L'Irredentismo italiano è stato un movimento politico e culturale, attivo perlopiù tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima guerra mondiale. Sorse con l'idea di completare territorialmente il Risorgimento: il concetto di "Italia irredenta" si applicava infatti a quei territori abitati da italiani - ma in generale considerati parte dello spazio nazionale italiano - che dopo il 1870 erano rimasti fuori dei confini dello Stato unitario italiano. Dato il carattere risorgimentale (e quindi antiaustriaco) delle origini, gli irredentisti guardarono soprattutto alle terre che ancora dopo il 1866 erano rimaste all'Impero Austro-ungarico, poste entro i cosiddetti "confini naturali". Sul versante settentrionale stava anzitutto il Trentino, al quale poi - con il radicalizzarsi del discorso sul limite "naturale" della penisola italiana visto alla linea del Brennero - si aggiunse anche l'Alto Adige (anche se perlopiù abitato da tedeschi); sul versante orientale stavano le terre spesso bagnate ad est dell'Adriatico e dove convivevano italiani e slavi del sud: qui le opinioni divergevano tra chi considerava una linea che lasciava di qua le città di Gorizia e di Trieste e l'Istria (specie quella occidentale) e chi guardava ad una linea più ad est - passante per il monte Nevoso - che invece includeva la città di Fiume e altre terre sul Quarnaro, nonché - per estensione - pure la Dalmazia.