Francesco Filippini

pittore impressionista italiano (1853-1895), fondatore del filippinismo

Francesco Filippini (Brescia, 1853Milano, 1895) è stato un pittore italiano, considerato uno dei fondatori dell'impressionismo italiano, fu attivo a Parigi. I suoi lavori si distinguono per la rappresentazione della immediata percezione dei soggetti, in particolar modo per quanto riguarda la paesaggistica e la pittura en plein air.

Autoritratto (1893); olio su tela, Milano

Biografia

 
Prime nevi o Paesaggio, 1889 ca. (Fondazione Cariplo)

Giovinezza

Filippini nasce di umili origini, nella classe operaia, da Lorenzo, falegname, e Silvia Signoria, operaia cucitrice. Iniziò subito a dipingere piccolissimo da solo, ma spesso interrotto dalle misere condizioni familiari che lo costrinsero a lavorare fin da bambino prima come garzone di una pasticceria della famiglia Chiappa[1] poi, grazie alla sua bella scrittura, come scrivano presso lo studio di un notaio. Realizzò durante le pause del lavoro alcuni ritratti della famiglia Chiappa, utilizzando il carboncino della legna dei forni e carta da pacco alimentare, le cui forme segnalavamo già il suo forte talento fin dai tredici anni di età[2].

Si forma nell'ambiente artistico bresciano, iscritto dai primi anni settanta alla Scuola di Pittura e d'Arti e Mestieri annessa alla Pinacoteca Tosio Martinengo[3][4], dove ha per lui importanza di formazione il Maestro Giuseppe Ariassi. Nel 1875, grazie alle sue particolari doti riceve diverse borse di studio, tra cui quella del comune di Brescia, frequenta così con successo i corsi dell'Accademia di Belle Arti di Brera, studiando con Giuseppe Bertini[5] e ottenendo numerosi prestigiosi premi[6].

Un apprendista pittore a Parigi

Nel 1879 visiterà il "Salon de Paris" presso il Louvre, dove nel maggio 1859 i maggiori artisti di tutta Francia si erano dati appuntamento, decidendo subito di trasferirsi a vivere e dipingere a Parigi, iniziò a frequentare l'atelier di Charles Gleyre, restando affascinato più dagli esempi tardo romantici di paesaggio che dalle sperimentazioni impressionistiche, interloquisce con le tendenze internazionali più avanzate del suo tempo, in particolare, per le sue frequentazioni e ricerche artistiche con l'amico Claude Monet, che proprio negli anni settanta, aveva avviato un’indagine attorno alle atmosfere corrusche, invernali, della stazione ferroviaria di Saint-Lazare (La Gare Saint-Lazare, 1877, Cambridge, Fogg Art Museum), nell'opera "Laguna Veneta" di Filippini, s’avverte una risposta a ciò proprio a seguito del suo viaggio di ricerca parigino[7].

 
Claude Monet, La stazione di Saint-Lazare (1877); olio su tela, 75×104 cm, museo d'Orsay, Parigi

Filippini a Milano

Nel 1880 si trasferisce definitivamente a Milano, dove partecipò al movimento artistico della Scapigliatura.

Filippini, seguendo una forma di "pittura sociale" dell'epoca, crea le opere di maggiore importanza con ritratti di figure dedite al lavoro agricolo, tra cui "Il gregge di pecore", "La strigliatura della canapa", "Il riposo della pastorella" o "Il maglio".

Nel 1870 partecipò, dopo averlo già vinto due volte, al Concorso Premio Brozzoni, ma la sua opera venne rifiutata perché per la commissione aveva rappresentato gli elementi drammatici del tema, ma non aveva ricostruito l'ambiente storico: l'opera era "Fulvia che svela a Cicerone la congiura di Catilina". A causa di questa delusione abbandonó per un lungo periodo la pittura[8], rendendo rare le opere di Filippini sul mercato.

A Milano aprì un proprio studio di pittura in via Milazzo al numero 12, ma molto spesso si recava a cercare l'ispirazione nei paesaggi delle campagne, della Val Seriana, di Genova, della Val Camonica, dell'Appennino, di Porto Valtravaglia, di Pegli, Napoli, Venezia e Chioggia.

