Ariano Irpino

comune italiano
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Ariano Irpino
comune
Ariano Irpino – Stemma
Ariano Irpino – Bandiera
Ariano Irpino – Veduta
Ariano Irpino – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Campania
Provincia Avellino
Amministrazione
SindacoDomenico Gambacorta (FI) dal 9-6-2014
Territorio
Coordinate41°09′10″N 15°05′20″E
Altitudine788 m s.l.m.
Superficie186,74 km²
Abitanti22 700[1] (31-12-2015)
Densità121,56 ab./km²
Comuni confinantiApice (BN), Castelfranco in Miscano (BN), Flumeri, Greci, Grottaminarda, Melito Irpino, Montecalvo Irpino, Monteleone di Puglia (FG), Savignano Irpino, Villanova del Battista, Zungoli
Altre informazioni
Cod. postale83031
Prefisso0825
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT064005
Cod. catastaleA399
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[2]
Cl. climaticazona E, 2 410 GG[3]
Nome abitantiarianesi
Patronosant'Ottone
Giorno festivo23 marzo
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Ariano Irpino
Ariano Irpino
Ariano Irpino – Mappa
Ariano Irpino – Mappa
Posizione del comune di Ariano Irpino all'interno della provincia di Avellino
Sito istituzionale

Ariano Irpino (IPA: [a'rjano ir'pino], semplicemente Ariano in dialetto arianese), è un comune italiano di 22 700 abitanti[1] della provincia di Avellino in Campania. La cittadina costituisce il secondo centro demografico della provincia dopo il capoluogo[4] (da cui dista circa 50 km) mentre I suoi 186,74 km² di ampiezza ne fanno il comune più esteso dell'intera regione[5]. Sede episcopale fin dall'Alto Medioevo, si fregia oggi del titolo di Città e del ruolo di Ente capofila nell'ambito di un'area urbana vasta[6] che abbraccia l'intero settore Nord del territorio provinciale.

Geografia fisica

 
Il centro storico sulla sommità del Tricolle

Territorio

Ariano Irpino si trova nell'Appennino campano, a cavallo tra le regioni Campania e Puglia ed in posizione pressoché equidistante tra i mari Tirreno e Adriatico, tanto che la linea spartiacque attraversa per decine di chilometri[7] l'agro comunale al cui centro è ubicato un importante valico appenninico denominato appunto Sella di Ariano. Il territorio, riconosciuto per legge come "interamente montano"[8] formato da stratificazioni detritiche incoerenti a matrice calcarea, rivela nel complesso una natura assai impervia con un'altitudine variabile dai 179 agli 811 m s.l.m.[9] tra valli incassate e rilievi scoscesi ove non mancano i dirupi (di natura puramente erosiva). Fanno eccezione l'area nord-orientale, che si dispiega in ampi altipiani ondulati poggianti su rocce relativamente più antiche e compatte[10], e le ristrette piane alluvionali localizzate sull'opposto versante lungo il corso del fiume Ufita.

In particolare il centro cittadino sorge su tre alti colli, Calvario, Castello e San Bartolomeo, i quali vanno a formare un compatto rilievo montuoso che tocca la massima altitudine proprio al mastio del castello.[9] Per via di tale conformazione orografica Ariano è anche conosciuta col nome di Città del Tricolle.[11] Il centro storico si sviluppa dunque in una posizione sopraelevata rispetto alle valli circostanti, tanto che dai punti più panoramici del centro (e in particolare dal castello, ubicato all'interno della villa comunale), è possibile ammirare ad ovest i massicci del Taburno e del Partenio, a sud la Baronia di Vico, il Vulture e l'altopiano del Formicoso, ad est il Subappennino Dauno e a nord i monti del Matese, i monti della Meta e la vetta della Maiella, sicché sono visibili alcune parti di 6 delle 20 regioni italiane.

Il territorio rurale è attraversato dai torrenti Cervaro e Fiumarella, mentre i fiumi Ufita e Miscano lo lambiscono.[9] La superficie del comune si attesta sui 186,74 km², facendone il più ampio dell'intera regione[5] (maggiore anche del capoluogo Napoli che dista circa 100 km).

Sismicità

I terremoti più distruttivi furono quello del Dicembre 1456 (che sconvolse in egual misura gran parte delle regioni italiane centro-meridionali) e quello del Novembre 1732 (il quale ebbe un epicentro assai prossimo alla città). Nello scorso XX secolo Ariano è stata interessata per tre volte da eventi sismici di magnitudo 5 o superiore (Luglio 1930, Agosto 1962 e Novembre 1980).

Clima

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Ariano Irpino.

Trovandosi nell'entroterra campano, Ariano è caratterizzato da un clima di tipo temperato freddo in cui, come attestato dalla classificazione climatica ufficiale[13], ad inverni piuttosto rigidi si alternano estati non eccessivamente calde.

Le precipitazioni sono moderate, mediamente non superiori agli 800 mm[14] annui, mentre nella parte sud-occidentale della provincia superano i 1200 mm[15]. Le precipitazioni massime si registrano di solito fra Novembre e Dicembre, le minime tra Luglio e Agosto. Nel corso del semestre freddo (fine ottobre - fine aprile) si verificano sporadiche nevicate, mentre occasionali sono le grandinate estive.

In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +3,8 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +21,6 °C (si consideri però che la stazione meteorologica è ubicata nell'estrema parte alta della città a quota 794 m.). Più nel dettaglio, dall'analisi matematica delle medie termiche mensili si evince che i valori minimi di temperatura si registrano mediamente nell'ultima decade di Gennaio mentre quelli massimi agli inizi di Agosto.[13]

ARIANO IRPINO Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 7,17,810,414,518,623,627,127,223,217,412,08,87,914,526,017,516,5
T. min. media (°C) 0,60,93,06,19,713,716,016,013,99,65,62,71,46,315,29,78,2

Origini del nome

 
Stampa del 1703, all'epoca la città era denominata semplicemente "Ariano"

L'etimologia del nome "Ariano" deriverebbe, secondo la tradizione, dal latino Ara Iani,[17] un altare realizzato in onore del dio Giano. Più verosimilmente l'origine risale al nome di persona tardo-latino Arius cui è legato il suffisso -anus che indica appartenenza.[18][19] La formulazione "Ariano Irpino" (con riferimento al distretto storico-geografico dell'Irpinia) ha sostituito nel 1930 l'impropria denominazione di "Ariano di Puglia", la quale in effetti derivava dall'antico Ducato di Puglia e Calabria che in epoca normanna gravitava su Salerno (detta città era considerata all'epoca la "capitale della Puglia" mentre il suo dialetto era il "volgare pugliese").[20] In ogni caso l'aggiunta di un epiteto al nome "Ariano" era giustificata dalla necessità di distinguere il comune dall'omonimo centro nel Polèsine.

Storia

 
Il borgo romano di Aequum Tuticum raffigurato al centro della Tabula Peuntingeriana

Preistoria

Le prime tracce di insediamenti umani nella zona sono stati rinvenuti a seguito di scavi archeologici nel settore Nord del territorio comunale[21], nell'area de La Starza. I reperti, provenienti da un villaggio di capanne preistorico risalente al Neolitico inferiore, sono datati a partire dal VII millennio a.C. fino al 900 a.C., quando il sito viene presumibilmente abbandonato.[22]

Protostoria

Alle prime popolazioni appenniniche seguirono gli Irpini, una bellicosa tribù dei Sanniti della quale però non rimangono (in Ariano come nel resto d'Irpinia) che scarsissime tracce, probabilmente perché le loro abitazioni erano semplici tuguri mentre le rozze fortezze che essi costruirono nei punti strategici vennero poi, in epoca alto-medioevale, sistematicamente riconvertite in ben più imponenti strutture fortificate (torri, rocche, castelli).[23] Gli unici reperti finora rinvenuti sul territorio comunale (quelli relativi a un insediamento sul poggio dei "Pàsteni") non sono databili con certezza mentre rimangono ancora inesplorate le tante grotte tuttora esistenti[24]. Pertanto l'eventuale presenza di una roccaforte irpina in cima al "Tricolle" di Ariano (con l'obiettivo strategico di controllare e contrastare le due colonie romane di Benevento e Lucera) rimane un'ipotesi suggestiva ma ad oggi non suffragata da prove.

