodegradabilità e decomposizione naturale in un tempo breve.
- Producibilità di concime in quanto la sostanza è fertilizzante. Ad esempio, la frazione umida dei rifiuti casalinghi può essere raccolta in sacchetti di bioplastica e messa in compostiera.
- Minori emissioni di fumi tossici nel caso di incenerimento.
- Igiene dei contenitori alimentari: in particolare le bevande corrodono, col trascorrere del tempo, parti della confezione e assorbono sostanze nocive di cui è composto il contenitore (ad esempio, acqua minerale col PET, bibite in lattina). Per questo motivo, più che per un deperimento della bevanda, le confezioni hanno una data di scadenza; nel caso di contenitori bio, nel caso peggiore la bevanda assorbirebbe degli amidi, sostanze non tossiche, che le toglierebbero sapore senza creare però pericoli di intossicazione. In Italia, l'igiene dei contenitori alimentari è regolata dalla legge (Direttiva Europea 2002/72 con relativi emendamenti, Regolamento 1935/2004 e altri). In base alle leggi citate, ogni materiale plastico che viene messo in contatto con gli alimenti viene previamente sottoposto a test che ne determinano l'idoneità all'uso. In particolare i componenti consentiti per le plastiche usate nel confezionamento degli alimenti sono inseriti in elenchi stilati dalla Direzione Generale per la salute dei consumatori dell'Unione Europea. Esistono limiti per la trasmissione di sostanze agli alimenti, correlati alla natura chimica delle sostanze stesse, che non possono essere superati. Anche le bioplastiche contengono additivi, modificanti e coadiuvanti di processo, che possono essere trasmessi agli alimenti, presenti in quantità tali da non render gli alimenti pericolosi o inaccettabili dal punto di vista del gusto.
Critiche
Le bioplastiche possono ridurre la disponibilità di derrate alimentari, se prodotte a partire da prodotti agricoli come il mais (Zea mays).
Legislazione
La finanziaria 2007, ai commi 1129 e 1130, stabilisce che
L'Italia segue così gli esempi di altri paesi quali l'Irlanda (che ha scelto la strada delle tasse sulle buste non biodegradabili, ottenendone un'immediata enorme riduzione) e la Francia (che ha imposto un divieto per il 2010 come l'Italia). Se tale norma sarà applicata, si risparmieranno potenzialmente 300 000 t di buste in plastica all'anno, ovvero 430 000 t di petrolio circa e 200 000 t di CO2,[12] e inoltre – se le abitudini dei consumatori non cambieranno a favore di altri strumenti come le buste per la spesa riutilizzabili di tela o di plastica rigida – si avrà un forte impulso alla produzione nazionale di bioplastiche e in particolare di Mater-Bi derivato dall'amido di granturco, e perciò anche del relativo settore agricolo: attualmente la produzione dichiarata dalla Novamont è complessivamente di 35 000 t, in forte espansione.[13]
Note
- ^ Bioplastics | european-bioplastics
- ^ Cos'è' il MATER-BI
- ^ BIOPLAST : dalla fecola di patata alla bioplsatica biodegradabile e compostabile : (Castelverde)
- ^ http://www.cereplast.com/homepage.php
- ^ BioTecnoMais, la plastica 100% biodegradabile | Rinnovabili
- ^ VEGEMAT : la bioplastica 100% vegetale che non spreca nulla della pianta del mais : (Castelverde)
- ^ I Bioplimeri e le Bioplastiche : (Castelverde)
- ^ Still Using Plastic? Apinat, The Natural Choice
- ^ www.unife.it - Poliidrossialcanoati
- ^ FKuR Plastics - made by nature!: Biograde
- ^ Ci si riferisce in particolare alla norma EN13432.
- ^ Questi i dati attuali sulla produzione di buste di plastica in Italia secondo ecosportello.org (19 giugno 2006).
- ^ Dati da Sacchetti addio del 30 ottobre 2006.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su bioplastica
Collegamenti esterni
- Plastica Verde: Portale su biopolimeri, riciclo ed utilizzo sostenibile delle materie plastiche.
- Futuro biodegradabile: articolo sulle bioplastiche (da Ecosportello)
- Europarlamento,Commissione per le petizioni: Petizione a sostegno delle Bioplastiche (da Europarlamento)