Presidenza di John Fitzgerald Kennedy

35ª presidenza degli Stati Uniti d'America (1961-1963)

La presidenza di John Fitzgerald Kennedy ebbe inizio il 20 gennaio del 1961 quando il presidente eletto degli Stati Uniti d'America partecipò alla cerimonia d'inaugurazione e insediamento del presidente degli Stati Uniti d'America, per terminare bruscamente e in maniera tragica il 22 novembre del 1963 dopo il suo assassinio e la morte. Il 35° presidente degli Stati Uniti d'America rimase in carica per un periodo di 1.036 giorni, esattamente un secolo dopo la presidenza di Abraham Lincoln.

Presidenza John Fitzgerald Kennedy
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Ritratto ufficiale del presidente Kennedy
StatoStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
Capo del governoJohn Fitzgerald Kennedy
(Democratico)
Giuramento20 gennaio 1961
Governo successivo22 novembre 1963

Esponente di punta del Partito Democratico subentrò alla presidenza di Dwight Eisenhower, eroe della seconda guerra mondiale, a seguito delle elezioni presidenziali nel 1960 in cui riuscì a sconfiggere, seppur di strettissima misura, il concorrente del Partito Repubblicano Richard Nixon, Vicepresidente degli Stati Uniti d'America uscente. Gli succederà il vicepresidente Lyndon B. Johnson il quale assumerà l'ufficio immediatamente dopo l'attentato dando così avvio alla Presidenza L. B. Johnson.

Kennedy fu la prima persona nata nel XX secolo (1917) a venire eletta presidente[1] - lo seguiranno L. B. Johnson (1908); Ronald Reagan (1911); Richard Nixon (1913) e Gerald Ford (1913)[2] - e, all'età d 43 anni, la più giovane ad assumere la carica nell'intera storia degli Stati Uniti d'America[3][4] (Theodore Roosevelt era di 9 mesi più giovane quando dovette assumere l'ufficio a seguito dell'assassinio di William McKinley il 14 settembre 1901, ma non conquistò i voti popolari fino alla elezioni presidenziali del 1904 quando aveva già 46 anni[2]).

Fu anche il 1° presidente eletto affiliato alla Chiesa cattolica negli Stati Uniti d'America[5]. Svolse un ruolo di primo piano nel portare la politica americana nell'era moderna dei mezzi di comunicazione di massa in quanto la sua capacità di usare la televisione fornì un modello di Campagna elettorale che parlava direttamente agli elettori; la sua presidenza mediatica indebolì notevolmente il potere del clientelismo all'interno degli organismi partitici[6][7].

L'epoca kennedyana fu segnata dalle tensioni sempre ben presenti della guerra fredda con l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e in special modo con Cuba. Un fallito tentativo d'invasione della baia dei Porci a Sud del'isola venne effettuato nell'aprile del 1961 con l'intento dichiarato di rovesciare il governo comunista di Fidel Castro che aveva preso il potere nel 1959 grazie alla rivoluzione cubana. L'amministrazione in seguito respingerà i piani congiunti dei Capi di stato maggiore volti ad orchestrare atti terroristici fasulli sul suolo americano sotto copertura con lo scopo d'indurre all'approvazione da parte dell'opinione pubblica di un'evenuale guerra contro il regime cubano (vedi Operazione Northwoods).

Nell'ottobre del 1962 venne scoperto che i missili balistici sovietici stavano per essere dispiegati in forza a Cuba; il periodo di estrema tensione internazionale che ne risultò - denominato crisi dei missili di Cuba - viene visto da un gran numero di storici ed analisti politici come il più vicino alla deflagrazione di una guerra nucleare globale che la specie umana abbia mai mai avuto nel corso della storia, con belligeranti armati di ordigni atomici da entrambe le parti.

Per contenere l'espansione comunista nel Sudest asiatico Kennedy diede il via all'aumento del numero dei consiglieri militari americani nel Vietnam del Sud di un fattore di 18 volte superiore rispetto al suo immediato precedessore; un ulteriore escalation del ruolo americano nel fronte della guerra del Vietnam avrà luogo e si verificherà sempre più speditamente solo dopo la morte del presidente.

Firma autografa del presidente Kennedy.

Nel campo della politica interna formulò proposte audaci nella sua agenda della "Nuova Frontiera", ma ben poche di essere risulltarono alla fine approvate dal Congresso degli Stati Uniti d'America. Istituì i Peace Corps e accelerò la corsa allo spazio. Kennedy intraprese inoltre iniziative a sostegno del movimento per i diritti civili degli afroamericani (1954-1968), ma solamente dopo la sua scomparsa la proposta di un disegno di legge sui diritti civili verrà approvata e fatta promulgare come Civil Rights Act (1964).

Elezioni del 1960

Kennery entrò ufficialmente in gara per la Nomination presidenziale Democratica il 2 di gennaio; inizialmente il suo principale sfidante nelle Primarie Democratiche del 1960 si rivelò essere il membro del Senato per il Minnesota Hubert Humphrey. Dopo essere riuscito ad ottenere su di lui una vittoria decisica nella Virginia Occidentale, uno Stato fortemente radicato nel protestantesimo, Humprey si ritererà dalla corsa.

Dovette affrontare anche la sfida lanciatagli dal senatore per il Texas Lyndon B. Johnson il quale però non parteciperà alle primarie; superato questo scoglio formale, così come gli avversari informali Adlai Stevenson II (il candidato ufficiale Democratico sia nelle elezioni presidenziali del 1952 che nelle elezioni presidenziali del 1956) e Stuart Symington alla Convention nazionale di luglio conquisterà la Nomination già al 1° scrutinio.

Kennedy sceglierà personalmente proprio Johnson come proprio Vice, ciò nonostante l'opposizione espressa di delegati maggiormente Liberal e da molti del suo stesso staff, incluso il fratello Robert Kennedy[8].

Dall'altre parte Nixon non dovrà affrontare nessuna seria opposizione per far valere la propria Nomination alla Convention Repubblicana; vinse facilmente le primarie del partito e ricevette quasi all'unanimità le preferenze dei delegati. Come proprio compagno di corsa scelse Henry Cabot Lodge Jr., uno dei capi dei Rappresentanti permanenti per gli Stati Uniti d'America alle Nazioni Unite[9].

Entrambi i candidati viaggiarono molto nel corso della campagna elettorale; non volendo concedere allo sfidante alcuno Stato come "non conquistabile" Nixon intraprese una strategia rivolta a tutti e 50 gli Stati federati degli Stati Uniti d'America; Kennedy invece focalizzò l'attenzione sugli Stati con a disposizione il massimo numero di Grandi elettori nel Collegio elettorale degli Stati Uniti d'America[9]. Fece molto affidamento inoltre sulla forza di Johnson negli Stati Uniti meridionali, per cercare di vincere quella che veniva considerata la tornata elettorale più statisticamente incerta dai tempi delle elezioni presidenziali del 1916.

Le principali questioni affrontate riguardarono come far ripartire l'economia degli Stati Uniti d'America, l'appartenenza di Kennedy alla Chiesa cattolica negli Stati Uniti d'America, il problema di Cuba dopo la rivoluzione cubana comunista ed infine se i programmi spaziali e missilistici intrapresi dall'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche avessero o meno superato quelli degli Stati Uniti d'America. Kennedy s'interrogò retoricamente se 1/4 degli americani fosse retrocesso ad una cittadinanza di 2° classe solamente per il fatto di essere cattolici e chi capitò di dichiarare: "nessuno mi ha mai chiesto a quale religione appartenenssi quando prestavo servizio per la United States Navy durante la guerra del Pacifico (1941-1945)"[10].

 
I risultati delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1960 (in blu gli Stati vinti da Kennedy e Johnson).

L'8 di novembre Kennedy risulterà eletto in una delle elezioni presidenziali dai margini più ristretti dell'intero XX secolo[11]; otterrà una maggioranza nel voto popolare pari a 120.000 preferenze su un totale di 68,8 milioni di votanti[9]. Si aggiudicò altresì il voto del Collegio elettorale con un margine più ampio, ricevendo 303 grandi elettori contro i 219 di Nixon.

Inoltre 14 grandi elettori non schierati provenienti dagli Stati dell'Alabama (6) e del Mississippi (8) scelsero invece al suo posto il senatore della Virginia Harry F. Byrd, anche se questi non era stato candidato alla presidenza[12] così come fece anche un elettore che alla fine cambiò schieramento nell'Oklahoma (Henry D. Irwin, che era stato impegnato a votare per Nixon ma si rifiutò di farlo[13]).

In diversi Stati sudisti i Democratici che erano contrari al sostegno dato dal Partito nazionale ai diritti civili e al diritto di voto per gli afroamericani che vivevano nel Sud tentarono di bloccare l'elezione di Kennedy negandogli il numero necessario di grandi elettori (269 su 537) per poter conseguire la vittoria[14][15].

Discorso inaugurale: "Vice President Johnson, Mr. Speaker, Mr. Chief Justice, President Eisenhower, Vice President Nixon, President Truman, Reverend Clergy, fellow citizens..."
 
Il Presidente della Corte suprema Earl Warren assiste al giuramento presidenziale al Campidoglio (Washington).
 
Parata militare passata in rassegna dal neopresidente.

Inaugurazione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Discorso d'insediamento di John F. Kennedy.

Kennedy celebrò la cerimonia d'inaugurazione il 20 gennaio del 1961 al "Portico Est" del Campidoglio (Washington). Il Presidente della Corte suprema degli Stati Uniti d'America Earl Warren gestì e presiedette al giuramento d'ufficio del presidente eletto degli Stati Uniti d'America[16]. Nel suo discorso d'insediamento il neopresidente parlò della necessità per tutti gli americani di essere cittadini attivi e pronunziò la frase rimasta celebre: "non chiedere ciò che il tuo paese può fare per te, chiedi piuttosto cosa tu puoi fare per il tuo paese".

 
Ballo d'inaugurazione della presidenza.

Invitò anche le nazioni del mondo ad unirsi per combattere quelli che definì "i nemici comuni dell'uomo: tirannia, povertà, malattie e la guerra stessa"[17]. A queste ammonizioni aggiunse: "tutto questo non sarà terminato nei primi cento giorni. Né sarà finito nei primi mille giorni, né nella vita di questa Amministrazione, né forse neppure nel corso della nostra vita su questo pianeta. Ma iniziamo!"[17]. In chiusura si allargò sul suo desiderio di un maggiore internazionalismo: "Infine, che tu sia cittadino d'America o cittadino del mondo, chiedi a noi qui gli stessi alti standard di forza e sacrificio che ti chiediamo noi"[17].