Epoca romana

Di origine romana[21] è invece il borgo di Aequum Tuticum, sorto su di un altipiano in localitã Sant'Eleuterio, non lontano dall'antico insediamento de La Starza. Benché la seconda parte del nome (Tuticum) sia un termine osco (ossia pre-latino)[25], il borgo andò sviluppandosi lungo un'antica strada romana la cui esistenza è attestata da due cippi miliari del II secolo a.C. (rinvenuti nelle non lontane località "Torre Amando" e "Camporeale S. Lucia") riportanti l'iscrizione "Marcus Aemilius Lepidus".[26] In effetti la località viene citata per la prima volta da Cicerone che, in una sua missiva a Tito Pomponio Attico, scriveva proprio da Aequum Tuticum definendola una "sosta obbligata verso l'Apulia".[27]

 
Aequum Tuticum all'incrocio fra le vie Herculea (blu) e Traiana (rosso), alternative alla più antica via Appia (bianco)

Il periodo di massimo splendore arriva però in epoca imperiale quando il borgo diviene anche il punto d'incrocio fra l'Appia Traiana e la via Herculea.[28]

Medioevo

La decadenza di Aequum Tuticum inizia in concomitanza delle prime invasioni barbariche nel IV secolo, finché nel VI-VII se ne perde ogni traccia. È a quest'epoca che si fa risalire il primo insediamento sul Tricolle, luogo rilevato e meglio difendibile. Con l'arrivo dei Longobardi e la nascita del Ducato di Benevento nel 571, tutto il territorio irpino rientra in quella sfera di influenza politica e religiosa, seguendone le alterne vicende fino al suo declino nell'XI secolo. In particolare, alla fine del secolo VIII vengono erette le primissime strutture fortificate del castello[29] a difesa dai domini Bizantini e a quello stesso periodo risale anche la prima attestazione scritta del nome "Ariano".[30]

Dopo l'anno 1000, in un contesto politico frammentato e di continua belligeranza, viene costituita la Contea di Ariano ad opera di un gruppo di cavalieri normanni capeggiato da Gilberto Buatère ed assoldati da Melo di Bari, un nobile di origine longobarda, ribelle al dominio bizantino e alleato coi principi longobardi.[31] La contea, che può essere considerata il primo organismo politico posto in essere dai Normanni nel Mezzogiorno d'Italia, soppianta il guastaldato tra il 1016 ed 1024.[32]. Con i Normanni, che nel giro di pochi anni cancellarono dall'Italia Meridionale Longobardi e Bizantini, Ariano assunse un ruolo di primaria rilevanza: il castello venne potenziato e la città, a capo di una vasta Contea, divenne uno dei centri più importanti del tempo.[33] In quello stesso periodo storico visse ed operò in Ariano Ottone Frangipane (morto nel 1127), poi santificato e prescelto come protettore delka città.[34]

 
L'Italia meridionale nell'XI secolo, l'epoca di massimo splendore per la città di Ariano

Proprio nel castello della città appena ristrutturato Ruggero II d'Altavilla, detto il Normanno, vi tenne nel 1140 il suo primo parlamento nella parte continentale del Regno di Sicilia. Qui emanò le Assise di Ariano, la nuova costituzione del Regno. Questo corpus legislativo, una sintesi di diverse insigni tradizioni giuridiche, verrà adottato con poche variazioni nelle Costituzioni di Melfi di Federico II di Svevia. Nello stesso anno viene battuto il Ducato.[31]

Talune fonti affermano poi che nel 1180 Ariano venne "inghiottita" (con evidente riferimento ai burroni che tuttora circondano l'abitato) da un terremoto; tuttavia, poiché altre fonti coeve non parlano affatto di questo sisma[35], si dubita che l'immane sprofondamento si stato determinato da un sisma[36] e non piuttosto dal dissesto idrogeologico.[37]

Con la fine della dinastia normanna e l'avvento della casa di Svevia sul trono del regno di Sicilia, inizia per la città un periodo infelice fatto di guerre, saccheggi e devastazioni. In particolare nel 1255 Manfredi di Svevia (figlio di Federico II) assedia la città, che aveva appoggiato l'esercito papale contro di lui. Ariano resiste strenuamente all'assedio finché un gruppo di lucerini, fingendosi disertori dell'esercito di Manfredi, viene accolto nella città. Nella notte, in realtà, essi rivelano la loro doppia faccia, saccheggiandola e distruggendola col fuoco, oltre a fare strage degli abitanti.[38] A ricordo del tragico evento c'è ancora una via chiamata per tale motivo "La Carnale".

Più di dieci anni più tardi, nel 1269, Carlo I d'Angiò, dopo aver sconfitto Manfredi di Sicilia nella battaglia di Benevento e conquistato il regno, decide di ricostruire la città. In quell'occasione, quale segno di riconoscenza per la fedeltà dimostrata al papato, dona alla città due spine della corona di Cristo (donategli dal fratello Luigi IX di Francia detto il Santo), tuttora custodite in un reliquiario all'interno della Basilica Cattedrale.[38]

 
Sant'Elzeario e Beata Delfina, conti e compatroni di Ariano, venerati anche nella natia Provenza

Durante il regno degli Angioini, la città viene governata da esponenti della famiglia provenzale dei de Sabran dal 1294 al 1413. Tra i vari conti di questo periodo è da ricordare S. Elzeario, figlio di Ermengao, e la moglie, Beata Delfina di Signe, patroni di Ariano accanto a S. Ottone. Ai primi del Quattrocento la città risente delle alterne vicende della lotta tra Angioini ed Aragonesi per il possesso del regno di Napoli. Nel 1417 tutta la contea passa a Francesco Sforza, condottiero e futuro duca di Milano. Nel 1440 viene concessa da Alfonso d'Aragona nelle mani del Gran Siniscalco Inigo de Guevara, il quale si era distinto come uno dei suoi migliori generali durante la conquista del Regno di Napoli. Nel 1456 Ariano, così come gran parte del centro-sud peninsulare, è distrutta da quello che viene talvolta considerato come il terremoto più disastroso registrato in Italia nel corso del II millennio; ciò accadde quasi nel mezzo del dominio aragonese che durerà fino al 1485, quando Pietro, figlio di Inigo, perderà la città, a seguito della sua partecipazione alla Congiura dei baroni contro il Re Ferdinando I di Aragona ed in favore di papa Innocenzo VIII. Nell'anno successivo la città rientra nel Demanio e vi resta fino al 1495.[38]

Il 1493 è un altro anno funesto per Ariano a causa di un'epidemia di peste che sconvolse Napoli,[38] danneggiando pesantemente l'economia locale, in quanto rimase interdetto il transito da e per la capitale partenopea, mentre furono fortemente limitati gli spostamenti all'interno del regno.

Età moderna

A partire dalla fine del.1494 la città di Ariano, per la sua rilevanza strategica, si trova coinvolta nelle grandi Guerre d'Italia tra Francia, Spagna e Sacro Romano Impero. Le varie battaglie perdureranno fino al 1559 causando danni immensi sia nell'area urbana (ove perfino le campane delle chiese vennero fuse per ricavarne armi) che nelle campagne (laddove si compì una strage di alberi, e in particolare di olivi, per ricavare il combustibile necessario ad alimentare le fonderie)[38]. Fu a seguito di tali eventi infausti che Ariano riuscì a ottennere, quale forma di ristoro, il "beneficio perpetuo" dell'istituzione delle "Cinque Fiere" annuali che ancora oggi esistono.[39]

Nel frattempo, nel 1495, la città era stata comprata da Alberico Carafa, il quale poi ottenne dal re Ferdinando II di Napoli il titolo di “duca di Ariano” nel 1498. I Carafa la conserveranno fino al 1532, quando passò dapprima ai Gonzaga ed infine (nel 1577) ai Gesualdo[38]. Sono questi gli ultimi anni del regime feudale. Il 2 agosto 1585 infatti Ariano si riscatta, viene reintegrata nel demanio e diventa Città regia, venendo a dipendere direttamente dal Viceré del Regno di Napoli.[21] Questo status la porterà nei secoli successivi a rimanere fedele alla corona e ad opporsi energicamente ai moti di Masaniello tra il 1647-48, fino a subire l'assedio ed il saccheggio ad opera dei ribelli napoletani per aver bloccato il transito del grano a loro destinato dalla Puglia.[38]

Gravemente danneggiata da un sisma nel 1702, Ariano venne poi devastata dal terremoto del 1732 che sconvolse tutto il settore settentrionale dell'Irpinia[38]. Nel XIX secolo si registrò invece una crescita demografica della popolazione, la quale si mantenne in maggioranza fedele ai Borbone opponendosi ai moti del Risorgimento e ricadendo poi nella piaga del brigantaggio,[40]

Età contemporanea

 
Uno scorcio del Castello nel fatidico anno 1930

In epoca post-unitaria fu sede del Circondario di Ariano di Puglia, fino alla soppressione dei circondari del 1926.[41] Nel 1868 il comune aveva infatti ufficialmente acquisito la denominazione (tradizionale ma approssimativa) di Ariano di Puglia[42] che poi nel 1930 venne rettificata in Ariano Irpino[43]. Proprio nel 1930 la cittadina viene violentemente colpita dal terremoto del Vulture. Nei successivi decenni si ebbero altri gravi danni, dapprima nel corso della Seconda Guerra Mondiale, poi ancora a seguito del terremoto del 1962 quando molti edifici risultarono danneggiati[44]. Meno cruenti furono invece gli effetti dovuti al sisma del 1980, il quale provocò danni solo alle strutture più fatiscenti oltre che ad alcuni monumenti, tra cui il campanile del duomo crollato nella centrale piazza Plebiscito.[45] Una conseguenza indiretta di tali eventi infausti è stata la notevole espansione urbana verso le aree periferiche mentre la ricostruzione nel centro storico è stata solo parziale.[46]

 

Simboli

Lo Statuto comunale della Città di Ariano Irpino[47] afferma che

«Lo stemma del Comune di Ariano Irpino è d'argento ha i tre monti di verde, al naturale, sormontati dalla scritta d'azzurro A I (Ara Iani).»

