Bosco della Saliceta
Il bosco della Saliceta era una vasta foresta planiziale di 510,48 ettari situata nella bassa pianura modenese, nel triangolo di territorio compreso tra gli insediamenti di Camposanto, San Felice sul Panaro e Staggia[1].
Bosco della Saliceta | |
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Tipo di area | Foresta planiziale |
Stati | ![]() |
Regioni | ![]() |
Province | ![]() |
Comuni | Camposanto e San Felice sul Panaro |
Superficie a terra | 580 ha |
Mappa di localizzazione | |
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Il bosco, ultimo lembo supersite dell'immensa selva medievale del Lovoleto[2], venne quasi completamente disbocata a partire dal 1834, fino al totale abbattimento avvenuto nel 1950, per finalità agricole[3].
Dalla fine del XX secolo è in corso un programma di rinaturalizzazione del territorio, al fine di tentare di recuperare l'antica foresta.
Storia
I primi documenti risalgono all'anno 1149, quando l'abbazia di Nonantola divenne proprietaria del bosco ed iniziò a scavare canali e scoli per bonificare queste terre selvagge, prosciugandole dalle acque stagnanti.
Un documento datato 25 giugno 1332 vietò il taglio degli alberi nei mesi estivi (giugno, luglio e agosto).
Il bosco della Saliceta era suddiviso in 16 aree quadrangolari di circa 35 ettari ognuna: ogni anno veniva tagliata la metà di una "quadra", cosicché il ciclo di vita complessivo degli alberi ad alto (roveri, frassini, pioppi, olmi, salici, sorbi, peri e meli selvatici) fusto della "piantada" era di 32 anni.
Nel 1387 venne istituita una riserva di caccia, con la presenza di caprioli, cervi, cinghiali, daini, donnole, fagiani, lepri, martore, puzzole e volpi. Fra i rapaci, vi erano civette, falchi e gufi. I cacciatori di frodo erano puniti con pene severissime.Dalla seconda metà del XV secolo, la riserva di caccia entrò nel dominio degli Estensi che la descrissero come il bosco più esteso della pianura padana: all'epoca la foresta aveva una circonferenza di 12 chilometri e un'area di circa 510,48 ettari.
Nel corso dei secoli, il ciclo del legname venne accelerato sempre di più, degradando progressivamente l'imponenza e la maestosità del bosco.
Durante l'epoca napoleonica il bosco subì grandi devastazioni da parte dell'esercito francese, tanto che dopo la restaurazione del dominio estense venne emanata il 19 aprile 1816 un divieto generale di intrurre il bestiame o anche solo di entrare nel bosco con attrezzi da taglio o carri[4].
Nel 1834 il ducato di Modena avviò, senza successo, la coltivazione del riso, contribuendo ad impoverire ancora di più l'ambiente anche a causa della minore manutenzione degli scoli delle acque. Tale situazione, inoltre, aggravava gli episodi di inondazione del vicino fiume Panaro. Nel 1846 l'area di estendeva per circa 1800 biolche modenesi (pari a 510,56 ettari)[5]. Nel 1849 vennero sterminati dai bracconieri tutti gli ungulati[6].
Nel 1950 avvenne il definitivo disboscamento dell'area residua (488 ettari), peraltro finanziato dalministero dell'agricoltura per dare lavoro e abitazioni a 80 famiglie di braccianti agricoli.
A partire dagli anni 1980, grazie all'iniziativa privata e ai finanziamenti della politica agricola comune (PAC) e del fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) dell'Unione europea, si sta cercando di ricostruire il grande patrimonio naturale perduto. Negli anni 2010 sono stati riforestati 32 ettari a "macchie di leopardo"[7] Nel 2011 la Provincia di Modena ha istituito un'area di riequilibrio ecologico di tre ettari, parte della Rete Natura 2000[8] L'area riforestata comprende specie arboree di quercia, salice, acero, frassino e olmo, oltre a siepi di prugnolo selvatico, rosa canina e sanguinella.
Nel luglio 2011 è stato inaugurato un percorso storico-naturalistico all'interno dell'isola ecologica del "nuovo" bosco della Saliceta, situato in via Madonna del Bosco nel comune di Camposanto.
Note
- ^ Il territorio di San Felice sul Panaro dall'antichità al Medioevo, su Comune di San Felice sul Panaro. URL consultato il 7 giugno 2017.
- ^ Franco Cazzola, Foreste artificiali. Espansione e declino della piantata padana (sec. XV-XX) (PDF), in I frutti di Demetra - Bollettino di storia e ambiente, n. 13, Napoli, ASAT-Associazione per la Storia dell’Ambiente e del Territorio, 2007, p. 25.
- ^ Michele Fuoco, “Il Bosco della Saliceta” cent’anni di immagini su un paradiso perduto, in Gazzetta di Modena, 14 dicembre 2016.
- ^ La cura de' boschi, Modena, Eredi Soliani, 1846, pp. 12-13.
- ^ Giuseppe Bergolli, op.cit., p. 17.
- ^ Ungulati, su STERNA. URL consultato il 7 giugno 2017.
- ^ Il Bosco oggi, su Unione Comuni Modenesi Area Nord. URL consultato il 7 giugno 2017.
- ^ Regione Emilia-Romagna, Area di riequilibrio ecologico Bosco della Saliceta, su ER Ambiente.
Bibliografia
- Arrigo Barbieri, Il bosco della Saliceta, dei Carrobio, dei Marsalek ed il... dopo bosco.
- Duilio Frigieri, Il bosco della Saliceta. Storia di ieri e di oggi: come ricordo quel bosco e la nostra campagna, prefazione di Vilmo Cappi, Litotre, 1987.
- Ermanno Gorrieri, Piccola proprietà e cooperazione agricola: l'esperimento della cooperativa Bosco della Saliceta, a cura di Unione sindacale provinciale CISL e Cooperativa Bosco della Saliceta, Modena, 1957.
- Sabrina Rebecchi, Matteo Carletti, Paolo Campagnoli e Barbara Bondi, Le Valli dei dossi e delle acque: geomorfologia, storia e archeologia, fauna e flora, itinerari, Comune di Mirandola e Comune di San Felice sul Panaro, 2001.
- Renzo Tonelli e Antonio Turco, Il bosco della Saliceta. Cronaca e immagini, Biblioteche comunali di Camposanto, Cavezzo, Medolla, San Prospero, 1980.