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Battaglia di Colorno parte della guerra di successione polacca | |||
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Data | 25 maggio - 5 giugno 1734 | ||
Luogo | Colorno (Ducato di Parma) | ||
Esito | Vittoria franco-piemontese e riconquista di Colorno dalla occupazione austriaca. | ||
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La battaglia di Colorno, all'epoca conosciuta anche come l'attacco di Colorno o anche fatto d'arme di Colorno, furono una serie di scontri militari culminati in una vera e propria battaglia, iniziati il 25 maggio 1734 tra gli eserciti imperiali austro-tedeschi, che conquistarono temporaneamente Colorno e il suo palazzo, contro quello franco-piemontese che li scacciarono nel cruento scontro del 4-5 giugno, costringendoli a ritirarsi dal paese. Gli eventi sono parte della Guerra di successione polacca e furono il presagio della più sanguinosa Battaglia di San Pietro avvenuta nelle campagne di Valera fuori le mura di Parma il 29 giugno.
Antefatti
Con la morte di Augusto II di Polonia, avvenuta nel 1733, si scatenò una crisi successoria che ruppe il già precario equilibrio europeo. Francia e Spagna, già uniti nella guerra di successione spagnola, si allearono nel primo patto di famiglia borbonico (Trattato dell'Escorial del 7 novembre 1733) e, per fronteggiare la pressione austro-tedesca in Italia, ottennero l'appoggio dei Savoia. Schierata dall'altra parte, la triplice alleanza, costituitasi tra la zarina di Russia Anna Ivanovna, il re di Prussia Federico Guglielmo I e la Casa d'Austria rappresentata da Carlo VI d'Asburgo.
Truppe franco-piemontesi marciarono su Milano nel 1733 e occuparono la Lombardia senza perdite significative. Dopo la conquista di Tortona nel febbraio 1734, la brutta stagione rallentò le operazioni militari e l'esercito si accampò per l'inverno.
Quando l'ormai ottantunenne maresciallo Claude Louis Hector de Villars, comandante in capo delle operazioni militari in Italia, partì nei primi di giugno per la Francia per andare a celebrare una visita di Luigi XV nel suo ducato di Villars (morirà a Torino il 17 giugno 1734 durante il viaggio di rientro), il comando delle truppe francesi in Italia fu assunto dai generali de Broglie e Coigny, che furono promossi marescialli. Le truppe piemontesi erano comandate dal re Carlo Emanuele III di Savoia.
Gli austriaci erano sotto il comando di un altro duo, il maresciallo Claudio Florimondo di Mercy e Federico Luigi di Württemberg-Winnental. I preparativi per la battaglia furono molto lenti, a causa delle divergenze di opinione tra i due comandanti, e tra febbraio e aprile 1734 gli eserciti austro-tedeschi, che, secondo le gazzette dell'epoca, ammontavano a cinquantamila uomini, furono radunati a Mantova. Si spostarono verso Parma, attraversando il fiume Po il 2 maggio con due ponti improvvisati, a Portole e Monte di San Benedetto, occupando Mirandola, Guastalla e Novellara e stanziandosi con il grosso delle unità a Ponte Sorbolo e a Serraglio mantovano.
Il maresciallo Villars, dopo aver attraversato il Po all'altezza di Casalmaggiore, pose il suo quartier generale nel centro dell'armata formando una linea difensiva fortificata forte di circa ventimila soldati scelti, posizionandosi all'altezza di Sacca località a nord di Colorno, territori del ducato di Parma di Carlo I, già alleato dei francesi ed impegnato nella guerra contro gli austriaci nelle due Sicilie.
Il maresciallo di Mercy ebbe un colpo apoplettico, che lo privò per qualche tempo della vista e della parola. Egli trasferì temporaneamente il comando al principe di Wurttemberg e le operazioni si fermarono. Fino alla primavera del 1734, le contrapposte armate si videro impegnate in spostamenti tattici con solo occasionali incursioni da entrambe le parti.
