Utente:Marica Massaro/Sandbox
La storia della Marsica spazia dal Paleolitico inferiore fino ai nostri giorni[1]. ....
Origini del nome
Demonimo Marsicus[2] Marsi[3]...
Preistoria
Nell'area submontana che circonda l'ex bacino lacustre del Fucino, in Abruzzo, presso le ghiaie di San Veneziano e la località Le Mole, nei pressi della contemporanea Avezzano, nell'area della città-santuario di Lucus Angitiae alle porte della contemporanea Luco dei Marsi, a sud di Venere dei Marsi e in altri siti del territorio come Collelongo, Lecce nei Marsi, Oricola, Pescina, sul monte Marsicano ad Opi e nella valle Roveto sono emersi manufatti litici risalenti al paleolitico inferiore, paleolitico medio e in particolare al periodo musteriano[4][5][6][7].
L'aumento del livello del lago Fucino che si è registrato a cominciare da circa 30.000 anni fa e il successivo abbassamento del livello lacustre avvenuto circa 18.000 anni fa modificarono le abitudini e i comportamenti umani segnando i periodi in cui le popolazioni vissero nelle grotte durante i periodi estivi e in seguito stanziando più a valle grazie alle condizioni climatiche più favorevoli e alla possibilità di occupare i terrazzamenti fucensi praticando la caccia[1][8]. 18.000 anni fa le popolazioni bertoniane provenienti dalla costa abruzzese e appartenenti alla razza di Cro-Magnon si stabilirono nel territorio occupando grotte e ripari rocciosi posizionati non distanti dal corso di fiumi e torrenti oppure in prossimità del lago[9][10]. Tra i 4.400 e i 3.000 anni fa vennero realizzati numerosi insediamenti intorno al bacino del Fucino e nelle aree circostanti della Marsica retti dai primi capi-guerrieri e in cui si praticarono principalmente l'agricoltura, la pastorizia, la caccia e la pesca[1].
Durante la seconda metà del III millennio a.C. si sviluppò la cosiddetta cultura di Ortucchio che tra il 2.500 e il 2.290 a.C. si estese ai bordi dell'alveo del Fucino[11][9].
In particolare i Marsi in seguito ai riti sacri della primavera italica si staccarono dall'originario gruppo sabellico[12] per stabilirsi intorno al lago Fucino già nel corso del I millennio a.C. Durante il V secolo a.C. in seguito all'istituzione delle confederazioni italiche i popoli di origine indoeuropea Marsi ed Equi formarono nuove colonie occupando rispettivamente i territori situati intorno al lago e a nord-ovest il contemporaneo territorio marsicano posto al confine con il Cicolano a nord e con l'alta valle dell'Aniene ad ovest. A sud della valle Roveto si stanziarono invece i Volsci (o Volosci) popolo safino di originaria provenienza fucense[13][14].
Età romana
Le prime battaglie degli Equi e dei Volsci contro Roma si ebbero nell'alta valle del Liri a cominciare dal VI-V secolo a.C nel tentativo vano di arginare l'espansione della Repubblica romana verso le aree interne[13][15]. I romani riuscirono a penetrare le fortificazioni dell'alta valle del Liri e si scontrarono già dal 308 a.C. con le tribù dei Marsi, dei Peligni e dei Pentri stanziate a sud del territorio fucense. La città volsca di Sora svolse un ruolo strategico importante in quel settore tanto da essere conquistata e persa più volte dai romani che nel 303 a.C. decisero di fondarvi una delle più imponenti colonie latine con circa 4 000 coloni[15]. Altre rilevanti vie di comunicazione verso le regioni dell'entroterra vennero presidiate dall'esercito romano nel territorio degli Equi in cui di fatto vennero fondate la colonia di Carsioli nel 304 a.C e quella di Alba Fucens tra il 303 e il 304 a.C.[16][17]. Equi e Marsi contrastarono più volte l'occupazione romana cercando di difendere il proprio territorio[18].
