Alessandro Tomassoni | |
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Soprannome | Alessandro da Terni |
Nascita | Terni, 1508 |
Morte | Narni, giugno 1555 |
Cause della morte | ferita da arma da fuoco alla testa |
Luogo di sepoltura | Terni |
Dati militari | |
Paese servito | Orsini, Stato Pontificio, Farnese, Terni, Repubblica di Siena |
Forza armata | Mercenari |
Grado | Capitano di ventura (mastro di campo o capitano di fanteria)[1] |
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Alessandro Tomassoni, noto come Alessandro da Terni (Terni, 1508 – Narni, giugno 1555), è stato un capitano di ventura italiano.
Biografia di Alessandro (il vecchio)
La giovinezza
Il “capostipite militare” di questa famiglia fu Alessandro[2], nato a Terni intorno al 1508, svolse la sua carriera militare iniziando dal gradino più basso fino a diventare Generale dell’esercito pontificio ed apprezzato ingegnere militare. Esordì nella carriera militare agli ordini di Gentil Virginio Orsini, Conte dell’Anguillara (figlio primogenito di Napoleone di Carlo Orsini, signore di Bracciano, e di Francesca di Orso Orsini), percorse le coste del Mediterraneo per combattere i Turchi, partecipando alla presa di Tunisi nella spedizione comandata da Carlo V d’Asburgo. Sempre come ufficiale dell’Orsini, nel 1537, prese parte ad alcune spedizioni nel mare della Grecia e in Puglia.
La carriera militare
Il 27 settembre del 1538 il colonello Alessandro Tomassoni sbarcò con un reparto di fanteria pontificia a Prevesa, un promontorio fortificato che controllava le isole di Zante e Cefalonia. Come raccontava Paolo Giovio (1483-1552) nella Istoria, citato dallo storico umbro Sandro Bassetti, la spedizione venne rigettata in mare dai giannizzeri, ma Alessandro, «…benché gravemente ferito sostenne animosamente per un pezzo la furia dei Turchi». Nel 1540 fece parte delle truppe pontificie impegnate a condurre la cosiddetta guerra del sale prima a Perugia poi a Paliano, battendosi contro la cavalleria di Ridolfo Baglioni. Alessandro Tomassoni si occupò dell’assedio del castello di Torgiano, alla confluenza del Tevere nel Chiascio. Riportò una importante vittoria vincendo definitivamente le truppe di Ascanio della Corgna a Ponte S. Giovanni e a Pretola. La guerra si concluse con la sconfitta dei Perugini e la fine della loro indipendenza [3]. A Perugia, Alessandro, sfruttando le sue conoscenze nel campo delle fortificazioni militari, collaborò tra il 1540 e il 1541 con Antonio da Sangallo il Giovane (1484-1546) alla risistemazione dell’area dove poi sorgerà la Rocca Paolina, voluta dal pontefice sul luogo dove sorgevano le case dei Baglioni e di altri maggiorenti per riaffermare la sottomissione della città allo Stato della Chiesa. Nella primavera del 1541 Alessandro lasciò Perugia per partecipare alla guerra di Paliano [4], iniziata da Paolo III Farnese, accanito nemico dei Colonna, contro i quali diresse il suo esercito guidato dal figlio Pierluigi, la cui fanteria era agli ordini del mastro generale di campo Alessandro Tomassoni. Costui assediò Rocca di Papa, dove si erano asserragliati alcuni dei Colonna, che dovette capitolare dopo poco. Vicino Monte Compatri Alessandro sconfisse le truppe dei Colonna, che cercarono rifugio a Paliano. Di nuovo il Tomassoni inseguì i superstiti, sgominandoli a Ceciliano. Fu poi la volta della fortezza di Paliano di capitolare. Alessandro diventò l’eroe delle truppe pontificie e al tempo stesso il fidato braccio armato del pontefice e del figlio Pierluigi, che aiutò a conquistare agli Sforza e ai Gonzaga le terre che formeranno poi, successivamente, il ducato di Parma e Piacenza. Come conclude lo storico Sandro Bassetti:
Alessandro continuò ad avere rapporti e residenza a Terni e il 6 luglio del 1545 fu eletto deputato dalla città per trattare una delicata questione diplomatica con i Reatini. Pierluigi Farnese venne ucciso il 10 settembre 1547 e Paolo III morì due anni più tardi. Alessandro passò agli ordini di papa Giulio III (Giovanni Maria Ciocchi del Monte di San Savino), eletto nel 1550.
