Clan Ascione

clan camorristico
Versione del 21 dic 2017 alle 23:35 di Pracchia-78 (discussione | contributi) (fix: 17enne -> diciassettenne e fix ortografici vari)

Template:Organizzazione criminale

Il clan Ascione è un sodalizio camorristico, originario ed operante nella zona di Ercolano.

Storia

Il 17 dicembre 1986 avviene l'omicidio di Raffaele Iodice, affiliato al clan Ascione, per mano di Mario Colini, 32 anni, Simone Borrelli (Ercolano, 23 novembre 1961) oggi schierato con i Birra, Antonio De Crescenzo di 30 e Bernardo Ammendola di 32 anni. Cira Simeone, 50 anni, mamma di Raffaele Iodice avvia le sue indagini e ha in testa una frase che il figlio le aveva detto pochi giorni prima di morire: Ho paura. Temo di essere tradito. Se mi ammazzano è stato Simone Borrelli. Era uno della sua banda. Il ragazzo era il primo figlio della donna è stava negli ambienti della mala, riscuoteva il pizzo per conto degli Ascione e secondo la mamma è stato ammazzato perché non voleva più saperne del racket, e perché intratteneva un relazione con la sorella di Simone Borrelli (Ercolano, 23 novembre 1961). Voleva tornare alla vita onesta, ma quelli non perdonano. Le circostanze dell'uccisione del giovane sono agghiaccianti. In aula vengono ricordate in modo particolareggiato. Il corpo, dopo l'esecuzione, resta piegato come quando si è seduti. Per gli inquirenti è un indizio importante. Omicidio compiuto da un amico dicono mentre Raffaele Iodice era nella sua macchina ferma. Dell'auto però nessuna traccia. Gli assassini scavano una fossa per seppellire il corpo. Ma debbono smettere perché i cani che fanno la guardia nel fondo agricolo, incominciano ad abbaiare.

Il 20 aprile 1988 i fratelli Giuseppe, Giacomo, e Ciro Zeno, rispettivamente 27, 25, e 23 anni uccidono Giorgio Ronzetti (braccio destro di don Raffaele Ascione soprannominato Rafaele 'o luongo) di 28 anni e Michele Del Mastro (cognato di Delfino Del Prete), 23 anni, e feriscono gravemente Giovanni Savino, 24 anni. I tre fratelli hanno raccontato agli inquirenti una storia di minacce, violenze fisiche e racket, che durava da alcuni anni. La banda del Vesuvio li aveva presi di mira perché, come commercianti di fiori all'ingrosso, avevano avuto successo e facevano molti affari.

Il 12 dicembre 1990 dopo due anni di latitanza trascorsi in Germania fu arrestato Raffaele Ascione (già legato a Raffaele Cutolo) nella sua abitazione, dove si nascondeva in un vano ricavato in una parete e protetto da una porta blindata. Sul suo capo pendevano ordini di carcerazione per associazione per delinquere di stampo camorristico, tentato omicidio, rapine e spaccio di droga. Scarcerato fu catturato il 18 maggio 1994 a Cava de' Tirreni (Salerno). Tornato in galera è morto all'ospedale di Caserta il 14 giugno 2004 dopo aver avvertito un malore nel carcere di Carinola (Caserta).

Il 18 giugno 1991 la Cassazione stabilì a sorpresa che non è reato nemmeno sparare e uccidere il taglieggiatore che si presenti davanti a voi con la pistola in pugno. È stato reso così definitivo il proscioglimento dei fratelli Zeno: sparare contro i taglieggiatori che minacciano a mano armata e ucciderli rientra nell'ambito della legittima difesa. I fratelli Zeno, intanto, dopo un periodo trascorso nel Nord Europa nel timore di rappresaglie, sono tornati a Ercolano dove hanno ripreso la loro attività.