Il discorso riflettè la fiducia del neopresidente sul fatto che la propria amministazione avrebbe tracciato un corso storicamente significativo sia nella politica interna che nella politica estera. Il contrasto tra questa visione largamente ottimista e le pressioni della gestione delle realtà politiche in patria e all'estero si sarebbe rivelata nel corso del tempo una delle principali fonti di tensione che attraverseranno i primi anni della sua amministrazione[18]. Testo completo del discorso d'inaugurazione su Wikisource

Questa fu la 1° cerimonia d'inaugurazione alla quale venne consegnato un vero e proprio "poema inaugurale d'insediamento"[19]; il poeta Robert Frost declamò a memoria la propria composizione The Gift Outright del 1941. Egli aveva anche programmato di leggere una nuova poesia che aveva appena scritto per l'occasione ed intitolata Dedication (in seguito rinominata For John F. Kennedy His Inauguration ed inserita nella raccolta del 1962 In the Clearing), ma non fu in grado di recitarla per colpa del sole abbagliante che colpì il volto[20].

 
Cerimonia di giuramento del nuovo Gabinetto presidenziale.
 
Il presidente con i membri del suo staff alla Casa Bianca.
 
Presidente, consorte e figli nella base dell'aeronautica di Newport (Rhode Island).
 
Il presidente con in braccio la figlia Caroline Kennedy mentre esce dalla Casa Bianca assieme alla consorte e ad altri subito dopo una nevicata (10 febbraio del 1961).
 
Incontro con Willy Brandt il 13 marzo del 1961.
 
Colloqui con il Vicepresidente della Repubblica Popolare Cinese Chen Cheng il 31 luglio del 1961.
 
La First lady degli Stati Uniti d'America e il presidente al loro arrivo in Venezuela (dicembre del 1961).
 
Albero di Natale alla Casa Bianca (13 dicembre del 1961).
 
Robert Kennedy, Marilyn Monroe, il presidente, Harry Belafonte (sullo sfondo) e Arthur M. Schlesinger, Jr. (estrema destra) il 19 maggio del 1962.

Amministrazione

Gabinetto

Partiti politici:
  Democratico   Repubblicano   Democratico-Contadino-Laburista del Minnesota

Dipartimento Incarico Ritratto Nome Mandato
Inizio Termine
  Presidente     John Fitzgerald Kennedy 20 gennaio 1961 22 novembre 1963
  Vicepresidente     Lyndon B. Johnson 20 gennaio 1961 22 novembre 1963
  Segretario di Stato     Dean Rusk 21 gennaio 1961 22 novembre 1963
  Segretario al Tesoro     C. Douglas Dillon 21 gennaio 1961 22 novembre 1963
  Segretario della Difesa     Robert McNamara 21 gennaio 1961 22 novembre 1963
  Procuratore generale     Robert Kennedy 20 gennaio 1961 22 novembre 1963
  Segretario degli Interni     Stewart Udall 21 gennaio 1961 22 novembre 1963
  Segretario dell'Agricoltura     Orville Freeman 20 gennaio 1961 22 novembre 1963
  Segretario al Commercio     Luther H. Hodges 21 gennaio 1961 22 novembre 1963
  Segretario del Lavoro     Arthur Goldberg 21 gennaio 1961 20 settembre 1962
    W. Willard Wirtz 25 settembre 1962 22 novembre 1963
  Segretario della Salute,
dell'Istruzione e del Benessere
    Abraham Ribicoff 21 gennaio 1961 13 luglio 1962
    Anthony Celebrezze 31 luglio 1962 22 novembre 1963
  Capo di gabinetto     Kenneth O'Donnell 20 gennaio 1961 22 novembre 1963
  Amministratore dell'OMB     David E. Bell 22 gennaio 1961 20 dicembre 1962
    Kermit Gordon 28 dicembre 1962 22 novembre 1963
  Rappresentante per il Commercio     Christian Herter 10 dicembre 1962 22 novembre 1963|-
  Ambasciatore presso le Nazioni Unite     Adlai Stevenson II Gennaio 1961 22 novembre 1963

Nomine giuridiche

Nomine alla Corte Suprema

Kennedy nominò i suegenti giudici alla Corte suprema degli Stati Uniti d'America:

Altre corti

Oltre ai due giudici della Corte Suprema, Kennedy nominò 21 giudici per le Corti d'Appello degli Stati Uniti e 102 giudici per le Corti distrettuali.

 
Il presidente nello Studio ovale mentre gioca con i figli Caroline Kennedy e John Fitzgerald Kennedy Jr..

Affari interni

Nuova frontiera

Kennedy battezzò il proprio programma di politica interna con il termine di "Nuova Frontiera"; esso includeva iniziative come l'assistenza medica per le persone anziane e sole, aiuti federali al sistema educativo e dell'istruzione pubblica e la creazione di un dipartimento per l'edilizia abitativa e lo sviluppo urbano. Il presidente chiederà anche un ampio taglio della tassazione come misura tesa a favorire uno stimolo allo sviluppo dell'economia nazionale[22].

Tuttavia molti dei suoi progetti risulteranno di fatto bloccati dalla cosiddetta "Coalizione consevatrice" costituita da Repubblicani e Democratici del Sud sia durante l'87° Congresso che al principio del 88°. In parte a causa di questa ferrea opposizione sul fronte interno Kennedy si concentrerà maggiormente sugli affati internazionali piuttosto che crecare di perseguire le proprie ambiziose politiche interne[23].

Economia

 
Il logo dell'"United States House Committee on Rules".

Tassazione

Con grande dispiacere dei suoi più stretti consiglieri economici i quali avrebbero voluto che il presidente s'impegnasse a ridurre le tasse Kennedy accettò un impegno di bilancio volto alla parità subito dopo essere entrato in carica. Ciò si rese necessario in cambio dei voti necessari per far aumentare i membri dell'"United States House Committee on Rules" al fine di conferire ai Democratici un potere maggiore nella definizione dell'agenda legislativa[24]. Dopo un crollo economico nel 1962 il presidente si troveà però costretto a riproporre una diminuzione della tassazione con l'intento di stimolare l'economia nazionale[25].

Nel suo discorso sullo stato dell'Unione del 1963 proporrà una riforma fiscale sostanziale e la riduzione delle aliquote d'imposta sul reddito dal 20-90% al 14-65%; ebbe inoltre a proporre una riduzione delle aliquote d'imposta sulle aziende dal 52 al 47%. Aggiunse inoltre che il tasso massimo avrebbe dovuto essere fissato al 70% se solo alcune detrazioni fossero state eliminate per i redditi più alti[26]. Nello stesso anno in un incontro all'"Economic Club of New York" ne parlò in questi termini: "la verità paradossale è che le aliquote fiscali sono troppo alte e le entrate troppo basse, ed il modo più sicuro per aumentare le entrate a lungo termine è quello di abbassare le nuove aliquote"[27].

Il 26 febbraio del 1964, 3 mesi dopo la morte di Kennedy, il Congresso degli Stati Uniti d'America approverà la Revenue Act of 1964, che abbassò il tasso individuale più alto al 70% e il tasso massimo sulle società al 48%[28].

Pena di morte nel diritto penale civile e militare

  Lo stesso argomento in dettaglio: Pena di morte negli Stati Uniti d'America.

Nella sua qualità di presidente supervisionò l'ultima esecuzione federale prima della sentenza Furman contro Georgia, un caso del 1972 che condurrà ad una moratoria sulle condane a morte federali[29]. Victor Feguer (28 anni) subì la pena di morte da un tribunale federale in Iowa; verrà giustiziato il 15 marzo del 1963[30].

Kennedy commuterà una condanna capitale imposta da un tribunale militare contro il marinaio Jimmie Henderson il 12 febbraio del 1962, mutando la pena nell'ergastolo[31]. Il 22 marzo seguente firmerà la legge HR5143 (PL87-423) abolendo così la sentenza capitale obbligatoria per l'omicidio di primo grado nel distretto di Washington, l'unica giurisdizione rimasta ngli Stati Uniti con tale pena[32]; già a partire dal 1957 però non veniva più fatta applicare[33].

 
Eleanor Roosevelt assieme al presidente (1° marzo del 1961).

Condizione femminile

  Lo stesso argomento in dettaglio: Femminismo negli Stati Uniti d'America.

Il 14 dicembre del 1961 il presidente firmò un ordine esecutivo che istituiva la "Presidential Commission on the Status of Women" per porgergli consigli sulle questioni riguardanti la condizione femminile e i diritti delle donne[34].

L'ex First lady degli Stati Uniti d'America Eleanor Roosevelt guiderà la Commissione fino alla sua morte avvenuta nel 1962. Il suo rapporto finale intitlato American Women verrà pubblicato nell'ottobre del 1963. Esso documentava approfonditamente la forte discriminazione legale e culturale contro le donne esistente in America e formulava diverse raccomandazioni politiche che potessero favorire un rapido cambiamento in questo stato di cose[35].

La Creazione della commissione, assieme al profilo pubblico assunto fin dal principio, spingerà l'assemblea congressuale ad iniziare a prendere in considerazione varie vari atti legislativi in relazione allo status delle donne. Tra questi vi sarà la Legge sulla parità di retribuzione tra uomini e donne (Stati Uniti), la pomulgazione di un emendamento alla Fair Labor Standards Act of 1938 volto a abolire la disparità salariale basata sul sesso. Kennedy firmerà la nuova legge il 10 giugno del 1963[36].

Diritti civili

La fine turbolenta della discriminazione razziale sanzionata dallo Stato sarà una delle questioni interne più pressanti degli anni 1960; la segregazione razziale negli Stati Uniti d'America realizzata tramite le cosiddette Leggi Jim Crow stabilite in tutto il profondo Sud[37]. La Corte suprema degli Stati Uniti d'America aveva deciso nel 1954 con la sentenza Brown contro Board of Education che la segregazione educativa nelle scuole pubbliche era incostituzionale.

Molti istituti d'istruzione, specialmente negli Stati Uniti meridionali però non accolsero positivamente la decisione e non vi obbedirono. La Corte proibì anche la segregazione razziale nelle altre strutture pubbliche (come autobus, ristoranti, teatri, aule di tribunali, bagni e spiagge), ma questa forma di razzismo negli Stati Uniti d'America proseguì comunque ancora a livello locale e regionale[38].

