Regular season
Australasia
Australia
In Australia gli occhi sono puntati sui Brumbies, unica rappresentante alle finali del 2016, mentre tutte le altre franchigie sono viste solo come comprimarie. Nelle prime giornate, dopo una partenza a rilento di Canberra, ciò si fa sempre più evidente, mentre colpisce il fatto che nelle prime 9 giornate si siano registrate solo 3 vittorie e un pareggio delle compagini australiane contro squadre straniere, segno di una crisi delle franchigie australiane nella prima metà della stagione, tanto che una squadra verrà tagliata a partire dal 2018.
Canberra vince tutte le sfide iniziali contro le altre squadre aussie, ma alla vigilia dell'ottava giornata ha gli stessi punti dei Blues, undicesimi in graduatoria, mentre le altre squadre albergano tutte nella parte bassa della classifica e i Rebels sono, a quel punto della stagione, l'unica squadra ancora a secco di vittorie.
La prima vittoria della squadra del Victoria arriverà proprio una settimana dopo contro i primi della classifica aussie, con il pareggio 9-9 della nona giornata a mettere in discussione l'intera classifica della conference, che vede ora le 5 squadre racchiuse in sole dieci lunghezze, con un solo posto a disposizione per la qualificazione alla post-season, complice anche la brusca frenata dei Brumbies, che di fatto rimette in gioco tutte le altre franchigie aussie. A tal proposito si può considerare che i Melbourne Rebels, penultimi in classifica generale, sono in corsa fino alla fine per vincere la conference australiana e giocare in casa il quarto di finale contro la migliore delle wild-cards, la seconda delle neozelandesi, con molti più punti in classifica in regular season. I pessimi risultati di tutte le franchigie rende il girone una vera e propria gara per non vincerlo, in cui la classifica si muove pochissimo e ogni vittoria diventa fondamentale. A spuntarla saranno i Brumbies, complice anche i pochissimi punti ottenuti dalle altre franchigie, che ottengono così il seeding 4, ospitando così un quarto di finale.
Nuova Zelanda
Al contrario di quello australiano il rugby neozelandese vive una fase di completo dominio del torneo, e la lotta per le posizioni di vertice è molto più serrata. La caccia agli Hurricanes campioni in carica parte con la vittoria nella prima giornata di 4 squadre kiwi su 5. A un avvio a rilento degli Highlanders e a importanti sconfitte negli scontri diretti dei Blues si affianca per tutta la prima metà del campionato una lotta serrata tra Crusaders (autori di 3 rimonte incredibili di fila tra la seconda e la quarta giornata)[1][2][3], Chiefs e Hurricanes, in cui gli scontri diretti fra le tre squadre diventano fondamentali. Le vittorie delle franchigie delle due isole in tutti gli scontri diretti tra squadre australiane e neozelandesi rende il girone ancora più combattuto.
La partita tra Chiefs e 'Canes di Hamilton alla terza giornata, terminata 26-18[4], non basta a lasciare fuori i campioni in carica dalle posizioni di vertice, e alla settima giornata, col riposo dei Crusaders, la sconfitta di Città del Capo dei Chiefs[5] e la vittoria 38-28 degli Hurricanes contro i Waratahs, le tre squadre sono racchiuse in solo 2 punti. Nel frattempo la pessima stagione delle squadre australiane consegna alla Nuova Zelanda 3 wild cards per le finali. I Crusaders superano quindi indenni le sfide casalinghe contro Sunwolves[6] e Stormers[7][8] e le trasferte di Bloemfontein[9] e Pretoria, incalzati sempre dalle due rivali, con i campioni in carica capaci prima di espugnare in extremis l'Eden Park e poi di infliggere un'umiliante sconfitta ai Brumbies ed i Chiefs capaci di recuperare uno svantaggio di 24 punti a Bloemfontein[10] e poi di superare la Western Force[11][12] e i Sunwolves[13] dopo due partite sofferte. Gli Hurricanes superano invece Blues e Brumbies, per poi riposarsi alla decima giornata ed essere momentaneamente distanziati di otto punti dalla vetta. L'undicesima giornata vede l'importantissimo scontro tra i Crusaders primi in classifica e gli Hurricanes campioni in carica, dove la netta superiorità in mischia e il fattore campo favoriscono la squadra di Christchurch, mentre i Chiefs riposano. Proprio contro i Chiefs a Suva, nelle Figi, i Crusaders, vincendo ancora, impongono un margine ancora più pesante in classifica alle loro inseguitrici. Nel frattempo si segnala la rimonta degli Highlanders, imbattuti da fine marzo, tornati prepotentemente in corsa per una wild-card, che alla vigilia della tredicesima giornata hanno solo due punti di ritardo dagli Hurricanes e sei dai Chiefs.