Il 17 ottobre 1993 per ordine di Immacolata Adamo (San Martino Valle Caudina, 24 aprile 1960) i becchini del clan Ascione fecero irruzione nel cimitero e “rubarono” il cadavere di Raffaele Iodice, ucciso dal clan il 17 dicembre 1986. Una vendetta - dicono oggi i pentiti - nei confronti di sua madre, Cira Simeone, la donna-coraggio che fece da sola quello che lo stato non riuscì mai a fare: incastrare gli assassini di suo figlio.

La prima faida di Ercolano vede contrapposti gli Esposito contro gli Ascione. Con l'omicidio del boss Salvatore Esposito si decreta la vittoria da parte del clan Ascione.

Da una decina d'anni, la seconda faida di Ercolano vede coinvolti gli Ascione contro i Birra. È una delle faide più cruente in termini morti ammazzati. In ballo ormai non c'è più soltanto il controllo del territorio: la guerra di camorra va avanti perché tra i malavitosi delle due famiglie c'è un odio profondo e radicato. In questa faida sono coinvolti anche i Papale. Dal febbraio 2007 al settembre 2008 ci sono stati 18 tra tentati e avvenuti omicidi[1].

Alla fine del 2001 viene arrestato Giovanni Birra (Ercolano, 12 luglio 1963) capo del clan Birra-Iacomino.

Il 14 giugno 2004 muore il capoclan Raffaele Ascione (1954 - 14 giugno 2004) fondatore dell'omonimo cartello camorristico. Dopo la sua morte le redini della cosca passeranno nelle mani delle moglie Immacolata Adamo (San Martino Valle Caudina, 24 aprile 1960).

Da un’indagine conclusa dall’Arma dei Carabinieri nel mese di ottobre 2016 è emersa una netta sovrapposizione tra i Falanga e gli Ascione-Papale (alcuni componenti del sodalizio di Ercolano risiedono sul territorio torrese) nella gestione delle piazze di spaccio, in ragione di un accordo funzionale alla spartizione condivisa degli affari illeciti su Torre del Greco. Nell’ambito della stessa attività è stata accertata anche un’estorsione ai danni di una società napoletana di video-lottery.

Il clan Birra, di fatto, non esiste più. Chi non si è pentito o è in carcere o è morto ammazzato. In questi anni Giovanni Birra (Ercolano, 12 luglio 1963) non ha però mai nemmeno accennato a una collaborazione. Nonostante si trovi recluso da decenni al 41 bis.