 
Coretta Scott King, moglie del reverendo del Battismo Martin Luther King, il leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani (1954-1968).

Kennedy sostenne verbalmente l'integrazione azziale e i diritti civili; nel corso della campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 1960 telefonò a Coretta Scott King, moglie del reverendo del Battismo Martin Luther King, che era stato incarcerato mentre cercava di pranzare in un ristorante segregato all'interno di un reparto dei grandi magazzini. Robert Kennedy chiamò il governatore della Georgia Ernest Vandiver e riuscì ad ottenere la liberazione di King; questo fatto attirerà ulteriormente il sostegno degli afroamericani alla candidatura del fratello[39].

Appena entrato in carica il presidente rinvierà la promessa fatta nei riguardi della promulgazione di una leislazione sui diritti civili, riconoscendo il fatto che i conservatori sudisti controllavano di fatto l'assemblea congressuale. Lo storico Carl M. Brauer ha concluso il suo studio con la riflessione che proporre una qualsiasi legge sui diritti civili nel 1961 sarebbe stato del tutto inutile, risolvendosi con un sicuro fallimento[40].

 
Nel maggio del 1961 il presidente nominerà Thurgood Marshall alla Corte d'appello federale.

Nel corso del suo primo anno d'amministrazione Kennedy nominerà molti neri in svariati uffici governativi, compreso il suo incaricato come "avvocato per diritti civili" Thurgood Marshall in qualità di giudice federale. Egli sarebbe stato successivamente scelto come uno dei membri della Corte suprema nel 1967[41].

Nel suo primo Discorso sullo stato dell'Unione il presidente affermò che ""la negazione dei diritti costituzionali ad alcuni dei nostri concittadini americani a causa della razza - alle urne e altrove - disturba la coscienza nazionale e ci sottopone alla critica dell'opinione pubblica mondiale secondo cui la nostra democrazia non è all'altezza delle alte promesse rappresentate dalla nostra eredità"[42].

Kennedy credette che la base ideologica del movimento per i diritti civili degli afroamericani (1954-1968) avrebbe inevitabilmente fatto arrabbiare molti bianchi del Sud e pertanto reso ancora più difficoltoso l'eventale passaggio di una legislazione in tal senso al Congresso, inclusa la legge anti-povertà; prenderà così le disanze da esse[43].

Era preoccupato e si trovava a dover affrontare altre questioni di primo piano all'inizio ella sua presidenza, come il conflitto sempre presente della guerra fredda, l'invasione della baia dei Porci e la situazione critica nel sudest asiatico. Così come articolato dal fratello Robert la priorità inziale dell'amministrazione avrebbe dovuto essere quella di "tenere il presidente ben lontano da questo pasticcio dei diritti civili". I partecipanti del movimento, principalmente quelli che si trovavano in prima linea nel Sud, consideravano Kennedy - per così dire - "troppo tiepido"[44]


In particolare lo rimproverarono di non sostenere nel modo dovuto i Freedom Riders quando questi organizzarono uno sforzo congiunto per il trasporto pubblico integrato nel Sud e che ripetutamente ebbero la spiacevole esperienza di scontrarsi contro la violenza della folla bianca, comprese le forze dell'ordine sia nazionali che statali. Il presidente dovrà assegnare degli agenti della United States Marshals Service a protezione dei volontari, piuttosto che utilizzare truppe o agenti non-cooperativi dell'FBI[45].

Robert, parlando a nome del presidente, li esortò a "scendere dagli autobus e lasciare la questione alla sua pacifica soluzione nelle aule dei tribunali"[46]. Kennedy temeva che l'invio ufficiale di truppe federali non avrebbe fatto altro che resuscitare i più odiosi ricordi dell'Era della Ricostruzione - avvenuta subito dopo la fine della guerra di secessione americana - tra i bianchi meridionali maggiormente conservatori[47].

 
Il logo del Comitato presidenziale per le pari opportunità in ambito lavorativo.

Il 6 marzo del 1961 il presidente firmerà l"Ordine esecutivo 10915" che chiedeva agli appaltatori governativi di "prendere iniziative positive per garantire che i candidati fossero assunti e che i dipendenti fossero trattati durante l'impiego senza riguardo per la loro razza, credo religioso, colore della pelle umana o origine nazionale". Istituirà la "Equal Employment Opportunity Commission".

Scontenti dei passi compiuti da Kennedy nell'affrontare il problema della segregazione in quanto considerati trppo timidi ed esitanti King e i suoi associati produssero un documento nel 1962, chiedendo al presidente di seguire le orme di Abraham Lincoln ed utilizzare un ordine esecutivo per sferrare un duro colpo contro i negatori dei diritti civili in qulità di 2° proclama di emancipazione. Kennedy però non produrrà mai quell'ordine[48].

 
Il Capo del United States Marshals Service James McShane (a sinistra) e l'Assistente Procuratore generale per il "United States Department of Justice Civil Rights Division" John Doar (a destra) del Dipartimento di Giustizia, scortano James Howard Meredith in classe durante la Sommossa all'Università del Mississippi del 1962.

Nel settembre del 1962 l'afroamericano James Howard Meredith si iscrisse all'università del Mississippi, ma gli venne impedito con la forza di entrare. Il Procuratore generale Robert Kennedy rispose inviando 400 marescialli federali, mentre il presidente - seppur con riluttanda - mandò 3.000 soldati dopo che a situazione nel campus cominciò a farsi sempre più esplosiva[49]. La Sommossa all'Università del Mississippi del 1962 lasciò a terra due morti e dozzine di feriti, ma Meredith potè iscriversi finalmente alla sua prima lezione.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Ku Klux Klan.

Kennedy avrà modo di pentirsi di non aver fatto inviare prima le truppe e inizierà a dubitare seriamente degli effettivi "mali della Ricostruzione" degli anni 1860 e 1870, così come gli era stato insegnato a credere come verità incontrovertibili[50]. L'istigazione della sottocultura alla sommossa universitaria oltre che in molti altri eventi innescati da motivazioni razziali fu il Ku Klux Klan[51]. Il 20 di novembre il presidente firmerà l'"Ordine esecutivo 11063", proibendo la discriminazione razziale nell'assegnazione degli alloggi sostenuti da fondi federali o da strutture correlate[52].

 
Nel tentativo di bloccare l'integrazione nell'Università dell'Alabama, il governatore dell'Alabama George Wallace rimane provocatoriamente fermo sulla porta del "Foster Auditorium" mentre viene affrontato dal Viceprocuratore generale Nicholas deBelleville Katzenbach.

Nella primavera del 1963, con gli scontri di piazza a sfondo razziale in aumento, Robert e il giurista Ted Sorenson fecero pressione su Kennedy per indurlo a fargli prendere un'iniziativa più forte sul fronte legislativo[53]. L'11 di giugno il presidente fu costretto ad intervenire quando il governatore dell'Alabama George Wallace fece serrare la porta d'ingresso dell'università dell'Alabama originando l'iniziativa Stand in the Schoolhouse Door; questo per impedire a due studenti afroamericani, Vivian Malone Jones e James Alexander Hood, di poter frequentare.

Wallace si dovrà fare da parte solo dopo essere stato affrontato dal Viceprocuratore Nicholas deBelleville Katzenbach e dalla Guardia nazionale dello Stato, che era appena stata federata per ordine del presidente.

 
Discorso del presidente alla nazione dell'11 giugno del 1963.

Quella sera stessa Kennedy consegnò al paese un importante discorso sui diritti civili, trasmesso in contemporanea alla televisione e alla radio nazionali. In esso lanciò la propria iniziativa di una legislazione sui diritti civili la quale avrebbe dovuto garantire un accesso paritario alle scuole pubbliche e ad altre strutture, una più equa amministrazione della giustizia (equo processo e accesso ai Grand jury) ed infine una maggior protezione del diritto di voto (il "Report to the American People on Civil Rights")[54][55].

La giornata si concluderà con l'omicidio di uno dei leader della NAACP, Medgar Evers, di fronte alla sua abitazione nel Mississippi[56]. Come il presidente stesso non aveva mancato di prevedere il giorno dopo la sua apparizione in TV - e in reazione ad esso - il leader della maggioranza della Camera dei rappresentanti Carl Albert lo chiamò per informarlo che il suo impegno biennale all'assemblea congressuale nel tentativo di combattere la povertà nell'area culturale dell'Appalachia ("Area Development Administration") era stato sconfitto principalmente dai voti sia del Partito Dmocratico che del Partito Repubblicano Sudisti[57].

 
La folla della Marcia su Washington per il lavoro e la libertà raccolta al Lincoln Memorial davanti al monumento a Washington.

Più di 100.000 persone, in prevalenza afroamericani, si riunirono a Washington per manifestare a favore dei diritti civili, la Marcia su Washington per il lavoro e la libertà, il 28 agosto del 1963. Kennedy si oppose alla manifestazione temendo che essa avrebbe potuto avere un effetto negativo sulle prospettive di accogliemento delle leggi sui diritti civili rimaste in sospeso; tali timori s'intensificarono poco prima dell'inizio della marcia quando il direttore dell'FBI J. Edgar Hoover presentò all'amministrazione le accuse secondo cui alcuni tra i più stretti consiglieri di King, in particolare Jack O'Dell e Stanley David Levison, erano dei comunisti[58].

Il presidente e il fratello Robert s'incontreranno con King il 22 di giugno intimandogli con forza di tagliare ogni legame ed interrompere qualsiasi rapporto con i suoi due collaboratori[59]. Dopo che King ebbe ignorato l'avvertimento Robert pubblicò una direttiva scritta che autorizzava l'FBI ad intercettare King e gli altri dirigenti della Southern Christian Leadership Conference; questo nell'ottobre seguente[60].

Sebbene Robert avesse dato la propria approvazione scritta solamente per eseguire intercettazioni telefoniche limitate "su una base di prova per circa un mese"[61] Hoover la estenderà in modo tale che i suoi uomini si ritrovarono del tutto liberi di cercare prova compromettenti in qualsiasi area della vita privata di King si fosse reputata degna d'investigazione[62]. Le intercettazioni continueranno fino al giugno del 1966 e saranno rivelate al pubblico solo nel 1968[63].