Alba Fucens inizialmente fu popolata da 6 000 coloni che edificarono, negli anni immediatamente successivi al proprio stanziamento, una prima cinta muraria. A Carsioli l'insediamento coloniale si avrà soltanto nel 298 a.C. con 4 000 coloni romani fatti arrivare dal dittatore Marco Valerio Massimo che obbligò le popolazioni italiche al rispetto del trattato di alleanza denominato foedus. Insieme al censore Caio Giunio Bubulco fece avviare la costruzione della via Valeria che collegherà Tibur ai territori di Carsioli, Alba Fucens e Corfinium. Da questo momento ebbe inizio il graduale processo di romanizzazione dei popoli italici.
Nel 295 a.C. i Marsi appoggiarono Roma in qualità di "foederati" insieme ai socii italici contro Etruschi, Galli Senoni, Sanniti ed Umbri che vennero sconfitti nella battaglia delle nazioni combattuta a Sentinum, presso la contemporanea Sassoferrato nella Marche. Riconducibile alla terza guerra sannitica è l'iscrizione di Caso Cantovios, una lamina di bronzo con l'iscrizione in lingua marso-latina che insieme all'epigrafe del bronzo di Antino rappresenta una della principali fonti di conoscenza dell'estinta lingua marsa[19].I marsi saranno alleati dell'esercito romano in cui figureranno sempre presenti proprie coorti nelle diverse battaglie che si susseguirono, come le guerre pirriche e la seconda guerra punica che si concluse con la battaglia di Zama del 202 a.C.[20]
Nonostante la fedeltà dimostrata a Roma ai marsi venne più volte negata la cittadinanza romana che garantiva l'effettiva integrazione nella vita sociale, politica e culturale dell'antica Roma attraverso la presenza di propri rappresentanti nel Senato. Quando l'assemblea, con Catone in capo, negò la cittadinanza ai marsi e agli altri popoli italici, dopo molti anni di alleanze militari ebbe inizio la guerra sociale, detta anche "guerra Marsica" dal nome dei popoli italici che la guidarono. Si trattò di una tra le più cruente guerre dell'antichità durante la quale i ribelli marsi uccisero Catone nella battaglia del lago del Fucino e guidati dal valoroso Quinto Poppedio Silone seminarono devastazione nelle città romane causando gravi perdite all'esercito della Repubblica romana. Nell'88 a.C. i romani concessero la tanto agognata cittadinanza ai popoli italici.
Al cessare delle ostilità i marsi furono iscritti nella valorosa gens Sergia[21] ad eccezione dei Marsi albensi ed anxantini che risultarono appartenenti alla gens Fabia[22]. Al contempo si verificò l'abbandono di quasi tutti gli ocres fortificati e la nascita del sistema municipale con i primi "vici" e "fundi"[23]. Risale all'epoca imperiale la realizzazione dei primi tratturi, antiche arterie montane che collegarono la Marsica alle regioni del Sannio e della Daunia passando attraverso importanti municipi romani situati a sud del contemporaneo territorio abruzzese[24].
I cunicoli di Claudio
L'imperatore Claudio nel 41 d.C. da inizio ai lavori di bonifica del lago Fucino, un'ardita opera di ingegneria idraulica volta a bonificare l'area fucense per favorire le produzioni agricole. Vi lavorarono per undici anni circa 30 000 uomini, tra schiavi e maestranze. Tra il I e il II secolo le opere di manutenzione furono portate avanti dagli imperatori Traiano ed Adriano. Il prosciugamento del bacino fucense garantì benessere soprattutto ai municipi di Alba Fucens, Anxa e Marruvium[25].
Con la caduta dell'impero romano e la conseguente assenza di opere di manutenzione il lago tornò ai livelli originari a seguito dell'ostruzione dell'emissario artificiale avvenuta in modo irrimediabile agli inizi del VI secolo[26].
