Economia sommersa
L'economia sommersa può essere definita come l'insieme di tutte le attività economiche che contribuiscono al prodotto interno lordo ufficialmente osservato, ma che non sono registrate e dunque regolarmente tassate.
Rientrano nel calcolo dell'economia sommersa tutta una serie di attività produttive che pur essendo (di norma) legali sfuggono per svariati motivi alla conoscenza da parte della pubblica amministrazione preposta al controllo ai fini della tassazione.
Spesso i proventi non dichiarati dell'economia sommersa rientrano mascherati all'interno del sistema economico attraverso fenomeni tipici di riciclaggio di denaro.
Poiché la tassazione per uno Stato serve per alimentare la spesa pubblica e quindi erogare servizi pubblici i soggetti dell'economia sommersa si prefiggono di essere utenti senza partecipare ai costi.
Classificazione
Come Economia sommersa in senso stretto in letteratura viene posta anche occasionalmente la parte di attività illegali. La tabella qui sotto riassume:[1]
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Ancora più specifica è la classificazione desumibile dalla revisione dei manuali di contabilità nazionale, operata congiuntamente dalle Nazioni Unite e dell'Eurostat rispettivamente con l'SNA93 e il SEC95, che distingue le varie componenti dell'economia non direttamente osservata in:
- Sommerso economico: economia legale che sfugge al controllo e alle rilevazioni della pubblica amministrazione per motivi legati all'evasione fiscale e contributiva e alla mancata osservanza della normativa sul lavoro;
- Economia illegale o criminale: attività di produzione di beni e servizi la cui vendita, distribuzione e possesso sono proibite dalle norme penali (es. commercio di stupefacenti), ma anche attività di per sé legali, ma illegali se esercitate senza l'adeguata autorizzazione o competenza (es. contrabbando, traffico di armi, ecc.);
- Economia informale: attività legali svolte su piccola scala da unità produttive caratterizzate da bassi livelli organizzativi, rapporti di lavoro basati su relazioni familiari o personali e scarsa divisione dei fattori produttivi, capitale e lavoro (es. lavoro domestico e volontariato);
- Sommerso statistico: attività produttive legali non registrate per deficienze proprie del sistema di raccolta delle informazioni statistiche (es. mancato aggiornamento degli archivi delle imprese, ecc.);
- Carenza di prodotti: in tempi difficili (quasi sempre in tempo di guerra) lo Stato istituisce un tetto dei prezzi e, essendo gli stipendi abbassati per ovvi motivi, istituisce l'uso di carte annonarie, per mezzo delle quali in linea teorica il cittadino dovrebbe ricavare l'adeguato "rifornimento". Essendo tuttavia molto spesso questo metodo non completamente efficiente, chi ne avesse bisogno può comprare degli alimenti (coltivati o importati segretamente), pagandoli però più di quanto ritenuto opportuno in tempi migliori.
Dal punto di vista teorico tutte le componenti dell'economia non direttamente osservata dovrebbero essere incluse negli aggregati di contabilità nazionale.
Si può, inoltre, distinguere tra sommerso di lavoro, quando manca del tutto un formale rapporto di impiego oppure vi è una regolarità formale ma non sostanziale, e sommerso d'impresa quando è la stessa impresa ad essere sconosciuta ai soggetti istituzionali. D'altro canto, anche l'impresa può essere solo parzialmente sommersa se fa ricorso al mercato del lavoro irregolare o occulta parte del suo reddito (riducendo i ricavi o gonfiando i costi).
La sotto-dichiarazione del valore aggiunto è connessa al deliberato occultamento di una parte del reddito da parte delle imprese, attraverso dichiarazioni volutamente errate del fatturato e/o dei costi alle autorità fiscali (con un analogo comportamento riscontrato nelle rilevazioni statistiche ufficiali).
Lo sviluppo di nuovi metodi e la possibilità di effettuare le stime su un insieme informativo molto più ricco ha consentito di superare molte di queste limitazioni. In particolare, dal lato delle fonti ha avuto un ruolo centrale il Frame-SBS che è una base di dati di tipo censuario sui conti economici delle imprese italiane attive che operano per il mercato, il cui insieme di informazioni è il risultato di una complessa procedura di integrazione di dati d’indagine ed amministrativi. La popolazione è stata estesa a tutte le imprese attive operanti sul mercato che occupano meno di 100 addetti e non rientrano in particolari condizioni di non trattabilità ed esclusione. Per tali unità produttive è stato definito uno schema di stratificazione basato su criteri di omogeneità economico-organizzativa, che ha consentito di definire modelli di stima diversificati, mantenendo più netta possibile la separazione fra la fase di identificazione e quella di correzione dei comportamenti fraudolenti da parte delle imprese. Infine, potendo effettuare le analisi a livello micro-economico, i risultati delle stime sono caratterizzati da un alto livello di affidabilità e robustezza anche per livelli di disaggregazione settoriale e territoriale molto fini.