La battaglia
Occupazione Imperiale di Colorno
Il 24 Maggio, truppe Imperiali stanziate a Ponte Sorbolo che avevano come obiettivo d'impossessarsi dei territori del parmense, fecero avanzare ai di là dell'Enza un corpo di quattordicimila uomini posizionandosi a Frassinara località di campagna del parmense verso Colorno. Le rimanenti unità erano rimaste accampate al presidio di Ponte di Sorbolo, inoltre avevano un distaccamento di seimila uomini a Guastalla, uno di sette-ottomila a San Benedetto Po ed il rimanente della loro armata era stanziata nel Serraglio.
Il 25 maggio avvenne un primo tentativo di occupare il Palazzo di Colorno: Federico Luigi di Württemberg-Winnental, venne erroneamente informato che il paese era sprovvisto di guarnigioni a difesa, ed inviò un distaccamento di circa duecento Usseri e Dragoni ad occuparlo, ma furono respinti dalle milizie francesi comandate da Jean-Baptiste Desmarets, marchese di Maillebois, che difese il palazzo con quattro compagnie di granatieri, che nella carica uccisero una trentina tra Dragoni e Ussari.
Il giorno seguente, il marchese di Maillebois fece rinforzare la guarnigione con ulteriori quattrocento uomini, lasciando al comando Aimery de Cassagnet de Tilladet, Marchese di Fimarçon e Colonnello del Reggimento di Borbone, mentre dall'altra parte il generale tedesco marchese Leopold Marc du Ligneville, alla testa di circa ottocento granatieri e altrettanti corazzieri, si mobilitò per il secondo tentativo di occupazione di Colorno.
L'avanguardia del distaccamento Imperiale, che era di cento uomini di cavalleria, fu attaccata nella sua marcia verso Colorno da una squadra di trenta Dragoni e trenta Ussari, sotto il comando del Signor Daniel Capitano d’ Ussari il quale li respinse e costringendo gli Imperiali a ritirarsi, ma dopo aver perso non meno di una ventina di Dragoni. Il resto delle truppe Imperiali che arrivarono in Colorno, faticarono non poco per potervi entrare ed impiegandovi più di due ore: i Granatieri francesi che erano posti dietro le mura dei terrapieni dei giardini, fecero due cariche contro i Corazzieri tedeschi, uccidendone non meno di dodici e respingendo il secondo attacco.
Già dal 28 di maggio, truppe di rinforzo francesi si mobilitarono per passare il Po, portandosi nel campo di Sacca, a ridosso del fiume Po nelle campagne di Colorno.
Il 1 giugno, con un corpo di circa quattordicimila uomini di Fanteria e milleduecento di Cavalleria, truppe Imperiali si ripresentarono in Colorno con l'intenzione di prendere il paese e il suo castello. Il Signor Louis Georges Érasme de Contades che si trovava con quattrocento uomini a difenderlo, combatté con tenacia respingendo per più di un ora gli attacchi degli invasori, e riuscendo anche a mantenere la posizione dopo il fuoco di tre scariche di artiglieria.
Il Marchese di Mallebois appresa la notizia dell'attacco Imperiale, avanzò dal campo di Sacca con dieci compagnie di Granatieri in soccorso del Signor Contades, ma giunto in paese vide che esso era in procinto di cadere in mani nemiche, e che il ponte che dava l'accesso alla piazza era già stato occupato. Si limitò solamente a favorire la ritirata di Contades e dei suoi reduci.
Il Signor Darsy, Capitano di reggimento di Picardie, assicurata la fuga di Contades rimase a difendere del Palazzo: si barricò dentro una torre con una trentina di uomini e si difese fino alla capitolazione. Le vittime imperiali di quel giorno furono più di trecento tra cui il generale marchese Leopold Marc du Ligneville, che uscì allo scoperto per guidare l'assalto del Palazzo il suo reggimento: fu colpito da numerosi colpi di fucile e precipitò nel greto del torrente nelle fasi del primo attacco al paese. Il corpo di Ligneville verrà sepolto a Colorno il 3 giugno dopo aver ricevuto gli onori militari.
