Iona Jakir
Iona Ėmmanuilovič Jakir (in russo: Иона Эммануилович Якир; Chișinău, 3 agosto 1896 – Mosca, 12 giugno 1937) è stato un militare sovietico. Comandante dell'Armata Rossa ed uno dei maggiori riformisti in campo militare tra la prima guerra mondiale e la seconda guerra mondiale, cadde vittima delle "Grandi Purghe" dell'epoca stalinista, insieme al Maresciallo Michail Nikolaevič Tuchačevskij. Nel 1957 è stato ufficialmente riabilitato da Nikita Chruščёv.
| Iona Ėmmanuilovič Jakir Иона Эммануилович Якир | |
|---|---|
| Nascita | Chișinău, 3 agosto 1896 |
| Morte | Mosca, 12 giugno 1937 |
| Dati militari | |
| Paese servito | |
| Forza armata | Armata Rossa |
| Anni di servizio | 1918 - 1937 |
| Grado | Comandante d'armata di 1° rango |
| Guerre | Guerra civile russa Guerra russo-polacca |
| Decorazioni | Ordine della Bandiera rossa (3) |
| voci di militari presenti su Wikipedia | |
Biografia
Jakir nacque a Chișinău, Bessarabia, Impero russo, in una ricca famiglia di un farmacista ebreo.[1][2] Si diplomò alla locale scuola secondaria nel 1914. A causa delle restrizioni governative imposte agli ebrei circa l'accesso all'istruzione superiore, Jakir studiò chimica presso l'Università di Basilea in Svizzera.[1][2] Durante la prima guerra mondiale, fece ritorno nell'Impero russo e lavorò come operaio in una fabbrica militare di Odessa, in Ucraina (era un riservista).[1][2] Dal 1915 al 1917, frecquentò l'Istituto Tecnologico di Charkiv.[1][2] Durante gli anni di guerra divenne uno dei seguaci delle teorie di Vladimir Lenin. Nel 1917, fece ritorno a Chișinău, e in aprile divenne membro del Partito Bolscevico.[3] Inoltre, divenne membro della Commissione rivoluzionaria del governatorato della Bessarabia.[1][2] Dal gennaio 1918, prese attivamente parte alla presa del potere da parte dei Bolscevichi in Bessarabia. Quando la Romania intervenne per riconquistare la regione, Jakir guidò la resistenza bolscevica ma le sue esigue truppe furono sopraffatte dall'esercito regolare rumeno.[1][2]
Guerra civile russa
Riforme in campo militare
Coinvolgimento politico
Stalin, il quale all'epoca stava consolidando il proprio potere nel Paese, approvò l'appunto fatto da Jakir al Distretto militare ucraino nel 1925. Tuttavia, non si fidava completamente di lui e diede istruzione a Kaganovič di stringere rapporti di amicizia con Jakir in modo che egli potesse relazionarlo circa le attività di quest'ultimo.[4][5][6][7] Jakir, che era un convinto sostenitore della causa comunista, era attivamente coinvolto in politica. Era membro della Commissione Centrale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica di Mosca[8] e membro del Politburo del Partito Comunista Ucraino.[1][2] Sebbene in campo militare fosse ingegnoso e di libero pensiero, in politica era un docile membro di partito che seguiva fedelmente le direttive della linea stalinista.[9]
La sua cieca obbedienza al Partito non lo salvò comunque. Stalin non voleva che i suoi comandanti militari godessero di troppa libertà di pensiero per paura di possibili colpi di stato. Mentre l'atteggiamento di Stalin nei confronti di Jakir era in apparenza amichevole, in privato il leader non ne tollerava nemmeno la presenza. All'inizio del periodo delle Grandi Purghe nel 1936, l'NKVD arrestò molti collaboratori e sottoposti di Jakir. Si trattava di una procedura abituale da parte della polizia segreta atta a "fare il vuoto intorno" a futuri accusati. Jakir fu uno dei pochi comandanti sovietici che si appellò direttamente a Stalin per salvare i suoi ufficiali; si recò direttamente a Mosca e cercò di convincere personalmente Vorošilov dell'innocenza dei propri subordinati arrestati. Tuttavia, gli appelli di Jakir rimasero inascoltati, ed anzi, furono visti come una ulteriore conferma della sua contrarietà alle purghe e quindi alle decisioni di Stalin.
