Piaggio P.50
Il Piaggio P.50 era un bombardiere pesante quadrimotore ad ala alta realizzato dall'azienda aeronautica italiana Società Rinaldo Piaggio negli anni trenta del XX Secolo e rimasto allo stadio di prototipo.[2] Venne realizzato in due versioni, entrambe quadrimotore, la P.50-I con una coppia di motori in configurazione traente-spingente posizionati in due gondole per lato, la P.50-II con la più tradizionale collocazione dei quattro propulsori sul bordo d'attacco alare.[2]
Piaggio P.50 | |
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Descrizione | |
Tipo | bombardiere pesante |
Equipaggio | 6 |
Progettista | Giuseppe pegna Giovanni Casiraghi |
Costruttore | ![]() |
Data primo volo | 16 novembre 1937 |
Utilizzatore principale | ![]() |
Esemplari | 3 |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 19,80 m |
Apertura alare | 25,80 m |
Altezza | 4,75 m |
Superficie alare | 100,0 m² |
Peso a vuoto | 13 184 kg |
Peso max al decollo | 20 160 kg |
Propulsione | |
Motore | 4 radiali Piaggio P.XI RC.40 |
Potenza | 1 000 CV (735 kW) ciascuno |
Prestazioni | |
Velocità max | 449 km/h a 4 000 m |
Velocità di crociera | 368 km/h |
Autonomia | 3 500 km |
Tangenza | 8 200 m |
Armamento | |
Mitragliatrici | 5 Breda-SAFAT MC.12,7 calibro 12,7 mm |
Bombe | fino a 2 400 kg |
Note | dati riferiti al prototipo P.50-II |
dati ricavati da Piaggio P.50 in Уголок неба [1] integrati dove indicato. | |
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Storia del progetto
Il progetto del bombardiere pesante Piaggio P.50 fu iniziato nel luglio 1935,[3] derivato dal precedente quadrimotore ad ala alta a semisbalzo P.23M, sviluppato dopo la perdita del prototipo di quest’ultimo.[4] Il P.50 fu inizialmente progettato dall’ingegnere Giovanni Pegna[3] ed era un monoplano ad ala alta con una sola pinna e grande timone propulso quattro motori Isotta Fraschini Asso XI RC.40 da 730 CV (544 kW) a 0 m montati in tandem, azionanti due eliche trattrici e due eliche spingenti, di costruzione lignea.[3] Questa soluzione, benché abbandonata verso la fine degli anni trenta, all'epoca non era inusuale per i grandi velivoli pluririmotori, in quanto la adottavano gli idrovolanti Savoia-Marchetti S.55 e Latécoère 300, e i velivoli da trasporto [[Fokker F.32] e Farman F.222. Nel programma di riequipaggiamento dei reparti della Regia Aeronautica, noto come Programma 3000,[2][5] emesso nel corso del 1937,[2] fu prevista l’acquisizione di una preserie di 12 P.50, ma tale programma fu bocciato già nel giugno dello stesso anno, e la richiesta per i P.50 fu sostituita, nel settembre successivo, da una per 12 P.108B.[2]
Il primo prototipo, designato P.50-1 (MM 369), effettuò il suo primo volo a Malpensa, Varese, il 24 febbraio 1938 nelle mani del collaudatore Angelo Tondi.[3]
Tecnica
Il P.50 II o P 50 Metallico era un bombardiere quadrimotore di costruzione mista, con struttura della fusoliera,[6] della ali e dei piani orizzontali, in tubo d’acciaio saldato, mentre le le superfici di controllo erano lignee.[2] Il rivestimento era in tela. Il carrello d'atterraggio era posteriore, triciclo, con le gambe principali parzialmente retrattili nelle gondole motori. Il ruotino di coda, sterzante, era anch’esso retrattile.[2] L’armamento difensivo si basava su tre mitragliatrici Breda-SAFAT MC.12,7 calibro [[12,7 × 81 mm SR|12,7 mm], posizionate inclusa una torretta sul muso, mentre il carico massimo di caduta era pari a 2 500 kg di bombe.[2]
Impiego operativo
Il primo prototipo rimase danneggiato in un incidente in fase d’atterraggio sull’aeroporto di Malpensa nel 1938, con pilota Angelo Tondi, e lì, una volta riparato, rimase inutilizzato dopo che era stata bocciata la richiesta di rimotorizzazione con quattro motori Isotta Fraschini L.121 R.C.40.[3]
Il 24 febbraio 1938 andò in volo per la prima volta il secondo prototipo P.50-II (MM 371) nelle mani del collaudatore Angelo Tondi.[3] Esso era di costruzione interamente metallica,[3] dotato di quattro motori radiali Piaggio P. XI RC.40 da 1 000 CV (746 kW) (in realtà il Gnome-Rhône 14K Mistral Major) azionanti eliche tripala trattrici, posizionati in posizione classica sul bordo d'attacco alare. Tale modello era stato sviluppato dall’ingegnere Giovanni Casiraghi[5] a partire dall’aprile 1936.[3] L'armamento difensivo era stato aumentato a cinque mitragliatrici Breda-SAFAT cal.12,7x82 mm. Le prova di volo furono effettuate sull’aeroporto di Guidonia a partire dal 30 gennaio [[1939], ma non diedero esito soddisfacente, in quanto l’aereo si dimostrò incapace di raggiungere le prestazioni previste dal contratto a causa della pesantezza dovuta all’adozione di una struttura lignea. L’aereo risultò sottopotenziato e rimase inutilizzato a Guidonia.[2]
Il terzo prototipo (MM.371) volò per la prima volta a Pontedera (provincia di Pisa) il 23 novembre 1938 nelle mani del collaudatore Niccolò Lana, e lo sviluppo del modello fu definitivamente abbandonato.[3] Il terzo prototipo risultava ancora in carico al 1° Centro Sperimentale di Roma-Guidonia all’inizio del 1941.[3]
Utilizzatori
Note
- ^ Piaggio P.50 in Уголок неба.
- ^ a b c d e f g h i Zorini 1994, p. 24.
- ^ a b c d e f g h i j Sgarlato 2007, p. 34.
- ^ Zorini 1994, p. 23.
- ^ a b Brotzu, Caso, Consolo 1973, p. 19.
- ^ La fusoliere era stata derivata da quella del precedente bimotore da bombardamento Piaggio P.32bis, costruito in piccola serie ed adottato brevemente dalla Regia Aeronautica.
Bibliografia
- Emilio Brotzu, Gherardo Cosolo, M. Caso, Dimensione Cielo, Aerei Italiani nella 2ª Guerra Mondiale Bombardieri Ricognitori Vol.6, Roma, Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, 1973.
- Andrea Curami, Gianni Gambarini, Catalogo delle Matricole Militari della Ragia Aeronautica 1923-1943, Milano, 1992.
Periodici
- Nico Sgarlato, Prototipi della Regia Aeronautica, in Aerei nella Storia, n. 57, Parma, West-Ward Edizioni, dicembre-gennaio 2007, p. 34, ISSN 1591-1071.
- Decio Zorini, La genesi dei bombardieri quadrimotori, in Storia Militare, n. 11, Parma, Ermanno Albertelli Editore, agosto 1994, p. 34, ISSN 1122-5289.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- (EN) Maksim Starostin, Piaggio P.50, in Virtual Aircraft Museum, http://www.aviastar.org/index2.html. URL consultato il 6 febbraio 2010.
- (RU) Piaggio P.50, in Уголок неба, http://www.airwar.ru. URL consultato il 6 febbraio 2010.