Miroslav Filipović-Majstorović
Miroslav Filipović (5 giugno 1915 – 1946) è stato un militare jugoslavo, conosciuto anche come Tomislav Filipović e Tomislav Filipović-Majstorović, è stato un collaboratore del regime degli Ustascia controllato dai nazisti nella ex Jugoslavia, un ex frate francescano e cappellano militare.

Biografia
Durante la Seconda Guerra Mondiale in Jugoslavia partecipa all'assassinio dei serbi, degli ebrei e dei rom, nonché dei dissidenti croati perpetrato dal regime croato degli Ustascia, operando in particolare modo nel campo di concentramento di Jasenovac. Per la sua crudeltà gli vennero attribuiti gli epiteti di "Il diavolo di Jasenovac" e di "Fratello Satana"[1][2] .
Nel 1941, dopo la costituzione dello Stato Indipendente della Croazia (NDH), uno Stato di fantoccio installato dalle Forze dell'Asse che abbracciava la Bosnia-Erzegovina e la maggior parte della Croazia, Filipović ricevette l'ordine di affiancare un cappellano militare nella regione del Rama nel nord dell'Erzegovina, ma non assunse mai l'incarico. Solo nel gennaio 1942, dopo aver completato i suoi esami teologici a Sarajevo, divenne lui stesso cappellano militare degli Ustascia, un'organizzazione di nazionalisti estremisti croati.[3] La relazione della Commissione statale della Croazia per l'indagine sui crimini delle forze di occupazione e dei loro collaboratori (Sezione D-XXVI) (A report by the State Commission of Croatia for the Investigation of the Crimes of the Occupation Forces and their Collaborators (SCC), Section D-XXVI), redatta nel dopoguerra ci fornisce diversi dettagli sull'operato di Miroslav Filipović nella sezione intitolata "Crimini nel Campo di Jasenovac" (Crimes in the Jasenovac Camp - Zagabria 1946) pubblicata sia in serbo che in inglese.[4]
I crimini
Filipović (poi conosciuto come Tomislav Filipović-Majstorović) venne assegnato al battaglione del corpo di guardia di Poglavnik II dove iniziò la sua attività nefanda . Secondo le dichiarazioni di due testimoni e di un generale tedesco il 7 febbraio 1942, Filipović accompagnava i membri del suo battaglione in un'operazione volta a cancellare i serbi nell'insediamento di Drakulić, nella periferia settentrionale di Banja Luka e in due villaggi vicini, Motike e Šargovac. In questa operazione più di 2.300 civili serbi - uomini, donne e bambini - vennero uccisi[5]. Secondo i rapporti inviati a Eugen Dido Kvaternik, capo del servizio di sicurezza interna dello stato, dal suo ufficio di Banja Luka e datati 9 e 11 febbraio 1942, risultò che le vittime a Šargovac comprendevano 52 bambini uccisi nella scuola elementare del villaggio.Due insegnanti che sopravvissero alla strage della scuola: Dobrila Martinović e Mara Šunjić, testimoniarono contro Filipović al suo processo postbellico a Belgrado.Nella loro deposizione dichiararono chr Filipović non solo partecipò alle atrocità attivamente ma invitò i suoi colleghi Ustacia ad agire con estrema crudeltà. In particolare Filipović,soprannominato dalle sue truppe "il glorioso", venne accusato di aver ordinato che i ragazzi serbi della scuola venissero portati davanti a lui e con un altro sacerdote -collaborazionista , padre Zvonimir Brekalo, uccisero gli studenti sgozzandoli uno alla volta. Altri episodi crudeli ,raccontati da testimoni oculari, videro il religioso come protagonista[6]
Sospensione ed espulsione dall'ordine francescano
Venuto a conoscenza dei suoi orrendi crimini il legato papale di Zagabria,in accordo col Cardinale Stepinac , decise di sospenderlo da tutte dalle sue funzioni religiose già il 4 Aprile del 1942 [7] e il 22 Ottobre del 1942 venne espulso dall'ordine dei francescani ; secondo alcuni fonti seguì anche la scomunica papale ma non su questo non si ha una documentazione completa.[8][9]
