Sir Thomas Jones Woodward, meglio noto come Tom Jones (Pontypridd, 7 giugno 1940), è un cantante e attore gallese.

Tom Jones
Tom Jones nel 2009
NazionalitàGalles (bandiera) Galles
GenereDance
Musica elettronica
Soul
Soul bianco
Rhythm and blues
Pop
Pop rock
Country pop
Country
Periodo di attività musicale1963 – in attività
[tomjones.com Sito ufficiale]

Biografia

La nascita e i primi anni di vita

Thomas John Woodard nasce il 7 giugno 1940 a Pontypridd, una cittadina di minatori nel sud del Galles, da una famiglia di umili origini.[1][2][3][4][5][6][7]

Il padre di Tom Jones si chiama Thomas Woodward e, per mantenere la sua famiglia, lavora duramente come minatore nelle miniere della Rhondda Valley, distante circa otto chilometri da casa, mentre sua mamma Freda Jones è una casalinga.[1][2][3][4][6][8][7]

Viste le sue abilità canore, riconosciutegli anche dal mondo degli adulti, sin da piccolo Tom Jones inizia a cantare in chiesa, nelle riunioni di famiglia, durante i matrimoni e nel coro della scuola.[1][2][3][4][5][6][8]

Tuttavia, all'età di 12 anni si ammala di tubercolosi e, pertanto, è costretto a trascorrere i due anni successivi a letto, in convalescenza.[1][2][3][4][5] In questo periodo della sua vita ha comunque modo, da una parte, di avvicinarsi ancora di più al mondo della musica, ascoltandola mentre, dall'altra, di allontanarsi da un possibile futuro come minatore.[1][2][3][4][5]

Al futuro cantante non piace la scuola e lo sport, ama divertirsi, cantare e corteggiare quella che poi diventerà la sua prima e unica moglie: Melinda Rose Trenchard.[1][2][3][4][8] Il 2 marzo 1957, all'età di soli 16 anni, decide di sposarsi con Melinda dalla quale, a distanza di un mese dal matrimonio, avrà il figlio Mark .[1][2][3][4]

Prima di intraprendere ufficialmente la carriera musicale nel 1963, decide di abbandonare prematuramente gli studi e - per mantenere la sua giovane famiglia - inizia a fare lavori di vario genere durante il giorno: prima come operaio in una fabbrica di guanti, poi come muratore e, infine, come venditore porta a porta.[1][2][3][4][5][8]

Di sera, invece, inizia a esibirsi nei pub e nei locali da ballo del sud del Galles, fortemente influenzato dal Rock n’ Roll, dal Country blues, dal Gospel e da alcuni loro interpreti: Elvis Presley, Jerry Lee Lewis, Big Bill Broonzy e Mahalia Jackson, su tutti.[1][2][3][4][5]

Carriera musicale

1963-1964: Gli inizi

Nel 1963 Tom Jones inizia a farsi conoscere meglio, con lo pseudonimo di "Tommy Scott", diventando frontman del gruppo musicale "Tommy Scott and The Senators",[1][2][3][4][7] un gruppo beat attivo nella sua zona d'origine.[6][8]

Dopo svariati concerti ed esibizioni in giro per il Galles, nel 1964, la potente voce di Tom Jones viene notata da quello che poi sarà il suo futuro manager: Gordon Mills, ex cantante dei Viscounts.[1][2][3][4][6][8] Quest'ultimo convincerà l'intero gruppo musicale a trasferirsi a Londra, in quanto città in grado di offrire maggior visibilità e migliori opportunità di business musicale.[1][2][3][4][6] In questo primo momento dell'esperienza londinese Tom e i membri del suo gruppo vivono in un appartamento di due stanze nel West London: vitto e alloggio sono forniti direttamente da Gordon Mills, che nel frattempo cerca di ottenere un contratto discografico.[1][2][3][4] Sempre in questo periodo, è lo stesso Gordon Mills a suggerire a Tom Jones di utilizzare un nome d'arte unendo il suo soprannome al cognome della madre (Jones, appunto).[1][2][3][4][8] Nel frattempo, anche il gruppo musicale "Tommy Scott and The Senators" cambia nome: "The Playboys", prima; "The Squires", poi.[1][2][3][4]