Il valore aggiunto sommerso generato dall’impiego di lavoro irregolare secondo Eurostat e Istat[2]
Il valore aggiunto generato dall’impiego di lavoro irregolare rappresenta un’altra rilevante componente del sommerso economico. La procedura di misurazione si basa su due fasi distinte. Da un lato si determina l’input di lavoro irregolare, in termini di occupati, posizioni lavorative, unità di lavoro equivalenti a tempo pieno ed ore effettivamente lavorate. Dall’altra, si definisce il contributo in termini di valore aggiunto generato da ciascuna posizione lavorativa irregolare. La procedura è stata sviluppata in modo di assicurare l’additività della stima tra la componente generata dal lavoro irregolare e la componente di rivalutazione dell’utile dell’imprenditore regolare. Sulla base di ipotesi semplificatrici le due componenti sono state valutate separatamente, cercando di individuare la parte di reddito che l’imprenditore occulta per remunerare il lavoro irregolare impiegato nel processo produttivo. Differentemente da quanto accade per la componente di sotto-dichiarazione del sommerso economico, le informazioni disponibili nelle fonti non consentono di definire i profili d’impresa che utilizza il lavoro irregolare e la caratterizzazione degli input effettivamente impiegati nel processo produttivo. L’analisi è dunque effettuata per dominio e non a livello di unità produttiva, e i risultati non sono dunque riconducibili all’attività della singola unità.
Altre componenti del sommerso economico secondo Eurostat e Istat[2]
La stima del sommerso economico viene completata con l’individuazione di altre componenti che, per la loro stessa natura, non possono essere valutate attraverso le procedure fin qui descritte. Una componente è rappresentata dalla quantificazione dell’attività delle famiglie proprietarie di immobili che li concedono in affitto (ad uso residenziale e non residenziale) senza un regolare contratto di locazione. Per individuare questa componente del sommerso, si confronta il livello complessivo degli affitti (residenziali e non), stimato in modo esaustivo secondo le procedure di contabilità nazionale, con la parte emersa, ossia gli affitti riscossi sia dalle imprese (come rilevati dalle indagini sui conti delle imprese), sia dalle persone fisiche (come rilevati dall’Agenzia delle Entrate). Per alcuni settori specifici dell’economia (alberghi, ristoranti, servizi alla persona) nel valore aggiunto del datore di lavoro devono essere incluse le mance al personale, che nella fase distributiva vengono trasferite ai dipendenti sotto forma di redditi da lavoro. Il valore delle mance viene stimato come percentuale del valore dei consumi dei relativi servizi. Una ulteriore integrazione alla stima del valore aggiunto emerge al momento della riconciliazione fra le stime indipendenti degli aggregati dell’offerta e della domanda che porta alla definizione del livello del Prodotto interno lordo. Tale integrazione include, in proporzione non identificabile, sia effetti di carattere puramente statistico, sia componenti ascrivibili all’esistenza di una quota di economia sommersa non colta attraverso le procedure di correzione sin qui descritte.
Attività illegali secondo Eurostat e Istat[2]
L’economia illegale include le attività economiche il cui oggetto (o soggetto) è collocato al di fuori della legge. Essa comprende dunque le transazioni di beni e servizi illegali e le attività che, seppure legali, sono svolte da soggetti non aventi opportuno titolo. Eurostat e Istat sviluppano una procedura di stima dell’economia illegale tenendo conto di tre attività: il traffico di stupefacenti, la prostituzione ed contrabbando di tabacco.
Da una parte, occorre stimare e classificare adeguatamente gli aggregati economici coinvolti (produzione, importazioni, consumi finali esportazioni, margini distributivi e costi intermedi). Dall’altra, la rappresentazione dell’interazione fra economia legale ed illegale all’interno del sistema dei conti nazionali (definizione dell’indotto) comporta la possibilità che si producano distorsioni nelle stime complessive.
Traffico di stupefacenti
I dati sul numero di consumatori (e sulle loro abitudini di consumo) sono considerati più affidabili delle informazioni sulle componenti dell’offerta, che necessitano una ricostruzione a partire dai dati sui sequestri, per loro natura più volatili. L’approccio dal lato della domanda presuppone che, a partire dalla misurazione dei consumi finali sia possibile ricostruire il processo produttivo attraverso il quale i beni o servizi illegali sono stati messi a disposizione dei consumatori e, conseguentemente, misurarne le grandezze economiche.
In particolare, la procedura sviluppata consente di stimare la quantità di stupefacenti che, nel corso dell’anno, viene consumata sul territorio nazionale sulla base delle informazioni sul numero di consumatori per tipologia di sostanza e sulle abitudini di consumo (per tipologia di consumatore).
Successivamente, la quantità di sostanze stupefacenti importate (una volta assunto che la produzione interna sia nulla o trascurabile), viene determinata tenendo conto anche della quantità esportata (come quota di quella utilizzata sul mercato interno) e del differente grado di purezza degli stupefacenti lungo la filiera. Una volta determinate le quantità consumate, importate ed esportate, la stima in valore dei corrispondenti aggregati avviene tenendo conto dei prezzi di riferimento pubblicati dall’UNODC16 (prezzi internazionali) e dal Ministero degli Interni (prezzi all’ingrosso e al dettaglio). La stima degli altri aggregati relativi ai processi di produzione (margini commerciali, costi intermedi e valore aggiunto) è effettuata tenendo conto di tre differenti livelli di attività lungo la filiera: commercio internazionale all'ingrosso, commercio nazionale all’ingrosso e vendita al dettaglio.