Onorificenze

«Decreto del Presidente della Repubblica[48]»
— 26 ottobre 1952

Monumenti e luoghi d'interesse

 
La facciata cinquecentesca della Basilica Cattedrale

Architetture religiose

Nel centro storico di Ariano Irpino si trovano molti edifici religiosi (tra cui numerose chiese), gran parte dei quali di antica origine. Quasi tutti però sono andati incontro nel corso dei secoli ad opere di restauro o ricostruzione, più o meno fedele, a causa dei terremoti che non di rado hanno scosso il Tricolle.

Cattedrale
  Lo stesso argomento in dettaglio: Cattedrale di Santa Maria Assunta (Ariano Irpino).

La basilica cattedrale è intitolata a Maria Santissima Assunta in Cielo, a Sant'Ottone (principale protettore della città) e a Sant'Elzeario, le cui tre statue poggiano sui portali. Lo stile è quello romanico con la classica pianta a croce latina. Al suo interno vi è, fra l'altro, un fonte battesimale del secolo XI[26]. Riconosciuta per legge come monumento nazionale[49], nel 1984 ha ottenuto da Giovanni Paolo II il titolo di Basilica Minore[50].

 
La Cattedrale in notturna
Chiesa di S. Michele Arcangelo

È stata eretta originariamente nell'XI secolo, per poi essere rivista nel XVI secolo e infine ricostruita nel 1742. Il portale d'ingresso in pietra è del 1747. All'interno si possono ammirare una statua lignea di S. Michele ed il seggio vescovile di stile tardo-catalano del 1563.[51]

Chiesa di S.Agostino

Sita in piazza Garibaldi, custodisce l'altare della Consolazione del XVI secolo, sovrastato da un arco in pietra grigia di Roseto, adornato da fregi e sculture simboliche.[51]

Chiesa di San Pietro alla Guardia

È ubicata nell'antico Rione Guardia e risale al 1459. Sulla facciata presenta un portale tardo-gotico, mentre al suo interno si può trovare un altare quattrocentesco.[51]

Santuario della Madonna del Carmelo

Situato lungo corso Vittorio Emanuele alle falde del rione Tranesi, fu edificato nel 1688[52] Poco più a valle sono visibili i ruderi del convento dei Cappuccini fondato nel 1583.[53]

Chiesa di S. Giovanni Battista

La struttura risale al XIII secolo, ma venne ricostruita dopo il terremoto del 1732. Conserva un antico fonte battesimale a forma di calice.[53]

Chiesetta di S. Andrea

Si trova di fianco al Palazzo della Duchessa, a breve distanza dalla centrale Piazza Plebiscito. Risale al XV secolo.[51]

Chiesa di S. Anna

Situata in via Mancini alle spalle del Municipio e custodita dalle Suore dello Spirito Santo, conserva due altari del Seicento.[51]

Chiesetta di S. Maria del Loreto

Si trova al di fuori del centro storico, su di una rupe a valle del castello. Venne eretta alla fine del Quattrocento, tanto che la si trova ricompresa nell'inventario del 1517 presentato al vescovo Diomede Carafa, in cui la si cita con annessa una camera e un “horto"[54]. La sua struttura originaria venne danneggiata dai terremoti del XX secolo.

Chiesa di S. Pietro de' Reclusis

Sita nel rione omonimo ai piedi del centro storico, custodisce affreschi del Cinquecento. A lato della costruzione si trova un eremo nel quale passò gli ultimi anni della sua vita Sant'Ottone Frangipane (patrono della città e della diocesi),[51] cui è dedicato l'ospedale cittadino ubicato nei pressi.

Santuario di Valleluogo

Ubicata a pochi chilometri dal centro in una valle ricca di acque e di alberi secolari, nel luogo di un'antica apparizione mariana. Divenuta meta di pellegrinaggi fin dal basso Medioevo (soprattutto nel giorno della Pentecoste), al suo interno custodisce una statua della Madonna risalente al XV secolo[51].

Santuario di S. Liberatore

Situato nella contrada omonima a 3 km dal centro storico, ha origini assai antiche[40] ma è stato ricostruito dopo il terremoto del 1962. Dedicato ad uno dei Santi compatroni della città (di cui conserva una statua lignea del 1349)[26], è meta di pellegrinaggi soprattutto in occasione del 15 Maggio.[51]

Grotta di S. Maria di Lourdes

Costruita ad imitazione del celebre luogo sacro francese, venne consacrata nel 1922.[55] È ubicata a breve distanza dalla zona ospedaliera.

Architetture militari

Il Castello

  Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di Ariano Irpino.
 
Il castello, oggi compreso nel circuito della villa comunale

Il castello sorge sulla vetta dell'omonimo colle, nella parte più alta e panoramica del territorio cittadino. Già esistente in epoca longobarda, venne ristrutturato dapprima dai Normanni, quindi dagli Angioini ed infine dagli Aragonesi.[56] Abbandonato definitivamente al termine delle grandi Guerre d'Italia del XVI secolo, è stato parzialmente ristrutturato agli inizi del XXI secolo. Circondato dall'ampia Villa Comunale, ospita oggi il Museo della Civiltà Normanna.[57]

Le torrette

Nel settore nord-orientale dell'agro comunale, lungo la valle del Cervaro, si trovano tre torri di avvistamento di epoca medioevale poste a presidio dei vasti altipiani che si estendono in quelle aree:[53]

  • la Torre delle Ciàvole, situata non distante dallo scalo ferroviario tecnico di Pianerottolo d'Ariano, è quella meglio conservata delle tre, utilizzata a lungo come masseria;
  • la Torre de li Pizzi, ubicata nei pressi del Tratturo Pescasseroli-Candela lungo la strada provinciale che conduce al borgo medioevale di Zungoli, si conserva in forma di rudere su di una suggestiva altura boscosa a strapiombo sul fiume Cervaro;
  • la Torretta di Camporeale, situata sull'altipiano omonimo lungo l'antica via Herculea, è stata poi riutilizzata come masseria ed è attualmente in condizioni precarie.

Di altre torrette ubicate sull'opposto versante, attorno alle valli del Miscano e dell'Ufita, restano solo alcuni toponimi (ad es. "Serro della Torre" in località Cristina e "Torre d'Amandi" nella contrada omonima).

Architetture civili

I Palazzi storici

  • Palazzo Anzani, XVII secolo, sito in Via Donato Anzani a poca distanza dalla centralissima Piazza del Plebiscito. La struttura è adibita a sede del Museo Archeologico.[53]
  • Palazzo Forte del XV secolo e restaurato nel 1990, già sede della Sottoprefettura di Ariano di Puglia fino al 1926. Ospita oggi il Museo Civico ed il Centro Europeo di Studi Normanni.[53]
  • Palazzo Bevere-Gambacorta, risalente agli inizi del Settecento.[53] È ubicato di fronte al centro pastorale diocesano "San Francesco d'Assisi".
  • Palazzo De Miranda, del XVIII secolo, situato in via Parzanese sul colle S Bartolomeo;[53]
  • Palazzo de Piano-d'Afflitto, noto come Palazzo della Duchessa, lungo la via omonima. Sorto probabilmente nel medioevo quale casa-torre, venne trasformato nel secolo XVI e poi ancora nel XVIII.[53]
  • Palazzo Vitale-Pisapia, dei secoli XV-XVI, nell'antico rione Guardia. Conserva un monumentale portale d'ingresso cinquecentesco.[53]
  • Palazzo Vitoli-Cozzo, in via Tribunali, risalente al XVIII secolo. In adiacenza vi è la cappella di S.Antonio di Padova, eretta nel 1731.[53]

Le masserie

Queste maestose strutture architettoniche rurali vennero edificate tra il Medioevo e il Rinascimento utilizzando le pietre estratte dalle numerose cave esistenti in loco oppure sfruttando i ruderi dei preesistenti casali medioevali[40]. Le masserie più imponenti sorgono sugli altipiani che si estendono nell'estremo settore settentrionale dell'agro comunale, lungo la vecchia strada provinciale che conduceva a Castelfranco in Miscano. Tra esse si citano:

  • Falceta, situata presso il Tratturello Camporeale-Foggia;
  • Montefalco, pure situata lungo il Tratturello alle falde di un'antica cava di pietre;
  • Chiuppo de Bruno, prese il posto dell'antico casale di S.Donato[40] situato lungo l'antica via Herculea. I ruderi della cappella di S.Donato sono tuttora visibili;
  • Sprinia, ubicata lungo la via Traiana, una strada romana rimasta in uso fino alla fine del Medioevo;
  • S.Eleuterio, sorta al posto di un casale omonimo[40] che a sua volta era situato in prossimità dell'area archeologica di Aequum Tuticum[53].