Il compito di coordinare il coinvolgimento del governo federale nella marcia del 28 agosto fu dato al Dipartimento di Giustizia, che incanalò diverse centinaia di migliaia di dollari in direzione dei 6 sponsor ufficiali, tra cui la NAACP e la Southern Christian Leadership Conference. Per assicurare una dimostrazione pacifica gli organizzatori e il presidente curarono personalmente che i discorsi non fossero troppo incendiari e collaborarono strettamente su tutti gli aspetti relativi ai tempi e ai luoghi[64].

 
Il presidente incontra i leader della Marcia su Washington per il lavoro e la libertà nello Studio ovale il 28 agosto del 1963.

Migliaia di truppe furono messe in stato di allerta. Kennedy guardò il discorso di King (il celebre I have a dream) in TV e ne rimase molto colpito. La marcia venne considerata come un "trionfo della protesta gestita" e non si verificò alcun arresto in relazione alla manifestazione. Successivamente i loro leader accolsero un invito alla Casa Bianca per incontrarsi con il presidente. Kennedy ritenne che la marcia fosse stata anche una sua personale vittoria e ciò sembrò rafforzare le possibilità di far passare la propria proposta di legge sui diritti civili[65].

Nonostante il success così ottenuto la maggior parte della battaglia non era ancora finita. Domenica 15 di settimane esploderà una bomba a Birmingham (Alabama), l'attentato alla chiesa battista della 16° strada; al termine di quella giornata 4 bambini afroamericani erano morti nell'esplosione e altri due periranno in seguito a causa delle gravi ferite riportate[66].

A seguito di questo preoccupante aumento di atti violenti a mmatrice razzista il disegno di legge sui diritti civili si troverà a dover sottostare ad alcuni drastici emendamenti i quali misero in serio pericolo le prospettive per una veloce approvazione. Un presidente indignato chiamerà i dirigenti congressuali alla Casa Bianca ed il giorno seguente la legge originale, senza alcuna aggiunta che la stravolgesse, riuscì ad ottenere abbastanza voti per farla uscire dal comitato giustizia della Camera dei rappresentanti[67].

Incamerando il sostegno Repubblicano il senatore Everett Dirksen promise che la legislazione sarebbe stata sottoposta ad un voto che avrebbe impedito ogni tentativo di ostruzionismo da parte del Senato[68]. L'estate seguente, il 2 di luglio del 1964, le garanzie che Kennedy aveva proposto nel suo discorso del giugno precedente divennerò una legge federale; ma sarà dato al suo successore Lyndon B. Johnson il compito di controfirmare la Civil Rights Act (1964)[69].

Abrogazione della tassa elettorale

 
La diga Kinzua.

Relazioni con i nativi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Nativi americani degli Stati Uniti d'America.

La costruzione della diga di Kinzua nella contea di Warren (Pennsylvania) invase più di 4.000 ettari di terra appartenenti alla nazione Seneca, che avevano occupato dopo il trattato di Canandaigua del 1794; ciò costrinse 600 di loro a trasferirsi fino a Salamanca (New York) . L'organizzazione no profit American Civil Liberties Union fece inviare una richiesta al presidente perché intervenisse per fermare il progetto, ma egli rifiuterà citando una necessità critica di controllo delle alluvioni[70].

Epresse però al contempo anche tutta la propria preoccuupazione per la difficile situazione in cui si erano venuti a trovare i Seneca e diresse le agenzie governative per cercare di aiutarli a ottenere altra terra, il risarcimento dei danni subiti e l'assistenza attiva verso un'attenuazione del loro spostamento coatto[71].

 
L'astronauta Alan Shepard, il primo statunitense a volare nello spazio, mentre gli viene appuntata la medaglia ricevuta direttamente dal presidente sul prato della Casa Bianca (8 maggio del 1961).

Corsa allo spazio

Il programma Apollo era stato concepito nel 1960 durante le ultime fasi amministrative della presidenza di Dwight Eisenhower come azione supplementare del programma Mercury, per essere utilizzato come navetta per una stazione spaziale orbitale terrestre e con l'intenzione di compiere voli intorno al satellite della Luna o anche addirittura un eventuale atterraggio su di essa.

Mentre la NASA proseguiva la pianificazione di "Apollo" i finanzialmenti al programma erano tutt'atro che certi, poiché l'atteggiamento altamente ambivalente di Dwight Eisenhower nei riguardi dei voli spaziali con equipaggio umano a bordo condusse al fatto che venne relegato in basso nell'eleno delle priorità della spesa pubblica[72]. Come senatore del Massachusetts Kennedy aveva espresso la propria contrarietà al programma spaziale ed aveva anzi richiesto espressamente la sua definitiva chiusura[73].

Nel costruire la propria amministrazione il neopresidente scelse di mantenere in carica l'ultimo consigliere scientifico di Eisenhower Jerome Wiesner come capo del Comitato scientifico consultivo presidenziale (President's Science Advisory Committee); Weisner era fortemente contrario all'esplorazione spaziale con equipaggio[74] avendo fatto pubblicare in merito un rapporto molto critico nei riguardi del progetto Mercurio[75][76].

Kennedy sarà respinto da ben 17 candidati per l'amministrazione dela NASA prima che il ruolo fosse accettato da James E. Webb, un membro esperto del governo federale che servì durante la presidenza di Harry Truman come direttore del Bilancio e sottosegretario di Stato. Webb si dimostrerà capace di ottenere il consenso congressuale, ma anche quello del Presidente stesso e della maggioranza dell'opinione pubblica americana[77]. Kennedy convincerà anche l'assemblea a modificare la National Aeronautics and Space Act del 1958 per consentirgli di delegare la sua presidenza del "National Aeronautics and Space Council" al Vicepresidente Johnson[78][79].

Egli aveva difatti acquisito una certa conoscenza del programma spaziale quando miltava al Senato e si stava lavorando alla creazione dela NASA; il presidente lo fece anche per continuare a mantenere occupata ed attiva la politica di Johnson[80]. Nel corso del suo Discorso sullo stato dell'Unione (Stati Uniti) del gennaio del 1961 Kennedy aveva suggerito la cooperazione internazionale nello spazio, ma il segretario generale del PCUS Nikita Sergeevič Chruščёv declinerà l'invito poiché i sovietici non intendenvano rivelare lo stato della loro missilistica e relative capacità spaziali[81].

All'inizio della sua presidenza Kennedy era pronto a smantellare il progamma spaziale con equipaggio, ma posticipò qualsiasi ulteriore decisione come segno di deferenza nei confronti di Johnson, che si era sempre rivelato un forte sostenitore del programma quando si trovava nell'aula senatoriale[82]. I consiglieri più stretti del presidente iniziarono però immediatamente ad ipotizzare che un volo fino alla luna sarebbe stato assolutamente proibitivo[83], perciò stava prendendo in seria considerazione il piano di azzerare il "programma Apollo" a causa dei suoi costi[84].

 
Traduzione del telegramma inviato da Nikita Sergeevič Chruščёv al presidente con i ringraziamenti per le congratulazioni ottenute dopo il successo del volo di Yuri Gagarin, il primo uomo ad assere stato invito nello spazio. La conclusione esprime la speranza che gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica possano lavorare insieme per dominare l'universo (30 aprile 1961).

Tuttavia la situazione cambiò molto rapidamente nella giornata del 12 aprile 1961, quando il cosmonauta sovietico Yuri Gagarin diventerà il primo essere umano a volare nello spazio; ciò non fece altro che rafforzare i timori americani di essere lasciati irrimdiabilmente indietro in una competizione tecnologica con i russi[85].

Il presidente si mostrò all'impovviso assai desideroso che gli Stati Uniti predessero il comando nella corsa allo spazio, sia per ragioni di strategia che i prstigio internazionale; il 20 di aprile invierà un memorandum a Johnson chiedendogli di esaminare lo stato del programma spaziale americano oltre che di stilare i progetti che avrebbero potuto fornire alla NASA l'opportunità di recuperare[86][87].

Dopo aver consultato l'esperto di ingegneria aerospaziale di origini tedesche Wernher von Braun Johnson stilò la propria risposta all'incirca una settimana dopo, concludendo che "non stiamo facendo il massimo sforzo né ottenendo i risultati necessari se questo paese vuole raggiungere una posizione di leadership"[88][89]. Il suo memoriale affermò che un atterraggio di uomini sulla luna era un'idea abbastanza lontana nel futuro - oltreché assai difficoltosa da realizzare - ma che c'erano buone probabilità che gli Stati Uniti l'avrebbero portata a compimento per primi se solo si fossero impegnati abbastanza[88].

 
Il presidente mentre dà l'annuncio all'assemblea congressuale dell'obiettivo di raggiungere la luna. Alle sue spalle Johnson e Sam Rayburn.

Il consigliere di Kennedy Ted Sorensen lo indurrà fortemente a sostenere lo sbarco sulla luna tanto che il 25 di maggio il presidente annunzierà il nuovo obiettivo nel corso di un messaggio speciale inviato all'asseblea congressuale:

«"... Credo fortemente che questa nazione dovrebbe impegnarsi a raggiungere l'obiettivo, prima che questo decennio sia terminato, di sbarcare un uomo sulla Luna e riportarlo indietro sano e salvo sulla Terra. Nessun singolo progetto spaziale in questo periodo sarà più impressionante per l'umanità, o più importante per l'esplorazione a lungo raggio dello spazio; e nessuno sarà così difficile o costoso da realizzare"[90]. (Testo completo su Wikisource

Dopo che il finanziamento sarà autorizzato Webb iniziò a riorganizzare la NASA aumentandone il personale e facendo costruire due suoi nuovi centri; un centro operativo di lancio (il John F. Kennedy Space Center) per il grande razzo lunare (il futuro Saturn V) a Nord della Cape Canaveral Air Force Station e un centro spaziale con equipaggio su terra (il Lyndon B. Johnson Space Center) installato grazie alla preziosa collaborazione messa a disposizione dall'Università Rice a Houston.

Discorso del presidente all'Università Rice, 12 settembre del 1962.

Kennedy colse quest'ultima occasione per tenere un discorso atto alla promozione dello sforzo intrapreso nell'impresa spaziale. Il 12 settembre del 1962 dichiarerà:

«"nessuna nazione che si aspetta di essere il capo di altre nazioni può supporre di rimanere indietro in questa corsa per lo spazio... Scegliamo di andare sulla Luna in questo decennio e di fare anche le altre cose correlate a ciò, non perché esse siano facili, ma proprio perché sono difficili"[91] (Testo completo).»