Medioevo
Tarda antichità
Nei nuovi municipi marsi si stabilì la classe dirigente composta da coloro che sopravvissero alla guerra sociale mentre vennero edificate ed ampliate intorno al lago Fucino le ville rustiche di epoca imperiale come quelle di Avezzano, Opi, San Potito e San Pelino in cui si sviluppò una fiorente attività di tipo agro-pastorale con la coltivazione del pistacchio, del fico e l'abbondante presenza di frutteti e vigne. Questa tipologia di coltivazioni fu resa possibile in primis grazie alle condizioni climatiche miti favorite per via della presenza del lago[25]. Tra le attestazioni epigrafiche meglio conservate risultano i fundi Favillenianus di Celano e Tironianus di Pescina[25]. Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente gli equicoli carseolani si congiungeranno in modo graduale al resto della Marsica[27].
L'Italia antica divisa in undici regioni dall'imperatore Augusto vide la Marsica interamente assegnata alla Samnium Regio. Al tramonto dell'impero romano vennero abolite le regioni augustee ed istituite 17 nuove province dell'Urbica Dioecesis, tra queste la provincia Valeria in cui la Marsica fu inclusa insieme alle città di Amiterno, Furconia, Tivoli e Rieti. Il territorio fu invaso e saccheggiato dalle orde di eserciti stranieri, in primis quello di Alarico, re dei Visigoti nei primi anni del V secolo. Nella prima metà del VI secolo la regione fu conquistata dai bizantini guidati dal comandante Giovanni che si stabilì ad Alba Fucens nell'inverno del 537 con oltre mille uomini per volere di Belisario e dell'imperatore Giustiniano I[28] impegnati a respingere l'assedio romano dei Goti che tra il 543 e il 548 lasciarono ampie devastazioni anche nel territorio marsicano durante le irruzioni[29].
Denominata Marsia nell'ordinamento ecclesiale la nuova provincia fu espugnata dai Longobardi guidati da Faroaldo I passando stabilmente sotto il ducato di Spoleto dal 591 sotto il dominio di Ariulfo. Dotata di Gastaldia dei Marsi, una delle dieci circoscrizioni amministrative del ducato la cui sede era dislocata con ogni probabilità nella civitas marsicana (la contemporanea San Benedetto dei Marsi, sede della diocesi dei Marsi[30]), risultò tuttavia dotata di una certa autonomia territoriale[29]. Il gastaldo marsicana fu protagonista delle vicende del ducato longobardo prima osteggiando il ribelle Trasamondo II e successivamente appoggiandolo nella speranza resa vana dalla riconquista spoletina di Ilderico di allargare i possedimenti nei territori circostanti[31].
Alto Medioevo
Con la caduta del Regno dei Longobardi avvenuta nel 774 ad opera dei Franchi di Carlo Magno che donò la provincia Valeria e tutto il ducato allo Stato Pontificio si instaurò una certa stabilità politico-amministrativa nel territorio grazie ad alcune concessioni e alle donazioni ai conventi e in particolare ai monasteri presenti nel territorio che proseguirono l'opera di cristianizzazione di parte della popolazione locale.
L'alto medioevo tuttavia a cominciare dal IX secolo fu segnato dalle invasioni barbariche dei saraceni, dei normanni e degli ungari che toccarono quasi per intero il territorio lungo l'asse dell'antica via Tiburtina Valeria. Vennero così parzialmente abbandonati i poderi situati a valle, in particolare quelli situati sulle rive del lago Fucino, ed edificati i primi incastellamenti con i contadini che minacciati e depredati dagli eserciti stranieri decisero di vivere insieme in centri fortificati posizionati in alture strategiche capaci di svolgere un ruolo di controllo e di difesa del territorio[32].
Nel IX secolo, con ogni probabilità tra l'859 e l'860, venne istituita la contea dei Marsi[33] a capo della quale si troveranno i conti dei Marsi della famiglia Berardi. Nel 926 divenne conte dei Marsi, Berardo detto "Il Francisco" che mantenne autonomo il territorio per oltre due secoli[34]. Nella civitas marsicana di Marruvium verrà ristabilita la sede dell'antica diocesi dei Marsi, fino a quel momento vacante a causa delle invasioni sanguinarie che caratterizzarono i decenni precedenti. La chiesa di Santa Sabina fu elevata a cattedrale e divenne sede vescovile nel 1057. Con la bolla palale di Stefano IX datata 9 dicembre dello stesso anno che ne segnò i confini la diocesi marsicana raggiunse la sua definitiva dimensione[35].
