Cappella Cerasi
La cappella Cerasi è la prima cappella a sinistra dell'altar maggiore della basilica di Santa Maria del Popolo a Roma: è una cappelle delle più celebri e visitate della basilica.
Nella cappella Cerasi Annibale Carracci e Caravaggio, i due migliori pittori attivi a Roma in quel momento, tra loro forse rivali ma animati da reciproca stima, si confrontarono direttamente - per la prima ed unica volta - dando vita ad uno dei capolavori inaugurali dell'arte barocca.
La cappella Cerasi e il suo apparato decorativo
È un ambiente piuttosto stretto e profondo diviso in due vani (il primo misura 5 metri x 5,50, il secondo si restringe ulteriormente a 3 metri x 3,50). Il vano di ingresso ospita le tombe della famiglia Cerasi ed è decorato con affreschi di Giovanni Battista Ricci raffiguranti, nella piccola volta a vela, gli Evangelisti e lo Spirito Santo e, in due lunette, i Dottori della Chiesa.
L'altro vano ospita l'altare della cappella, su cui è collocata la pala d'altare di Annibale, e contiene un secondo, e più complesso, apparato decorativo - di cui l'Assunta del Carracci è il fulcro - dedicato ad un tempo ai principi degli apostoli, Pietro e Paolo, e alla Vergine Maria cui è consacrata la basilica di Santa Maria del Popolo.
Oltre alla pala dell'Assunta il programma iconografico di questa parte della cappella Cerasi comprende innanzitutto gli affreschi della volticella a botte ideati dallo stesso Carracci ma in parte eseguiti dal suo collaboratore Innocenzo Tacconi.
Tale decorazione murale si articola in tre episodi: in un ovale al centro vi è l'Incoronazione della Vergine, a sinistra l'apparizione, lungo la via Appia, di Cristo con la croce a san Pietro che fugge da Roma a causa della persecuzione dei cristiani voluta dall'Imperatore Nerone[1].
A destra, infine, vi è un'apparizione di Cristo a san Paolo che le fonti seicentesche (in particolare il Baglione[2]) intendono come l'ascensione dell'apostolo delle genti al terzo cielo paradisiaco (fatto che lo stesso san Paolo menziona nella sua seconda lettera ai Corinzi[3]). Studi moderni tuttavia ritengono che il soggetto di questo affresco sia il diverso episodio (Atti degli Apostoli, 22,17-21) in cui Cristo ordina a san Paolo di lasciare Gerusalemme e fare ritorno a Damasco. Potrebbe trattarsi anche di una sintesi (o sovrapposizione) dei due accadimenti sovrannaturali[4]: alcuni dettagli ed in particolare l'ambientazione tra gli astri si attagliano maggiormente alla salita di Paolo al terzo cielo. Tuttavia il fatto che nella scena sembra assistersi ad un dialogo tra Paolo e il Signore meglio combacia con la visione descritta dagli Atti.
Il Bellori[5] afferma che gli affreschi della volta sono stati integralmente dipinti da Innocenzo Tacconi su progetti del suo maestro. La responsabilità di Annibale dell'ideazione di tutte le scene del piccolo soffitto è pacificamente accettata anche grazie alla conservazione di alcuni studi preliminari la cui autografia non è mai stata messa in dubbio[6].
Quanto all'Incoronazione invece, più storici moderni hanno rifiutato il resoconto del Bellori, ed hanno attribuito ad Annibale anche l'esecuzione della scena principale della volticella della cappella Cerasi, dove il pittore bolognese torna al modello correggesco dell'Incoronazione un tempo nell'abside della chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma, opera più volte citata da Annibale lungo la sua carriera[6].
Nell'affresco con la visione di san Paolo, nell'angolo in alto a destra, si vedono delle stelle. Si tratta di una raffigurazione della costellazione dell’Orsa Maggiore detta anche Grande Carro. Le presenza delle stelle è coerente all'ambientazione celeste della visione paolina, ma ha anche un altro significato: si tratta infatti di una criptofirma di Annibale, che gioca sull'assonanza dei termini Carro (cioè la costellazione) e Carracci[7].