Agli inizi del secolo XXI quasi tutta questa zona, già in parte vincolata dalla soprintendenza archeologica di Salerno e Avellino, è stata posta definitivamente sotto tutela[58]

Le taverne

In quanto collocata lungo la strada statale 90 delle Puglie, la città contava in passato un gran numero di taverne[59]. Le strutture ancor oggi riconoscibili, situate appunto lungo la direttrice per la Puglia, sono la taverna del Turco, la taverna Vitoli e la taverna delle Monache, quest'ultima trasformata in masseria[53]. La toponomastica (ad es. Pianotaverna) suggerisce che in un lontano passato strutture di questo tipo dovevano sorgere anche lungo le vie mulattiere.

Le fontane

Monumentali sono le "Règie Fontane", edificate ad uso dei viandanti lungo la "Strada Regia delle Puglie" che collegava Napoli (capitale del Regno) alla Terra di Capitanata.[40] Nell'ambito del territorio cittadino è possibile ammirarne quattro:

  • Càrpino della Pila, ubicata lungo la direttrice per Grottaminarda, restaurata agli inizi del secolo XXI dopo lunghi decenni di abbandono (càrpino in dialetto arianese significa "abbeveratoio").
  • Fontana della Maddalena, in prossimità dell'area ospedaliera, fu realizzata per espressa volontà di Carlo III di Borbone nel 1757 di cui conserva intatto lo stemma reale;
  • Càrpino della Tetta, detta anche Fontana di S.Antonio, si tratta in effetti di un complesso di fontane situato a valle del Boschetto Pàsteni;
  • Fontana di Camporeale, oggi meglio nota come Fontana di Ponte Gonnella, ubicata lungo la direttrice per Savignano Irpino. Edificata nel 1757, fu in seguito (nel 1858) restaurata e abbellita per ordine di Ferdinando II.[53]

Diverso era invece lo stile architettonico delle antiche fontane rurali, spesso in pietra grezza, meno elevate e solitamente coperte, quali ad esempio la Fontana Angelica (detta così perché considerata miracolosa[38]), il Càrpino di S.Barbara, l'Acqua di Tauro e la Fontana del Brecceto[53], quest'ultima situata lungo la strada comunale che conduce al santuario di S.Liberatore.

Aree naturali

 
La Villa Comunale, il giardino del Castello normanno

La villa comunale

La villa comunale,.realizzata nel 1876[40], è ubicata sul colle più alto della città ove si estende tutt'attorno al Castello. Il parco oggi si estende su oltre 10.000 ed è ricoperto da una vegetazione lussureggiante tra prati, fiori, arbusti ed alberi d'alto fusto. Tra questi ultimi meritano una menzione i secolari Cedri del Libano.[60] Notevole, sul lato nord, anche l'ombroso viale degli Ippocastani, nei cui pressi si trova il campo da tennis. Attorno al castello sono collocati poi i reperti archeologici di Aequum Tuticum e un parco giochi mentre sul versante sud troviamo il monumento a P P. Parzanese, l'antica Croce longobarda[53] e il monumento ai Caduti.[61] Sovente innevata d'inverno, per via delle sue ampie vedute panoramiche costituisce il belvedere d'Irpinia.

Boschetto Pàsteni

Si tratta in realtà di un vero e proprio bosco d'alto fusto con fitta vegetazione mista (Conifere e Latifoglie), localizzato a poca distanza dall'omonimo piazzale. Situato lungo un versante assai fresco e ventilato, dispone di un'area attrezzata per escursionisti.[62] Tra gli alberi presenti spicca un raro esemplare di olmo plurisecolare, probabilmente immune alla grafiosi.

Panoramica Russo-Anzani

Questa strada percorre il perimetro delle antiche mura cittadine, parte delle quali sono tuttora visibili.[53] Sita in una posizione assai panoramica e soleggiata con esposizione a levante, sovrasta l'unica selva di abeti presente nel territorio cittadino.

Muraglioni dei Tranesi

Questi contrafforti si trovano lungo la via omonima e costituiscono l'area delle antiche fornaci dei ceramisti.[53][63] Situati su di una rupe a strapiombo esposta a ponente, rappresentano oggi uno dei punti più arieggiati e panoramici della città.

Regio Tratturo

  Lo stesso argomento in dettaglio: Tratturo Pescasseroli-Candela.

Questo antico tracciato erboso, che attraversa i vasti altipiani situati nel settore nord-orientale dell'agro comunale è legato fin dall'antichità alla transumanza di armenti dall'Abruzzo alla Puglia[64]. Lungo in tutto 114 miglia per una larghezza originaria di 111,60 metri, era anche denominato la “via della lana”.[65] Il tratto che si è meglio conservato fino ai giorni nostri, quello che attraversa l'altipiano di Camporeale, è oggi meta di escursionisti a piedi, in bici o a cavallo.

Dallo stesso pianoro di Camporeale (ove il Tratturo entrava in connessione con la Via Herculea), si distacca anche una diramazione per Foggia, il Tratturello[66], il cui tracciato ripercorreva invece in gran parte quello dell'antica Via Traiana.[67]

Siti Archeologici

Nel territorio comunale vi sono due siti archeologici, entrambi localizzati circa 10 km a nord del centro cittadino. Molti dei reperti rinvenuti in queste aree a seguito degli scavi, attualmente sospesi, sono esposti nel locale Museo Archeologico in quanto entrambi i siti non sono visitabili dal pubblico.[68].

La Starza

  Lo stesso argomento in dettaglio: La Starza (Ariano Irpino).

Quest'area archeologica, situata su di una collinetta gessosa a 410 m. di altitudine nella valle del Miscano, consiste nel più antico insediamento preistorico del Neolitico Inferiore (VI millennio a.C.) in Campania.[69] I reperti rinvenuti testimoniano un'occupazione lunghissima (pluri-millenaria) e ininterrotta durante tutto il Neolitico e l'età del bronzo fino all'abbandono avvenuto a ridosso dell'età del ferro (900 a.C.) e preceduto dalla fortificazione dell'insediamento mediante l'erezione di una cinta muraria.[70]

Aequum Tuticum

  Lo stesso argomento in dettaglio: Aequum Tuticum.

I resti di questo borgo romano si trovano sull'altipiano di S. Eleuterio[71], a 575 m. di altitudine. Le tracce rinvenute mostrano un abitato sviluppatosi entro il I secolo e divenuto poi, in epoca imperiale, un importantissimo snodo stradale, infine decaduto e abbandonato alla fine dell'età antica in concomitanza con le invasioni barbariche.[72][73]

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[74]

Etnie e minoranze straniere

Al 31 dicembre 2008 gli stranieri residenti sul territorio comunale risultavano essere 268 (1,2% del totale), di cui 98 maschi e 170 femmine.[75]

Le comunità più numerose sono le seguenti:

Lingue e dialetti

  Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto arianese.

Nell'ambito del territorio comunale accanto alla lingua Italiana si parla una particolare varietà del dialetto irpino.

Religione

La città è sede della Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia, suffraganea dell'Arcidiocesi di Benevento. In particolare nell'ambito cittadino si contano 15 parrocchie e 4 santuari diocesani.[76]

Sul territorio comunale sono presenti inoltre piccole comunità di membri dell'Esercito della Salvezza e dei Testimoni di Geova.

Tradizioni e folclore

Le Sante Spine

  Lo stesso argomento in dettaglio: § Medioevo.

Nella seconda metà del secolo XIII Re Carlo d'Angiò donò alla città due Sacre Spine della corona di Cristo ai superstiti della strage a tradimento compiuta dai Saraceni nel 1255, quale riconoscimento alle vittime del martirio.[38][40] In memoria di quei fatti memorabili si tiene annualmente (nel mese di agosto) la "Rievocazione Storica del Dono delle Sante Spine".[77][78]

Le Cinque Fiere

  Lo stesso argomento in dettaglio: § Età moderna.