Prima faida

La notte del 4 febbraio gli scavi di Ercolano vennero circondati e i custodi immobilizzati. Attraverso un buco nella parete, i rapinatori sono penetrati nelle sale del museo scegliendo i 230 pezzi migliori con il catalogo alla mano. Senza dubbio una rapina mirata fatta su commissione forse di ambienti collegati con i mercanti d'arte stranieri. Ma i conti non sono tornati e la camorra ercolanese si è trovata subito di fronte a sviluppi che non aveva previsto. Uno dei due clan non ha gradito che il colpo fosse stato compiuto dalla malavita esterna. Poi si è aggiunto il ruolo dell'avvocato Cesare Bruno che tra Portici ed Ercolano è un penalista molto conosciuto negli ambienti della mala. Proprio per questo il commissariato gli avrebbe affidato una missione delicata: far girare la voce secondo la quale era bene per tutti che il tesoro trafugato non uscisse da Ercolano. In sostanza un pressante appello per la sua restituzione e il suo recupero. E quando sembrava che la razzia fosse stata commissionata da mercanti svizzeri in contatto con collezionisti londinesi e americani, non si esitò anche a far balenare la possibilità di un premio a chi avesse fornito informazioni utili per il rientro del tesoro. Il primo a subire le conseguenze della rottura degli equilibri fra i due clan vesuviani, è proprio l'avvocato Cesare Bruno: un personaggio più volte coinvolto in inchieste sulla criminalità organizzata. Quando era consigliere comunale di Napoli del Msi-Dn, fu Giorgio Almirante, allora capogruppo alla Sala dei baroni, a chiederne la sospensione dal partito. Appartenente a una delle famiglie più note di Portici, Cesare Bruno era diventato il difensore di molti boss. Il 6 febbraio, appena due giorni dopo il clamoroso colpo, viene ferito in un agguato. I killer gli sparano dall'interno di una Fiat Uno risultata rubata. Alcune tracce portano a Stefano Zeno, 24 anni, uno dei sette pregiudicati allora arrestati. Quando sparano al penalista, non vogliono ucciderlo. È soltanto un duro avvertimento mandato a lui e al clan degli Ascione. La reazione non manca ed è violenta. Ha luogo poche settimane dopo. Il primo marzo ad Ercolano viene ucciso Antonio Esposito, 34 anni, soprannominato Antonio 'e Giorgino. I killer lo crivellano di colpi. Gravemente ferito è il suo luogotenente Tommaso Iengo di 42 anni. Tra i due clan è ormai guerra dichiarata. Colpiti duramente, gli Esposito organizzano la controffensiva. Puntano su Ciro Naldi, 19 anni, esponente di punta della banda Ascione. Forse è stato proprio lui il mandante del mortale agguato teso ad Antonio Esposito. Il 14 marzo cade sotto i colpi di un gruppo di fuoco. Era stato processato poche ore prima per detenzione di una modica quantità di droga. Due giovani killer in motocicletta lo abbattono con una raffica quasi davanti agli scavi di Ercolano. Da qui erano fuggiti gli ori trafugati da razziatori specialisti. Le indagini portarono al fermo e poi all'arresto, il 17 febbraio, di Ciro Neri, infermiere di 40 anni presso l'ospedale Ascalesi di Napoli. Era stato sorpreso nella villa di un mercante d'arte a Roma. Lo aveva tradito una ferita alla mano che si era procurato rompendo una delle vetrine del museo. Infine gli arresti degli esponenti dei due clan in lotta: Giovanni Birra di 27 anni, il cognato Stefano Zeno, Antonio Raiola di 27, Michele Beato di 19, Vincenzo e Ferdinando Abbate di 31 e 29 anni, Giuseppe Sannino di 23. Birra e Zeno sono stati sottoposti all'esame subito dopo l'omicidio di Ciro Naldi. Il risultato ha confermato che avevano fatto uso di armi da fuoco.

  • 6 febbraio 1990: Tentato omicidio di Cesare Bruno, ex consigliere MSI.
  • 1° marzo 1990: Omicidio di Antonio Esposito, 34 anni, soprannominato Antonio 'e Giorgino. I killer lo crivellano di colpi. Gravemente ferito è il suo luogotenente Tommaso Iengo di 42 anni. Tra i due clan è ormai guerra dichiarata. Colpiti duramente, gli Esposito organizzano la controffensiva.
  • 14 marzo 1990: Omicidio di Ciro Naldi, 19 anni, esponente di punta della banda Ascione. Forse è stato proprio lui il mandante del mortale agguato teso ad Antonio Esposito. Era stato processato poche ore prima per detenzione di una modica quantità di droga. Due giovani killer in motocicletta lo abbattono con una raffica quasi davanti agli scavi di Ercolano.
  • 17 aprile 1990: Omicidio di Alfonso Esposito, 33 anni, viene ucciso, con una sventagliata alla testa, mentre giocava a carte con gli amici.
  • 17 aprile 1990: Omicidio Ciro Panariello, figlio di Salvatore Panariello, era del clan Ascione. la vittima, con precedenti penali, ha avuto un ruolo nel sacco di Ercolano: la clamorosa e miliardaria rapina agli scavi del febbraio scorso. Un colpo che non sarebbe stato autorizzato dalle tante famiglie camorristiche del Napoletano, un'azione criminale che avrebbe ulteriormente spaccato il frastagliatissimo assetto interno della camorra.
  • 28 aprile 1990: Omicidio dell'avvocato Antonio Bonaiuto.
  • 6 agosto 1990: Omicidio di Francesco Oliviero. Fu ucciso per errore nel corso di una sparatoria tra i due clan avversi di Ercolano.
  • 9 novembre 1990: Omicidio di Delfino Del Prete, affilato all'estinto clan degli Esposito e ritenuto un elemento di primo piano della malavita vesuviana.
  • 30 luglio 1993: Omicidio di Salvatore Esposito detto "Lulluccio", allora reggente dell'associazione camorristica Esposito-Del Prete-Iacomino.
  • 21 novembre 1993: Tentato omicidio di Stefano Zeno (Ercolano, 17 marzo 1966) e Biagio Desiderio, ad opera dei fratelli Natale (1967) e Giuseppe Suarino (1974), assieme ad altre due persone.

