Guido Lospinoso

poliziotto e diplomatico italiano (1885-1973)

Guido Lospinoso (Bari, 1885Roma, 3 ottobre 1973) è stato un poliziotto e diplomatico italiano, grazie al suo operato si stima che salvò la vita a circa 25.000 ebrei nel sud della Francia durante la Seconda guerra mondiale.[1]

Guido Lospinoso

Biografia

Nato e vissuto a Bari, entrò in polizia. Considerato un funzionario zelante e affidabile, raggiunse la carica di vice-questore.

Nel 1928, grazie alla sua reputazione di uomo energico e capace e all'essere poliglotta (parlava anche russo, tedesco e francese), fu inviato come vice-console a Nizza, dove rimase fino al 1939, svolgendo in realtà attività di spionaggio per conto del governo fascista, intessendo una fitta rete di contatti e infiltrati con la comunità italiana e con i collaborazionisti francesi.[2]

Rientrato in Italia, dal 19 marzo 1943[3] assunse la carica di ispettore capo del "Regio ispettorato di polizia razziale"[2], voluto da Mussolini a seguito della promulgazione delle leggi razziali, con l'ordine di prendere contatto con le autorità tedesche a Berlino e in Francia.

Il salvataggio degli ebrei in Francia

Con questo incarico venne nuovamente inviato in Francia, con base a Nizza, con il compito di agevolare il rastrellamento e la consegna ai tedeschi degli ebrei residenti nella zona della Francia occupata dalle truppe italiane, dato che l'esercito si era sempre rifiutato di obbedire a questo genere di ordini.[4]

Contrariamente agli ordini ricevuti però, Lospinoso approfittò della sue rete di conoscenze creata negli anni, soprattutto fra il clero e la popolazione ebraica, per procrastinare e insabbiare il più possibile l'esecuzione del suo mandato. Infatti, fin dall'inizio del suo incarico a marzo, aveva cominciato a negarsi alle autorità tedesche che gli chiedevano un incontro, sia a Berlino che in Francia, tanto che il suo solo contatto fu un fugace e generico colloquio a fine giugno col capo della polizia di Vichy René Bousquet[3], adducendo le scuse più disparate[5][3], soprattutto a partire dalla caduta del governo fascista del 25 luglio 1943 e con maggior pericolo e difficoltà dopo l'armistizio italiano, che cambiò i rapporti diplomatici e bellici fra Italia e Germania.

Continuando questa tattica dilatoria, mentre fingeva con i tedeschi di doversi recare in Italia per essere messo a conoscenza dei nuovi sviluppi della situazione italiana, oppure inviava delegati in sua vece che si dichiaravano non autorizzati a prendere decisioni[5], grazie all'aiuto di un sacerdote Padre Pierre-Marie Benoît[6], del banchiere ebreo italiano Angelo Donati e al supporto logistico e alla protezione dell'esercito italiano[7], dal suo arrivo in Francia fino a tutto il mese di settembre 1943, con il definitivo ritiro delle truppe italiane, organizzò e mise in atto, con segretezza e discrezione, un massiccio passaggio di ebrei italiani e francesi, verso territori e centri di raccolta considerati più sicuri, soprattutto vicino al Principato di Monaco, ai confini con la Svizzera, in Piemonte e in Spagna[1][5]. Molti di loro si unirono alle fila della resistenza francese e italiana[5]. Si stima che il numero complessivo di persone coinvolte in questo tentativo di salvataggio sia stato di circa 25.000[1].

Rientrato a Roma dopo il ritiro italiano dalla Francia, fu costretto a nascondersi in quanto ricercato dalla Gestapo e dalle SS.[8][9]

Dopo la guerra

Nel dopoguerra fu espulso dalla polizia per i sospetti di antisemitismo dovuti alla sua carica nella "polizia razziale", ma riconosciuto innocente fu reintegrato dal Ministero degli interni e nominato questore di Udine dal 1949 al 1954[9], dopodiché fu collocato a riposo. Le istituzioni italiane non hanno mai espresso riconoscimenti ufficiali per la sua opera, giunti invece dalla comunità ebraica francese nel 1972[8][9]. Lospinoso si spegne a Roma nel 1973 ed è sepolto nel Cimitero Flaminio.[8][10]

L'episodio del salvataggio, sebbene riportato in molti libri e pubblicazioni, rimane ancora oggi misconosciuto.