Nella seconda metà del secolo XVI la città ottenne il "beneficio perpetuo" dell'istituzione di cinque fiere annuali (quale forma di ristoro per i gravissimi danni patiti nel corso delle Guerre d'Italia del XVI secolo) in occasione della domenica delle Palme, della domenica in Albis, del 13 Giugno, dell'11 Agosto e del 27 Settembre.[38][40] Nel corso del secolo XX le due ultime vennero traslate (per motivi religiosi) rispettivamente al 16 Luglio e al 1 Novembre mentre, al fine di evitare qualsiasi commistione con il mercato settimanale, questo venne differito al mercoledì. Le fiere tematiche (a cadenza variabile) vennero invece delocalizzate in un moderno centro fieristico.[79]

Istituzioni, enti e associazioni

 
S.Ottone, patrono della città, cui è intitolato l'ospedale sorto presso il suo eremo

Ospedale

L'ospedale civile "Sant'Ottone Frangipane" venne fondato nel 1410 e, come tutte le analoghe strutture dell'epoca, accoglieva inizialmente sia gli infermi che i pellegrini.[40] A seguito degli eventi sismici verificatisi nel secolo XX il nosocomio venne interamente ricostruito e ampliato poco più a valle, in prossimità dell'eremo[80] in cui visse Il santo a cui l'ospedale è dedicato.

Istituto di Assistenza

Questa struttura, intitolata al vescovo Francesco Capezzuto e specializzata nell'assistenza geriatrica, venne fondata nel 1873 e fin dal 1891 fu trasferita nella sede che tuttora occupa, nel centro della città. L'opera venne realizzata grazie ai lasciti raccolti da Capezzuto (vescovo di Ariano dal 1838 al 1855), sebbene la struttura venne realizzata dopo la sua morte.[40]

Silenziosi Operai della Croce

È questa un'associazione internazionale privata di fedeli,[81] la cui casa madre è ubicata in Ariano, presso il santuario rurale di Valleluogo[82]. Nella grande struttura vi è, fra l'altro, un centro di riabilitazione psicomotoria per persone diversamente abili.[83]

Suore dello Spirito Santo

  Lo stesso argomento in dettaglio: Suore dello Spirito Santo (Ariano Irpino).

Questa congregazione, fondata proprio in Ariano nel 1896,[84] svolge la sua opera soprattutto in campo socio-assistenziale e, a partire dal secolo XX, anche all'estero in ambito missionario.[85] La casa madre è ubicata nel cuore del centro storico, adiacente al municipio.

Cultura

 
Re Ruggero II, il sovrano delle Assise di Ariano

Istruzione

Università

Biogem Campus[86] promuove l'alta formazione e la diffusione della cultura scientifica. L'offerta didattica prevede: a) Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Genetiche; b) Dottorati di Ricerca; c) Master Internazionale di II livello in Biogiuridica; d) Master Post Universitario UIIP[87].

La città è inoltre sede d'esame dell'Università telematica Pegaso[88].

Ricerca

CESN

Ariano è sede del Centro Europeo di Studi Normanni (CESN). L'istituto è sorto il 7 ottobre 1991 per iniziativa di un gruppo di studiosi italiani, francesi e inglesi, al fine di promuovere attività di ricerca sulla Civiltà Normanna nell'Europa medievale.[89]

BioGeM

Nell'area PIP ha sede il Centro di Ricerche Biogem[90][91] (Biologia e genetica Molecolare). Inaugurato il 14 luglio 2006 alla presenza del premio Nobel Rita Levi-Montalcini, ha la missione di contribuire all'avanzamento della ricerca scientifica, al trasferimento delle conoscenze al mondo della salute e dell'industria, all'offerta di formazione e divulgazione scientifica, alla realizzazione di servizi avanzati nelle discipline collegate alle Life and Mind Sciences (Biologia, Medicina, Biotecnologie, Bioetica, Bioinformatica, Biogiuridica, Gestione dell'innovazione e della conoscenza). Biogem, che ha ospitato diversi premi Nobel (Rita Levi-Montalcini, Torsten Wiesel, Renato Dulbecco, Mario Capecchi) ottenendo importanti riconoscimenti, ospita annualmente il Meeting "Le Due Culture".[92] La struttura promuove l'alta formazione e la diffusione della cultura scientifica. L'offerta didattica prevede: a) Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Genetiche; b) Dottorati di Ricerca; c) Master Internazionale di II livello in Biogiuridica; d) "Master Post Universitario UIIP"[93]. Biogem ospita il Museo di Storia della Terra e della Vita.[94] Il 18 ottobre 2013 è stato inaugurato il Laboratorio di genetica forense[95] distinto in quattro aree intercomunicanti, ciascuna con una sua specificità funzionale: “Foto documentazione e campionamento”; “Estrazione del DNA”; “Amplificazione del DNA”; “Post Amplificazione del DNA”.

Scuole

In ambito cittadino sono fruibili i seguenti indirizzi didattici:[96][97][98]

  • Liceo Classico
  • Liceo Scientifico
  • Liceo Linguistico
  • Liceo Artistico
  • Liceo delle Scienze Umane
  • Istituto Tecnico per Amministrazione, Finanza e Marketing
  • Istituto Tecnico per i Sistemi Informativi Aziendali
  • Istituto Tecnico per Costruzioni, Ambiente e Territorio
  • Istituto Tecnico per la Chimica, i Materiali e le Biotecnologie
  • Istituto Tecnico per la Meccanica, la Meccatronica e le Energie
  • Istituto Tecnico per l'Elettronica e l'Elettrotecnica
  • Istituto Professionale dei Servizi per l'Agricoltura e lo sviluppo rurale
  • Istituto Professionale dei Servizi per l'Enogastronomia e l'Ospitalità alberghiera
  • Istituto Professionale dell'Industria e dell'Artigianato per le produzioni industriali
  • Istituto Professionale dell'Industria e dell'Artigianato per la manutenzione tecnica.

Biblioteche

Biblioteca Comunale P.S. Mancini

Si trova nel centro storico della città e comprende circa 20.000 volumi, nonché stampe che vanno dal Cinquecento al Settecento. La raccolta venne costituita nel 1870 grazie all'acquisizione delle opere custodite nei Conventi Scolopi di Ariano, Alcantarini di Mirabella Eclano e Francescani di Ariano, Montecalvo, Casalbore e S. Giovanni del Palco di Lauro (nel 1866 tali Ordini erano stati soppressi e i relativi beni secolarizzati). Per la costituzione della biblioteca arianese fu determinante l'azione di Pasquale Stanislao Mancini, cui la collezione è intitolata.[99]

Biblioteca Diocesana

Conta circa 10.000 opere e l'archivio della curia vescovile. La sua ubicazione è all'interno dell'omonimo museo.

Musei

 
Riproduzione del mantello di Ruggero II, esposto nel Museo della Civiltà Normanna
Museo della Civiltà Normanna

Situato all'interno del Castello[100] e costituito da un'importante raccolta di monete normanno-sveve e da un fondo di altre monete medievali. Fanno inoltre parte del patrimonio museale: pergamene, cinquecentine, incisioni, un piatto argenteo di evangelario e materiali lapidei. Importanti le riproduzioni tra le quali, di gran pregio per qualità e dimensioni, quella del mantello di Re Ruggero II, indossato nell'incoronazione.

Nella sala delle armi, intitolata all'ing. Mario Troso, sono in mostra 220 esemplari autentici di armi che coprono 2000 anni di storia. Le armi sono organizzate secondo le famiglie tipologiche di appartenenza: alabarde, picche, corsesche, falcioni, lance, ronconi, brandistocchi, scure, buttafuoco, alighieri, quadrelloni, forche, tridenti, spiedi. La sala accoglie inoltre, da fondi diversi, rari esemplari di armi da taglio pre-romane e longobarde tra queste un rarissimo pilum romano, esemplare forse unico nel panorama museale italiano. Oltre al grande plastico della battaglia di Hastings, recentemente restaurato, che ricostruisce quanto avvenuto nel 1066 quando prese avvio l'epopea normanna in Europa, spiccano un'armatura cinquecentesca autentica, una scure da decapitazione del XII secolo e un manichino che riproduce, in dimensioni naturali e con accurata ricercatezza filologica, un guerriero normanno a piedi, armato di tutto punto.

Museo Civico e della Ceramica

Si trova a Palazzo Forte, in via D'Afflitto.[100] All'interno si possono ammirare una raccolta di ceramica locale risalente al XVII e XVIII secolo ad uso domestico o ornamentale ed una donazione privata di ceramiche meridionali-adriatiche risalente al IV-V secolo a.C.. Vi si aggiungono poi rare edizioni a stampa dei secoli XVI e XVII, provenienti dalle librerie di conventi che sorgevano sul territorio e che furono soppressi nel corso dell'Ottocento, nonché la fototeca civica dal 1865 al 1955.