Alessandro svolgerà nuovamente un ruolo decisivo quando, morto Galeotto II Pico della Mirandola, gli successe il figlio Ludovico II, alleato dei Francesi e nemico dell’Impero e del papato, con il quale entrò in conflitto.
Alessandro partecipò nel 1552 all’assedio alla città di Mirandola e la espugnò dopo dieci mesi, pur giudicando inutile e dispendiosa questa mossa strategica. Nel marzo del 1553 si trasferì a Siena, che nel 1552 si era ribellata all’imperatore e alle truppe spagnole, alleandosi con la Francia. Alessandro partì alla difesa dell’ultimo stato italiano indipendente di origine medievale, appunto la repubblica di Siena, mettendosi a capo di un piccolo esercito che riuscì a cogliere alcuni importanti successi. Il 19 maggio 1553 ritornò a Siena per difendere la città, che dovette però capitolare il 17 aprile del 1555. Alessandro non volle arrendersi e con i superstiti delle sue fidate truppe si rifugiò a Porto Ercole nell’Argentario, allora territorio senese, dove intese attendere la flotta francese. Dopo quarantacinque giorni iniziò l’assalto finale degli imperiali e dei Fiorentini. Scrive Sandro Bassetti:
Portato su una galea che stazionava nel porto, venne ricoverato a Civitavecchia, da dove fu fatto proseguire per Terni, ma qui non arrivò vivo. Fu sepolto a Terni con grandi onori il 16 giugno del 1555. L’Angeloni al riguardo scrive:
Queste vicende, di cui il Tomassoni fu protagonista, vennero rappresentate nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze da Giorgio Vasari, che vi dipinse l’assedio di porto Ercole e la presa di Siena. Alessandro Tomassoni fu quindi valoroso e capace uomo d’arme, una tipica figura di quei condottieri che nel XVI secolo contribuirono a fare la storia militare d’Italia.
Il primogenito Raimondo
Alessandro ebbe due figli. Il primogenito fu Raimondo, che nacque a Terni intorno al 1540 e militò nelle schiere del Granduca di Toscana Ferdinando I de' Medici. Al seguito di questo sovrano combatté per cinque anni nella lunga guerra turca in Ungheria risaltando per imprese memorabili
Convocato a Roma dallo Stato della Chiesa nel 1598, per assolvere all’incarico di Colonnello Comandante il distretto di Ferrara, morì a Rimini, mentre andava ad insediarsi. Di lui Francesco Angeloni scrisse riguardo agli avvenimenti del 1593:
Il secondogenito Enea
Suo fratello minore fu Enea, che nacque a Terni intorno al 1545. Egli fu Capitano nell’esercito di Pompeo e Giovanni Prospero Colonna nel 1565 e partecipò alla battaglia navale di Lepanto nel 1571 dove vi morì. Enea aveva combattuto con suo zio Lucantonio Tomassoni in Grecia e a Malta. A Malta, fu sotto il comando di Prospero Colonna, luogotenente della flotta pontificia. È citato in un documento del 15 settembre 1599, col quale viene rilasciata dai suoi discendenti: Ranuccio e i fratelli Ottavio, Giovan Francesco e Mario, residenti in Roma[5], , una procura a favore del loro fratello germano Alessandro per la gestione di alcune proprietà, nel quale viene menzionato un Alessandro loro zio paterno (Alessandro il vecchio) e suo figlio Enea:
Collegamenti esterni
- Biografia su condottieridiventura.it, su condottieridiventura.it.
- ^ Francesco Angeloni, Historia di Terni, Elia Rossi Passavanti, Interamna dei Naharti, Sandro Bassetti, lettere originali conservate all'Archivio di Stato di Modena.
- ^ A lui è oggi intitolata una strada di Terni.
- ^ Da notare un fatto, di non poco conto: Perugia come libero comune, sarà sottomessa al papato prima di Terni.
- ^ La guerra ebbe come casus belli la ribellione di Ascanio Colonna contro l’imposizione della tassa sul sale voluta da Paolo III nel 1540.
- ^ I Tomassoni di questa generazione furono al servizio, tra gli altri, degli Orsini e dei Colonna, e cioè di due di quelle famiglie che saranno anche i potenti protettori del Caravaggio