Utente:Silvia Girometti/Sandbox/Bozze (4)
La disputa con San Bernardo
"Opinioni contrastanti, anche politiche, (...) avevano contrapposto Bernardo di Chiaravalle all'abate Suger di Saint-Denis riguardo all'importanza degli ornamenti nelle chiese e all'esposizione di oggetti in luoghi di culto non perché utili, ma in quanto belli o preziosi".[1]
Suger giustificava l'estetica del lusso attraverso l'opera di Dionigi l'Areopagita, all'incirca contemporanea di quella di Boezio e con essa allineata per le questioni essenziali, entrambe appartenenti alla tradizione neoplatonica e con presupposti logici simili.[2]
Nel pensiero di Dionigi i teorici del Medioevo trovavano ciò che mancava a Boezio per edificare una teologia dell'immagine: la riabilitazione della materia come segno dello spirituale. Di fronte alla mistica della Parola, Dionigi offriva una mistica della luce che valorizzava ciò che brilla, il metallo prezioso e i gioielli, in pratica la ricchezza. Realizzata con questi materiali, la forma delle apparenze sensibili poteva quindi essere legittimata come immagine dello spirituale.[3]
"Nessun peccato di omissione, [Suger] pensava, poteva essere più grave che il voler escludere dal servizio di Dio e dei suoi santi ciò che Dio stesso aveva concesso alla natura di fornire e all'uomo di perfezionare: vasellame d'oro o di materie preziose, adorno di perle e gemme, candelabri e paliotti d'oro, sculture e vetrate, mosaici e smalti, paramenti sacerdotali e arazzi fulgenti".[4] Tutto ciò era stato condannato dall'Ordine cistercense e da San Bernardo stesso nella Apologia ad Willelmum Abbatem Sancti Theodorici: "dipinti o sculture a figure non erano tollerati, tranne i crocefissi in legno; gemme, perle, oro e seta erano proibiti; i paramenti sacerdotali dovevano essere di lino o di fustagno, i candelieri e gli incensieri di ferro; solo i calici si consentiva fossero d'argento o d'argento dorato. Suger invece era francamente amante dello splendore e della bellezza in ogni forma immaginabile; si può dire che la sua reazione di fronte al rituale ecclesiastico era in gran parte estetica".[4]
San Bernardo al contrario "disapprovava l'arte, (...) perché apparteneva al lato fallace di un mondo che egli poteva vedere solo come un'incessante rivolta del temporale contro l'eterno, della ragione umana contro la fede, dei sensi contro lo spirito. Suger aveva avuto la buona sorte di scoprire, proprio nelle parole [di] san Denis, una filosofia cristiana che gli permetteva di salutare la bellezza materiale come veicolo di beatitudine spirituale, anziché costringerlo a rifuggire da essa come una tentazione; e di concepire l'universo, sia morale che fisico, non come un monocromo in bianco e nero, ma come un'armonia di molti colori".[5]
La riforma di Saint-Denis compiuta nel 1127 valse a Suger una lettera gratulatoria da parte di San Bernardo, con la quale venne suggellato l'armistizio. Da quel momento, "comprendendo quanto potevano nuocersi da nemici", San Bernardo e Suger evitarono di "interferire negli interessi reciproci".[6]
Note
Bibliografia
- (FR) Jean Wirth, L'image médiévale : naissance et développements, VIe-XVe siècle, Paris, Méridiens Klincksieck, 1989, ISBN 2-86563-210-5, LCCN 89193621, OCLC 256786933, SBN IT\ICCU\UBO\0024817 Controllare il valore del parametro
sbn(aiuto). - Erwin Panofsky, Suger abate di Saint-Denis, in Il significato nelle arti visive, introduzione di Enrico Castelnuovo e Maurizio Ghelardi, Torino, Einaudi, 1999 [1955], pp. 109-145, ISBN 978-88-06-15234-5, OCLC 800308054, SBN IT\ICCU\VEA\0108354 Controllare il valore del parametro
sbn(aiuto). - Sandra Costa e Giovanna Perini Folesani, I savi e gli ignoranti : dialogo del pubblico con l'arte (16.-18. secolo), Bologna, Bononia University Press, 2017, p. 33, ISBN 978-88-6923-204-6, LCCN 2017387409, OCLC 987699977, SBN IT\ICCU\UBO\4233102 Controllare il valore del parametro
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