Arminio

principe germanico
Disambiguazione – Se stai cercando l'antroponimo, vedi Arminio (nome).

Arminio (anche Hermann ed Armin, 17/16 a.C. - 21 d.C.) fu un capo della tribù germanica dei cherusci che sconfisse le legioni romane di Varo nella battaglia di Teutoburgo. In seguito venne sconfitto da Giulio Cesario Claudiano Germanico[1]. Il nome di Arminio è una variante latinizzata di quello germanico Irmin, che significa "Grande" (confronta Herminones). Il nome Hermann (cioè "uomo dell'esercito" o "guerriero") fu utilizzato nel mondo germanico come equivalente di Arminio al tempo della Riforma di Martin Lutero, che voleva farne un simbolo della lotta dei popoli germanici contro Roma.

L'Hermannsdenkmal, Nord Reno-Westfalia

Biografia

Arminio, nato nel 17 o nel 16 a.C., era figlio del capo cherusco Segimero. Servì nell'esercito romano: nelle fonti storiografiche latine è presentato come un luogotentente che collaborò alle operazioni militari dei romani in Pannonia, guidando un distaccamento di truppe ausiliarie cherusche. Ottenuta anche la cittadinanza romana, attorno al 7/8 d.C., Arminio tornò nella Germania settentrionale, dove i romani avevano conquistato i territori a ovest del fiume Reno e ora miravano a espandere il loro dominio a est dell'Elba sotto la guida del governatore Publio Quintilio Varo. Arminio iniziò subito a complottare e a unire sotto la sua guida diverse tribù di germani per impedire ai romani di realizzare i loro progetti.

Nel 9, a capo di una coalizione formata da cherusci, marsi, catti e brutteri, il 25enne Arminio annientò l'esercito di Varo (circa 20.000 uomini) nella battaglia di Teutoburgo (forse nei pressi della collina di Kalkriese, circa 20 chilometri a nord-est di Osnabrück. Varo si suicidò e i romani non tentarono più di conquistare le terre al di là del Reno, che segnò per secoli il confine tra l'Impero e i barbari. Dopo questa vittoria, Arminio tentò inutilmente di creare un'alleanza permanente dei popoli germanici con cui far fronte all'inevitabile vendetta romana.

Nel 13 e nel 15, le forze romane romane, guidate da Germanico, fecero raid e devastarono i territori germanici, infliggendo sconfitte e umiliazioni ad Arminio e alle tribù. Nel 16, Germanico sconfisse pesantemente Arminio nella battaglia del fiume Weser (combattuta a Idistaviso). Il capo cherusco venne battuto anche in seguito, nel corso di altre spedizioni punitive organizzate da Germanico. Durante queste operazioni, i romani recuperarono le insegne militari di due delle tre legioni che erano state massacrate a Teutoburgo. Quelle della terza furono recuperate in seguito, al tempo dell'imperatore Claudio[2].

Una volta che i romani si furono ritirati da vincitori, scoppiò la guerra tra Arminio e Marbod, l'altro potente capo germanico dell'epoca, re dei marcomanni (che erano stanziati nell'odierna Boemia). Nel 19 Arminio fu assassinato dai suoi capitani, che temevano il suo crescente potere:

«Ricavo presso gli storici e i senatori contemporanei agli eventi che in Senato fu letta una lettera di Adgandestrio, capo dei catti, con la quale prometteva la morte di Arminio se gli fosse stato inviato un veleno atto all'assassinio. Gli fu risposto che il popolo romano si vendicava dei suoi nemici non con la frode o con trame occulte, ma apertamente e con le armi... del resto Arminio, aspirando al regno mentre i romani si stavano ritirando a seguito della cacciata di Maroboduo, ebbe a suo sfavore l'amore per la libertà del suo popolo, e assalito con le armi mentre combatteva con esito incerto, cadde tradito dai suoi collaboratori. Indubbiamente fu il liberatore della Germania, uno che ingaggiò guerra non a un popolo romano ai suoi inizi, come altri re e comandanti, ma a un Impero nel suo massimo splendore. Ebbe fortuna alterna in battaglia, ma non fu vinto in guerra. Visse trentasette anni e per dodici fu potente. Anche ora è cantato nelle saghe dei barbari, ignorato nelle storie dei greci che ammirano solo le proprie imprese, da noi romani non è celebrato ancora come si dovrebbe, noi che mentre esaltiamo l'antichità non badiamo ai fatti recenti»

(Tacito, Annali II, 88)

Curiosità

  • Il fratello di Arminio, Ezio, militava nell'esercito romano e rimase anche successivamente la battaglia di Teutoburgo un leale e fedele ufficiale delle legioni.

Note

  1. ^ Tacito, Annali II, 22; Svetonio, Vite dei dodici Cesari, Vita di Caligola 1,4
  2. ^ Dione Cassio, Storia romana, LX, 8.
  3. ^ Arminius: The Original Siegfried, su harbornet.com. URL consultato il 6 settembre 2006.

Fonti antiche

Riferimenti bibliografici

  • Hubert Cancik und Helmuth Schneider (a cura di), Der neue Pauly: Enzyklopädie der Antike, Stuttgart/Weimar, 1996-2003
  • Georg Wissowa (a cura di), Paulys Realenzyklopädie der klassischen Altertumswissenschaft, Stuttgart, 1893-1979 (Pauly-Wissowa)
  • J. Hoops, Generallexikon der Germanische Altertumskunde, Berlino, 1984
  • Meyers Lexicon, Arminius, Vienna, 1893
  • Klaus Bemmann: Arminius und die Deutschen, Essen: Magnus Verlag 2002, 228 ssg., ISBN 3-88400-011-X
  • J. Bühler, Deutsche Geschichte, Lipsia, 1934
  • Alexander Demandt, Rainer Wiegels und Winfried Woesler (a cura di), Arminius und die frühgermanische Staatenbildung, in Arminius und die Varusschlacht, Paderborn/München/Wien/Zürich, 1995, pagg. 185-196
  • Duenzelmann, Der Schauplatz der Varusschlacht, Gotha, 1889
  • Ralf G. Jahn, Der Römisch - Germanische Krieg (9-16 n. Chr.). Inaugural-Dissertation zur Erlangung der Doktorwürde der Philosophischen Fakultät der Rheinischen Friedrich-Wilhelms-Universität zu Bonn, Bonn 2001
  • Manfred Millhoff: Die Varusschlacht – Anatomie eines Mythos: eine historische Untersuchung der Schlacht im Teutoburger Wald, Berlino, 1995
  • Theodor Mommsen, Die Varusschlacht, Berlino, 1885
  • F. Stieve, Geschichte des Deutschen Volkes, Monaco di Baviera, 1943
  • Dieter Timpe, Arminius-Studien, Heidelberg, 1970
  • G. J. Wais, Die Alamannen, Berlino, 1943
  • Herbert W. Benario, Arminius into Hermann: History into Legend, in Greece & Rome, Vol. 51, 1, pagg. 83–94, 2004
  • Goldsworthy, Roman Warfare, pag. 122

Voci correlate

Collegamenti esterni

Terry Jones' Barbarians - The Savage Goths (Google Video) - include una parte su Arminio