Candalla è una “valle incantata” che si trova nel versante Versiliese delle Alpi Apuane meridionali; Questa profonda e stretta gola incastonata fra pareti rocciose ed incombenti si situa alle pendici delle montagne che circondano la cittadina di Camaiore in provincia di Lucca, Toscana.

Il suo nome è forma corrotta del latino "Candianula" cioè villa o podere, da cui, attraverso le successive forme "Candianla" e "Candialla" si arriva a Candalla.

Questo lembo di terra si distende ai piedi del monte Prana che raggiunge un'altezza di metri 1221 e del monte Gabberi che raggiunge un'altezza di metri 1108 ed è sovrastato dallo sperone roccioso del monte Penna che ha un'altezza di 190 metri sul livello del mare, il quale pur avendo una modesta altezza ricopre una grande attrattiva in quanto costituisce una sorta di "palestra" per gli scalatori proponendo le difficoltà delle Dolomiti.

Candalla è inoltre attraversata dal torrente Lombricese quando nella sua corsa impetuosa raggiunge il fondovalle dove sono ubicati antichi mulini e frantoi.

Ma, non solo, anche nella parte più alta della valle, dove il torrente Lombricese forma cascate e laghetti incastonati nella roccia, Candalla è disseminata di mulini, frantoi, polverifici, ferriere e perfino di un pastificio di cui oggi rimangono soltanto i resti ricoperti di edere e muschi

Il fondovalle è coltivato prevalentemente ad oliveto , poi cominciando a salire troviamo dei castagneti e infine ancora più in alto inizia il bosco che in autunno si trasforma in un quadro Impressionistico, tanto è particolare il gioco cromatico delle foglie degli alberi.

Sempre in autunno il terreno adiacente il torrente Lombricese si trasforma in un tappeto di ciclamini che in primavera cedono il posto alle primule e ai non ti scordar di me creando effetti cromatici altrettanto superbi.

Tutto questo spiega perchè Candalla è definita "valle incantata".

Nel 2007 una delegazione del gruppo archeologico di Camaiore, si recò a Rovigno, città gemellata con Camaiore, per allestire una mostra di interesse archeologico, dal titolo "Candalla di Camaiore e il castelliere di Moncodogno". Il sito di Candalla scoperto nel 1981 dal gruppo archeologico di Camaiore, si pone, per la caratteristica e la quantità dei reperti trovati e ora conservati nel museo Blanc di Viareggio, tra i più importanti siti dell'età del Bronzo della Toscana nord-occidentale.

Luca Santini, del Gruppo archeologico spiegò che si trattava di un villaggio di capanne, costruite con argilla e con copertura vegetale, dislocato sulla sponda destra del torrente Lombricese, abitato sporadicamente ad iniziare dal Neolitico e maggiormente frequentato nell'età del bronzo da una comunità di pastori.

Nelle campagne di scavo operate dalla dottoressa Daniella Cocchi, per conto del museo Blanc, non solo furono rinvenuti migliaia di frammenti di contenitori ceramici di varie fogge, ma fu ritrovato un vaso in ambra di tipo Tirinto, da cui prese poi il nome il "riparo dell'Ambra".

La prova delle attività artigianali, alle quali si dedicavano gli abitanti di Candalla, l'abbiamo dal ritrovamento di pesi da telaio, che documentano una rudimentale lavorazione tessile, che si concretizzava con la produzione di tessuti in lana; Allo stesso modo, la presenza di colini in ceramica ci fa attestare la produzione del formaggio, principale risorsa dei pastori dell'età del Bronzo. [1]

I ripari di Candalla non erano abitazioni fisse ma semplici bivacchi nelle transumanze verso i pascoli del monte Monte Matanna.

Sono frequentati a partire dall'Eneolitico e soprattutto nell'età del bronzo come rifugi stagionali dove si svolgono attività legate alla pastorizia, ad esempio colare e bollire il latte, alla tessitura e metallurgica.

E' testimoniata anche la raccolta di frutti selvatici quali ghiande, susine, mele selvatiche e corniolo.