Seconda faida

Al termine della prima guerra di camorra e a seguito degli arresti operati nel corso dell’operazione denominata "Nemesi", l’allora clan dominante degli Ascione era sostanzialmente indebolito. Tale situazione di fatto contribuiva alla creazione di una nuova fazione opposta creata dalla scissione delle fila del clan Ascione, quella di Tommaso Iengo, soprannominato "Masuccio", e Giovanni Birra (Ercolano, 12 luglio 1963), soprannominato “Giannino a Mazza”. I due decidevano di realizzare attività illecite "in proprio" ed in particolare il traffico di stupefacenti, costituendo il clan Iengo-Birra, che poteva contare sulla partecipazione di numerosi alleati, tra i quali, la schiera dei Durantini, incaricati dello smistamento di sostanze stupefacenti nella zona alta di v. Pugliano, e di numerosi altri spacciatori organizzati in una rete capillare nella zona di v. Cuparella e di v. Pace. La spartizione del traffico di stupefacenti a Ercolano determinava una sanguinosa lotta tra i due clan rivali, ovvero gli Ascione e i Birra.

  • 19 giugno 1996: Omicidio di Ciro Munizzi, ritenuto affiliato al clan Ascione.
  • 25 ottobre 1996: Omicidio di Gerardo Clavo, esponente del clan Ascione.
  • 26 gennaio 1997: Omicidio di Ciro Zirpoli, figlio del pentito Leonardo, affiliato al clan camorristico degli Ascione e collaboratore di giustizia dall'aprile scorso assieme ai fratelli Salvatore e Gennaro. Da allora la famiglia ha subito diversi attentati e Leonardo Zirpoli ha ritrattato. Sembra che il figlio Ciro avesse continuato ad avere rapporti con gli Ascione, spacciando droga. Secondo una prima ricostruzione della polizia, i killer, prima di ucciderlo gli dicono: "Ciao, Ciro..."
  • 8 luglio 1997: Omicidio di Francesco Vitiello, elemento vicino al clan Ascione. L'omicidio avvenuto per mano del clan Iengo-Birra, segnava l'inizio di una lotta tra i 2 clan.
  • 25 luglio 1997: Omicidio di Michele Vignola, affiliato al clan Birra. L'omicidio di Michele Vignola sarebbe stato decretato dal clan Birra nell'ambito di una epurazione interna, in quanto la vittima era ritenuta "non più affidabile".
  • 3 agosto 1997: Omicidio di Tommaso Iengo, capo del clan Iengo-Birra.
  • 22 agosto 1997: Omicidio di Duilio Iengo, figlio del boss Tommaso, apparteneva al clan dei Birra-Iengo.
  • 30 agosto 1997: Omicidio di Giuseppe Borrelli, ritenuto vicino al clan Ascione-Papale. Fu una vendetta ponderata, in quanto Borrelli Giuseppe, oltre ad essere uno dei principali esponenti ed uno dei maggiori esperti del traffico di droga del clan Ascione, era ritenuto dai Birra, uno dei soggetti coinvolti direttamente nell'omicidio di Iengo Tommaso e del figlio Duilio.
  • 9 novembre 1997: Omicidio di Salvatore Birra, alias "Tore Porcello" cugino del boss Giovanni Birra. L'omicidio di Salvatore Birra sarebbe avvenuto per mano di Ciro Farace, al culmine di una lite innescata per futili motivi.
  • 4 maggio 1999: Omicidio di Ciro Cozzolino. Cozzolino non avrebbe dovuto vendere i suoi stracci in Campania a prezzi inferiori a quelli praticati dai principali operatori sulla piazza di Ercolano, legati al clan di Raffaele Ascione (1954 - 14 giugno 2004). E avrebbe anche dovuto, in cambio del permesso di operare su Prato, versare una tangente di 20 lire per ogni chilo venduto. Invece poi «Enzino o' pazzo» cominciò a vendere a Ercolano a prezzi «stracciati», conquistando il mercato. Ma a rischio della vita.
