Hell in a Cell del 28 giugno 1998

Incontro di wrestling

L'Hell in a Cell del 28 giugno 1998 fu un incontro di wrestling tra The Undertaker e Mankind (conosciuto anche come Mick Foley), disputatosi nella federazione World Wrestling Federation (WWF). L'evento fu il terzo match combattuto nella struttura Hell in a Cell (due settimane dopo il secondo, svoltosi il 15 giugno durante una puntata di Raw is War). Il match ebbe luogo durante il pay-per-view King of the Ring del 28 giugno 1998, alla Civic Arena di Pittsburgh, Pennsylvania. Durante la contesa, Foley riportò numerosi infortuni e cadde due volte dalla cima della gabbia. Il giornalista Michael Landsberg definì l'incontro "probabilmente il più famoso match di wrestling di sempre".[1]

La Civic Arena di Pittsburgh, Pennsylvania, luogo dove si volse l'incontro nel corso del ppv King of the Ring 1998

Antefatto

 
Foley nel 1995
 
Undertaker nel 1997 durante l'evento One Night Only

Al suo debutto nella WWF nel 1996, Mankind iniziò immediatamente una rivalità con The Undertaker. La sera seguente a WrestleMania XII, egli interferì in un match tra Taker e Justin Hawk Bradshaw. Nei mesi seguenti, Mankind tese diverse imboscate al becchino, fecendogli perdere svariati match per colpa delle sue interferenze.[2] Il feud si intensificò, e i due iniziarono a trasportare i propri scontri tra il pubblico, nel backstage, e persino nel locale caldaia, in diverse arene. Mankind fece perdere a Undertaker l'opportunità di vincere il titolo WWF Intercontinental Championship a In Your House 8: Beware of Dog, favorendo la vittoria del campione in carica Goldust. Di conseguenza, al ppv SummerSlam (1996) venne organizzato tra i due il primo Boiler Room Brawl Match in assoluto. Durante il match, quando Undertaker raggiunse l'urna di Paul Bearer, questi lo colpì con essa, tradendo Undertaker per allearsi con Mankind permettendogli di imprigionarlo nella sua mossa Mandible Claw, e di vincere l'incontro.[2] Dopo il tradimento del suo manager, The Undertaker portò la rivalità con Mankind ad un livello superiore, risultante in un Buried Alive Match a In Your House 11: Buried Alive. Undertaker vinse l'incontro, ma a causa dell'intromissione di The Executioner, e grazie all'aiuto di numerosi altri wrestler, fu lui a finire "seppellito vivo".[2]

Undertaker tornò all'evento Survivor Series (1996), scontrandosi nuovamente con Mankind, ma questa volta il match ebbe una stipulazione unica; imprigionato in una gabbia d'acciaio sospesa sopra il ring c'era Paul Bearer. Se Undertaker avesse vinto l'incontro, avrebbe potuto vendicarsi di Bearer. Anche se Taker riuscì a prevalere, l'interferenza da parte di The Executioner permise la fuga di Bearer.[3] Senza manager, Undertaker sviluppò una gimmick meno soprannaturale, ma pur sempre dark, maggiormente "adulta" e più in linea con l'Attitude Era, autoproclamandosi "The Lord of Darkness" ("Signore delle tenebre").[4] In seguito The Undertaker ebbe altri feud e vinse il WWF Championship a WrestleMania 13, e la rivalità con Mankind fu temporaneamente accantonata dopo un ennesimo match tra i due svoltosi a In Your House 14: Revenge of the 'Taker, vinto dal becchino.

Preludio al match

Il 1° giugno 1998, durante una puntata di WWF Raw is War, Foley riprese il personaggio di Mankind, e rispolverò il feud con il becchino. Mankind si riunì con Paul Bearer, padre (kayfabe) e manager di Kane, e la nuova allenza sfidò Undertaker e Stone Cold Steve Austin nel corso del secondo Hell in a Cell Match svoltosi il 15 giugno a Raw. La contesa terminò in un nulla di fatto, con Undertaker ad aggredire Bearer nella gabbia mentre Austin assalì Kane sulla cima della struttura. Ciò portò ad un doppio main event in programma per il ppv King of the Ring 1998; Austin e Kane in un First Blood Match per il titolo, mentre Undertaker e Mankind si sarebbero affrontati nell'Hell in a Cell.

Prima del match, Foley e Terry Funk discussero dell'Hell in a Cell dell'anno precedente svoltosi a Badd Blood: In Your House, dove Undertaker aveva scaraventato Shawn Michaels contro la porta d'acciaio della gabbia, creando enorme sensazione. Funk disse, quasi per scherzo, «tu magari potresti farti buttare giù dall'alto della gabbia». Foley rispose:

«Si certo, e poi potrei arrampicarmi in cima di nuovo – e lui potrebbe ributtarmi giù ancora. Amico, sarebbe grandioso e potremmo inventarci anche altre cose da fare dentro, fuori, e sul tetto della gabbia. Si, penso proprio che potrei farlo.[5]»

Quando venne illustrata ad Undertaker l'idea di gettare Foley dal tetto della gabbia, egli fu inizialmente riluttante, e chiese direttamente a Foley: «Mick, vuoi farti ammazzare?». Alla fine, Undertaker accettò comunque la proposta.[6][7]

Match

 
L'attimo nel quale Undertaker scaraventa Mankind dalla cima della gabbia.