Il programma decorativo della cappella Cerasi prosegue con le due celeberrime tele laterali del Caravaggio raffiguranti, a sinistra, la crocifissione di san Pietro e, a destra, la conversione di san Paolo. I due dipinti del Merisi sono in rapporto di continuità narrativa con i due riquadri laterali dell'affresco della volta - parimenti dedicati a fatti della vita di Pietro e Paolo - così come lo stesso rapporto lega le raffigurazioni mariane della pala d'altare (l'Assunzione) e dell'ovato centrale della decorazione del soffitto (l'Incoronazione)[8].
Storia
La cappella fu acquistata da Tiberio Cerasi - cardinale e tesoriere della Camera apostolica - nel luglio del 1600. Della risistemazione e dell'ampliamento dell'ambiente preesistente[9] fu incaricato l'architetto Carlo Maderno.
La decorazione del vano più interno fu commissionata ad Annibale e al Caravaggio: il Cerasi si rivolse quindi ai due artisti settentrionali - i maggiori talenti del momento - che in modi diversi stavano rivoluzionando la scena artistica romana di quegli anni[10].
In merito all'allogazione dell'incarico al Merisi ci è pervenuta una particolareggiata documentazione contrattuale (nessun documento del genere invece è stato rinvenuto per quel che concerne la commissione conferita al Carracci[11]).
Il primo di questi documenti è del settembre del 1600 e come è noto specifica che la crocifissione di Pietro e la conversione di Paolo avrebbero dovuto essere realizzate su tavola. Caravaggio in effetti consegnò queste due prime versioni su legno di cipresso, che ovviamente non sono i dipinti (su tela) oggi nella cappella Cerasi.
Assai discusso è se le due prime versioni siano state rifiutate dalla committenza[12] o se sia stato lo stesso Caravaggio, insoddisfatto del risultato, a volerle sostituire. In ogni caso le due nuove tele sono saldate al Merisi nel novembre del 1601.
Quali che siano state le ragioni del rifacimento dei laterali della cappella una delle opinioni sostenute a livello critico è che Caravaggio - oltre ad adeguare le nuove composizioni alle dimensioni particolarmente strette del vano (dettaglio a lui non ancora noto al momento di esecuzione delle prime tavole) - abbia reagito, nelle due successive versioni del martirio di Pietro e della folgorazione di Paolo, ad una serie di stimoli suscitatigli proprio dalla pala di Annibale[13].
In effetti il confronto tra la prima versione della conversione di san Paolo (l'unica superstite) e quella successiva, evidenzia cambiamenti compositivi profondi, frutto di una meditata rivisitazione dell'opera da parte del Merisi[14].
L'idea che nelle sue seconde versioni Caravaggio abbia risposto ad Annibale presuppone che l'Assunta dell'altare sia stata completata prima della conclusione dei nuovi laterali (il cui ante quem è il saldo del novembre del 1601, e che sono generalmente datati allo stesso anno). Tale circostanza in effetti si ritiene dimostrata dal fatto che non risultano registrazioni di pagamenti in favore di Annibale nei documenti concernenti la gestione del patrimonio di Tiberio Cerasi stilati dopo la sua morte. Da ciò si è dedotto che il Carracci sia stato liquidato per la pala d'altare della cappella del tesoriere del papa prima che questi morisse (nel maggio del 1601). Se tale deduzione è corretta la tavola di Annibale verosimilmente precede le tele di Caravaggio, pagato vari mesi dopo la morte del Cerasi[15].
Ne consegue che l'Assunta della cappella Cerasi risalirebbe al 1600 o al massimo ai primi mesi del 1601, che è la collocazione temporale seguita dalla critica maggioritaria.
Gallery
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Conversione di Sain Paolo (Caravaggio)
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Assunzione della Vergine Maria (Carracci)
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Crocifissione di San Pietro (Caravaggio)
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Vista della cappella dal transetto
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Affreschi di Innocenzo Tacconi sulla volta
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Parete sinistra
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Parete destra
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Pavimento
Note
- ^ Episodio descritto negli Acta Petri e noto per la fatidica domanda che l’incredulo ed intimorito Pietro rivolge a Cristo: Domine, quo vadis? La risposta di Gesù infonde a Pietro il coraggio e la fede necessari per tornare a Roma e sottoporsi al martirio. Poco dopo Annibale avrebbe riproposto il tema in una mirabile piccola tavola acquistata dal cardinale Pietro Aldobrandini.