All'inizio dell'età del Bronzo medio vengono costruite abitazioni con cannicci che sfruttano come appoggio la parete rocciosa: all'interno di queste vengono ritrovati acciottolati e focolari.

Nel Bronzo recente la frequentazione di questi rifugi diventa più saltuaria e nel Bronzo Finale il ritrovamento di un grano d' ambra baltica di tipo Tirinto, che veniva lavorata prevalentemente in area Padana, ci fa capire uno scambio di oggetti di prestigio anche a lunga distanza.[2]

Lungo la valle di Candalla si possono ammirare i ruderi e le rovine di opifici, mulini, frantoi, pastifici, polverifici sorti in prossimità del torrente Lombricese per sfruttarne l'energia; I più antichi risalgono addirittura al XV secolo.

Questi ruderi sono importanti per più aspetti: intanto molti di essi conservano oltre alle mura, le prese d'acqua, le macine di pietra e vari manufatti delle antiche tecnologie di lavorazione, ma la cosa più interessante è il modo in cui le rovine interagiscono con la natura divenuta selvaggia e si arrampica sui resti degli antichi mulini, pastifici, frantoi...creando un effetto particolare come un museo a cielo aperto.

Tra tutti i resti di questi antichi laboratori che costeggiano il torrente Lombricese, più degli altri sono importanti quelli del pastificio Bertagna, detto così dal nome del propietario Luigi Bertagna che oltre a questo pastificio possedeva sempre lungo il Lombricese un frantoio ed un mulino.

La prima notizia del pastificio Bertagna risale all'anno 1854 come documentano le tasse sugli edifici relative a quell'anno,le sue macchine di ferro venivano mosse da una ruota verticale molto grande situata all'esterno dell'edificio.

Il pastificio comprendeva una grande stanza coperta a palco sorretto da dei pilastri con archi dove si trovavano cinque macchine di ferro per fare cinque diverse qualità di minestre.

Al primo piano vi erano quattro stanze anch'esse coperte a palco di cui una grande per magazzino,una centrale contenente la porta d'ingresso,una adibita a studio e la quarta aveva al suo interno un molino con una sola macina.

Al secondo piano a tetto c'era una grande stanza ad uso di magazzino,una stanza centrale con il focolare ed una terza stanza con un meccanismo detto "di biella" per tritare il grano per i vari tipi di pasta.

L'attività del pastificio terminò probabilmente verso la fine dell'Ottocento dato che agli inizi del Novecento vi era una cartiera al suo posto.

Un molino, invece, che ancora oggi si può ammirare in tutta la sua interezza e maestosità si trova proprio in prossimità della prima pozza formata dal torrente Lombricese, nella parte centrale della valle di Candalla, dove finisce la strada percorribile in auto e inizia il sentiero a piedi per inoltrarsi proprio all'interno della valle. Questo complesso costituisce, si può dire, l'ingresso vero e proprio alla valle.

La prima notizia di questo opificio si trova in un estimo catastale del 1513 dove risultava di proprietà del Comune di Camaiore.

Successivamente viene privatizzato e nei secoli si alternano diverse famiglie fino ai giorni nostri quando per ironia della sorte il Comune di Camaiore lo riacquista dagli eredi dell'ultimo proprietario Giuseppe Marchetti, detto "Taccone", deceduto solo un decennio fa, per farne un museo. Taccone, particolarmente legato a questo molino, con sua grande passione, riuscì a mantenerlo attivo fino alla fine del secolo scorso nonostante le difficoltà burocratiche.

Si tratta di un edificio a tre piani: al piano terra vi sono tre stanze con tre ingressi indipendenti, due lato nord ed uno lato ovest, in una di queste stanze sono collocate due macine.

Al primo piano vi sono quattro stanze e cioè una cucina,due camere, ed un vano per usi diversi. Al secondo piano a tetto vi sono due camere e un fienile

Cercando di descrivere Candalla non si può non ricordare la ferriera Barsi collocata sempre lungo il torrente Lombricese proprio all'inizio della valle.