Il 21 di novembre, in una riunione di gabinetto congiunta con l'amministrazine della NASA, Webb ed altri funzionari il presidente ebbe modo di spiegare che il lancio in dirrezione della Luna era importante per ragioni di prestigio internazionale e che la spesa ne era così giustificata[92]. Johnson gli assicurò che anche le lezioni apprese dal rogramma spaziale avevano un loro valore militare. I costi per realizzate il programma Apollo avrebbero raggiunto una somma totale di 40 miliardi di dollari[93].

Discorso all'Assemblea della Nazioni Unite (info file)
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Discorso del presidente alla 18° Assemblea generale delle Nazioni Unite

In un altro suo discorso del settembre 1963 presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite Kennedy sollecitò ancora una volta lo spirito di collaborazione tra soietici e americani nella corsa allo spazio, raccomandandosi specifcamente che l'"Apollo" venisse convertito in "una spedizione congiunta sulla luna". (Testo completo) Chruščёv declinerà però l'invito e i sovietici non s'impegnarono in una missione lunare con equipaggio fino al 1964[94].

Il 20 luglio del 1969, quasi 6 anni dopo la morte del presidente, l'Apollo 11 sbarcherà il primo veicolo spaziale on equipaggio sul suolo lunare.

 
Il presidente con i primi volontari dei Peace Corps diretti in Ghana e Tanganika.

Politica estera

Istituzione dei "Corpi di pace" (info file)
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Il presidente annuncia la creazione dei Peace Corps

Peace Corps

Come uno dei suoi primi atti presidenziali Kennedy chiese al Congresso degli Stati Uniti d'America di creare un apposito "Corpo di pace"; il cognato Sargent Shriver ne sarà il 1° direttore[95]. Attraverso questo programma gli americani potevano offrirsi come volontari per portare aiuto alle nazioni sottosviluppate del Terzo mondo in settori come l'istruzione pubblica, l'agricoltura, l'assistenza sanitaria e l'edilizia; l'organizzazione crebbe fino a 5.000 membri nel marzo del 1963 e a più di 10.000 l'anno successivo[96]. A partire dal 1961 oltre 200.000 americani si sono uniti al Peace Corps per servire in 139 diversi paesi[97][98].

Guerra fredda e risposta flessibile

La politica estera presidenziale rimase largamente dominata dagli scontri con i sovietici, già manifestatisi a partire dalla fine della seconda guerra mondiale attraverso "guerre per procura" per tutta le prima fase della guerra fredda (la più importante delle quali era stata la guerra di Corea dal 150 al 1953).

La precedente presidenza di Dwight Eisenhower aveva adottato la politica di "New Look" la quale enfatizzava l'utilizzo delle armi nucleari con l'intento di scoraggiare - tramite la teoria della deterrenza - qualsivoglia minaccia da parte sovietica. Eisenhower ritenne che una tale politca potesse risultare sia nell'immediato che a medio termine efficace, ma gli piacque anche perché gli permetteva di evitare un costoso ed eccessivo accumulo di armi convenzionali[99].

Temendo la possibilità quantomai rischiosa di una guerra nucleare globale Kennedy implementò una nuova strategia nota come "Risposta flessibile"; questa si sarebbe dovuta basare su forze convenzionali per raggiungere obiettivi limitati. Come parte integrante di questa politica il presidente ampliò le forze operative speciali ("United States special operations forces"-SOF le quali diverranno parte a loro volta delle future United States Special Operations Command), un Corpo d'élite che avrebbe potuto combattere una guerra non convenzionale entro le zone operative di vari conflitti[100].

Kennedy sperò che questa strategia avrebbe potuto permettere di contrastare l'influenza sovietica senza il bisogno di dover per forza di cose ricorrere alla guerra aperta tra i due campi contrapposti.

Sbarco alla baia dei Porci

Il dittatore cubano Fulgencio Batista, in rapporti amichevoli con gli Stati Uniti, era stato costretto ad abbandonare la carica nel 1959 a seguito della rivoluzione cubana la quale aveva portato al potere Fidel Castro, affiliato al comunismo e molto vicino alle posizioni dell'Unione Sovietica; questo stato di cose creò un potenziale avversario posizionato a meno di 100 miglia dalle coste della Florida. Ma la presidenza di Dwight Eisenhower nelle sue ultime fasi aveva già predisposto un piano per rovesciare il nuovo regime.

L'operazione, guidata dalla Central Intelligence Agency con l'aiuto delle United States Armed Forces, prevedeva l'invasione di Cuba da parte di un folto gruppo di controrivoluzionari insurrezionalisti (Cuban Democratic Revolutionary Front) composto da esuli cubani anti-castristi addestrati negli USA dagli agenti paramilitari della CIA[101][102]. L'intenzione sarebbe stata quella di penetrare nell'isola con l'intenzione d'istigare una rivolta tra la popolazione con la speranza di riuscire a scalzare Castro dal governo appena conquistato[103].

 
Il presidente assieme a Jacqueline Kennedy Onassis mentre stringe le mani ai volontari del movimento dissidente cubano "Brigata 2526".

Kennedy realizzò la propria campagna elettorale ponendosi su un piano di duro confronto con Castro e sembrò pertanto appoggiare la linea dura; quando gli venne presentato il piano che era stato sviluppato dalla precedente amministrazione accettò di appoggiarlo, nonostante le riserve espresse sul rischio di attizzare in tal maniera la tensione già alta con i sovietici[104]. Il 17 aprile del 1961 ordinò il via libera a quella che diventerà nota come invasione della baia dei Porci; 1.500 cubani denominati "Brigata 2526" iniziarono così a sbarcare nottetempo sull'isola.

 
Localizzazione della baia dei Porci a Sudovest di Cuba.

Non venne fornito alcun supporto dall'alto da parte dell'United States Air Force. Il direttore della CIA Allen Welsh Dulles ebbe modo di dichiarare in seguito che si pensava il presidente avrebbe autorizzato qualsiasi azione si fosse resa necessaria per arrivare al pieno successo dell'operazione una volta che le truppe si trovassero sul terreno[105]. L'amministrazione sperò che lo sbarco avrebbe contribuito a scatenare una rivolta contro Castro, ma tutto ciò non si verificò affatto e l'approdo si rivelerà anzi molto rapidamente un completo fallimento[106].

Il 19 di aprile il governo cubano era già riuscito a catturare o uccidere gl esuli invasori e Kennedy si trovò nelle condizioni di dover negoziare per il rilascio dei 1.189 sopravvissuti; dopo 20 mesi di serrate trattative il governo rivoluzionario farà rilasciare i prigionieri in cambio di 53 milioni di dollari in cibo e medicine[107]. L'incidente rese Castro ancor più diffidente di quanto già non fosse nei confronti degli Stati Uniti e ciò lo portò a credere che si sarebbe verificato quanto prima un altro tentativo d'invasione: chiese aiuto ai russi[108].

Secondo il biografo Richard Reeves Kennedy si concentrò principalmente sulle ripercussioni politiche del piano messo in atto piuttosto che sulle considerzioni militari della situazione sul campo; quando esso fallì si convinse che fosse stato allestito solamente per farlo apparire in una cattiva luce[109]. Si prenderà in ogni caso senza alcuna esitazione tutta la responsabilità dell'insuccesso dichiarando: "abbiamo ricevuto un grosso calcio sugli stinchi e ce lo siamo meritati, ma forse impareremo qualcosa da esso"[110].

Molti in patria apprezzeranno la volontà del presidente di volersi addossare tutte le colpe tanto che gli indici a favore nei suoi confronti all'indomani della tentata invasione salì vistosamente. Tuttavia la malcondotta operazione ne danneggiò la reputazione all'estero e sollevò una scura nube di tensione con i sovietici[111].

Alla fine di quello stesso anno fu creata e cominciò ad essere messa in atto l'Operazione Mongoose, diretta da Robert Kennedy e comprendente Edward Lansdale dell'Office of Strategic Services, il Segretario della Difesa Robert McNamara e altri; l'obiettivo primo ed essenziale di questo "Special Group" avrebbe dovuto essere quello di portare alla caduta di Castro attraverso lo spionaggio, il sabotaggio ed altre tattiche coperte da segreto: non verrà mai condotta a termine né resa pienamente operativa sotto l'amministrazione Kennedy[112].

 
Nikita Sergeevič Chruščёv a colloquio con il presidente durante il Vertice di Vienna.

Vertice di Vienna

All'indomani della baia dei Porci il presidente annunciò che avrebbe incntrato il segretario generale del PCUS Nikita Sergeevič Chruščёv al Vertice di Vienna che si sarebbe tenuto di lì a poco, per la precisione il 3 e 4 di giugno. Il summit avrebbe dovuto coprire diversi argomenti, ma entrambi i leader sapevano olto bene che la questione più controversa da affrontare sarebbe di certo stata quella della situazione di berlinese, l'ex capitale della Germania nazista divisa tra Berlino Ovest e Berlino Est subito dopo il termine della seconda guerra mondiale[113].

L'enclave filo-occidentale dell'Ovest si trovava all'interno della Repubblica Democratica Tedesca sotto il dominio diretto comunista fin dall'inizio della Guerra fredda, ma rimaneva sostenuta dalle potenze rappresentate dagli alleati degli Stati Uniti; i sovietici avevano l'intenzione di riunificare Berlino alla Germania Orientale filo-sovietica, in gran parte a causa del gran numero di tedeschi dell'Est che continuavano in gran numero a fuggire oltrepassando la frontiera presidiata con le armi spianate[114].

 
Charles de Gaulle e il presidente dopo l'incontro avvenuto al palazzo dell'Eliseo il 2 giugno del 1961.

Lungo la strada che lo doveva condurre a Vienna Kennery si fermò a Parigi per incontrare Charles de Gaulle il quale lo consiglierà caldamente d'ignorare lo stile quantomai rozzo del premier sovietico; il presidente della Repubblica francese temeva la presunta influenza che gli Stati Uniti stavano mantenendo in gran parte del continente europeo: rimase tuttavia notevolmnte impressionato dal giovane presidente e soprattutto dalla First lady degli Stati Uniti d'America. Kennedy ricordò il fatto nel suo discorso parigino, dicendo che sarebbe stato ricordato come "l'uomo che ha accompagnato Jackie Kennedy a Parigi"[115].

