Assedio della Mirandola (1321)

conflitto militare tra la Signoria di Mirandola e quella di Mantova
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L’assedio della Mirandola del 1321, noto anche come assedio del duca Passarino, fu un conflitto militare che vide coinvolti Francesco I Pico, primo signore di Mirandola, contro Rinaldo dei Bonacolsi, meglio noto come il duca Passerino (in dialetto mirandolese: al duca Pasarèn), signore di Mantova.

Assedio della Mirandola (1321)
parte guerra tra Guelfi e Ghibellini
Data1321
LuogoMirandola, Emilia-Romagna
EsitoVittoria del duca Passerino e castello raso al suolo
Schieramenti
Comandanti
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Contesto

Nell'agosto 1311 Francesco I Pico aveva ottenuto dall'imperatore Enrico VII di Lussemburgo, durante la sua della discesa in Italia, l'investitura di vicario imperiale della Mirandola. Peraltro, Francesco I venne catturato dai guelfi bolognesi a Baggiovara l'8 luglio 1312. A seguito di ciò, la fazione dei Grasulfi offrì la signoria a Rinaldo dei Bonacolsi nell'ottobre successivo.[1]

Dopo 9 mesi di prigionia ed essere andato a Pisa e Verona, nel giugno 1317 Francesco I Pico tornò a Modena e, dopo aver neutralizzato il podestà Federico Della Scala, organizzò con successo all'inizio del 1318 una rivolta contro il duca Passerino, riacquisendo la signoria su Modena.[1]

Tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre del 1319, Francesco I Pico inviò una spedizione militare per aiutare i carpigiani che si erano ribellati a Manfredo I Pio alleato con il Bonacolsi;[1] ma essendo sconfitto dovette nuovamente cedere il 1° dicembre 1319 la signoria di Modena a quest'ultimo e stipulare una tregua.[2]

Storia

 
Lapide al Castello di Castel d'Ario

Poco tempo dopo, il duca Passerino decise di non rispettare gli accordi presi (certis pactis in brevi male servatis) e venerdì 27 novembre 1321 fece arrestare Francesco I Pico e i suoi figli Tommasino e Prendiparte, insieme a Zaccaria Tosabecchi e al di lui fratello e figlio.[3] Il mercoledì seguente i Pico vennero incarcerati nella rocca del prigioni del castello di Castel d'Ario, dove furono fatti morire di fame dopo essersi sbranati a vicenda, come nella lugubre vicenda del conte Ugolino della Gherardesca descritto da Dante Alighieri nella Divina Commedia e avvenuta 33 anni prima.[4]

L'assedio del duca Pasarino al castello dei Pico iniziò sabato 28 novembre 1321[5] e durò poco più di un mese.[6]

Alla fine, il 31 dicembre 1321 il castello venne espugnato[7] e successivamente raso al suolo.[1] Il fossato (vallum) venne spianato.

L'assedio fu descritto, seppure con errori e date sbagliate, da un cronista anonimo:

«Nè per questa crudeltà satio l’animo del tiranno, [Rinaldo dei Bonacolsi] pose il campo alla Mirandola con animo di levar con la ruma di quella il dubio di perdere un altra volta Modena alla difesa della quale ritrovossi Capin Pico[8] e Giovanni Pico[9] quali in essa si erano fatti forti con argini e bone contrafosse solo per salvarsi dall’impeto e pigliar accordo con Passarino, il che dopo pochi giorni fecero, dandoli la Mirandola senza contrasto, e fu adì ultimo Ottobre 1331 [leggasi: 1321] partendosi tutti li Signori Pichi dal detto luogo con molto dolore per haver visto avanti la sua partita venir guastadori dal Mantovano e minar le mura della sua patria; così fu destruta la seconda volta la Mirandola.»

Conseguenze

Nel 1328 Niccolò Pico, alleato dei Gonzaga e dei Della Scala che avevano conquistato Mantova, riuscì a vendicare il padre: rinchiuse nella stessa torre i figli e i nipoti del duca Passerino, facendoli anch'essi morire di fame.[10]

Mirandola, che dal 16 agosto 1328 era divenuta dominio dei Gonzaga insieme a Mantova, venne tuttavia restituita alla famiglia Pico dall'imperatore Carlo IV di Lussemburgo solo il 23 dicembre 1354, quando Francesco II Pico venne nominato signore della città.[11]

Note

  1. ^ a b c d Ingeborg Walter, Rainaldo Bonacolsi, detto Passerino, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 11, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1969.
  2. ^ (LA) Ludovico Antonio Muratori, Chhronicon Regiense in Principio Mutilum, in Rerum italicarum scriptores: ab anno aerae Christianae quingentesimo ad millesimum quingentesimum, XVIII, ex typographia Societatis palatinae, 1723, p. 31.
  3. ^ Cronaca della nobilissima famiglia Pico scritta da autore anonimo, in Memorie storiche della città e dell’antico ducato della Mirandola pubblicate per cura della Commissioone municipale di Storia Patria e di Arti Belle della Mirandola, Mirandola, Tipografia di Gaetano Cagarelli, 1875, p. 154.
  4. ^ Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia: Pico della Mirandola, p. 2.
  5. ^ Giovanni Bazzano, Cronicon Mutinense, XV, p. 583.
  6. ^ Memorie storiche della città e dell'antico ducato della Mirandola, vol. 2, p. 160.
  7. ^ Pompilio Pozzetti, Lettera II, Modena 9 Luglio 1796, in Lettere mirandolesi scritte al conte Ottavio Greco, Notizie biografiche e letterarie in continuazione della Biblioteca modonese del cavaliere abate Girolamo Tiraboschi, vol. 3, Reggio Emilia, Tip. Torreggiani e compagno, 1835, p. 40.
  8. ^ Bartolomeo detto Zapino o Capino figlio di Niccolò
  9. ^ Figlio di Niccolò e fratello del nominato Bartolomeo
  10. ^ Angelo Angelucci, Di un frammento di falconetto dei Pico signori di Mirandola gittato nel 1500 parole di Angelo Angelucci, Torino, Tip. G. Cassone e C., 1864, p. 12.
  11. ^ Luigi Simeoni, Pico della Mirandola, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1935. URL consultato il 9 novembre 2017.

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