Importante ricordare che questi primi attimi di carriera sono legati anche alla difficoltà di Tom Jones nel trovare delle case discografiche disponibili a registrare: il cantante gallese è considerato sessualmente trasgressivo ed esplicito, anche per via di alcuni atteggiamenti che teneva sul palcoscenico, in parte ispirati a Elvis Presley.[1][2][3][4][8] Analogo problema (temporaneo) si ripresenterà nuovamente più avanti nella sua carriera, quando si avvicinerà al mondo televisivo.[9][8]

Di lì a poco, nell'estate del 1964, Tom Jones e il suo gruppo si recano presso la "Decca Records" per registrare un primo singolo che, però, avrà poca gloria: Chills And Fever, accreditato solamente a “Tom Jones”.[1][2][3][4][6][8]

1965-1966: L'inizio del successo

Nonostante lo scarso successo della prima produzione, la perseveranza del manager e del gruppo saranno poi premiate con il secondo singolo: “It's Not Unusual“, la cui canzone scritta dallo stesso manager Gordon Mills e da Les Reed era stata offerta da Sandie Shaw.[1][2][3][4][5][7][8] Uscito nel febbraio 1965, in poco meno di un mese il singolo diventa una hit internazionale: raggiungendo il primo posto nella hit parade del Regno Unito ed entrando nella top ten degli Stati Uniti.[1][2][3][4][7] Il successo di questa "hit" arriva anche in Italia dove tale canzone viene cantata - con il titolo "Non è normale" - da Little Tony.[6]

Visto l'immediato successo conquistato con il suo secondo singolo, per cavalcare l'onda, viene pubblicato il primo album dal titolo: "Along Came Tom Jones” e, sempre nel 1965, viene incisaThunderball, canzone della colonna sonora dell'omonimo film di James Bond interpretato da Sean Connery.[1][2][3][4][7] Il suo successo internazionale è confermato anche con il singolo What's New Pussycat?, che arriva primo in Canada, terzo nella Billboard Hot 100 e decimo nei Paesi Bassi.[1][2][3][4]

Visti i successi ottenuti in questa annata, Tom Jones viene premiato con un Grammy Award come cantante rivelazione dell'anno.[1][2][3][4][7]

L'anno seguente, siamo 1966, ispirato da una versione country di Jerry Lee Lewis, Tom Jones incide un altro singolo di grande successo, "Green Green Grass of Home" che, proprio in quell'anno, arriva primo nel Regno Unito (per la sua seconda volta in carriera), riscuotendo altrettanto successo anche negli Stati Uniti, Irlanda, Norvegia, Austria e Paesi Bassi.[1][2][3][4] A partire dal 1966, inoltre, nasce una buona e lunga amicizia tra Tom Jones, Elvis Presley e sua moglie Priscilla: i due cantanti si sono incontrati per la prima volta, proprio in quell'anno, negli studi della Paramount mentre la leggenda del Rock n’ Roll registrava il film "Paradise Hawaiian Style".[1][2][3][4][8]

1967-1972: La consacrazione, Las Vegas e i primi tour internazionali

Nel 1967 debutta per la prima volta a Las Vegas, presso il Flamingo; il sodalizio (tutt'ora esistente) con la «Sin City» dura ormai da cinquant'anni, nel corso dei quali ha avuto modo di esibirsi nei principali casinò del luogo.[1][2][3][4][8] Oltre alla voce prorompente, il cantante gallese porta con sè una innata sensualità e un impatto carismatico particolarmente evidente nelle sue performance live; non a caso, nel giro di poco tempo diventa uno dei primi Sex Symbol di questi anni.[8]

Tra i suoi più grandi successi di questo periodo si segnalano le seguenti canzoni: "Delilah", "Detroit City”, “I’ll Never Fall In Love Again”, “Help Yourself”, “Love Me Tonight” e “Without Love”, tutte pubblicate tra il 1967 e il 1969.[1][2][3][4] Nonostante l'enorme "boom" ottenuto con il singolo "Delilah", allo stesso tempo, numerose sono le proteste per il suo testo che parlava di infedeltà e omicidio.[1][2][3][4]