I servizi di prostituzione
Per la stima dei servizi di prostituzione, Eurostat suggerisce l’utilizzo di un approccio basato sull’offerta. La procedura di stima sviluppata tiene conto di diverse tipologie di prostituzione (strada, appartamento, night-club) e distingue fra prostituzione legale, parzialmente visibile (in appartamento privato), e quella completamente sommersa (in strada).
La metodologia di misurazione poggia sulla stima preliminare del numero di prostitute (distinte per tipologia del servizio: in strada, appartamento e night club), e dalla attribuzione ad esse di un numero di prestazioni giornaliere e di un numero di giornate lavorate. L’elaborazione di queste informazioni consente di determinare il numero complessivo delle prestazioni offerte sul mercato interno. Il valore del servizio offerto è determinato utilizzando i prezzi praticati in base alla tipologia del servizio. Essendo esclusa, per ipotesi, l’importazione e l’esportazione di tali servizi, l’ammontare di consumo interno definisce anche il volume d’affari, mentre il valore aggiunto generato dall’attività viene determinato sottraendo alla produzione una quota di costi intermedi.
Il contrabbando di tabacco
Per la stima dell’attività di contrabbando di tabacco, Eurostat suggerisce l’utilizzo di indicatori di domanda che si basano sulla popolazione fumatrice e sulle abitudini di consumo (simile, dunque, a quello consigliato per il traffico di stupefacenti). Coerentemente con un approccio di offerta, la procedura di stima parte dalle informazioni sulle quantità di merce sequestrata. Valutando irrilevante la produzione interna, le quantità vendute sono interamente importate mentre si ipotizza che le esportazioni siano nulle. La definizione del volume potenziale di merce disponibile per il consumo interno viene poi ottenuta attraverso l’utilizzo di un coefficiente che rappresenta la capacità di controllo da parte delle autorità di contrasto, scorporando la quota di merce che si ipotizza in transito sul territorio nazionale. Il passaggio dalle quantità ai valori viene effettuato applicando un prezzo di vendita calcolato a partire dai prezzi al consumo dei prodotti legali. Ipotizzando che i costi intermedi rappresentino una quota del fatturato, è quindi possibile determinare l’ammontare di valore aggiunto, a partire valore della produzione (pari al valore della merce venduta meno il valore delle importazioni).
- sigarette originali importate oltre il limite quantitativo stabilito o attraverso una filiera distributiva illegale;
- “cheap white”, ovvero sigarette fabbricate e vendute legalmente in paesi fuori dall’Unione Europea, ma importate illegalmente o sopra le quantità consentite;
- sigarette contraffatte, che riportano un marchio utilizzato senza il permesso del proprietario.
In Europa
Economia sommersa in Italia
L'Istat pubblica i dati relativi al valore dell'economia sommersa nella penisola italiana in rapporto al Pil. Il dato del 2008 è di circa il 20% rispetto al Prodotto Interno Lordo italiano.[4][5] Il problema del sommerso in Italia è stato più volte sollevato da economisti e professori universitari,[6][7] lo stesso ex Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi nel corso di una lectio magistralis ha dichiarato che "la diffusione dell'economia sommersa aggrava il fardello della fiscalità per i contribuenti onesti".[8]
Note
- ^ Tabelle nach: Dominik Enste: Schattenwirtschaft und institutioneller Wandel. Mohr Siebeck, Tübingen, 2002, S. 11.
- ^ a b c d Anni 2012-2015 L’ECONOMIA NON OSSERVATA NEI CONTI NAZIONALI (PDF), su istat.it, Istat. URL consultato il 16/10/2017.
- ^ Friedrich Schneider, The Shadow Economy in Europe, University of Linz, 2013.
- ^ La misura dell'economia sommersa secondo le statistiche ufficiali
- ^ "Troppe regole, ecco perché avete il nero”, in Il Corriere della Sera. URL consultato il 14 novembre 2014.«l'Italia è uno dei Paesi in cui il mercato del lavoro è più fortemente regolamentato e dove però la dimensione del lavoro nero raggiunge una delle quote più alta nel mondo, pari al 21,1% del Pil.»
- ^ Lavoce.Info - Articoli - Fisco - Contribuenti Ed Evasori: Chi, Dove E Quando
- ^ Economia sommersa e Recessione - lavoce.info http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002877.html
- ^ Fisco: Draghi, carico elevato e sommerso pesano su redditività imprese | Radiocor, venerdi' 18 giugno 2010 (articolo 823235)
Bibliografia
- Marco Luciano Zurru, L'economia sommersa. Il gioco del formale e dell'informale, FrancoAngeli, Milano 2005.
- Mario Deaglio, Economia sommersa, Enciclopedia delle scienze sociali (1993), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Template:Thesaurus BNCF
- Dossier "tutto il nero dell'economia italiana", lavoce.info, su lavoce.info.
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