I Crusaders si laureano campioni della conference prima della pausa per il tour dei British and Irish Lions, con una giornata di anticipo, grazie alla sconfitta casalinga degli Hurricanes contro i Chiefs, ma all'ultima giornata perdono a Wellington, scivolando al secondo posto della classifica complessiva. Gli Hurricanes con questa vittoria ottengono il secondo posto e il seeding 5, rendendo inutile la vittoria dei Chiefs sui Brumbies. Gli Highlanders concludono la stagione con una vittoria contro dei Reds già in vacanza, mentre è particolare la situazione dei Blues, che hanno perso tutti gli incontri contro squadre kiwi vincendo al contempo tutte quelle contro le altre squadre (serie finita con la sconfitta della tredicesima giornata contro gli Stormers e continuata con un'umiliante sconfitta in terra nipponica), e che furono esclusi dalla post-season in quanto ultima squadra della conference, sebbene abbia più punti di Brumbies e Stormers, entrambi qualificati in quanto vincitori di conference, dovendo lottare per guadagnare almeno una posizione nella classifica della conference kiwi. Da notare le 25 vittorie neozelandesi contro squadre australiane su 25 incontri in regular season,
Africa
Africa 1
Nella prima delle due conferences africane i pronostici vedono già alla vigilia gli Stormers come vincitori di conference e, insieme ai Lions, come principale speranza springbok per riportare a casa un trofeo che manca ormai da 7 anni. Altra possibile contendente al primo posto sono i Bulls, mentre Sunwolves e Cheetahs sono viste come le squadre materasso del girone.
Mentre la franchigia di Città del Capo vince 6 partite di fila, arrivando a condividere con i Crusaders il primo posto in classifica generale alla settima giornata, gli altri team vengono subito distaccati, perdendo molti scontri contro squadre dell'altro girone sudafricano. I Bulls, in particolare, perdono rovinosamente contro i giapponesi, mentre per effetto della stagione positiva di Sharks, Jaguares e Lions le possibilità di ottenere una wild-card sono ridotte al lumicino già a metà stagione.
Gli Stormers nelle quattro giornate successive, con le importantissima partita contro i Lions e poi nel disastroso tour neozelandese contro Crusaders, Highlanders e Hurricanes, non ottengono però nemmeno un punto, e i Bulls tornano in corsa vincendo contro i Jaguares e poi nell'importantissimo scontro diretto contro i Cheetahs, con la meta decisiva a pochi minuti dalla fine.[14] In seguito però la franchigia di Pretoria crolla rovinosamente al Loftus Versfeld contro dei lanciatissimi Crusaders e perde anche contro gli Highlanders, riducendo le speranze di post-season al lumicino. Non ne approfittano nemmeno i Cheetahs, ormai in una crisi irreversibile, mentre i Sunwolves alternano sconfitte disastrose (Crusaders, Highlanders, Stormers e soprattutto Lions) ad altre in cui riescono a ottenere degli insperati punti bonus difensivi (Chiefs, Jaguares).
Africa 2
I Lions vice-campioni in carica devono difendere il titolo di campioni di conference dell'anno precedente da degli Sharks molto migliorati rispetto al 2016 e dell'incognita Jaguares, che dopo un anno di rodaggio sono finalmente pronti a sfidare seriamente le più blasonate squadre sudafricane. I Kings sono visti come la squadra materasso e si parla già prima dell'inizio della stagione di un possibile taglio della franchigia di Port Elizabeth a partire dall'anno seguente.
