Niðhad
Re Niðhad (Níðuðr o Niðung) era un regnante malvagio della tradizione germanica. Appare nel Völundarkviða come Níðuðr, come Niðung nella Þiðrekssaga e come Niðhad nei poemi anglosassoni Deor e Waldere.

La leggenda di Níðuðr e Weland appare anche sulla pietra Ardre VIII di Gotland, Svezia, risalente all'VIII secolo e probabilmente sul pannello frontale del cofanetto Franks, di fattura anglosassone e risalente allo stesso periodo della stele. Tuttavia Austin Simmons ha recentemente avanzato l'ipotesi che la figura sullo scrigno sia la figlia del Re, Beadohilde, rappresentata due volte.[1]
Völundarkviða
Nel Völundarkviða,[2] Níðuðr sembra essere un re di Närke (re dei Njarar, una popolazione germanica realmente vissuta in quella regione) che ordina la cattura di Völund. Una volta preso, Níðuðr confina Völund sull'isola di Sævarstaðir e lo riduce in schiavitù obbligandolo a forgiare tesori. L'anello della moglie di Völund va a Bodvild, la figlia del re, il quale invece prende la spada del fabbro.
Per vendetta, Völund uccide i figli del re quando vanno a visitarlo di nascosto e fabbrica calici dai loro teschi, gioielli dai loro occhi e fermagli dai loro denti. Manda poi i calici al re, i gioielli alla regina e le spille alla loro figlia. Quando Bodvild ridà l'anello a Völund per esser perdonata, egli lo accetta e la seduce, concepisce un figlio e scappa con ali fabbricate da lui stesso.
Þiðrekssaga
La parte del poema relativa al personaggio è conosciuta come "Velent þáttr smiðs" e presenta Niðung nelle vesti di re dello Jutland.[3] Velent, un maestro forgiatore, arriva nel regno di Niðung, il quale lo accetta cortesemente alla sua corte. Un giorno Velent perde il coltello di re Niðung ma gliene fabbrica un altro in segreto. Quando Niðung scopre che il coltello taglia meglio di quanto non facesse di solito, chiede spiegazioni a Velent il quale mente e afferma che è tutta opera di Amilias, il fabbro di corte.
Niðung, sospettoso, convoca i due fabbri per una prova: Velent avrebbe dovuto forgiare una spada, Amilias un'armatura ed infine il primo avrebbe dovuto provare ad uccidere il secondo. Tuttavia, quando Velent è in procinto di iniziare la sua opera, nota che i suoi attrezzi sono scomparsi. Già sospettoso che Regin il capotribù fosse un ladro, Velent crea una sua statua tanto realistica da sembrare viva. Niðung capisce che quel Velent è proprio il famoso Velent il mastro forgiatore, che così riottiene i suoi attrezzi.
Velent forgia lo spadone Mimung e un'altra spada. Quando i due iniziano a combattere, Velent infligge ad Amilias un colpo così preciso da non fargli accorge d'esser stato tagliato a metà fin quando non gli chiede di scuotersi. Così Amilias muore. A questo punto Niðung reclama lo spadone Mimung ma Velent gli consegna l'altra che è una sua copia perfetta.
Tempo dopo, durante una spedizione di guerra, Niðung si accorge d'aver dimenticato Sigerstein, la sua magica pietra della vittoria. Disperato, offre sua figlia al cavaliere che gli avrebbe riportato la pietra prima della mattina seguente. Velent torna indietro a prendere la pietra ma trova un altro cavaliere a reclamare lei e la principessa. Velent uccide il cavaliere e questo fa molto arrabbiare Niðung. Il fabbro è costretto a lasciare il regno.
Velent torna travestito nel regno di Niðung e da alla figlia del re un filtro d'amore. Il piano fallisce grazie al pugnale magico della principessa che le mostra il pericolo prima di bere la pozione. Velent scambia allora il pugnale magico con un altro comune fatto da lui, ma quando la principessa nota che il nuovo pugnale è migliore del vecchio, il travestimento di Velent cade. Allora Niðung ordina che i tendini delle ginocchia di Velent siano tagliati e che lavori alla fucina.
Aspettando il momento giusto per vendicarsi, Velent seduce e mette incinta la principessa e uccide i due figli di Niðung, facendo stoviglie con le loro ossa. Poi Egil, il fratello di Velent arriva a corte. Niðung ordina ad Egil di colpire una mela sulla testa di suo figlio. Egil allora prepara due frecce ma centra il bersaglio con la prima. Alla domanda sul motivo della seconda freccia da parte del re, Egil risponde che se avesse ucciso suo figlio con la prima freccia, allora avrebbe scoccato l'altra contro il re. Questo racconto è direttamente comparabile con la leggenda del Guglielmo Tell e di Palnatoke ma al contrario del primo, il re non punisce l'eroe per la sua franchezza, anzi lo encomia.
Per aiutare suo fratello, Egil spara agli uccelli e ne raccoglie le piume, dalle quali Velent fabbrica un paio di ali. Velent si lega una sacca piena di sangue alla vita e vola via. Niðung ordina ad Egil di uccidere suo fratello fuggiasco, ma l'arciere colpisce la sacca distraendo Niðung e permettendo così la fuga di Velent.
Deor

Nel poema Deor c'è una stanza che fa riferimento ad una versione in inglese antico della leggenda di Weland il fabbro e la cattività alla corte di Nithad:
|
Waldere

Nel "Waldere", un frammento in inglese antico, Niðhad è nominato insieme a Weland e Widia in una lode a Mimmung, la spada di Waldere forgiata da Weland.
|
Note
- ^ A recent paper on the Franks Casket, resolving many long-standing artistic and linguistic problems. Archiviato il 3 marzo 2012 in Internet Archive.
- ^ The Lay of Völund, in translation by Henry A. Bellows, at Northvegr.
- ^ A summary of Þiðrekssaga at a personal site.
- ^ Deor at the site of the society Ða Engliscan Gesiþas.
- ^ Modern English translation by Steve Pollington, Published in Wiðowinde 100, at the site of the society Ða Engliscan Gesiþas.
- ^ Translated by Louis Rodrigues.
Altri progetti