Pandosia Bruzia
antica città del Bruzio
Pandosia Bruzia è un'antica città del Bruzio, citata dagli storici antichi e di incerta identificazione.
Fonti antiche
- Aristotele[senza fonte] dice che Pandosia si trovava a sei ore di cavallo dal mare.
- Tito Livio[1], narrando le vicende di Alessandro il Molosso, descrive il suo insediarsi su tre elevazioni vicine al fiume Acheronte, nei pressi della città di Pandosia, che si trovava a sua volta presso i confini tra le terre dei Lucani e dei Bruzi. In un passo successivo[2] cita la spontanea sottomissione di Cosentia e Pandosia ai Romani nel 204-203 a.C..
- Strabone[3] la colloca nei pressi di Cosentia (Cosenza) e la descrive come una città fortificata, riportando la notizia che un tempo fosse stata capitale degli Enotri. Presso la città venne ucciso nel 331-330 a.C. Alessandro il Molosso. La città occupava tre colline e vi scorreva nei pressi un fiume con lo stesso nome dell'Acheronte.
- Stefano di Bisanzio[4], nel V secolo, cita Pandosia come città dei Bruzi, fortificata e con tre "vertices", e ricorda che vi perse la vita Alessandro il Molosso.
Fonti numismatiche
Agli inizi del V secolo a.C. furono coniati stateri con lo stesso tipo della città di Crotone, alla quale Pandosia era forse sottoposta. Simili monete furono emesse anche da Crotone con Sibari e con Temesa.
Un secondo statere emesso nel 435-425 a.C. dalla sola Pandosia, riporta sul verso il dio del fiume Crati. Agli inizi del IV secolo a.C. si riferiscono uno statere, una dracma e un triobolo emessi dalla sola Pandosia.
L'identificazione della città
Dai resoconti delle fonti antiche sappiamo che la città si trovava presso un fiume che aveva all'epoca il nome di Acheronte, che era al confine tra Bruzi e Lucani e vicina a Cosenza
- Castrolibero[5]: dista da Cosenza pochi chilometri concordando con il racconto liviano della fine di Alessandro il Molosso, secondo il quale parte del suo corpo, straziato dai nemici, venne trasportato a Cosenza a dorso di mulo. Castrolibero fu inizialmente una fortezza (Castelfranco) situata nel territorio di Mendicino[6], dove nel XIII sec. d.C.(in tenimento Mendicini) si trovava il casale di "Pantosa", citato in un documento del 1267.Il documento venne emanato in Viterbo, l'8 febbraio del 1267, decima indizione, da papa Clemente IV[senza fonte]. In un altro documento del 1278 il toponimo è indicato indifferentemente come "Pantose" o "Pandose", indicando una possibile sopravvivenza del nome dell'antica città di Pandosia Nel 1412 il casale risulta disabitato (Pergamena n.57 dell'Archivio Sanseverino di Bisignano nell'Archivio di Stato di Napoli) ed era stato abbandonato a favore di Castelfranco. La chiesa di San Nicola, al confine tra Castrolibero e Marano Principato, viene citata nel 1545 (F. Russo, Regesto Vaticano per la Calabria, nn. 18965 e 18976) come S. Nicolai de Pantusa de Castrofranco, la chiesa di San Salvatore, nel centro storico di Castelfranco è citata nel 1567 in un doccumento del notar Giordano G. Andrea (Cosenza – 6-5-1563 f. 299 come Santis Salvatoris de Pantusa. A Caselfranco sono stati rinvenuti, in località "Palazzotto" i resti di strutture difensive e nel 1877 vi venne trovata una moneta dell'antica Pandosia Eugenio Arnon, La Calabria Illustrata (ristampa Edizioni Orizzonti meridionali, 1995), IV, p.59.
- Acri è stata, con non poche forzature ed incoerenze, identificata con Pandosia da alcuni studiosi del XIX secolo e del XX secolo[7].
In scavi condotti negli anni 1999, 2000 e 2002, sono stati rinvenuti i resti di due grossi insediamenti bruzii,con oggetti di uso quotidiano, con fornaci per la fabbricazione della ceramica e resti di ville romane del II secolo a.C.. Tuttavia Stefano di Bisanzio, nel V secolo, la cita come città della Iapigia, distinta da Pandosia[8].
Note
- ^ Tito Livio, ab Urbe condita, VIII, 24
- ^ ab Urbe condita, XXIX, 38
- ^ Strabone, Geographia, 6.1.5
- ^ Stefano di Bisanzio, "De Urbis et Populis". (..Pandosia castellum Brettiorum munitum tres vertices habens circa quod Alexander oetulus perit ab hujsmodi oroculo decepts:Pandosia tre colles habens,multum aliquando populum perdes...).
- ^ Castrolibero e Marano Principato nel XIX secolo costituivano un unico comune, con il nome di "Castelfranco". Gli attuali comuni di Castrolibero, Marano Marchesato e Marano Principato hanno costituito nel 1998 l'"Unione Pandosia".
- ^ I centri storici dei comuni di Mendicino e di Castrolibero, che confinano tra loro, si trovano a pochi chilometri di distanza.
- ^ Francois Lenormant, Paisage et Historie - La Grande Grecè, 1881-1884, pp.442-446; Davide Andreotti Loria, Storia dei Cosentini, monografia sul nome di Acri, L'avanguardia, X, nn.3-8, 1895; Ubaldo Valbusa, s.v. Acri, in Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 1929 Vol I p.424; Albert Forbiger: Handbuch der alten Geographie, Leipzig 1842, volume III pp.750,776; Francesco Grillo, Italia antica e medioevale. Ricerche storiche di geografia storica, in Calabria Nobilisssima, V, 1951, nn.6-12; 6, 1952, n.21; 7, 1953; Cesare Cantù: Storia Universale Doc. 8, p.218; Leopoldo Pagano "La selva Calabra" ms 27395, bibl. Civ. Cosenza p.11, Giulio Cesare Recupito, "De Vesuviano Incendio Nuntivs", Ivlio Caesare Recupito Neapolitano e Societate Iesusuviana, Neapoli, Ex Regia Egidii Longhi, 1632 (Elenc.FV.C.I.II.25 Invent.6958.Università degli Studi Salerno)
- ^ Gabriele Barrius, "De antiquitate et situ Calabriae", apud Iosepheum de Angelis, Roma 1571, V, p. 398.