Arresto, processo, ed esecuzione
Il 10 e 11 maggio 1937, l'Armata Rossa fu scossa da vari grossi cambiamenti. Il Maresciallo Tuchačevskij venne rimosso dal suo incarico e trasferito ad un distretto militare sul Volga di poca importanza. Nello stesso tempo anche Jakir fu trasferito: da Kiev a Leningrado. A differenza di Tuchačevskij, non si trattò però di un'evidente retrocessione. Tuchačevskij fu arrestato il 22 maggio mentre era in viaggio verso la sua nuova destinazione. Jakir stava presenziando ad una conferenza nel Distretto Militare di Kiev quando venne a sapere la notizia. Il suo atteggiamento cambiò drasticamente – abitualmente bonario, amichevole, e spiritoso, divenne estremamente nervoso ed insicuro dopo il suo trasferimento a Leningrado.
Il 31 maggio 1937, l'NKVD arrestò Jakir, e lo condusse alla prigione della Lubjanka a Mosca. Lui e sette altri ufficiali di alto grado (Boris Fel'dman, Avgust Kork, Vitalij Primakov, Vitovt Putna, Michail Tuchačevskij e Ieronim Uborevič), furono accusati di far parte di un'organizzazione militare trockista anti-sovietica e di essere spie al servizio dei nazisti. Tranne Fel'dman, che collaborò fin da subito, tutti gli altri accusati furono brutalmente torturati per farli confessare. Jakir (fino a quando crollò) ribadì sempre la propria innocenza, sia scrivendo lettere personali a Stalin e sia nel corso del processo a porte chiuse dell'11 giugno. Anche se generalmente ammise di aver preso parte alla cospirazione, egli negò risolutamente di essere una spia. Durante il processo gli venne richiesto di fornire dettagli ulteriori circa la sua confessione scritta, ma Jakir invece dichiarò di non poter aggiungere nulla a quanto da lui dichiarato. Una delle sue ultime lettere a Stalin era una chiara supplica:
Stalin e gli altri membri del Politburo fecero diversi commenti cinici sulla missiva, e Stalin annotò di suo pugno sulla stessa le parole "vigliacco e mignotta" mentre Vorošilov e Molotov aggiunsero: "definizione perfettamente accurata". Infine, Lazar Kaganovič scrisse: "L'unica punizione per questo traditore, feccia, e puttana, è la pena di morte".[11]
Jakir e gli altri sette ufficiali furono giustiziati a Mosca, subito dopo il processo, alle prime luci dell'alba del 12 giugno 1937, senza nemmeno aver potuto leggere le sentenze di condanna. I corpi furono cremati in loco, e le ceneri disperse in una fossa comune del cimitero Donskoj. Anche membri della famiglia di Jakir furono giustiziati, come il fratello minore Moris Emmanuilovič (1902–1937), o mandati in campi di lavoro: la sorella minore di Jakir, Isabella Emmanuilovna (1900–1986) scontò una pena di 10 anni mentre la moglie, Sarra Lazarevna (1900–1971) ed il figlio quattordicenne, Pëtr Ionovič (1923–1982),[12] trascorsero circa 20 anni in un gulag. Gli scritti militari di Jakir furono messi al bando. Inoltre, la stampa sovietica dell'epoca definì "traditori" tutti i militari giustiziati, e pubblicò articoli dove erano lodate le loro esecuzioni, con la firma di importanti artisti sovietici – nonostante alcuni di essi si fossero rifiutati di sottoscrivere tale affermazione (Boris Pasternak fu tra quanti si rifiutarono di controfirmare).