Oltre che per la produzione di canzoni, per Tom Jones il 1969 rappresenta l'anno del suo esordio in uno show televisivo a lui dedicato:This Is Tom Jones, una serie televisiva che, fino al 1971, viene trasmessa dalla ABC negli Stati Uniti e dalla ITV nel Regno Unito e che ospiterà diversi personaggi illustri tra cui Aretha Franklin, Stevie Wonder, Ray Charles e Joe Cocker.[1][2][3][4][7][8]

Con l'inizio degli anni settanta la presenza di Tom Jones in America è sempre più costante tanto per il suddetto show televisivo - che infatti viene registrato tra Londra e Los Angeles - quanto per i suoi tour e concerti.[1][2][3][4] Non a caso, è proprio in questo periodo - nel quale la fama e la notorietà di Tom Jones sono ai massimi livelli internazionali - che il suo grande amico e ammiratore Elvis Presley, tornato ad esibirsi dal vivo dopo un lungo periodo di pausa, mutuerà in parte alcuni degli atteggiamenti che il cantante gallese adottava quando si esibiva sul palco.[9][10]

Trasferitosi definitivamente in America nel 1974,[8] anche per questioni fiscali, altri importanti canzoni di questa prima parte degli anni settanta sono: “Daughter Of Darkness”, “She's A Lady”, “Till” e “The New Mexican Puppeteer”.[1][2][3][4]

1973-1989: Dal declino alla rinascita

Con l'avvicinarsi della metà degli anni settanta si assiste a un lento declino della popolarità di Tom Jones, dopo quasi un decennio si alti livelli.[5] Nonostante questa flessione, nel 1976 riesce comunque a ottenere un grande successo con la canzone "Say You'll Stay Until Tomorrow", che gli permette di conquistare la vetta della classifiche americane. In questi anni la sua carriera è fortemente incentrata nei locali di Las Vegas e il altre performance live e ciò a discapito della produzione discografica che, appunto, rallenta in maniera evidente.[8]

Sempre in questo periodo di declino, i dottori diagnosticano a Tom Jones dei polipi alle corde vocali.[5] Dopo l'operazione, per la quale il cantante temeva di poter terminare la carriera musicale, Tom Jones ha dovuto rimettersi in gioco cantando nei night club.[5] In questo periodo e con gli inizi degli anni ottanta, si dedica alla musica country ma, tuttavia, i suoi pezzi non vengono pubblicati in Europa.[5]

Il 29 luglio 1986 il manager di Tom Jones, Gordon Mills, muore di cancro; nel suo ruolo subentra direttamente Mark Woodwar: il figlio di Tom Jones, il quale si impegna subito nel trovare un look e un sound più moderno e aderente allo stile degli anni ottanta: è fondamentale, ora, dopo un periodo di silenzio e di declino, rilanciare e rinnovare la figura del cantante.[1][2][3][4][8] I più importanti successi di Tom Jones in questo decennio, infatti, sono concentrati proprio dal 1987 in avanti: nell'aprile di quest'anno il cantante gallese torna nelle posizioni più alte delle classifiche (secondo in quella Inglese) con “A Boy From Nowhere” brano che, insieme ad altre sue canzoni, è inserito tra le musiche della commedia intitolata “Matador”.[1][2][3][4][8]

Alcuni mesi dopo, nel 1988, collabora con il gruppo "The Art of Noise" - una band techno all'avanguardia - per realizzare una cover del brano "Kiss" di Prince, il cui successo gli permetterà di ritornare definitivamente popolare anche in Europa.[1][2][3][4][5][8] Da qui, Tom Jones intrapende, nuovamente con successo, diverse performance live e nella tv inglese, con lo show "The right stuff".[8]

Su iniziativa dei suoi fan, nel 1989 riceve la stella nella Walk of Fame di Holliwood che si trova al 6608 Hollywood Blvd di Los Angeles