Direzione dei Campi di Concetramento di Jasenovac e Stara Gradiška
Dopo la sospensione e la riduzione allo stato laicale con l'espulsione dall'ordine dei Francescani per le atrocità commesse ,venne arrestato ed inviato al campo di concentramento di Jasenovac .Attraverso l'intervento diretto di Vjekoslav "Maks" Luburić, che allora guidava la sezione III del servizio di sicurezza interna ISC (Ustaška Narodna Služba), responsabile dell'amministrazione del sistema dei campi di prigionia , Filipović fece all'interno del campo una rapida carriera:da prigioniero divenne capo-guardia, responsabile delle esecuzioni di massa poi luogotenente del comandante Ljubo Miloš e dell'amministratore Ivica Matković, e successivamente,per alcuni mesi , coprì il ruolo di direttore del campo principale pro tempore fino al ritorno dello stesso Matković.[10]Dalla fine del 1942 fino al 27 marzo 1943 venne inviato a dirigere il Campo di Stara Gradiška che ospitava prevalentemente donne e bambini, e dove Miroslav Filipović-Majstorović ,come riportarono al suo processo i sopravvisuti diede pienamente sfogo al suo patologico sadismo[11]. Tornato nell'Aprile del 1943 a Jasenovac collaborò con i suoi superiori alla criminale gestione del campo fino alla fine della guerra.
Processo e condanna a morte
Nel 1946 Filipović venne portato a Belgrado per essere giudicato da un tribunale civile per i suoi crimini di guerra. Durante il dibattimento collaborò con il collegio giudicante ammettendo la sua partecipazione ad alcuni degli episodi raccontati dai vari testimoni ma negando il coinvolgimento in altri.Tra l'altro dichiarò di aver ucciso personalmnte almeno 100 persone e di essersi attivato durante la sua permanenza nei campi di concentramento per l'eliminazione di circa 30.000 persone[12]. La corte lo dichiarò colpevole degli atti ascrittogli , condannandolo a morte per impiccagione.Il giorno dell'esecuzione ,non si è appurato se per volontà personale o per motivi di propaganda poltica ,indossava le vesti dell'ordine francescano dal quale era stato espulso e che secondo alcune dichiarazioni usava occasionalmente, anche nei campi di sterminio.[13]
Note
- ^ Michael Phayer. The Catholic Church and the Holocaust, 1930–1965. Bloomington, Indiana: Indiana University Press. 2000. pp. 34, 237. ISBN 0-253-21471-8
- ^ Jure G. Krišto, Katolička crkva i Nezavisna Država Hrvatska 1941-1945, Zagreb: 1998, pg. 223
- ^ Jure G. Kristo, Sukob simbola: politika, vjere i ideologije u Nezavisnoj Državi Hrvatskoj, Nakladni zavod Globus, 2001; ISBN 953-167-133-8; pg. 105
- ^ RASTKO
- ^ Berger, Egon (1966). 44 mjeseca u Jasenovcu. Zagreb: Nakladni zavod Hrvatske. p. 57
- ^ BiH Supreme Court Archive, B.I.I.k171-13/15-1
- ^ Jure G. Krišto, Katolička crkva i Nezavisna Država Hrvatska 1941-1945, Zagreb: 1998, pg. 223
- ^ Michael Phayer (op cit) pp. 34, 237.
- ^ Jure G. Krišto, Katolička crkva i Nezavisna Država Hrvatska 1941-1945, Zagreb: 1998, pg. 223
- ^ Relazione della Commissione statale della Croazia per l'indagine sui crimini delle forze di occupazione e dei loro collaboratori (Sezione D-XXVI)
- ^ Dr Nikola Nikolić, Jasenovački Logor (Jasenovac Prison Camp), Zagreb: 1948, pp. 285-89.
- ^ SCC (op cit) Sezione D-XXVI
- ^ Paris, Edmond (1961). Genocide in Satellite Croatia, 1941-1945: A Record of Racial and Religious Persecutions and Massacres. Chicago: American Institute for Balkan Affairs. pag. 190