- ^ Le vite de' pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a' tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642, (1642).
- ^ Leo Steinberg, Observations in the Cerasi Chapel, in The Art Bulletin, Vol. 41, N. 2, 1959, p. 184.
- ^ Annamaria Mignosi Tantillo, La Cappella Cerasi: vicende di una decorazione, in Maria Grazia Bernardini (a cura di), Caravaggio Carracci Maderno. La cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo a Roma, Cinisello Balsamo, 2001, p. 63.
- ^ Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni, (1672).
- ^ a b Silvia Ginzburg Carignani, in Annibale Carracci a Roma, Roma, 2000, pp. 113.
- ^ Sembrerebbe che Annibale abbia firmato sostanzialmente nello stesso modo, qualche anno dopo, anche la Galleria Farnese, raffigurando il mito di Callisto, origine della costellazione dell’Orsa. Su entrambe queste firme del Carracci si veda John Rupert Martin, The Farnese Gallery, 1965, pp. 142-144.
- ^ Leo Steinberg, Observations in the Cerasi Chapel, op. cit., pp. 184-185.
- ^ Si trattava della cappella funeraria del cardinale Pietro Foscari, già dedicata ai santi Pietro e Paolo, tema che rimase, con l’aggiunta di quello mariano, anche nella nuova cappella Cerasi.
- ^ Luigi Salerno, The Roman World of Caravaggio: His Admirers and Patrons, in Mina Gregori, Luigi Salerno e Richard E. Spear (a cura di) The Age of Caravaggio, New York, 1985, p. 19.
- ^ L'assenza di documenti del genere ha fatto pensare anche che la tavola d’altare possa essere stato un regalo al Cerasi da parte di Odoardo Farnese, anch'egli cardinale e patrono di Annibale Carracci che operava stabilmente al suo servizio. Da ciò conseguirebbe in ogni caso che l'Assunta sarebbe stata eseguita quando il tesoriere del papa era ancora in vita proprio per fargliene dono. Sul punto si veda Luigi Spezzaferro, La Cappella Cerasi e il Caravaggio, in Maria Grazia Bernardini (a cura di), Caravaggio Carracci Maderno. La cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo a Roma, Cinisello Balsamo, 2001, p. 31.
- ^ Dallo stesso Cerasi o dai suoi successori se, come si presume, le due tavole fossero state presentate da Caravaggio dopo che il tesoriere vaticano era già morto (nel maggio del 1601).
- ^ Stephen D. Pepper, Caravaggio, Carracci and the Cerasi Chapel, in AA. VV. Studi di storia dell'arte in onore di Denis Mahon, Milano, 2000, pp. 109-122.
- ^ La prima versione della crocifissione di san Pietro invece non è mai stata individuata e l'ultima notizia che se ne possiede è che essa - insieme al suo pendant con Paolo - raggiunse la Spagna, dopo di che se ne perdono le tracce. Alcuni studi tuttavia ritengono di averne individuato una copia secentesca nella chiesa di Sant'Alberto a Siviglia. Se questo dipinto è effettivamente la copia della perduta crocifissione del primo degli apostoli egualmente emerge una sostanziale differenza tra la prima e la seconda versione del laterale sinistro della cappella Cerasi. L'identificazione del quadro sivigliano nella copia della prima crocifissione di Pietro si deve a Maurizio Marini: si veda dello stesso autore Caravaggio «pictor praestantissimus», Roma, ed. 2014, pp. 57-58.
- ^ La ricostruzione della cronologia delle opere della cappella Cerasi si deve a Denis Mahon. Sul punto si veda Donald Posner, Annibale Carracci: A Study in the reform of Italian Painting around 1590, Londra, 1971, Vol. II, N. 126, pp. 55.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Tiberio Cerasi, Dizionario biografico degli italiani Treccani, su treccani.it.