Il 4 di giugno il presidente lasciò l'incontro con Chruščёv arrabbiato e deluso per avergli permesso di intimidirlo nonostante gli avvertimenti che aveva ricevuto. Il premier sovietico da parte sua fu colpito dall'intelligenza dimostrata dal presidente, ma lo considerò come un'avversario decisamente debole. Kennedy riuscì a trasmettere la propria linea di fondo sul problema più delicato messo in campo, ossia il trattato proposto tra i sovietici e Berlino Est; chiarì esplicitamente che qualsiasi atto che avrebbe interferito negativamente con i diritti di accesso degli Stati Uniti a Berlino Ovest sarebbe stata immeditamente considerata come un'azione ostile nei loro riguardi[116].

  Lo stesso argomento in dettaglio: Crisi di Berlino del 1961.

Poco dopo che il presidente se ne fu tornato alla Casa Bianca l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche annunciò l'intenzione di firmare il trattato preventivato con Berlino Est, abrogando qualsiasi diritto di occupazione da parte di terze parti in entrambi i settori della città. Kennedy, abbattuto e irato, suppose che la sua unica opzione rimastagli fosse quella di preparare il paese alla guerra atomica la quale, pensava in tutta schiettezza, avrebbe potuto avere una possibilità su 5 di realizzarsi[117].

 
Blocco militare al confine tra Berlino Ovest e Berlino Est nell'agosto del 1961.

Nelle settimane immediatamente successive al vertice più di 20.000 presone fuggirono dal settore Est di Berlino occupato dai comunisti in direzione della zona libera occidentale: questo come diretta reazione alle dichiarazioni sovietiche[118]. Kennedy dette il via a tutta una serie d'intensi incontri nel tentativo di sviscerare il problema posto dalla questione berlinese; Dean Acheson prese l'iniziativa raccomandando un'imponente accrescimento militare a fianco degli alleati della NATO.

In un discorso pronunziato a luglio il presidente annunziò la decisione intrapresa di aggiungere 3,25 miliardi di dollari al budget del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d'America assieme ad oltre 200.000 truppe aggiuntive, proclamando che un attacco contro Berlino Ovest sarebbe stato considerato come un attacco diretto agli Stati Uniti. Il pronunciamento ricevette un'approvazione nazionale pari all'85% dei consensi[119].

 
Croci in memoria della vittime fucilate dal regime comunista durante il loro tentativo di fuggire dal "paradiso comunista" instaurato a Berlino Est scavalcando il muro di Berlino.

Il mese seguente il regime comunista iniziò a bloccare qualsiasi ulteriore possibilità di passaggio tra Est ed Ovest da parte della popolazione tedesca; cominciarono ad erigere recinzioni di filo spinato che attraversavano tutta la città: molto rapidamente - a partire dal 12 di agosto - si trasformerà nel muro di Berlino. La reazione iniziale di Kennedy fu quella di ignorarlo, a condizione che continuasse il libero accesso dei residente da Ovest a Est per poter incontrarsi con i familiari rimasti bloccati dall'altra parte[120].

Ma il corso degli eventi subì una forte alterazione quando si apprese che i berlinesi dell'Ovest sembravano aver perduto la fiducia nella difesa della loro posizione da parte degli Stati Uniti. Venne subito fatto inviare il Vicepresidente Lyndon B. Johnson insieme ad una schiera di militari, che attraversò in convoglio tutta la Repubblica Federale tedesca, inclusi i confini costituiti dai posti di blocco armati sovietici; tutto ciò per dimostrare che l'impegno dell'America nei confronti di Berlino Ovest sarebbe continuato ad oltranza[121].

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Manifesto degli anni 1960 con Fidel Castro e Nikita Sergeevič Chruščёv: "lunga vita all'eterna, indistruttibile amicizia e cooperazione tra i popoli sovietico e cubano".

Crisi cubana dei missili

  Lo stesso argomento in dettaglio: Crisi dei missili di Cuba.

Nel corso dei mesi immediatamente successivi alla baia dei Porci l'Unione Sovietica iniziò a dotare il regime cubano di rifornimenti e materiali militari. L'amminstrazione Kennedy considerava altamente allarmante l'alleanza instauratasi tra Castro e il comunismo internazionale, temendo che alla fine potese rappresentare una seria minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti. Il presidente non credeva nella possibilità che i russi si sarebbero arrischiati a piazzare armi nucleari nel suolo cubano, ma nonostante ciò inviò gli aerei spia della CIA Lockheed U-2 per determinare l'estensione dell'accumulo militare sovietico[122].

Il 14 ottobre del 1962 vennero scattate fotografie dei siti di missili balistici a raggio intermedio fatti costruire a Cuba dai sovietivi. Le immagini saranno mostrate al presidente il 16 di ottobre; fu raggiunto un consenso sul fatto che i missili fossero di natura offensiva e che quindi costituivano un'immediata minaccia nucleare[123].

Kennedy si trovò ad affrontare un dilemma: se gli Stati Uniti avessero colpito le postazioni ciò avrebbe potuto portare alla conseguenza dello scoppio di una guerra atomica, ma se non si fosse fatto nulla ci si sarebbe presto trovati di fronte alla crescente minaccia delle armi nucleari a corto raggio. Gli Stati Uniti sarebbero potuti anche sembrare meno impegnati nella difesa del proprio emisfero. A livello personale il presidente aveva un disperato bisogno di dimostrarsi risoluto nei confronti e in reazione a Chruščёv, in special modo dopo il semi-fallimento rappresentato dal Vertice di Vienna[124].

Discorso sull'accumulo di armi a Cuba (info file)
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Kennedy si rivolse alla nazione il 22 ottobre del 1962 a proposito dell'accumulo di armi su Cuba

Più di 1/3 dei membri del Consiglio di Sicurezza Nazionale si espresse a favore di un attacco aereo non annunciato ai siti missilistici, ma per alcuni i loro quest'ipotesi evocò l'immagine di "un'attacco di Pearl Harbor al contrario"[125]. Vi fu anche qualche timida reazione in forma confidenziale da parte della comunità internazionale (Papa Giovanni XXIII scrisse ad entrambi i contendenti chiedendo espressamente a Chruščёv di recedere dai suoi intenti); il piano d'assalto verrà in parte criticato come una reazione eccessiva, anche alla luce del fatto che i missili americani eranto stati fatti piazzare in Turchia già dalla presidenza di Dwight Eisenhover[126].

Non vi poteva inoltre essere alcuna garanzia che l'attacco risultasse alla fine efficace al 100%[127]. In concomitanza con il voto di maggioranza del Consiglio Kennnedy decise di mettere in quarantena navale l'intera isola di Cuba; il blocco attuato dall'United States Navy sarà totale. Il 22 di ottobre inviò un messaggio personale a Chruščёv e annunziò la propria scelta in un messaggio televisivo a reti unificate[128].

 
Il Segretario generale delle Nazioni Unite U Thant e il presidente, dietro l'ambasciatore Adlai Stevenson II.

A partire dal 24 di ottobre la Marina statunitense diede il via alle sue ispezioni di tutte le navi sovietiche che ripartivano da Cuba o che eventualmente arrivavano. L'Organizzazione degli Stati americani diede il proprio sostegno unanime all'immediata rimozione dei missili; il presidente scambiò ue serie di lettere col premier sovietico, ma senza riuscire ad ottener alcun risultato apprezzabile[129]. Il Segretario generale delle Nazioni Unite U Thant chiese alle due parti d'invertire contemporaneamente le decisioni assunte e di entrare in un periodo di reciproca riflessione. Chruščёv parve in linea di massima trovarsi d'accordo, Kennedy invece non ne convenne[130].

Una nava battente bandiera dell'URSS sarà fermata con la forza e abbordata. Il 28 di ottobre Chruščёv accettò alfine di smantellare unilateralmente i siti missilistici, che furono soggetti ai controlli degli ispettori dell'ONU[131]. Gli Stati Uniti promisero in forma solenne pubblicamente di non tentare più d'invadere Cuba e privatamente accettarono anche di rimuovere i propri missili dislocati in Friuli-Venezia Giulia e nel territorio turco, i quali erano oramai per lo più resi obsoleti essendo stati soppiantati da sottomarini a propulsione nucleare equipaggiati con UGM-27 Polaris[132].

Questa crisi segnò un punto di svolta; avvicinò il mondo intero ad una guerra nucleare più che in qualsiasi altro momento sia prima che dopo: alla fine "l'umanità dei due uomini prevalse"[133]. Il buon esito dell'evento migliorò l'immagine della forza di volontà americana e innanzitutto della credibilità del presidente; nel periodo immediatamente seguente il punteggio di approvazione e gradimento dell'opinione pubblica statunitense nei riguardi di Kennedy balzerà dal 66 al 77%[134].

La capacità di gestione della crisi missilistica cubana da parte del presidente ricevette numerosi elogi da parte di molti studiosi e politologi, anche se alcuni irriducibili critici attribuirono a Kennedy la colpa della situazione venutasi a creare, essendosi il tutto originato a seguito della fallita invasione della baia dei Porci[135].

Trattato sulla messa al bando dei test nucleari

Comunismo e America Latina

 
Meeting tra il presidente e Dwight Eisenhower a Camp David il 22 aprile del 1961.

Sudest asiatico

  Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra civile in Laos.

Nel corso dei numerosi briefing tra l'amministrazione e l'ex generale Eisehower questi non manco mai di sottolineare che la minaccia comunista presente nel Sudest asiatico richiedesse la priorità del'attenzione internazionale; l'ex presidente considerava il Laos il "tappo della bottiglia" rispetto alla minaccia regionale presente in Indocina.

 
Il presidente davanti ad una mappa della CIA che mostra l'area interessata dalle infiltrazioni comuniste a partire dal Vietnam del Nord (23 marzo del 1961).

Nel marzo del 1961 Kennedy indicherà una variazione significativa nella politica estera; il mutamento cioè dal sostegno ad un "Laos libero" a quella diretta a un "Laos neutrale" ed indicando in privato che il Vietnam e non il Laos avrebbe dovuto essere considerato all'America il cavo nascosto che fa scattare la trappola esplosiva per la diffusione del comunismo nell'intera area[136].

 
Il 1° presidente del Vietnam del Sud Ngô Đình Diệm.

A maggio Johnson venne inviato ad incontrare il presidente del Vietnam del Sud Ngô Đình Diệm. Il Vicepresidente gli assicurò ulteriori aiuti per poter plasmare una forza combattente che potesse resistere ai comunisti[137]. Kennedy annunziò un cambio di politica, passando da un semplice sostegno e collaborazione tecnolgica con Diem alla sconfitta sul campo del comunismo nel Vietnam del Sud[138]. Durante tutto il corso della propria amministrazione il presidente continuò le politiche che fornivano supporto gestionale ed economico, consiglio e sostegno militare, al governo sud-vietnamita filo-occientale[139].