Dopo tre giornate Lions, Jaguares e Sharks sono appaiati in testa a 9 punti, ma gli scontri diretti tra la sesta e la nona giornata vedono i Lions prendere il largo, con le altre due franchigie a contendersi una wild card, con la franchigia di Durban favorita ma rallentata dal pareggio coi Rebels fanalino di coda della conference australiana e gli argentini penalizzati da un tour sudafricano che porterà tre sconfitte tra la settima e la nona giornata. Il successivo scontro diretto tra Squali e Giaguari vede la vittoria dei primi, che distanziano i rivali. I distacchi restano più o meno invariati fino alla tredicesima di campionato, con gli Sharks che superano i Sunwolves e gli argentini che riposano. I Kings si risollevano nella seconda metà del campionato, ottenendo alcuni risultati di prestigio, ma senza tornare mai in gioco per la post-season, mentre gli argentini perdono smalto ed escono definitivamente dalla lotta. I Lions ottengono il primo posto anche nella graduatoria generale, superando i Crusaders all'ultima giornata e guadagnando il diritto di non doversi più muovere da Johannesburg per il resto della stagione senza essersi mai confrontati con le compagini neozelandesi, date ancora per favorite per la vittoria finale.
Fase a eliminazione diretta
Nel primo quarto di finale, giocato a Canberra, i padroni di casa giocano solo per i primi 40', che terminano in vantaggio, 16-15, prima di crollare davanti agli Hurricanes guidati dal piede di Beauden Barrett, che segna 20 punti durante l'incontro, tra cui una meta. La franchigia di Wellington realizza un parziale di 20-0 nella ripresa, eliminando l'unico team australiano giunto ai playoff col risultato di 16-35.[15]
Nel terzo derby dell'Isola del Sud dell'anno, in condizioni metereologiche quasi proibitive, si impongono nettamente i Crusaders, che lasciano a zero gli avversari con un primo tempo d'autorità e un secondo tempo in cui non vengono segnati punti.[16] Gli Highlanders sono stati eliminati anche dal maltempo che ha colpito Dunedin e tutto l'Otago, che gli ha impedito di arrivare all'AMI Stadium se non poche ore prima della partita, in quanto il loro volo è stato cancellato.[17]
Il quarto di finale tra la prima e l'ultima delle qualificate, il derby sudafricano Lions-Sharks, si rivela invece una partita molto combattuta, dove gli ospiti sono a lunghi tratti in vantaggio sui padroni di casa e complici anche molti errori alla piazzola di Jantjies i vincitori della regular season rischiano seriamente l'eliminazione. Solo negli ultimi minuti il risultato arriva al definitivo 23-21.[18]
Nella rivincita del quarto di finale dell'anno passato la franchigia del Waikato espugna Newlands,in un match incertissimo e deciso solo al fischio finale. I sudafricani, favoriti dal fattore campo, nulla possono però contro i più forti neozelandesi, guidati da uno strepitoso McKenzie, il cui piede si rivela decisivo.[19] Sono definite così le semifinali, coi Lions che ospitano gli Hurricanes e i Chiefs di scena a Christchurch. Restano così in corsa tre franchigie kiwi e i Lions sudafricani, che però hanno la possibilità di portare la finalissima in Africa vincendo la loro partita.[20]
Le semifinali si aprono col derby neozelandese, dove i Chiefs dominano il possesso palla ma i Crusaders riescono a essere più cinici, portando a casa punti a ogni vera azione offensiva. Il primo tempo si chiude sul 10-6 per i padroni di casa. Nel secondo tempo i Crociati dilagano con le mete di Dagg al 49' e di Tamanivalu al 58' e al 72'. I Chiefs segnano la loro unica meta con Retallick a due minuti dalla fine, ma è troppo tardi. Finisce 27-13, coi Crusaders che prenotano un posto in finale.[21]
All'Ellis Park, nella rivincita a campi invertiti della finalissima del 2016, va in scena una delle partite più belle della stagione, con gli Hurricanes dei fratelli Beauden e Jordie Barrett che prendono il largo nel primo tempo, andando sul 22-3 al 30' e sul 22-10 all'intervallo. Nella seconda frazione di gioco però i Lions salgono in cattedra, ribaltando il risultato con le mete di Van Rooyen (autore di una marcatura anche nel primo tempo), Marx, Mapoe, Jantjies e Smith, con un parziale da 32-7 che chiude la semifinale su 44-29.
A Johannesburg va quindi di scena la finalissima tra i Lions vice-campioni in carica e i Crusaders alla ricerca di un titolo che manca da nove anni.