Acqualadroni
Acqualadroni, o Acqualadrone o Acquarone (Acquaruni in dialetto messinese), è una frazione costiera della VI circoscrizione del comune di Messina, situato sulla costa tirrenica a circa 20 chilometri dal centro cittadino. Situato nella fascia costiera che va da Torre Faro a Villafranca Tirrena, lungo la strada statale 113 Settentrionale Sicula, tra le frazioni di Spartà e Casa Bianca, è un antico borgo di pescatori. Oggi sparita l'attività della pesca, il villaggio è luogo di villeggiatura estiva e residenziale, favorito dalle sue spiagge, dalle quali si intravedono le isole Eolie.
Acqualadroni frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Città metropolitana | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 38°17′N 15°33′E |
Altitudine | 8 m s.l.m. |
Abitanti | 220 (2001) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 98163 |
Prefisso | 090 |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | Acquaronesi |
Patrono | san Pietro Apostolo |
Cartografia | |
Toponimo
Il suo nome deriva da "Acqua dei Ladroni", in quanto il villaggio è posto nelle vicinanze del torrente dei corsari. Al tempo delle incursioni turche, tra il XVI secolo e il XVII secolo, gli ottomani e i corsari barbareschi sbarcarono più volte in quella località, risalendo il torrente che da loro prese il nome, per cercare di saccheggiare i villaggi a nord della città e la stessa Messina prendendola di sorpresa alla spalle.
Storia
Il casale di Acqualadroni, insieme a quelli di Spartà, Piano Torre e San Saba, faceva parte delle "Masse Marittime", volendo significare col nome "massa" un insieme di campi e di possedimenti, mentre con l'aggettivo "marittima" la posizione geografica. Le incursioni di Khayr al-Dīn, conosciuto in Italia col nome di Ariadeno Barbarossa, che infestava le coste della Calabria e della Sicilia erano frequenti e spesso usavano per base proprio Acqualadroni, costringendo gli abitanti a nascondersi tra le colline e nelle grotte. Dopo la rivolta antispagnola del 1674-78, i casali vennero venduti e furono acquistati dal duca di Furnari. Solo nel 1723 il casale si liberò di questa servitù, allorché i terreni vennero confiscati ai loro proprietari, tornando al demanio.
Architetture religiose
- Chiesa di San Pietro Apostolo.