Ultimi anni

Nel 1888 venne nominato Socio Onorario dell'Accademia di belle arti di Brera. Raggiunta la fama strinse forte amicizia con i maestri del divisionismo lombardo tra cui Giovanni Segantini a cui volle dedicare l'opera "Impressione sulla laguna".

Filippini, morì a Milano il 6 marzo 1895, in sua memoria venne eretto un monumento al Cimitero Monumentale di Milano, realizzato nel basamento dallo scultore Primo Giudici, con sovrapposto un busto bronzeo scolpito da Paolo Troubetzkoy[9], per la sua importanza storico artistica l'originale è stato recentemente conservato presso i Musei Civici di Arte e Storia di Brescia e nei giardini lasciata una copia.

Musei

Premi

Filippini vince numerosi premi tra cui:

Stile

Francesco Filippini è stato sostenitore del «metodo impressionista», considerato il vero fondatore dell'Impressionismo italiano, che vide già riassunto nelle opere dell'amico parigino Claude Monet e di Manet. Per comprendere la carica rivoluzionaria della figura di Fillipini, tuttavia, è necessario calarla con precisione nell'ambiente storico e artistico italiano della seconda metà dell'Ottocento, superando la stereotipata e ripetitiva art pompier francese di esasperato classicismo, ridando nuova vitalità all'arte italiana ed europea, smettendo di descrivere le figure in maniera industriosamente meticolosa, al punto da riuscire a mettere a fuoco ogni minimo dettaglio con il risultato di un'immagine talmente levigata da sembrare quasi «laccata».[10] nel segno di una resa del mondo circostante più autentica e vigorosa.

Oltre l'Impressionismo

Si dedica inizialmente a soggetti storici e ritratti, influenzato anche da tardi echi della pittura scapigliata riscontrabili nell'adozione di una stesura pittorica abbreviata. Dagli anni ottanta la sua produzione si rivolge in modo preponderante alla pittura di paesaggio con la sua prima mostra alla Società Permanente di Milano nel 1886, mentre la sua partecipazione alla prima mostra "Triennale dell'Accademia di Brera" del 1891 dichiarerà la sua adesione al Realismo socialista, portandolo ad essere un movimento di eccellenza artistica di Milano e per tutta la pittura lombarda[11]. La pratica del plein air, poi, obbligava Filippini come Monet a una rapidità d'esecuzione particolarmente spiccata: ciò, tuttavia, era perfettamente compatibile con il suo credo pittorico, finalizzato a cogliere le impressioni fuggevolissime e irripetibili. Nelle sue opere emerge l'assoluta sincerità nei confronti del vero accompagnata da un consapevole rigore compositivo in un robusto linguaggio affidato ad una pennellata larga, aspra ed essenziale (cfr. Anonimo, in "Natura ed Arte", anno IV, n. 11, 1-5 1895, p. 829, Sothebys). La caratteristica della luce inseguita da Filippini è che è naturale. Filippini infatti, come il suo amico e compagno di ricerca Monet, dipingeva en plein air, all'aria aperta, immergendosi nella natura. Oscillando tra il realismo sociale e il nuovo naturalismo promosso da Manet come Monet realizzò opere rigorosamente en plein air che, nella trascrizione pittorica dei paesaggi italiani, cercavano di rispettare gli stessi meccanismi che regolano la visione umana. Sperimentare la nuova tecnica pittorica che in quegli anni andavano coltivando anche i suoi amici parigini, Monet e Renoir, tutta basata sulle variazioni degli effetti di luce. Il confronto tra le opere di Filippini, Monet e Ronoir è ancora oggi indispensabile per mettere opportunamente a fuoco queste grandi personalità artistico concettuali.

Firma

Il Pittore firma le opere in basso a destra, in corsivo, usualmente in colore rosso e in rilievo.

Mostre

Opere

Filippini dedicó all'amico Giovanni Segantini il dipinto "Impressione sulla laguna" (Brescia, collezione privata, ripr. in Anelli, 1978, p. 101). Questo quadro si avvicina alle modalità stilistiche dell'esperienza impressionista francese, filtrata attraverso un mai negato interesse per il dato naturalistico. Risale al 1891 uno dei suoi capolavori, "Sosta" o "Vespero" (Brescia, Civici musei d'arte e storia), emblematico per liste sottili di colori smorzati, il cielo reso con marezzature grigie, il profondo senso della malinconia riscattato, forse, solamente dai sentimenti arcaici semplici, modesti, della quotidiana vita agreste. [15].