Giudizio postumo
I giudizi a posteriori su Jakir non sono unanimi, persino oggi. Come giovane comandante durante la guerra civile, egli ricorse a metodi brutali e di eccessiva violenza (lanciafiamme, mitragliatrici) contro membri civili della resistenza e popolazione Cosacca, effettuando anche delle razzie nei territori conquistati. Successivamente, durante gli anni della Collettivizzazione, egli guidò raid punitivi nei confronti di contadini inermi. Molti ritennero che fosse personalmente responsabile della grande carestia in Ucraina tra il 1932 e il 1933. Inoltre, essendo di origini ebraiche, ed avendo supportato Trockij durante e persino dopo la guerra civile (Trockij era un amico di famiglia dei Jakir), si guadagnò ben presto l'antipatia di Stalin.
Come riformatore in campo militare, però, egli è da ritenersi indubitabilmente notevole. Lavorò per far progredire l'Armata Rossa fino alla morte. Il 10 giugno 1937, due giorni prima della sua esecuzione, Jakir scrisse una lunga lettera a Nikolaj Ivanovič Ežov, capo della NKVD, in merito a sue osservazioni circa importanti questioni in ambito militare. Dopo la sua morte, la purga spazzò via un gran numero di ufficiali che erano stati suoi sottoposti. Molti degli espedienti e delle precauzioni prese da Jakir, inclusi i suoi preparativi per attività di guerriglia in caso di invasione nemica dell'Ucraina, furono scartate. Quando la Germania invase l'Unione Sovietica nel giugno 1941, l'Armata Rossa non resse l'urto e riportò perdite eccessive di uomini e mezzi causa l'arretratezza delle tecniche di combattimento e l'impreparazione del comando. I sovietici subirono sconfitte terribili ed enormi perdite di territorio prima di assestarsi e modernizzare tattiche ed approccio alla guerra. I discepoli di Jakir che sopravvissero alle grandi purghe, utilizzarono l'esperienza accumulata sotto il suo comando per contribuire alla vittoria sulla Germania nazista di Hitler.
Durante il periodo della destalinizzazione, il 31 gennaio 1957 Nikita Sergeevič Chruščёv riabilitò ufficialmente Iona Jakir. Il suo cenotafio si trova nel cimitero di Vvedenskoj a Mosca.
Onorificenze
Note
- ^ a b c d e f g Five short biographies about Yakir (all in Russian)
- ^ a b c d e f g Yakir's short biography (in Russian)
- ^ John Erickson, The Soviet High Command. A Military-Political History 1918–1941, pag. 80.
- ^ Simon Sebag Montefiore, Stalin: The Court of the Red Tsar, pag. 223.
- ^ Robert Conquest, Il Grande Terrore, pag. 201.
- ^ Otto Preston Chaney, Zhukov, pag. 36-37.
- ^ Thos. G. Butson, The Tsar's Lieutenant: The Soviet Marshal, pag. 227.
- ^ The Soviet High Command. A Military-Political History 1918–1941, pag. 426.
- ^ Jakir, insieme a Stalin, Ežov e Nadežda Krupskaja, era membro di una commissione speciale istituita dopo l'arresto di Bucharin e prima del "processo dei ventuno". La commissione si riunì per decidere delle sorti degli accusati, inclusi Rykov e Bucharin. Ežov suggerì di escluderli dalla commissione centrale del PCUS e di giustiziarli, dopo un breve processo sommario. Postyshev accettò l'idea del processo ma rifiutò quella dell'esecuzione. Stalin diede un terzo suggerimento (che posticipò solo la soluzione): far effettuare ulteriori investimenti rimandando indietro il caso alla NKVD. I membri della commissione speciale votarono per ciascuna proposta, in ordine alfabetico. Secondo alcuni testimoni presenti, Jakir fu l'unico refrattario al voto. Date le circostanze, fu una sorta di atto eroico.
- ^ Conquest, Robert. Il Grande Terrore, Rizzoli, 2016, pag. 308, ISBN 978-88-17-08728-5
- ^ Conquest, Robert. Il grande terrore, BUR, Rizzoli, Milano, pag. 308, ISBN 978-88-17-08728-5
- ^ http://www.eleven.co.il/article/15202
| Controllo di autorità | VIAF (EN) 40929878 · ISNI (EN) 0000 0000 6692 7686 · LCCN (EN) n88132306 · J9U (EN, HE) 987007300990805171 |
|---|