Dai documenti ritrovati questa ferriera risale al 1820 ed apparteneva alla famiglia Cerù, una famiglia nobile lucchese legata al commercio; è costituita da un pianterreno dove si trovano due stanze sterrate ed una a tetto ad uso di ferriera con tre fucine.

Anche per quanto riguarda la ferriera nel tempo si sono succeduti diversi proprietari finché nel 1910 fu sottoposta a sequestro e venduta all'asta a causa di difficoltà economiche da parte degli ultimi proprietari.

Jacopo Barsi lesse sul giornale di questa cosa e con l'aiuto di uno zio ritornato dall'' America partecipò all'asta aggiudicandosi la ferriera per la somma di 6.000 lire.

La famiglia Barsi non era sprovveduta in quanto aveva già posseduto una ferriera ai piedi del monte Matanna perciò misero anima e corpo in questa nuova avventura.

Jacopo insegnò il mestiere al figlio Nilo che a sua volta lo insegnò ai suoi due figli, Delio e Giuseppe. Quest'ultimo è l'attuale proprietario della ferriera.

In questo laboratorio venivano realizzati, soprattutto, strumenti utili per lavorare la terra quali zappe e vanghe.

La gestione Barsi diede i suoi frutti tanto che riuscirono ad insediarsi sul mercato della ferramenta con una vasta clientela.

Oggi la ferriera, grazie alla famiglia Barsi, è diventata anche un'attrattiva turistica versiliese e molti vengono ad ammirare, oltre al laboratorio in cui tutto viene realizzato, il "museo alternativo" che Giuseppe Barsi ha creato lungo Lombrici, ovvero enormi zappe e utensili di vario generi messi in mostra lungo la strada.[3]

Nel 2014 la rivista inglese The Guardian ha stilato una classifica delle dieci più belle piscine naturali situate in Italia: Candalla è stata posizionata al quinto posto.[4]

Nel 2017, dato l'incremento turistico in questa zona segreta, ormai diventata sapere di tutti, l'amministrazione ha dovuto mobilitare una navetta affinché diminuisse il flusso di macchine che mandava letteralmente in tilt i piccoli paesini Lombrici e Casoli e affinché non ci fossero più le soste lungo la via, già tremendamente stretta, che talvolta hanno impedito il regolare traffico automobilistico.

Purtroppo Candalla è una strada stretta e senza uscita, dove l'ingorgo è assicurato e il progetto di farci un parcheggio impossibile da realizzare. Nell'estate 2017 i problemi sono stati soprattutto relativi al passaggio dei mezzi di soccorso. [5]

Il 15 agosto 2017 Candalla è stata inserita da Il Tirreno nelle possibili dieci mete per passare un Ferragosto alternativo in Toscana insieme all'altra piscina naturale della Versilia, Malbacco. E' stata definita un'idea fresca ed originale per chi è stanco del mare ma che dell'acqua proprio non può fare a meno![6]

  1. ^ A Rovigno una mostra su Candalla - Il Tirreno, in Archivio - Il Tirreno. URL consultato l'11 dicembre 2017.
  2. ^ 18, I RIPARI DI CANDALLA, in Comune di Camaiore. URL consultato l'11 dicembre 2017.
  3. ^ Barsaglini, Alberto., Gli opifici del torrente Lombricese e fiume di Camaiore, Massarosa, 2008, ISBN 9788862070119, OCLC 955649855.
  4. ^ (EN) Michele Tameni, Top 10 wild swimming locations in Italy, in The Guardian, 25 aprile 2014. URL consultato l'11 dicembre 2017.
  5. ^ Multe e carroattrezzi alle pozze di Candalla «Serve una navetta» - Cronaca - il Tirreno, in il Tirreno, 19 luglio 2017. URL consultato l'11 dicembre 2017.
  6. ^ Le piscine naturali a Malbacco e Candalla - Cronaca - il Tirreno, in il Tirreno, 15 agosto 2017. URL consultato l'11 dicembre 2017.