  • Prime Nevi
  • Vespero in Val Trompia, Brescia, Musei Civici di Arte e Storia di Brescia (1882)
  • Il Maglio, Milano, Pinacoteca di Brera (1889), premio Canonica
  • La strigliatura della canapa, Milano, Pinacoteca di Brera (1890), premio Mylius
  • La grande Marina, Milano, Galleria d'Arte Moderna (1890)
  • Il riposo della pastorella, Milano, Collezione privata (1889)
  • Il gregge di pecore, Milano, (1889)
  • La lettrice (Madame Bovary), Collezione privata (1881)
  • Studio di nudo
  • L'aratura e Vette appenniniche, 1894
  • Impressione sulla laguna
  • Giulia Ferretti Ferri (Brescia, Civici musei d'arte e storia), 1883
  • Ai Piedi del Ghiacciaio, olio su tela, cm. 95.5 x 55.5
  • Fulvia che svela a Cicerone la congiura di Catilina
  • Nevicata
  • Paesaggio, olio su tela, cm 115 x 80, 1889
  • Mattino di novembre a Ligurno
  • Autunno in Valtravaglia
  • Campagna mesta
  • Una giornata d'estate, 1879
  • Vae tyrannis (La morte di Caligola), 1879
  • Il Beato Angelico che dipinge ginocchioni le sue Madonne, 1880

Note

  1. ^ [1] Filippini, Francesco. Enciclopedia Treccani, 1997
  2. ^ Nicodemi, 1933, p. 4
  3. ^ [2] Filippini, Francesco. Enciclopedia Treccani, 1997
  4. ^ Vespasiano Bignami (ed.) (1900). Lombardia Beni Culturali, Vae Tyrannis. Brescia (BS), Musei Civici di Arte e Storia. Pinacoteca Tosio Martinengo
  5. ^ Vespasiano Bignami (ed.) (1900). Lombardia Beni Culturali, Italian Government, Autunno: foresta e figura femminile. Brescia (BS), Musei Civici d'Arte e Storia. S. Giulia - Museo della Città
  6. ^ Vespasiano Bignami (ed.) (1900). La pittura lombarda nel secolo XIX Milano: Tipografia Capriolo e Massimino for the Società per le Belle Arti
  7. ^ [3] Francesco Filippini e Monet, dalla Francia il pittore bresciano importò nuova pittura, Stilarte, 26 settembre 2015
  8. ^ [4] Filippini, Francesco. Enciclopedia Treccani, 1997
  9. ^ Vespasiano Bignami (ed.) (1900). Francesco Filippini, il dossier. Uno splendido pittore Stilearte.it Quotidiano di cultura, 4 novembre 2015
  10. ^ Claudio Zambianchi, Pittura accademica, pittura ufficiale, pittura d’avanguardia (PDF), Roma, Università La Sapienza, 5 marzo 2017.
  11. ^ Francesco Filippini, * Giovanna Ginex, Domenico Sedini, A Collection of Cultural Excellence, the Artistic Heritage of the Fondazione Cariplo, 2014, Skira editore, Milano, pgg.105]
  12. ^ Catalogo ufficiale della Esposizione Nazionale del 1881 in Milano: belle arti, Milano, Edoardo Sonzogno, 1881. URL consultato il 3 luglio 2016.
  13. ^ Giovanna Ginex, Domenico Sedini, Francesco Filippini A Collection of Cultural Excellence, the Artistic Heritage of the Fondazione Cariplo, Milano, Skira editore, 1881, p. 104. URL consultato il 2014.
  14. ^ Mostra Brescia, 2000
  15. ^ [5] FILIPPINI, Francesco. Enciclopedia Treccani, 1997