Museo Archeologico

Ospitato nel Palazzo Anzani,[100] vi si trovano reperti archeologici rinvenuti nell'insediamento sulla collina della Starza, corredi funebri ritrovati nelle tombe a tumulo di un insediamento sannitico di Casalbore, reperti romani provenienti da Aequum Tuticum ed altri oggetti d'interesse storico rinvenuti nel comprensorio.

Museo Degli Argenti

Ha sede nell'ex Tesoreria della Cattedrale dell'Assunta.[100] Conserva tra l'altro un ostensorio d'argento di Pietro Vannini, il reliquario contenente le Sacre Spine della corona di Cristo, donate da Carlo I d'Angiò al Vescovo di Ariano, e la statua in argento del Santo Patrono della città, risalente al XVII secolo.

Museo Diocesano

Situato lungo via Annunziata (ex chiesa di S.Lucia),[100] ospita pitture del Seicento e Settecento napoletano, tra cui "l'Annunciazione" del pittore fiammingo Wenzel Cobergher, altre opere lignee e marmoree oltre ad un gran numero di oggetti ed arredi sacri. Al suo interno sono ubicati la Biblioteca Diocesana e l'archivio storico della Curia Vescovile.

Museo Arcucci

Custodito dalle Suore dello Spirito Santo,[100] conserva documenti di archivio delle monache Benedettine Cassinesi di Ariano risalenti al periodo tra il 1565 ed il 1877, volumi della biblioteca, arredi e oggetti sacri.

Museo di Storia della Vita e della Terra "Biogeo"

Sito all'interno del centro di ricerca e campus "Biogem". Biogeo ha lo scopo di illustrare l'origine e l'evoluzione della vita sulla Terra. Al suo interno sono esposti numerosi fossili ed è possibile ammirare i resti di un allosauro. Infine, è da poco stata inaugurata la Quadrisfera, una struttura ideata dal fisico italiano Paco Lanciano, che consente di assistere ad una multiproiezione di quattro filmati sincronizzati in un caleidoscopio tecnologico, grazie ad un complesso gioco di monitor e specchi, come nel centro di una sfera. L'allestimento multimediale racconta, in pochi suggestivi minuti e con suoni ed immagini di grande forza comunicativa, gli eventi legati all'origine e all'evoluzione della terra e della vita.

Media

Radio

Ai Radio è un'emittente radiofonica che modula in Fm 107,7 sulle province di Avellino e Benevento[101]. Ha iniziato la programmazione il 10 novembre 2014 raccogliendo l'eredità di Radio Canale 4, la quale era stata fondata sul finire del XX secolo.

Televisione

Canale 58, diretta da Gianni Raviele, è l'emittente televisiva cittadina. Nata verso la fine del XX secolo, si caratterizza ormai per un palinsesto focalizzato sull'informazione regionale. Infatti nel 2013 l'emittente televisiva, oltre ad estendere la copertura territoriale a tutte le province campane, si è dotata di un proprio sito web.[102]

Cucina

 
Ingredienti "poveri"

La cucina arianese rispecchia fedelmente le tradizioni contadine e pastorali del luogo[103], tanto che le pietanze conservano quasi sempre le denominazioni tradizionali in dialetto arianese. In effetti numerose sono le vivande che vengono preparate con prodotti semplici e frugali (un esempio tipico è rappresentato dal panicuótt, ossia "pane-cotto").[104]

In realtà, oltre al pane casereccio, anche alcuni tagli di pasta (làine, cicatiélli, cavaiuóli) e certe forme di latticini (trézze, próule, casicavàll) e insaccati (capicuóll, sammucchj, salisicchj)[105] sono peculiari di questa terra ad alta vocazione agro-zootecnica[106], mentre fra le carni prevalgono piuttosto quelle bianche degli animali da cortile, spesso farcite e aromatizzate con erbe selvatiche locali.[107] Nonostante la relativa lontananza dai due mari Tirreno e Adriatico (distanti comunque meno di 100 km), non manca qualche portata a base di pesce come ad esempio la caratteristica pizza cu la lice, ossia "pizza con le alici".[103]

Gli ortaggi poi costituiscono da sempre una quota rilevante degli ingredienti in uso, tanto che ad esempio già nel secolo XIX veniva rimarcata[108] la produzione in "quantità immensa di peperoni, detti pipilli"' (denominazione quest'ultima tuttora in auge nel dialetto arianese). Larghissimo è anche l'utilizzo di legumi e verdure (ivi compreso il cardone di Natale), la cui cottura richiede comunque un particolare tipo di pentola chiusa in terracotta, la pignata.[105]

Caratteristica è poi la frutta, tanto che alcune cultivar, soprattutto di ciliegia, sono autoctone[109]. Tradizionale nelle stagioni intermedie è inoltre la ricerca di tipici prodotti del sottobosco: così in primavera si raccolgono li spàlici (l'essenza Asparagus acutifolius, una particolare varietà di asparago più piccola ma più aromatica di quella coltivata), in autunno invece li cardariéll (la prelibata specie fungina Pleurotus eryngii).[103]

Alcuni piatti decisamente più elaborati sono invece esclusivi di certe ricorrenze, come strùffili a Carnevale, casatiéll e pizzpanàr a Pasqua, pipilli chjin e zéppule alla vigilia di Natale, malati alla vendemmia, pizza cu li ccécule alla mattanza del maiale.[103][107]

Per tutte le pietanze il condimento immancabile è il locale olio extravergine d'oliva a denominazione di origine protetta (D.O.P.) "Irpinia - Colline dell'Ufita".[110]

Eventi

File:Ariano Folk Festival 2016.jpg
Ariano Folk Festival

L`Ariano International Film Festival[111] è una rassegna cinematografica che si tiene annualmente a cavallo fra i mesi di luglio e agosto.

L'Ariano Folk Festival[112] costituisce invece una rassegna di musica folk. Si articola in due sessioni: la prima ad agosto, l'altra al coperto fra dicembre e gennaio.

ClassicAriano è infine una rassegna di musica classica curata dalla Società italiana della Musica da Camera.[113]

Persone legate ad Ariano Irpino

 
Il poeta Pietro Paolo Parzanese

Geografia antropica

 
Viale Russo-Anzani, lungo gli spalti delle antiche mura

Urbanistica

Il centro storico cittadino, situato sul crinale del "Tricolle" e di impianto alto-medioevale, ebbe fin dall'origine una forma piuttosto allungata. Esso infatti si disponeva lungo un antico tracciato (verosimilmente una semplice mulattiera) che da Benevento (capitale dell'omonimo Ducato longobardo) conduceva verso la Puglia, all'epoca duramente contesa ai Bizantini[40]. Tale tracciato è tuttora riconoscibile nei rioni Strada-Annunziata-Piazza Ferrara-Guardia-Pasteni. Altri piccoli quartieri sorsero poi lungo antiche diramazioni: è il caso di Sambuco (vie S.Stefano-Anzani) lungo un viottolo per Villanova-Zungoli ma anche di S.Nicola (vie Parzanese-Intonti) lungo un sentiero per Montecalvo. La cerchia urbana era cinta da mura,[40] alcuni tratti delle quali sono tuttora visibili in via Russo-Anzani. Invece il castello, eretto nel punto più elevato, era staccato dal resto dell'abitato[114] attorno al quale vi erano piuttosto alcune distese di pascoli pubblici. L'agro rurale, benché vasto, risultava insicuro e poco popolato, in quanto i rari casali fortificati non si rivelarono in grado di resistere ai continui assedi e furono tutti distrutti.[40] Di contro i molti burroni che oggi circondano il centro storico non esistevano in origine; essi si sono formati a seguito di profondi fenomeni erosivi (e conseguenti frane) provocati dell'erronea regimentazione delle acque piovane lungo i ripidissimi pendii e, nel corso dei secoli, hanno inghiottito diversi rioni[40] risultando così non meno dannosi dei terremoti. Tuttavia nel complesso la conformazione urbana subì poche modifiche durante il suo primo millennio di vita, nonostante le guerre continue e il succedersi delle dominazioni.

La situazione mutò radicalmente solo nel XVIII secolo, quando Re Carlo III di Spagna fece costruire la "Via Regia delle Puglie", ossia la prima grande strada carreggiabile che, per ragioni di spazio, si limitava a rasentare il centro storico (attuali Corso Vittorio Emanuele - Via Nazionale). Fu in quel periodo che bottegai e tavernai si stabilirono in massa lungo la nuova strada, fondando così i rioni S.Rocco, S.Domenico, S.Giovanni, Valle e Pagliare.[40] Nel frattempo, grazie all'accresciuta sicurezza (garantita dal potente esercito spagnolo), in tutte le zone rurali si edificavano numerose masserie, molte delle quali erano comunque fortificate.

