Un angelo alla mia tavola
Un angelo alla mia tavola è un film del 1990 diretto dalla regista Jane Campion. Il soggetto è tratto dall'omonima autobiografia della scrittrice neozelandese Janet Frame scomparsa nel 2004 e più volte candidata al premio Nobel per la letteratura.
{{{titolo}}} | |
---|---|
![]() | |
Paese di produzione | Australia |
Durata | 158 min e 157 min |
Genere | drammatico |
Regia | Jane Campion |
Soggetto | Janet Frame (autobiografia) |
Sceneggiatura | Laura Jones |
Produttore | Bridget Ikin |
Fotografia | Stuart Dryburgh |
Montaggio | Veronika Haussler |
Musiche | Don McGlashan |
Scenografia | Grant Major |
Costumi | Glenys Jackson |
Interpreti e personaggi | |
|
L'opera rivela ancora una volta tutto il talento della Campion, che arriverà all'Oscar già con il successivo Lezioni di piano, del 1993.
Un angelo alla mia tavola, di suo, ha ottenuto grandi consensi alla 47ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia dove ha ricevuto il Leone d'argento anche se, secondo gran parte della critica, il Leone d'oro sarebbe stato più che meritato.[senza fonte]
Trama
Janet è figlia d'una povera famiglia contadina della Nuova Zelanda: solitaria e insicura, si rifugia nello studio e scrivendo poesie che pubblica già da giovane.
Già travagliata per le difficoltà economiche e la morte della sorella Myrtle per annegamento, la sua situazione emotiva precipita dopo il fallimento nell'esame d'ammissione per maestra; ciò la costringe a svolgere lavori umili per pagarsi gli studi universitari ma, per un fallito tentativo di suicidio, viene ricoverata prima in ospedale e poi in manicomio dove, dichiarata schizofrenica, subisce per i successivi otto anni duecento elettroshocks, ma riesce a salvarsi dalla lobotomia, grazie al successo del suo libro.
Comincia così una fase più serena della sua esistenza: dopo l'uscita dal manicomio, Janet riprende in mano la sua vita, aiutata dall'affetto della famiglia e da giuste amicizie nell'ambiente letterario, il che le permette d'esprimere tutto il talento nella scrittura. Tuttavia antichi fantasmi sembrano riaffiorare nel momento in cui perde il bambino concepito in Spagna in una relazione con uno scrittore americano e quando viene rifiutata come infermiera, a causa del passato ricovero in manicomio: decide di farsi ricoverare volontariamente in ospedale, e in quest'occasione le viene rivelato che la precedente diagnosi di schizofrenia era in realtà errata.
Dimessa dall'ospedale e ormai nota in tutto il mondo, decide di tornare in patria (in precedenza s'era trasferita a Londra) in occasione della morte del padre, stabilendosi vicino alla sorella, in una roulotte, dove continua a scrivere, ispirata dall'incantevole natura del proprio Paese.
Riconoscimenti
- Mostra del cinema di Venezia: Leone d'argento
- Seminci 1990: Espiga de plata e premio per la miglior attrice (Kerry Fox)
Collegamenti esterni
- (EN) Un angelo alla mia tavola, su IMDb, IMDb.com.