Venne comunque ricordato da Enzo Biagi e Robert Kempner, avvocato dell'accusa al processo di Norimberga[11][12], come "l'unico uomo che ha sconfitto Eichman"[13] e da Bruno Coen[14] e da Léon Poliakov per l'esempio di condotta in quella situzione.[15] La sua figura è anche fra i protagonisti del film "50 Italiani" di Flaminia Lubin.[16][17]

Bibliografia

Gerardo Unia. Scacco ad Eichmann: un italiano salva migliaia di ebrei dalla ferocia nazista Ed. Nerosubianco, 2012 ISBN 8889056959, 9788889056950 [1]

Note

  1. ^ a b c Maria Eugenia Veneri, Diplomazia, Consoli e Ambasciatori, Cavinato Editore Internatio, 9 gennaio 2016, ISBN 9788869821912. URL consultato il 13 settembre 2017.
  2. ^ a b CAMILLO BERNERI, LO SPIONAGGIO FASCISTA ALL'ESTERO, Fondazione Comandante Libero, ISBN 9788890601897. URL consultato il 13 settembre 2017.
  3. ^ a b c (EN) Yaacov Lozowick, Hitler's Bureaucrats: The Nazi Security Police and the Banality of Evil, A&C Black, 1º luglio 2005, ISBN 9780826479181. URL consultato il 28 settembre 2017.
  4. ^ Susan Zuccotti, Il Vaticano e l'Olocausto in Italia, Mondadori, 2001, ISBN 9788842498100. URL consultato il 13 settembre 2017.
  5. ^ a b c d (EN) Susan Zuccotti, The Italians and the Holocaust: Persecutiuon, Rescue, and Survival, U of Nebraska Press, 1987, ISBN 0803299117. URL consultato il 13 settembre 2017.
  6. ^ (EN) Father Pierre-Marie Benoit | www.yadvashem.org, su www.yadvashem.org. URL consultato il 13 settembre 2017.
    «Nella pagina è citato anche Lospinoso»
  7. ^ (EN) Susan Zuccotti, Père Marie-Benoît and Jewish Rescue: How a French Priest Together with Jewish Friends Saved Thousands during the Holocaust, Indiana University Press, 4 giugno 2013, ISBN 0253008662. URL consultato il 13 settembre 2017.
  8. ^ a b c Unia, Gerardo., Scacco ad Eichmann : un italiano salva migliaia di ebrei dalla ferocia nazista, Nerosubianco, 2012, ISBN 8889056959, OCLC 795156791.
  9. ^ a b c Il giorno della memoria (PDF), in Notiziario della Polizia di Stato.
  10. ^ Ebrei a Udine sud e dintorni, 1939-1948. Deportazione in Germania e rientri, su eliovarutti.blogspot.it. URL consultato il 13 settembre 2017.
  11. ^ (EN) Eric Pace, Robert Kempner, 93, a Prosecutor at Nuremberg, in The New York Times, 17 agosto 1993. URL consultato il 14 settembre 2017.
  12. ^ David Kinney e Robert K. Wittman, Il diario perduto del nazismo, Newton Compton Editori, 29 settembre 2016, ISBN 9788854194441. URL consultato il 14 settembre 2017.
  13. ^ ACCASFILM, ESSERE EBREI DI ENZO BIAGI (1), Min. 3, 15", 24 gennaio 2012. URL consultato il 13 settembre 2017.
  14. ^ Morto l'ex capo della Comunità Ebraica di Ancona Bruno Coen » AscoliLive.it, in AscoliLive.it, 30 novembre 2016. URL consultato il 13 settembre 2017.
  15. ^ ACCASFILM, ESSERE EBREI DI ENZO BIAGI (1), min 4'00", 24 gennaio 2012. URL consultato il 13 settembre 2017.
  16. ^ Mo-Net s.r.l. Milano-Firenze, 50 Italiani (2009), su mymovies.it. URL consultato il 13 settembre 2017.
  17. ^ 50 italiani - Kairos Film, in Kairos Film. URL consultato il 13 settembre 2017.