Un secondo rivoluzionamento urbanistico si ebbe poi nel XX secolo, determinato non solo dagli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale ma anche dal susseguirsi di ben tre terremoti nell'arco di soli 50 anni (dal 1930 al 1980)[115]. Si determinò allora, oltre all'ampliamento del centro storico a scapito degli antichi pascoli pubblici (rioni S. Leonardo, Calvario, Pallottini, Pasteni, Fontananuova) e al rapido sviluppo dell'edilizia rurale, anche la costruzione di nuovi quartieri periferici (Cardito, S.Pietro, S.Antonio, Martiri) situati a mezza costa lungo l'attuale tracciato in variante della Strada Statale 90 delle Puglie.[116] L'intero centro abitato ha assunto così una conformazione conico-elicoidale di cui però il centro antico (benché ricostruito solo parzialmente) continua a rappresentare il vertice. Infatti l'attuale piano urbanistico comunale ed il relativo regolamento edilizio, in vigore dal 2010,[117] assegnano particolare tutela proprio alla città storica mentre la stragrande maggioranza dell'agro comunale è riconosciuta quale paesaggio rurale.

Frazioni

Nell'ambito del territorio comunale non vi sono altri centri abitati[116] oltre a quello di Ariano (suddiviso in "rioni", "vie", "piazze" ecc.).

Località

Numerosi (circa un centinaio) sull'intero agro sono invece i nuclei abitati (generalmente denominati "contrade"):[118]

  • Àccoli (alt. 640 m. s.l.m.);
  • Acqua di Tauro (alt. 530 m. s.l.m.);
  • Acquasalza (alt. 380 m. s.l.m.);
  • Acquazzuolo (alt. 460 m. s.l.m.);
  • Anselìce (alt. 300 m. s.l.m.);
  • Àrnola (alt. 535 m. s.l.m.);
  • Bassiello (alt. 585 m. s.l.m.);
  • Bosco (alt. 620 m. s.l.m.);
  • Brecceto (alt. 630 m. s.l.m.);
  • Caccarone (alt. 650 m. s.l.m.);
  • Camporeale (alt. 630 m. s.l.m.);
  • Cannelle (alt. 615 m. s.l.m.);
  • Cardito (limitatamente alla parte extraurbana, alt. 600 m. s.l.m.);
  • Cariello (alt. 600 m. s.l.m.)
  • Carpiniello (alt. 600 m. s.l.m.);
  • Casavetere (alt. 580 m. s.l.m.);
  • Casone (alt. 370 m. s.l.m.);
  • Castaglione (alt. 650 m. s.l.m.);
  • Centovie (alt. 390 m. s.l.m.);
  • Cerreto (alt. 575 m. s.l.m.; la frazione Scalo è a 480 m. s.l.m.);
  • Cervo (alt. 375 m. s.l.m.);
  • Cesine (alt. 620 m. s.l.m.);
  • Cippone (alt. 575 m. s.l.m.);
  • Consini (alt. 685 m. s.l.m.);
  • Contessa (alt. 250 m. s.l.m.);
  • Costa San Paolo (alt. 500 m. s.l.m.);
  • Creta (alt. 460 m. s.l.m.)
  • Cristina (alt. 375 m. s.l.m.);
  • Cupamorte (alt. 640 m. s.l.m.);
  • Difesa Grande (alt. 700 m. s.l.m.);
  • Falceta (alt. 600 m. s.l.m.);
  • Fèstola (alt. 660 m. s.l.m.);
  • Ficucella (alt. 600 m. s.l.m.);
  • Fiego (alt. 720 m. s.l.m.);
  • Fiumarella (alt. 430 m. s.l.m.);
  • Foresta (alt. 500 m. s.l.m.);
  • Frascineta (alt. 600 m. s.l.m.);
  • Frólice (alt. 635 m. s.l.m.);
  • Gaudicello (alt. 500 m. s.l.m.);
  • Grignano (alt. 535 m. s.l.m.);
  • Loreto (alt. 650 m. s.l.m.);
  • Macchiacupa (alt. 540 m. s.l.m.);
  • Maddalena (alt. 570 m. s.l.m.);
  • Marchetto (alt. 525 m. s.l.m.);
  • Martiri (limitatamente alla parte extraurbana, alt. 635 m. s.l.m.);
  • Masciano (alt. 575 m. s.l.m.);
  • Masserie (alt. 525 m. s.l.m.);
  • Mogna (alt. 660 m. s.l.m.);
  • Montagna (alt. 725 m. s.l.m.);
  • Montecifo (alt. 635 m. s.l.m.);
  • Monte dell'Asino (alt. 550 m. s.l.m.);
  • Montefalco (alt. 625 m. s.l.m.);
  • Montetrecalli (alt. 690 m. s.l.m.);
  • Monticchio (alt. 535 m. s.l.m.);
  • Orneta (alt. 570 m. s.l.m.);
  • Ottaggio (alt. 585 m. s.l.m.);
  • Palazzisi (alt. 440 m. s.l.m.);
  • Paragano (alt. 670 m. s.l.m.);
  • Parzano (alt. 470 m. s.l.m.);
  • Patierno (alt. 600 m. s.l.m.);
  • Perazzo (alt. 660 m. s.l.m.);
  • Petrara (alt. 650 m. s.l.m.);
  • Pianerottolo (alt. 555 m. s.l.m.);
  • Piano del Nuzzo (alt. 535 m. s.l.m.);
  • Pianotaverna (alt. 490 m. s.l.m.);
  • Pignatale (alt. 630 m. s.l.m.);
  • Pisciriello (alt. 550 m. s.l.m.);
  • Pònnola (alt. 600 m. s.l.m.);
  • Pontegonnella (alt. 565 m. s.l.m.);
  • Pontelusbergo (alt. 350 m. s.l.m.);
  • San Donato (alt. 585 m. s.l.m.);
  • San Felice (alt. 550 m. s.l.m.);
  • San Giovanni Manna (alt. 500 m. s.l.m.);
  • San Liberatore (alt. 510 m. s.l.m.);
  • San Nicola Trignano (alt. 450 m. s.l.m.);
  • San Pietro Maddalena (limitatamente alla parte extraurbana, alt. 650 m. s.l.m.);
  • San Potito (alt. 605 m. s.l.m.);
  • Sant'Antonio (limitatamente alla parte extraurbana, alt. 680 m. s.l.m.);
  • Santa Barbara (alt. 530 m. s.l.m.);
  • Santa Croce (alt. 650 m. s.l.m.);
  • Santa Maria Tuori (alt. 545 m. s.l.m.);
  • Sant'Angelo Torricelli (alt. 720 m. s.l.m.);
  • Santa Regina (alt. 600 m. s.l.m.);
  • Sant'Eleuterio (alt. 575 m. s.l.m.);
  • San Tommaso (alt. 640 m. s.l.m.);
  • San Vito (alt. 585 m. s.l.m.);
  • Scannaturo (alt. 625 m. s.l.m.);
  • Scarnecchia (alt. 465 m. s.l.m.);
  • Serra (alt. 575 m. s.l.m.);
  • Serralonga (alt. 675 m. s.l.m.);
  • Sprinia (alt. 595 m. s.l.m.);
  • Starza (alt. 500 m. s.l.m.);
  • Sterda (alt. 670 m. s.l.m.);
  • Stillo (alt. 440 m. s.l.m.);
  • Stràdola (alt. 575 m. s.l.m.);
  • Tesoro (alt. 620 m. s.l.m.);
  • Torana (alt. 575 m. s.l.m.);
  • Torreamando (alt. 495 m. s.l.m.);
  • Tranzano (alt. 615 m. s.l.m.);
  • Trave (alt. 670 m. s.l.m.);
  • Tre Lupi (alt. 620 m. s.l.m.);
  • Tressanti (alt. 560 m. s.l.m.);
  • Trimonti (alt. 650 m. s.l.m.);
  • Turchiciello (alt. 600 m. s.l.m.);
  • Turco (alt. 635 m. s.l.m.);
  • Valdugliano (alt. 465 m. s.l.m.);
  • Valleluogo (alt. 530 m. s.l.m.);
  • Vallone di Valle (alt. 500 m. s.l.m.);
  • Vascavino (alt. 565 m. s.l.m.);
  • Viggiano (alt. 550 m. s.l.m.).