Verso la fine del 1961 i vietcong iniziarono ad assumere una presenza sempre più predominante; tutto coinciò con la conquista della capitale provinciale di Phước Vĩnh[140]. Kennedy aumentò proporzionalmente il numero dei consiglieri militari e delle United States Army Special Forces nell'intero territorio comprendente l'area d'influenza vietnamita (da 11.000 nel 1962 ad oltre 16.000 alla fine del 1963): rimarrà però sostanzialmente riluttante ad ordinare uno schiermento di truppe su vasta scala[141][142].

Prima del suo assassinio utilizzerà quasi esclusivamente consglieri militari e forze speciali in Vietnam Nel 1962 verrà istituito il Military Assistance Command, Vietnam. Un anno e mezzo dopo la seguente presidenza di Lyndon B. Johnson impiegherà le prime truppe da combattimento compromettendosi direttamente nella guerra del Vietnam; il coinvolgimento statunitense così s'intensficò enormemente, con forze presenti sul campo che raggiungeranno le 184.000 unità nel 1965 per toccare la punta di 536.000 nel 1968[143].

Verso la fine del 1961 il presidente inviò Roger Hilsman, allora direttore del "Bureau of Intelligence and Research" del dipartimento di Stato, in Vietnam per valutare la situazione complessiva. Egli incontrò Sir Robert Grainger Ker Thompson, esperto britannico di controguerriglia nonché capo della missione consultva inglese nel Sud del paese; assieme concepirono l'idea di "programma strategico Amleto". Questo sarà approvato sia da Kennedy che da Diem e subito dopo formato per entrare in fase esecutiva[144].

Fu implementato all'inizio del 1962 e comportò alcune delocalizzazioni forzate, l'internamento d'interi villaggi e la segregazione di sudvietnamiti rurali in nuove comunità dove i contadini sarebbero rimasti isolati dalla propaganda dei ribelli comunisti. Si sperò che questi nuovi centri urbani sarebbero riusciti a fornire la sicurezza necessaria ai contadini, favorendone nel contempo il legame tra loro stessi e il governo centrale. Nel novembre del 1963 il programma svanì e si concluderà ufficialmente entro l'anno successivo[145].

 
Irrorazione di defolianti durante l'Operazione Ranch Hand.

Già all'inizio del 1962 Kennedy autorizzerà formalmente un convolgimento crescente quando firmò il "National Security Action Memorandum" intitolato Subversive Insurgency (War of Liberation)[146]. Il Segretario di Stato Dean Rusk esprimerà il suo forte sostegno ad esso[147]. L'Operazione Ranch Hand, uno sforzo di defogliazione aerea su larga scala, inizierà in quell'anno sulle maggiori vie di comunicazione del Sud vietnamita[148].

Nell'aprile del 1963 il presidente valutò la situazione venutasi a creare in Vietnam nei termini seguenti: "non abbiamo il desiderio di rimanere in Vietnam, quelle persone ci odiano, ci butteranno fuori con il culo per aria da un momento all'altro, ma non posso rinunciare a quel territorio cedendolo ai comunisti e farò in modo che il popolo americano mi rielegga"[149].

 
Lyndon B. Johnson mentre stringe la mano a Ngô Đình Nhu.

Il presidente dovette affrontare una prima crisi entro il mese di luglio; nonostante l'aumento dei consigliei militari e delle tecnologie connesse l'esercito sudvietnamita divenne solo asai marginalmente efficace contro le forze filo-comuniste costituite dai Vietcong. Il 21 di agosto, proprio quando il nuovo ambasciatore per il Vietnam del Sud Henry Cabot Lodge Jr. arrivò, Diem e suo fratello Ngô Đình Nhu ordinarono alle loro forze armate finanziate ed addestrate dalla CIA di sedare con la forza le manifestazioni dei monaci buddhisti partiti dalla pagoda Xá Lợi. Era eplosa la crisi buddista del Vietnam.

 
La fotografia del giornalista Malcolm Browne che testimonia l'auto-immolazione del monaco buddhista Thích Quảng Đức l'11 di giugno del 1963; una foto del tutto simile vincerà poco dopp la World Press Photo of the Year[150].

Le misure repressive che ne derivarono accrebbero le aspettative di un colpo di Stato con l'intento di rimuovere Diem per installare al suo posto il fratello, suo primo cosigliere ed eminenza grigia del regime[151]. A Lodge venne richiesto di consigliare ad entrambi di dimettersi immediatamente da tutte le loro funzioni e lasciare il paese: Diem però non accolse tali proposte[152].

Seguì il Cable 243 del 24 di agosto in cui si dichiarava che l'amministrazione non avrebb più in alcun modo tollerato le azioni di Nhu e venne ordinato a Lodge di fare pressioni su Diem perché destituisse il fratello; se solo si fosse rifiutato gli americani avrebbero trovato il modo di sostituirlo con una leadership alternativa[153]. Lodge disse che l'unica opzione praticabile era quella d'indurre i generali sudvietnamiti a rovesciare entrambi i fratelli, così come previsto fin dal piano iniziale[154].

Alla fine della setttimana Kennedy apprese da Lodge che il governo di Diem avrebbe sempre potuto, anche a causa dell'assistenza francese data a Nhu, trattare in segreto con i comunisti e chiedere prefino agli americani di andarsene. Contemporaneamente furono inviati ordini per eliminare tutti coloro che si erano compromessi nel tentativo di colpo di Stato[155]. Allo stesso tempo i primi sentimenti formali contro la guerra cominciarono ad essere espressi ad alta voce dal clero statunitense del "Ministers' Vietnam Committee"[156].

Indicativa fu una riunione di abinetto svoltasi a settembre in cui si ebbero diverse valutazioni sulla situazione in corso; il presidente ricevette rapporti aggiornati a seguito d'ispezioni personali sul campo (missione Krulak–Mendenhall) da parte del Dipartimento della Difesa (con il generale Victor Harold Krulak) e del Dipartimento di Stato (con Joseph Abraham Mendenhall).

Krulak dichiarò che la lotta militare contro i comunisti stava progredendo e avrebbe potuto essere vinta, mentre Mendenhall disse che il paese era stato oramai perduto civilmente da una qualsivoglia influenza americana. Kennedy reagì chiedendo: "avete fatto visita a due signori differenti nello stesso paese?" Il presidente non era a conoscenza del fatto che i due uomini fossero talmente in contrasto tra di loro da non essersi rivolti il minimo cenno per tutto il viaggio di ritorno[157].

In ottobre il presidente diede al Segretario della Difesa Robert McNamara e il generale Maxwell Taylor il compito di eseguire una missione nelle zone delle operazioni nell'ennesimo tentativo di sincronizzare l'informazione sul campo e la formulazione di una politica più efficiente. L'obiettivo fu quello "di sottolineare l'importanza di arrivare fino in fondo alla questione inerente le differenze nei rapporti dei rappresentanti statunitensi in Vietnam"[158].

Negli incontri svoltisi con McNamara, Taylor e Lodge Diem rifiutò nuovamente di accettare le misure di governo provenienti con insistenza dagli Stati Uniti; ciò aiut a dissipare definitivamente il precedente ottimismo di McNamara nei riguardi del dittatore vietnamita[159]. Gli alti funzionari statunitensi furono anche illuminati dal Vicepresidente Nguyễn Ngọc Thơ (scelto da molti per succedere a Diem in caso di colpo di Stato) il quale in termini dettagliati cancellò le precedenti informazioni raccolte da Taylor sul fatto che i militari stessero avendo un qualche successo al fronte[160].

Su insistenza di Kennedy il rappporto sulla missione contenne anche un programma raccomandato per l'eventuale ritiro delle truppe USA: 1.000 già entro la fine dell'anno con il suo completamento entro il 1965; proposito questo che il Consiglio per la Sicurezza Nazionale considerò tutt'al più una "fantasia strategica"[161]. Il rapporto finale dichiarò invero che i militari stessero facendo progressi significativi, che il governo sempre più impopolare guidato da Diem non era vulnerabile a un colpo di mano ed infine che l'assassinio degli stessi Diem e Nhu era quantomeno una possibilità di cui tenere seriamente conto[162].

Verso la fine di ottobre le relazioni dell'intelligence riportarono ancora una volta che un tentativo di colpo di Stato era in fase di attuazione. La fonte, il generale vietnamita Dương Văn Minh (noto anche come "Big Minh"), desiderava conoscere la posizione americana a riguardo. Kennedy ordinò a Lodge di offrire assistenza tramite i servizi segreti al colpo di Stato, escludendovi però la possibilità di asassinio di Diem, ed inoltre di garantire sul non coinvolgimento ufficiale statunitense oltre che a negare qualsivoglia responsabilità[163].

Poco più tardi, quando il colpo di Stato diventò essere sempre più imminente, il presidente ordinò che tutte le informazioni in arrivo venissero instradate subito verso di lui. Una politica di "controllo e taglio" verrà allora avviata per assicurarsi il completo controllo sulle risposte di Kennedy, tagliandolo di fatto fuori dalle comunicazioni diplomatico-militari[164].

 
Il corpo senza vita di Ngô Đình Diệm con le braccia legate dietro la schiena. Sarà inizialmente fatto diramare il dispaccio secondo cui lui e il fratello Ngô Đình Nhu si fossero invece suicidati.

Il 1° di novembre i generali sudvietnamiti guidati da "Big Minh" rovesciarono il governo Diem, prima arrestandolo e poi uccidendolo assieme al fratello Nhu. Il presidente rimarrà scioccato da quelle morti. In seguito Kennedy giungerà a scoprire che Minh aveva chiesto all'ufficio sul campo della CIA di assicurare un passaggio sicuro fuori dal paese per Diem e Nhu, ma che gli fu risposto che erano necessarie almeno 24 ore per potersi procurare un aereo: Minh risponderà che non poteva riuscire a tenerli sotto custodia in totale sicurezza per un tempo così lungo[165].

La notizia inizialmente portò ad un rinnovarsi della fiducia - sia in America che nel Sud vietnamita - sul fatto che la guerra avrebbe ancora potuto essere vinta[166]. Il consigliere per la sicurezza nazionale McGeorge Bundy redasse un memoriale d'azione sulla sicurezza nazionale da presentare al presidente non appena questi avesse fatto ritorno dalla sua visita ufficiale a Dallas, prgrammata per il 22 di novembre. Esso ribadivala convinzione di combattere per spazzare via il comunismo dal territorio vietnamita, co un aumento consistente degli aiuti militari ed economici e la contemporanea aspansione dele operazioni in Laos e nella Cambogia.