Per Colorno segui una serie di devastazioni da parte delle occupanti truppe imperiali: non vennero risparmiati i luoghi sacri, gli archivi della comunità del paese come quelli parrocchiali vennero in parte depredati e parte bruciati, stessa sorte per quel che restava degli arredi del palazzo e dei giardini, in parte saccheggiati e in parte distrutti, anche se in realtà il duca di Parma Carlo di Borbone, prima della partenza per la conquista delle Due Sicilie e visto l'avvicinarsi delle truppe imperiali nel nord Italia, mise in sicurezza a Genova parte dei suoi averi della Collezione Farnese custoditi nel Palazzo di Colorno e a Parma, in attesa di rientrare in momenti di più sicuri.
La presa franco-piemontese di Colorno
Costretto a seguire guardingo, dalla sponda sinistra del Po, i movimenti delle truppe di Mercy, il 3 giugno, Carlo Emanuele III di Savoia al comando di circa ventimila soldati del Regno di Sardegna, passarono il fiume a Casalmaggiore, accampandosi a Sanguigna, mentre gli austriaci rinforzarono le difese richiamando verso Colorno l'armata Imperiale comandata da Maggiore Generale Conte d'Hennin, con l'ordine di portarvi pezzi d'artiglieria e i pontoni sotto la scorta di cento cavalieri e di settecento fanti del Reggimento di Bareith.
Lo stesso giorno, ronde delle truppe imperiali si portarono in ricognizione nei dintorni di Colorno, al fine di studiare i movimenti nemici: alcuni di esse marciarono fino a ridosso delle prime trincee difensive dell'accampamento di Sacca. Nel ritirarsi alle prime schermaglie francesi, notarono un grosso corpo di cavalleria che avanzava verso Colorno, valutato come il preludio di un imminente attacco al paese. Le truppe di Württemberg vennero schierate in difesa e venne ordinato all'artiglieria di accelerare la marcia, che arrivarono il giorno dopo al campo.
All'alba del 4 giugno, il Marchese di Maillebois, unitamente al Maresciallo di campo Signor d’Affres Marchese dell’Isle, il Signor di Thomè Brigadiere, Charles-René Armand Duca di Tremoille e Colonnello del Reggimento di Champagne e il Signor di Souillac Tenente Colonnello del Reggimento di Picardie, avanzò verso Colorno alla testa di venti compagnie di granatieri e di altrettante di picchetti, suddivisi in quattro colonne si misero in marca alla volta di Colorno. Queste truppe entrarono da tre differenti posizioni in quella parte del paese che rimane al di là della Parma verso nord, penetrando di casa in casa e cacciando i nemici. I colornesi rimasero fedeli al Duca di Parma, Don Carlo, legittimo discendente di casa Farnese, e anche i Preti e paesani del luogo combatterono contro gli invasori austro-tedeschi.
Le truppe franco-sarde si disposero in ordine di battaglia lungo la destra e la sinistra del ponte di Colorno per tenerlo coperto da eventuali attacchi Imperiali, e poter attaccare con più sicurezza l'altro ponte di pietra che era sulla foce al torrente Lorno poiché era ancora sotto il controllo di un presidio austriaco.
Questo ponte, fu attaccato dal Signor Thomè che alla testa del suo distaccamento mise in rotta i nemici, i quali in ritirandosi vennero ulteriormente decimati dal fuoco dei granatieri che erano nel centro della linee di battaglia agli ordini del Marchese di Maillebois.
Occupando la vicina Torre, gli uomini di Thomè riuscirono ad avere il controllo di un punto strategico, che dava a loro la possibilità di controllare meglio i movimenti nemici dal Palazzo e dalla piazza del paese.