Economia

Agricoltura

 
Un oliveto in autunno, con le reti distese al suolo per la raccolta

Il settore agro-zootecnico ha assunto fin dall'antichità notevole rilevanza, come attestato sia dall'ampiezza dell'agro comunale (il più esteso della Campania) che dalla predominanza degli insediamenti rurali sparsi.[119] Attualmente la città, facente parte del distretto agrario n°1 "Alto Cervaro"[120] e dell'Associazione nazionale città dell'olio[121], conta il più alto numero di aziende agricole e la più ampia superficie agraria utilizzata di tutta la provincia.[122]

Tra i prodotti tipici più rinomati si annoverano le olive (destinate all`estrazione di olio extravergine DOP "Irpinia - Colline dell'Ufita"[123]), i cereali (per la produzione di pane e pasta), la frutta, i legumi, le carni e i latticini.[124]

Artigianato

 
Antiche maioliche arianesi

La città si caratterizza per un peculiare prodotto artistico: la maiolica. Della maiolica arianese si hanno esemplari risalenti già al XIII secolo. Da documenti angioini si apprende che nel 1200 era attiva in città una vera e propria corporazione di ceramisti che erano tassati per la loro attività: "cives laborantes in creta-extranea vendentes vasa terrea vel vitrea"[125]. In effetti le fornaci erano state attivate da maestri artigiani arabi, giunti in città dalla Sicilia a seguito di Re Ruggero II il Normanno. Quella prodotta inizialmente era dunque una ceramica italo-araba decorata secondo schemi orientaleggianti, come attestato dai reperti rinvenuti nel castello, nel centro cittadino e nelle discariche antiche.[126]

Fino a tutto il XVI secolo le maioliche si presentavano tutte smaltate in bianco e decorate con sintetici elementi in azzurro. Nel XV secolo le opere dei maestri ceramisti risentiranno sensibilmente dell'influenza esercitata dai maestri di Faenza, portati in città, intorno al 1421, dal conte di Ariano, Francesco Sforza, futuro Duca di Milano.[40] I famosi bianchi faentini, che verranno poi prodotti in quasi tutte le botteghe italiane di maiolica del secolo XVII, avevano preso vita in Ariano come a Faenza già nel secolo XVI.[126] Un vasto repertorio di antiche maioliche arianesi è custodito nel locale Museo Civico.

Se di questa tradizione secolare sono testimonianza i numerosi reperti rinvenuti sul territorio ed i resti di diverse fornaci in località Tranesi[127], la produzione attuale è ugualmente molto vasta, toccando fiasche, borracce, busti, coppe, targhe, figure ed anfore, sovente di forma assai fine ed elaborata, tanto che il comune fa parte integrante dell'Associazione Italiana Città della Ceramica.[120][128]

Turismo

 
Piazza Plebiscito, il cuore pulsante della città

La città vanta un'antica tradizione sia nel campo della ristorazione che per quanto attiene alle strutture recettive. Infatti, trovandosi all'altezza della "Sella" (il valico più importante tra Campania e Puglia), ha sempre contato su di un intenso traffico di viaggiatori e viandanti, ai cui bisogni provvedeva una numerosa classe locale di bottegai e tavernai.[38] A seguito però della costruzione della ferrovia nel XIX secolo[129] e dell'autostrada nel secolo successivo,[130] si è assistito purtroppo a un drammatico calo dei transiti interregionali giornalieri lungo la vecchia strada nazionale delle Puglie.

Tuttavia, le favorevoli caratteristiche climatico-ambientali hanno iniziato a richiamare sul "Tricolle" molti visitatori fin dall'epoca fascista, quando venne ivi creata una "colonia montana"[55]. In seguito è stato notevole anche l'afflusso di visitatori attratti nella cittadina dal continuo susseguirsi di iniziative culturali, musicali e artistiche, alcune delle quali di alto spessore[131]. Inoltre, grazie alla riscoperta delle Vie Francigene del Sud[132], a partire soprattutto dagli inizi del XXI secolo si è registrato un significativo sviluppo del turismo religioso. Ormai consolidata è infine la rinomanza del comparto enogastronomico, tanto che sul territorio si contano una quindicina di aziende agrituristiche[133] e oltre una ventina di ristoranti.[134]

Infrastrutture e trasporti

 
La città a metà strada fra i due mari, adiacente all'A16

Strade

L'asse portante di tutta la viabilità cittadina è costituito dalla Strada Statale 90 delle Puglie che, unitamente alle sue varianti (la S.S. 90bis e la S.S. 90dir),[135] attraversa l'intero territorio comunale agevolando i collegamenti tanto con il limitrofo casello A16 di Grottaminarda (lungo la direttrice per Avellino-Benevento) quanto con la vicina Puglia (sulla direttrice per Foggia).

Vi sono poi numerose strade provinciali, le quali si dispongono a formare una rete a maglie larghe che consente i collegamenti con tutti i comuni limitrofi e anche con alcune sedi suburbane di rilevante interesse, quali la stazione ferroviaria e l'area fieristica.[136] Particolarmente fitto e articolato è infine il reticolo formato dalle strade comunali.

Ferrovie

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione di Ariano Irpino.

Ariano Irpino dispone di una propria stazione ferroviaria situata sulla tratta Benevento-Foggia della linea Roma-Bari e ubicata in una piccola valle a circa 6 km dal centro cittadino.[137]

La città ed i comuni limitrofi sono inoltre interessati dal progetto Alta Capacità che prevede l'ammodernamento ed il raddoppio della linea ferroviaria esistente con la costruzione di una nuova stazione RFI (denominata "Irpinia") nell'ampia valle dell'Ufita, in posizione baricentrica rispetto a tutto il comprensorio.[138]

Mobilità

Diverse aziende di trasporto su gomma effettuano collegamenti a medio-lunga percorrenza, in special modo con Roma Capitale (distante oltre 250 km).[139]

I trasporti pubblici interurbani sono invece gestiti dalla società partecipata regionale AIR[140] che garantisce le relazioni con le città di Avellino, Benevento, Foggia, Napoli oltre che con i singoli comuni limitrofi.

Il servizio di mobilità urbana è curato infine da un'azienda municipalizzata, l'AMU.[141]

Amministrazione

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1946 1950 Enea Franza Democrazia e Lavoro, poi MSI Sindaco
1950 1952 Michelangelo Nicoletti MSI Sindaco
1952 1956 Enea Franza MSI Sindaco
1956 1958 Antonio Maresca DC Sindaco
1958 1959 Giovanni Scrivano Comm. pref.
1959 1960 Cherubino Cindolo Comm. pref.
1960 1961 Mario Ortu PSI Sindaco
1961 1965 Antonio Manganiello PLI Sindaco
1965 1970 Fedele Gizzi DC Sindaco
1970 1971 Antonio Dotolo DC Sindaco
1971 1974 Antonio Manganiello PLI Sindaco
1974 1975 Fedele Gizzi DC Sindaco
1975 1980 Vincenzo Aliperta DC Sindaco
1980 1984 Romolo De Furia DC Sindaco
1984 1985 Pasquale Giovannelli DC Sindaco
1985 1990 Domenico Covotta DC Sindaco
1990 1994 Domenico Covotta DC Sindaco
1994 1995 Antonio Napolitano Comm. pref.
1995 1996 Erminio Grasso L'Orologio (lista civica) Sindaco
1996 2000 Vittorio Melito PDS Sindaco
2000 2003 Domenico Covotta PPI Sindaco
2003 2004 Pasquale Napoletano Comm. pref.
28 giugno 2004 22 giugno 2009 Domenico Gambacorta Popolari per Ariano (lista civica) Sindaco
26 giugno 2009 25 maggio 2014 Antonio Mainiero Popolari per Ariano (lista civica) Sindaco
25 maggio 2014 - Domenico Gambacorta FI Sindaco

Il comune è dotato di un proprio presidio di Protezione Civile,[142] coordinato dal sindaco. Quale ente capofila dell'intero ambito territoriale A01[143] la città è inoltre sede di Distretto Sanitario, Genio Civile, Distretto Scolastico, Agenzia delle Entrate, Comunità Montana, Agenzia INPS e Giudice di Pace. Pur appartenendo alla Provincia di Avellino, Ariano Irpino (unitamente ai comuni del circondario) soggiace alla competenza territoriale del Tribunale di Benevento.[144]

Sport

La principale compagine sportiva locale è la società di pallacanestro femminile Basket Ariano Irpino, militante in Serie B.

Ha sede nel comune anche la società di calcio maschile USD Vis Ariano 1946 (erede dell'Unione Sportiva Ariano fondata nel 1946) che milita nel campionato di Promozione.

Vi è infine la Società GSA Pallavolo Ariano con due compagini, maschile e femminile, entrambe iscritte al campionato di Prima divisione.[145]

Impianti sportivi

Lo stadio "Silvio Renzulli", costruito nella prima metà del secolo XX, è situato lungo un pendio alle falde del Castello normanno. Oltre al campo di calcio[146] in erba sintetica con spalti per 1200 posti, vi è un piccolo campo da tennis[147] ubicato più a monte, all'interno del perimetro della villa comunale.

Altre moderne strutture sportive, situate però nelle zone periferiche, sono:

  • il palazzetto dello sport,[148] omologato per uso professionistico con 2000 posti;
  • l'arena "Pietro Mennea",[149] omologato per uso agonistico con 2000 posti;
  • il campo sportivo polivalente[150] coperto;
  • il complesso sportivo "La Tartaruga".[151]

Note

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Bibliografia

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