Mankind entrò per primo nell'arena e una volta raggiunta la gabbia, gettò una sedia in cima alla struttura e poi iniziò ad arrampicarsi. The Undertaker, vide Foley in cima, e lo seguì sul tetto. Entrambi i wrestler iniziarono quindi a lottare in cima alla struttura.

Il primo infortunio di Foley, si verificò proprio quando Undertaker lo gettò giù dalla cima della gabbia facendolo precipitare sul tavolo dei commentatori in lingua spagnola da un'altezza di oltre cinque metri,[8] cosa che fece esclamare al telecronista Jim Ross la celebre frase: «Good God almighty! Good God almighty! That killed him! As God as my witness, he is broken in half!» ("Buon Dio onnipotente! Buon Dio onnipotente! Questo l'ha ucciso! Dio mi è testimone, si è spezzato in due!").

Foley rimase incosciente tra i pezzi del tavolo fracassato, mentre Undertaker lo osservava impassibile dall'alto. Terry Funk fu la prima persona ad accorre sulla scena, seguito dal medico della WWE dottor Pettit, e da vari altri personaggi, incluso un visibilmente preoccupato Vince McMahon. Foley fu posizionato su una barella per essere trasportato nel backstage, mentre Undertaker, credendo terminato il match, iniziò a scendere dalla gabbia.

Pochi attimi dopo, Foley si tolse la maschera di cuoio di Mankind, scese dalla barella dirigendosi verso il ring tra le ovazioni del pubblico, ed iniziò l'arrampicata per salire nuovamente in cima. Undertaker lo seguì (entrambi salirono in modo sorprendentemente veloce nonostante Foley si fosse slogato una spalla nella caduta, e Taker lottasse quella sera con un piede fratturato).[9] Quando i due wrestler furono nuovamente sul tetto della gabbia, il match ripartì.

La rete metallica che costituiva il tetto della gabbia, iniziò a risentire del peso combinato dei due. Quando Undertaker eseguì una chokeslam su Mankind, un pannello si staccò completamente aprendosi, e Foley precipitò nel mezzo del ring. In risposta, questa volta Jim Ross gridò: «Good God... Good God! Will somebody stop the damn match? Enough's enough!» ("Oh mio Dio! Qualcuno fermi questo dannato match! Quando è troppo, è troppo!"); mentre Jerry Lawler, l'altro commentatore della serata, aggiunse drammaticamente: «That's it. He's dead» ("È finita. È morto").

Che parte del soffitto della gabbia cedesse non era stato previsto nel copione del match e sorprese sia Foley che Undertaker.[9] The Undertaker disse in seguito che pensava Foley fosse morto dopo una caduta del genere, ma comunque riuscì a "restare nel personaggio".[10] Mick Foley restò svenuto per qualche minuto a causa dell'impatto, ma poi riuscì a rialzarsi. Terry Funk scrisse nella sua autobiografia: "vedendolo da dietro, pensai fosse morto". Entrai nel ring e lo osservai steso a terra. Le sue pupille non si erano rovesciate all'indietro, ma i suoi occhi sembravano totalmente assenti, come quelli di un pesce morto".[11] A posteriori Foley raccontò che l'unica ragione per la quale era sopravvissuto alla caduta era perché non aveva "preso" correttamente la chokeslam di Taker.[12] Nella sua autobiografia Have a Nice Day: A Tale of Blood and Sweatsocks, Foley definì la mossa contemporaneamente la migliore e la peggiore chokeslam che abbia mai subito, dicendo che nonostante le apparenze, avrebbe potuto morire se fosse atterrato come avrebbe dovuto. Inoltre citò il fatto che il ring sul quale era atterrato, aveva una superficie più dura rispetto a quelli moderni.

Mentre Foley si rialzava, le telecamere mostrarono il suo viso sorridente mentre sanguinava dalla bocca e dalle labbra, e con un dente finito in una narice. Il dente si era staccato per colpa della sedia che era precipitata con Foley colpendolo in faccia, slogandogli la mascella.[13]

Il match proseguì ancora, e Foley subì un ulteriore chokeslam da parte di Undertaker, questa volta sopra un tappeto di puntine da disegno, che Foley stesso aveva sparso sul ring. The Undertaker vinse infine l'incontro eseguendo la sua mossa finale Tombstone Piledriver e schienando l'avversario.