L'armata Imperiale si dispose in ordine di battaglia al di qua della Parma, e rinforzata la guarnigione di Colorno con dieci compagnie di granatieri un centinaio di uomini di picchetto, sotto il comando del Maggiore Generale Conte de Sins, e verso le otto di mattina, occupate le case limitrofe e dai giardini, aprirono un intenso fuoco sui nemici che durò lo spazio di tre ore. I francesi non riuscendo a superare il ponte della piazza, ripiegarono inizialmente nelle vicine case, dalle quali riuscirono comunque a tenere sotto fuoco continuo gli imperiali, e solo sul calar della notte vennero drizzate le batterie tenendo il tiro delle artiglierie in un solo punto per aprire una breccia sulla linea Imperiale austro-tedesca.
Essendo di gran lunga superiore il fuoco dei franco-sardi, che riuscirono poi a passare il ponte e occuparono i primi appartamenti e le prime case, costringendo le truppe Imperiali a ritirarsi nel Palazzo ed in particolare nei giardini che divenne la dritta della linea di battaglia, da cui continuarono a far fuoco tutta quella notte.
Il Marchese di Maillebois fece fabbricare due pontoni sul Lorno non lontani dal paese e il palazzo, su dei quali passarono la fanteria e la cavalleria, e si accamparono nelle vicinanze della foce del fiume Lorno con la Parma, ed estendendosi verso S. Andrea in direzione Parma. Quella notte le ronde austriache notarono intensi movimenti di truppe franco-sarde altra parte del fiume, intenti marciare lentamente verso Parma che, i Generali Imperiali interpretarono come manovre d'aggiramento delle linee e si comincio a meditare una possibile ritirata.
La mattina del 5 giugno duemila soldati delle truppe Imperiali si presentarono fuori le loro trincee posizionandosi di fronte i due pontoni che erano sul torrente Lorno, mantenedo il letto della Parma tra loro e i francesi, che erano posti dall'altra parte del fiume. Essendo però sotto il tiro continuo continuo delle truppe franco-piemontesi, si ritirarono e smobilitarono in fretta e furia tutta l'artiglieria facendola defilare dalle linee. Ne approfittarono i francesi che avanzarono con dieci compagnie dì granatieri, dieci di picchetti e altrettanti di cavalleria e fanteria, passarono in massa la Parma e liberarono definitivamente Colorno dalla presenza austriaca.
Il Maresciallo di campo Marchese di Pezè si staccò dalle armate assieme al Signor di Valcourt Comandante di una brigata di carabinieri, con al seguito duecento granatieri e cinquecento cavalieri, all'inseguimento dei i nemici in ritirata. Ma non riusci a raggiungerli: riferì solo di aver visto la loro ultima colonna incamminarsi alla volta di Ponte Sorbolo.
Il Re di Sardegna e iI Marchese di Coigny entrarono in quella sera in Colorno, dove gli eserciti imperiali austriaci ebbero ammazzati più di quattrocento uomini. I Francesi persero seicento uomini in quella azione, ed ebbero più di duecento feriti.
I molti feriti vennero trasportati negli accampamenti e alcuni di essi morirono per le gravi ferite nei giorni in seguito. Tra questi si ricorda Georges-Jacques Clermont-Gallerande d'Amboise, brigadiere dell'armata del Re e Colonnello del Reggimento d'Auveigne, ferito mortalmente nel attacco del 4 giugno e morirà nel campo di Sanguigna due giorni dopo.
Conseguenze
Gli eserciti austro-tedeschi si ritirarono da Colorno ripiegando verso Ponte Sorbolo e rioccupando le postazioni a nord di Reggio Emilia al fine di prevenire eventuali attacchi da parte di truppe franco-sarde al di la dell'Enza.
Il Generale Mercy rientrò dalla malattia il 7 giugno a Ponte Sorbolo, riprese il comando delle truppe imperiali e disapprovò le operazioni di Württemberg-Winnental, su Colorno: essersi preso e poi perso il controllo sul palazzo fu la causa di molte perdite, e non si sarebbero dovuti sacrificare cosi tanti soldati per un paese così piccolo e di poca influenza, e che sarebbe stato meglio fosse stato abbandonato.