Prima di partire per Dallas Kennedy disse a Michael Vincent Forrestal, collaboratore di Bundy, che "dopo il primo dell'anno... [voleva] uno studio approfondito di ogni possibile opzione, inclusa una ricerca su come uscirne... per rivedere tutta la questione dal basso verso l'alto". Alla domanda su cosa pensasse e come intendesse procedere il presidente Forrestal rispnderà: "è stata la causa del'avvocato del diavolo"[167].

Gli storici non si trovano d'accordo sul fatto che la guerra del Vietnam si sarebbe o meno intensificata se Kennedy fosse sopravvissuto per poter essere riconfermato alle elezioni presidenziali del 1964[168]. Ad alimentare il dibattito ci sono le dichiarazioni dell'ex segretario McNamara nel documentario intitolato The Fog of War: La guerra secondo Robert McNamara; il presidente stava seriamente considerando l'ipotesi di procedere adun ritiro unilaterale subito dopo la tornata elettorale[169].

Il film contiene anche una registrazione su nastro di Lyndon B. Johnson la quale afferma che Kennedy stesse progettando di ritirarsi, una posizione che trovava il Vicepresidente in forte disaccordo[170]. L'11 di ottobre aveva firmato il "National Security Action Memorandum (NSAM) 263", che stabiliva il ritiro dei primi 1.000 militari entro la fine dell'anno[171][172]; tale azione sarebbe stata un'inversine decisiva di politica e dimostra che il presidente si stesse muovendo in una direzione meno aggressiva dopo il suo acclamato discorso sulla pace mondiale pronunciato il 10 di giugno all'American University[173].

Quando nel 1964 fu chiesto a Robert Kennedy cosa avrebbe fatto il fratello se i vietnamiti del Sud si fossero venuti a trovare sull'orlo della sconfitta egli replicò: "avremmo dovuto afrontare la situazione non appena ci si fossimo arrivati"[174]. Al momento della morte del presidente nessuna decisione politica finale era ancora stata presa[175]. Nel 2008 il giurista Ted Sorensen ha scritto: "mi piacerebbe credere che Kennedy avrebbe trovato un modo per ritirare tutti gli istruttori e i consulenti americani [dal Vietnam], ma anche da qualcuno che conosceva JFK così bene come me non può esserne certo del tutto, perché non credo che nelle sue ultime settimane abbia saputo lui stesso che cosa sarebbe stato meglio fare"[176].

Sorensen ha anche aggiunto che secondo lui la questione vietnamita era l'unico problema di politica estera che JFK avesse lasciato al suo successore non in meglio, e forse possibilmente in peggio, più di quanto non fosse quando l'aveva ereditato[177]. Il coinvolgimento degli Stati Uniti nella regione s'intensificherà fino a quando la presidenza di Lyndon B. Johnson non sceglierà di schierare direttamente sul campo massicce forze militari per combattere la guerra del Vietnam[178] la quale terminerà con la totale disfatta solo nell'aprile del 1975, dopo essersi trascinata per oltre 12 anni con ingenti costi di vite umane su entrambi i fronti[179].

Il 26 di novembre, appena 4 giorni dopo la morte di Kennedy, il neopresidente Johnson farà approvare il "NSAM 273", con l'annullamento della decisione di un primo parziale ritiro dei 1.000 soldati e riaffermando con forza la politica di assistenza militare nei confronti del Vietnam del Sud[180][181].

Nel frattempo inizierà a farsi strada sempre più l'ipotesi complottista nei riguardi dell'assassinio di John Fitzgerald Kennedy con una ridda di voci, prove e controprove l'una contro l'altra schierate. La commissione Warren parve dare la risposta ufficiale finale, ma questo non impedirà il continuo propagarsi dell'idea controversa del complotto progettato a tavolino.

Ich bin ein Berliner Speech (info file)
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il discorso Ich bin ein Berliner pronunziato al Municipio di Schöneberg il 26 giugno del 1963

Ich bin ein Berliner (I am a Berliner) speech (audio) (info file)
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Versione audio completa

Siamo tutti berlinesi

Israele

Iraq

Irlanda

 
Il presidente e il suo vice nei giardini della Casa Bianca.
 
I paesi visitati dal presidente Kennedy nel corso della sua presienza.
 
Il presidente a Miami il 18 novembre del 1963.

Viaggi internazionali

Kennedy fece otto viaggi internazionali durante la sua presidenza.[182]

Date Stato Luoghi Dettagli
1 16-18 maggio 1961   Canada Ottawa Visita di Stato. Incontro con il Governatore Generale Georges Vanier e il Primo Ministro John Diefenbaker.
2 31 maggio - 3 giugno 1961   Francia Parigi Visita di Stato. Incontro con il Presidente Charles de Gaulle.
3-4 giugno 1961   Austria Vienna Incontro con il Presidente Adolf Schärf. Colloqui con il Premier sovietico Nikita Khrushchev.
4-5 giugno 1961   Regno Unito Londra Visita privata. Incontro con la Regina Elisabetta II e il Primo Ministro Harold Macmillan.
3 16-17 dicembre 1961   Venezuela Caracas Incontro con il Presidente Rómulo Betancourt.
17 dicembre 1961   Colombia Bogotà Incontro con il Presidente Alberto Lleras Camargo.
4 21-22 dicembre 1961   Bermuda Hamilton Incontro con il Primo Ministro Harold Macmillan.
5 29 giugno - 1 luglio 1962   Messico Città del Messico Visita di Stato. Incontro con il Presidente Adolfo López Mateos.
6 18-21 dicembre 1962   Bahamas Nassau Conferred con il Primo Ministro Harold Macmillan.
7 18-20 marzo 1963   Costa Rica San José Ha partecipato alla Conferenza dei Presidenti delle Repubbliche dell'America Centrale.
8 23-25 giugno 1963   Germania Ovest Bonn,
Colonia,
Francoforte sul Meno,
Wiesbaden
Incontro con il Cancelliere Konrad Adenauer e altri funzionari.
26 giugno 1963   Germania Ovest Berlino Ovest
26-29 giugno 1963   Irlanda Dublino,
Wexford,
Cork,
Galway,
Limerick
Visita alla casa degli antenati.[183]
29-30 giugno 1963   Regno Unito Birch Grove Visita informale col Primo Ministro Harold Macmillan nella sua casa.
1-2 luglio 1963   Italia Roma,
Napoli
Incontro con il Presidente Antonio Segni e funzionari italiani e della NATO.
2 luglio 1963   Città del Vaticano Palazzo Apostolico Udienza con il neo eletto Papa Paolo VI.
 
Arrivo di presidente e consorte a Dallas: 22 novembre del 1963 (foto di Cecil William Stoughton).

Dallas, 22 novembre

 
Il cervello fracassato di Kennedy sul tavolo dell'obitorio.

Reputazione storica

Storici e politologi tendono, nella classifica storica dei presidenti degli Stati Uniti d'America a valutare Kennedy come un buon presidente, anche se i giudizi sulle politiche da luiadottate sono miste. La prima parte della sua amministrazione portò dei passi falsi evidenziati dalla fallita invasione della Baia dei Porci e dal "Vertice di Vienna" del 1961[6][184].

L'ultimo anno della sua presidenza è stato riempito con diversi e notevoli successi, per i quali riceve i consensi maggiori. Gestì abilmente la crisi dei missili di Cuba, evitando così la deflagrazione di una guerra nucleare e preparò in tal modo il terreno per l'avvio di relazioni meno tese tra Stati Uniti e Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Ha anche avanzato il principio di uguaglianza davanti alla legge sostenendo gli sforzi per porre fine alla segregazione razziale negli Stati Uniti d'America istituzionale e alla discriminazione negli Stati Uniti meridionali[6][184].

Molte delle proposte di Kennedy furono approvate dopo la sua morte, durante l'amministrazione della presidenza di Lyndon B. Johnson e la sua morte violenta diede a quelle proposte una potente componente morale[185]. Assassinato nel pieno della vita Kennedy rimane un simbolo potente e popolare di ispirazione e tragedia. Il termine "Camelot" viene spesso usato per descrivere la sua presidenza, riflettendo sia la grandezza mitica concessa a Kennedy con la morte sia la potente nostalgia che molti provano per quell'epoca della storia degli Stati Uniti d'America[184].

È idolatrato nella stessa misura concessa a Abraham Lincoln e Franklin Delano Roosevelt; i sondaggi di "Gallup Poll" mostrano costantemente che il suo indice di gradimento pubblico si aggira intorno all'83%[185].

Un sondaggio condotto da Washington Post nel 2014 su 162 membri della sezione Politica presidenziale ed esecutiva della "American Political Science Association" ha classificato Kennedy alla 14° posizione tra le 43 persone che hanno assunto il ruolo di presidente, incluso Barack Obama allora ancora in carica. Tra i "13 presidenti moderni", da Franklin Roosevelt a Obama, si piazza al centro del gruppo. Il sondaggio ha anche rilevato che Kennedy era il presidente statunitense più sopravvalutato della storia[186].

Un sondaggio C-SPAN del 2017 lo ha classificato tra i primi dieci presidenti di tutti i tempi. Il sondaggio ha chiesto a 91 storici presidenziali di classificare i 43 ex presidenti (incluso Obama) in varie categorie per ottenere un punteggio composito, risultante in una classifica generale. Kennedy è stato classificato 8° tra tutti gli ex presidenti (in calo rispetto alla 6° posizione ottenuta nel 2009).

Le sue classifiche nelle varie categorie di questo sondaggio più recente sono state le seguenti: persuasione pubblica (6°), leadership nelle situazioni di crisi (7°), gestione economica (7°), autorità morale (15°), relazioni internazionali (14°), capacità amministrative (15°), rapporti con l'assemblea congressuale (12°), visione/impostazione di un'agenda presidenziale (9°), perseguimento di un uguale giustizia per tutti (7°), prestazioni nel contesto dei tempi (9°)[187].

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Bibliografia

Opere citate

Altre letture

  • John Barnes, John F. Kennedy on Leadership, 2007.
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Fonti primarie

  • Documentary History of the John F. Kennedy Presidency (18 vol. University Publications of America, 1996) online table of contents

Voci correlate