Pieno Medioevo
Tra l'XI e il XII secolo vennero nuovamente abbandonate le pianure ed ampliati i centri fortificati per scopi difensivi in seguito alle invasioni normanne le cui incursioni avvennero attraverso la valle di Comino e l'alta valle del Liri[36]. Con la nascita del Regno di Sicilia il territorio fu diviso in due contee distinte, quella di Albe e quella di Celano con le aree di Carsoli e della valle di Nerfa sotto il controllo di altre nobili famiglie[37]. Da questo momento in poi vennero confermati i confini diocesani grazie alle bolle papali di Pasquale II[38] e Clemente III[39] mentre la valle Roveto da Balsorano a Pescocanale risultò già da tempo inserita nel territorio diocesano di Sora[40].
L'indipendenza politica-amministrativa della contea dei Marsi terminò nel 1143 allorquando i normanni la assoggettarono. I conti marsicani risutarono ulteriormente indeboliti con la salita al trono di Enrico VI di Svevia, mentre Federico II di Svevia tentò di ripristinare l'emissario romano e i cunicoli di Claudio per bonificare le terre del Fucino[41].
Nella Marsica Francesco d'Assisi diffuse il suo Ordine dei Frati Minori. La sua prima presenza nel territorio risulterebbe nell'inverno tra il 1215 e il 1216, quando soggiornò a San Benedetto dei Marsi dove, nella località denominata Luogo dormì, insieme con i poveri, nei pressi dell'anfiteatro romano. Un successivo viaggio nella Marsica, a Pescina, Celano e San Benedetto dei Marsi, ci sarebbe stato con ogni probabilità, tra il 1219 ed il 1222. Fu nella seconda metà del Duecento che si diffusero i primi conventi francescani a Celano e Tagliacozzo che si affiancarono agli antichi monasteri benedettini[41]. Nel 1233 incluso tra i ducati di Spoleto e Benevento venne istituito il Giustizierato d'Abruzzo che incluse anche il territorio marsicano.
Il 23 agosto del 1268 i piani Palentini furono teatro della battaglia di Tagliacozzo tra Corradino di Svevia e Carlo d'Angiò che segnò la caduta definitiva degli svevi e l'avvento al potere degli angioini[42] che distrussero i centri in cui abitanti parteggiarono per Corradino offrendo supporto logistico ai suoi uomini, il borgo di Albe e l'incastellamento di Pietraquaria sul monte Salviano[43]. Da questo momento si insediarono nel territorio, presso l'abbazia di Santa Maria della Vittoria a Scurcola Marsicana i monaci cistercensi. Il 5 ottobre del 1273 Carlo I d'Angiò, con il diploma di Alife, suddivise il territorio abruzzese in due unità amministrative: Aprutium ultra flumen Piscariae e Aprutium citra flumen Piscariae, ovvero Abruzzo Ultra a nord a cui la Marsica fece parte ed Abruzzo Citra a sud[44].
Basso Medioevo
Il ramo dei Berardi di Celano si estinse nella linea maschile con Nicola nel 1418 e con Jacovella e il figlio Ruggero (detto Roggerone, Ruggierone o Ruggerotto) avuto da Leonello Acclozamora nella seconda metà dello stesso secolo. Governarono, con alterne vicende la contea di Celano, per diversi secoli dal XII alla seconda metà del XV secolo[45].
In questo ampio arco di tempo vennero realizzate numerose opere pubbliche e rinforzati i centri fortificati di Aielli, Collarmele, Rovere, Santa Jona, Sperone[46]. Con l'esilio di Ruggero Acclozamora da Celano successivo all'ascesa al trono di Ferdinando d'Aragona la contea venne assegnata nel 1463 da papa Pio II al nipote Antonio Todeschini Piccolomini nell'anno in cui la cittadella venne saccheggiata dagli angioini guidati dal condottiero Jacopo Piccinino impegnato invano a contrastare gli aragonesi[47]. ...
Età moderna
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Età contemporanea
L'Ottocento
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Il Novecento
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Note
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