Conseguenze e lascito

 
La struttura dell'Hell in a Cell

Entrambi i wrestler ricevettero una standing ovation da parte del pubblico al termine del match. L'incontro, diventato nel corso degli anni uno dei più visti e discussi match nella storia del wrestling professionistico a causa della violenza dello stesso e degli infortuni che riportò Foley, divenne la pietra di paragone per ogni successivo Hell in a Cell.

Quella sera stessa, a match concluso, Vince McMahon disse a Foley: «non puoi immaginare quanto apprezzi ciò che hai fatto stasera per la compagnia, ma non voglio mai più rivedere una cosa del genere».[14]

Nella sua autobiografia, Foley scrisse di non ricordare molto di quanto successo, e che dovette rivedere il match in tv per poterne scrivere. Egli inoltre raccontò dei siparietti comici tra lui e Undertaker alla fine del match nel backstage dell'arena, mentre il dott. Pettit visitava entrambi. Foley, ancora intontito dai colpi ricevuti, si girò verso The Undertaker chiedendogli: «ho usato le puntine?», presenza fissa in molti dei suoi match di allora. Undertaker lo guardò freddamente e gli rispose: «guardati il braccio, Mick»; a questo punto Foley realizzò di avere una quantità significativa di puntine da disegno ancora conficcate nel braccio.

Il match venne votato "Match of the Year" del 1998 da Pro Wrestling Illustrated. Anche se molti fan ritengono il match un classico, esso generò diverse polemiche circa la scarsa sicurezza e la troppa brutalità contenute: in particolare la critica affermò che per superare gli standard di spettacolarità dell'incontro in questione inevitabilmente si sarebbero dovuti ridurre gli standard di sicurezza a scapito dell'incolumità dei wrestler coinvolti. In aggiunta, nella sua autobiografia, Terry Funk scrisse che entrambe le cadute di Foley, inclusa la seconda attraverso il soffitto della gabbia, erano state pianificate in precedenza, ma che non era stato previsto che il tetto della gabbia cedesse; doveva infatti solo deformarsi.[15] Lo stesso Foley affermò, nel suo primo libro, che sua moglie scoppiò a piangere durante una conversazione telefonica dopo il match, essendo ancora traumatizzata per i colpi che il marito aveva ricevuto, e che questo episodio gli aveva fatto considerare fortemente la possibilità di ritirarsi per sempre dal wrestling combattuto[16]. Anche se la WWE continuò a proporre altri match Hell in a Cell, non furono più raggiunti tali livelli di violenza, e a partire dal 2008 la compagnia iniziò a modificare la sua proposta orientandola maggiormente verso le famiglie.[17] Lo stesso Foley intervistato nel 2014, disse che se l'incontro si fosse svolto oggi, sarebbe stato interrotto subito dopo la sua prima caduta dal tetto della gabbia, e "a ragion veduta".[18]

Note

  1. ^ Off the Record: The Undertaker interview, TSN, 29 marzo 2002.
  2. ^ a b c 2007 Wrestling almanac & book of facts. "Wrestling’s historical cards" (p.95)
  3. ^ PWI Staff. 2007 Wrestling almanac & book of facts. "Wrestling’s historical cards" (p.96–97)
  4. ^ The Undertaker: Why His WWE Gimmick Is Still Getting over 22 Years Later, su bleacherreport.com, Bleacher Report.
  5. ^ Mick Foley, Have a Nice Day: A Tale of Blood and Sweatsocks, 1999, p. 651, ISBN 978-0-06-039299-4.
  6. ^ Foley, Have A Nice Day!, pp. 66–67, 78
  7. ^ Mick Foley Biography, su stars.ign.com, IGN. URL consultato il 20 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il September 4, 2008).
  8. ^ Mick Foley, Have a Nice Day: A Tale of Blood and Sweatsocks, 1999, p. 653, ISBN 978-0-06-039299-4.
  9. ^ a b   Foley, Mick, Mick Foley's Greatest Hits & Misses: A Life in Wrestling, WWE Home Video, , 20 gennaio 2004.
  10. ^ Foley, Have A Nice Day!, p. 480
  11. ^ Terry Funk: More Than Just Hardcore, Sports Publishing LLC, 27 agosto 2006, pp. 199–, ISBN 978-1-59670-159-5. URL consultato il 5 March 2013.
  12. ^ Zach Linder, To Hell and back: The oral history of Foley's famous fall, su wwe.com, WWE, 24 ottobre 2014. URL consultato il 28 maggio 2015 (archiviato dall'url originale l'8 maggio 2015).
  13. ^ Foley, Have A Nice Day!, pag. 657
  14. ^ Foley, Mick. Have A Nice Day!, pp. 663–664
  15. ^ Terry Funk: More Than Just Hardcore - Terry Funk - Google Libri
  16. ^ Foley, Mick. Have a Nice Day: A Tale of Blood and Sweatsocks (p. 663–664)
  17. ^ [1]
  18. ^ Monday Night War: WWE vs. WCW Have a Nice Day!

Voci correlate

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