Gli alleati franco-piemontesi smobilitarono da Colorno il 17 giugno e occupata la linea Sant’Andrea-Baganzola e Badia di Cortile San Martino, misero il quartier generale a Cervara, formando una linea fino a Cornocchio, a poca distanza dalla città di Parma, ove si scontrarono nuovamente contro gli imperiali il 29 giugno in località Valera nella battaglia di San Pietro.
Quando Carlo di Borbone conquistò le Due Sicilie, successivamente ai trattati di pace che decretavano la rinuncia al titolo di Duca di Parma per diventare Re di Napoli, la collezione Farnese, messa precedentemente in sicurezza a Genova, non fece più rientro nei Palazzi di Colorno e Parma, ma venendo definitivamente dirottata a Napoli. Il trasferimento delle opere venne completato tra il 1735 e il 1739. Furono inclusi in questo viaggio anche le gemme e la biblioteca farnesiana, portate nel palazzo reale di Napoli nel 1736.
Rappresentazioni artistiche della battaglia
- Nel 1740 circa, la stamperia prussiana gestita dagli eredi di Johann Baptist Homann, conosciuta come la Homanniani Heredes o Homann Erben a Norimberga, all'epoca molto nota per le precise stampe di mappe geografiche e cartografie, pubblicò una stampa con le due rappresentazioni delle battaglie di Parma e di Colorno. La parte superiore mostra la battaglia e gli schieramenti fuori le mura di Parma avvenuta il 29 Giugno del 1734. La seconda raffigura le posizioni delle truppe ne fatto d'arme di Colorno come erano il 4 Giugno del 1734. Venne pubblicato come foglio sciolto probabilmente allegato all'interno di un atlante. Incisione in rame, in mm. 460 X 560.
- Francesco Simonini raffigurò la battaglia nel quadro a olio su tela noto come la Battaglia di Colorno - 4 giugno 1734, esposto nella Sala delle Battaglie della Pinacoteca Borromeo sull'Isola Madre.[1]
- Dino Mora disegnò due raffigurazioni della battaglia: 5 giugno 1734. Carlo Emanuele III di Savoia con le milizie franco-sarde costringe gli austiaci ad abbandonare la Ducal Villa Farnese di Colorno - Lavoro a quarzo, e 5 giugno 1734. Carlo Emanuele III di Savoia con i franco-sardi affronta e fuga gli austriaci che occupavano Colorno - in cm. 24,5 x 40.
Note
- ^ verbanensia.org - "Battaglia di Colorno - 4 giugno 1734 - Francesco Simonini", su verbanensia.org. URL consultato il 12 gennaio 2015.
Bibliografia
- Francesco Pitteri, La storia dell'anno MDCCXXXIV: divisa in quattro libri : Ove si espongono le battaglie seguite tra gl'Imperiali e Gallosardi a Colorno, a Parma e a Guastalla , 1734.
- Pierre Massuet, Istoria della guerra presente incominciata l'anno 1733, 1736.
- Francisco-Saverio Brunetti, Trattenimenti scientifici su la sfera, geografia istorica, meteore, ed astronomia, 1754.
- Ludovico Oberziner, La battaglia di Parma, in "Atti del congresso internazionale di scienze storiche", 1906.
- Gianfranco Stella, Parma, ed. Quaderni parmensi, Parma, 1988
- Adele Vittoria Marchi, Parma e Vienna: cronaca di tre secoli di rapporti fra il ducato di Parma Piacenza e Guastalla e la corte degli Asburgo, Artegrafica Silva, Parma, 1988 - ISBN 88-7765-006-0
- Giancarlo Gonizzi, La battaglia di San Pietro, ed. Aurea Parma, Parma, 2004
- Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, Il Istituto, 1914