Bibliografia

  • Roberto Ferrari, Francesco Filippini Un protagonista del naturalismo lombardo, Ed. Skira, ISBN 888118671
  • Giovanna Ginex, Domenico Sedini, Francesco Filippini, A Collection of Cultural Excellence, the Artistic Heritage of the Fondazione Cariplo, 2014, Skira editore, Milano, pgg.104
  • Elena Lissoni, Francesco Filippini, catalogo online Artgate della Fondazione Cariplo, 2010, CC-BY-SA
  • Paolo Biscottini, Rossana Bossaglia, Pittura lombarda del secondo Ottocento: lo sguardo sulla realtà, Ente autonomo Fiera di Milano, Electa, 1994
  • Luciano Caramel, C. Pirovano, Musei e gallerie di Milano, Galleria d'arte moderna. Opere dell'Ottocento, pp. 318 s., Milano, 1975
  • Roberto Ferrari, Francesco Filippini. Un protagonista del naturalismo lombardo, Skira, 1999. ISBN 88-8118-671-3
  • Thieme-Becker, Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, "Francesco Filippini", XI, pp. 561 s.
  • Maurizio Agnellini, Ottocento italiano: pittori e scultori : opere e mercato 1998-1999, Istituto geografico de Agostini, 1998
  • Luciano Anelli, Francesco Filippini disegnatore, Geroldi, 1989
  • Valerio Terraroli, Dai neoclassici ai futuristi ed oltre. Proposte per una civica galleria d'arte moderna (catal.), a cura di R. Stradiotti, pp. 108, 112, 192, Brescia, 1989
  • Francesco Filippini, Luciano Anelli, Disegni lombardi ed olandesi di Francesco Filippini, Galleria Lo Spazio, 1998
  • Luciano Anelli, Brescia postromantica e liberty, pp. 245 s., 252 ss., Brescia, 1985,
  • Luciano Anelli, Il paesaggio nella pittura bresciana dell'Ottocento, Ed. Scuola, 1984
  • Catalogo dell'arte italiana dell'Ottocento, Volume 13, G. Mondadori, 1984
  • Catalogo della pittura italiana dell'Ottocento. Numero 11, p. 86, Milano, 1982
  • R. Lonati, Dizionario dei pittori bresciani, II, pp. 29 ss., Brescia, 1980
  • Lavori in Valpadana..., catal., Galleria d'arte Narciso, Torino, 1979
  • B. Passamani, R. Stradiotti, Paesaggi e figure nelle opere di Francesco Filippini (catal.), Brescia. 1979
  • B. Spataro, La pittura nei secoli XIX e XX, in Storia di Brescia, IV, pp. 955–958, Brescia-Roma, 1964
  • A. M. Comanducci, op. cit. 1962, p. 707
  • Marino Marioli, Pittori dell'800 bresciano: Francesco Filippini, Luigi Lombardi, Arnaldo Zuccari, Francisco Rovetta, Cesare Bertolotti, [Mostra] 9 settembre - 15 ottobre, 1956. Palazzo della Loggia, Brescia, 1956
  • Sergio Onger, Verso la modernità. I bresciani e le esposizioni industriali, 1800-1915
  • Giorgio Nicodemi, Pittori dell'800 bresciano, pp. 15–38, 55-64, Brescia 1956
  • E. Lavagnino, L'arte moderna, II, p. 942, Torino, 1950
  • E. Somaré, La pittura italiana dell'Ottocento, p. XXI, Novara, 1944
  • Giorgio Nicodemi, Saggio su Francesco Filippini, Milano, 1933
  • Cronaca della Triennale di Brera, nn. 4-6, Milano, 1891
  • Al Circolo artistico, La Sentinella bresciana, 31 ag. 1893
  • Catalogo della Esposizione Annuale della Permanente, Milano, 1889, p. 41
  • Per le feste del Moretto, ibid., 27 luglio 1898
  • Enrico Somaré, op. cit. 1928, pp. 145, 244
  • Ugo Ojetti, op. cit. 1929, p. 64
  • Giorgio Nicodemi, in «Emporium», luglio 1934, p. 39
  • Giorgio Nicodemi, F. Filippini, Milano 1946
  • U. Galetti, E. Camesasca, op. cit. 1951, pp. 937-938
  • S. Pagani, op. cit. 1955, pp.255-263
  • G. L. Marini, in «Dizionario enciclopedico bolaffi dei pittori e degli incisori italiani: Dall'XI al XX secolo», Torino 1973, IV, p. 454
  • L. Anelli, op. cit. 1984, pp. 84-103, 197-211, 299-301 (con bibl.).

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