1990-2000: La capacità di adattarsi ai cambiamenti

Il ritorno in grande stile di Tom Jones mostra la sua capacità di adattarsi ai cambiamenti musicali e alle nuove tendenze.[8] Con il trascorrere degli anni novanta - e l'avvicinarsi del nuovo millennio - il cantante gallese riesce sempre più a entrare nel nuovo circuito generazionale: non a caso, proprio nel 1992 fa una comparsa in una puntata dei I Simpson. Oltre ad una serie di brani inediti, Tom Jones porta dietro con se varie cover di hit anni sessanta in versione dance, rock o pop i cui suoni ben si miscelano con la voce del cantante.[8]

Gli anni novanta di Tom Jones - insime al nuovo millennio - sono inoltre all'insegna di varie collaborazioni con altri cantanti di caratura internazionale.[5] [8]Nel 1991insieme a Van Morrison, ad esempio, registra l’album “Carrying A Torch”.[1][2][3][4][8] L'anno seguente partecipa, insieme ad altri cantanti, al prestigioso festival rock di Glastonbury che gli permette di avere ulteriore visibilità anche nel pubblico più giovane.[8] Mentre nel 1999 con Reload, registra una collezione di collaborazioni coni The Cardigans, Robbie Williams, Zucchero, i The Pretenders. Dall'album viene estratto il popolare brano Sex Bomb che lo vede collaborare con Mousse T. in una versione remix di tale brano.[8]

Nel 2000 è invitato dal presidente statunitense Bill Clinton a esibirsi a Washington per i festeggiamenti per l'arrivo del nuovo millennio.[8] Inoltre duetta con Luciano Pavarotti in diretta mondiale, dando vita ad una fantastica esecuzione di Delilah.

Nel 2003 presta la voce per la sigla iniziale del cartone animato Duck Dodgers, realizzata in stile 007.

Nel mese di Novembre 2008 esce un nuovo album dal titolo 24 Hours, tra i cui singoli suscita particolare interesse l'inedito If He Should Ever Leave You. Il 26 luglio 2010 esce l'album intitolato Praise & Blame, prodotto da Ethan Johns, composto da 6 singoli inediti e 6 cover, tra le quali anche un singolo di Bob Dylan e che vira verso un rock dal sapore più roots.

Nel 2012 pubblica un nuovo lavoro Spirit in the Room, anch'esso prodotto da Johns, composto da cover e originali e con una maggiore impronta folk del precedente.[11]

Dal 2012 diventa coach del talent show The Voice UK affiancato nelle prime due stagioni 2012-2013 da will.i.am, Jessie J e Danny O'Donoghue. Nel 2014 è affiancato da nuovamente da will.i.am ma con l'aggiunta di Kylie Minogue e Ricky Wilson, nel 2015 invece al posto della Minogue ci sarà Rita Ora.

L'8 febbraio 2015 si esibisce con Jessie J durante i Grammy Awards con il brano You've Lost That Lovin' Feelin'.

Discografia

Curiosità

Onorificenze

— 31 dicembre 2005[13]

Note

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah Biografia, su tomjonesitalia.com.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah Radio Birikina festeggia Tom Jones, su birikina.it.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah Lutto per Tom Jones: è morta di cancro la moglie Melinda, erano sposati da 59 anni, su gossip.fanpage.it.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah Tom Jones, su mondi.it.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m Essere Tom Jones: "Io, come un predicatore: la mia voce per fare del bene a chi mi ascolta", su repubblica.it.
  6. ^ a b c d e f g h Tom Jones, il gallese dalla voce d'acciaio, su globalist.it.
  7. ^ a b c d e f g h Jones, Tom, su treccani.it.
  8. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab Tom Jones - Biografia, su mtv.it.
  9. ^ a b Tom Jones, su rai.it.
  10. ^ Albert Goldman, Elvis, 1981, p. 433-435.
  11. ^ Tom Jones
  12. ^ (EN) The London Gazette (PDF), n. 55354, 31 dicembre 1998, p. 11.
  13. ^ (EN) The London Gazette (PDF), n. 57855, 31 dicembre 2005, p. 1.
  14. ^ Tom Jones Italia - Biografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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