  • 15 maggio 1999: Duplice omicidio di Pasquale Di Dato, 24 anni, e suo cognato il diciassettenne Ciro Clavo, figlio di Gerardo, esponente del clan Ascione ucciso il 25 ottobre 1996.
  • 12 settembre 1999: Omicidio di Vincenzo Polese, affiliato al clan Birra era sospettato di essersi avvicinato alla cosca rivale degli Ascione e perché aveva aperto un’autonoma piazza di spaccio "clandestina" nell'area sottoposta al controllo dei Durantini.
  • 23 settembre 1999: Omicidio di Marco De Franchis. Impiegato comunale massacrato dai camorristi, il suo ragazzo aveva rubato nella loro zona. La vittima aveva 45 anni ed era andato a lamentarsi da un boss perché il figlio era stato pestato, all'origine di tutto, comunque, c'era lui Aniello, 19 anni, uno dei due figli di De Franchis. Ha aspirazioni da bulletto, e da un po' si è messo a pestare i piedi agli Ascione proprio nella zona che per loro è una specie di roccaforte, quella che circonda gli scavi archeologici.
  • 6 febbraio 2000: Duplice omicidio di Lucio Di Giovanni e Raffaele Di Grazia. «Giovanni Birra, Stefano Zeno e Costantino Iacomino decisero che Di Grazia doveva morire perché stava passando alla famiglia rivale: gli Ascione-Papale». L'ordine fu dato circa due mesi prima così com'è stato inserito nei verbali trascritti dell'interrogatorio e confermato al processo.
  • 17 gennaio 2001: Omicidio di Ciro Farace, elemento di spicco del clan Ascione-Papale. Michelina Cappiello è accusata di aver richiesto ai vertici del clan Birra questo omicidio per vendicare quello di suo figlio Salvatore Birra.
  • 17 aprile 2001: Omicidio di Costanzo Calcagno, uomo del clan Ascione.
  • 3 giugno 2001: Omicidio di Nicodemo Acampora, affiliato al clan Ascione.
  • 28 giugno 2001: Omicidio di Giuseppe Infante, marito della sorella del boss Giovanni Birra.
  • 8 luglio 2001: Omicidio di Raffaele Filosa, fidanzato della figlia di Mario Ascione. L'omicidio Filosa sarebbe stata la risposta a un agguato del 28 giugno precedente, nel quale era stato ucciso Giuseppe Infante, marito della sorella del boss Giovanni Birra. E allora il capoclan, per placare la sua sete di vendetta, pretese di assistere all'esecuzione della missione di morte che aveva ordinato. Ma poiché non poteva muoversi da casa perché in quel momento era agli arresti domiciliari, pretese che l'omicidio avvenisse proprio sotto casa.
  • 12 luglio 2001: Omicidio di Vincenzo Tuono, affiliato al clan Ascione-Papale.
  • 8 settembre 2001: Omicidio di Giuliano Cioffi, 46 anni, cognato del capoclan Raffaele Ascione. La decisione di uccidere Cioffi fu presa dai Birra-Iacomino per vendicare la morte di Giuseppe Infante, cognato del boss Giovanni Birra. Il compito fu affidato al clan alleato dei "Capitoni", ovvero i Lo Russo, in particolare alla squadra del reggente Raffaele Perfetto.
  • 21 ottobre 2001: Omicidio di Salvatore Oliviero, uomo degli Ascione-Papale. avvenuto dinanzi al "King Bar" di Ercolano in via Panoramica, in presenza di numerosi avventori. Costantino Iacomino è stato condannato a 16 anni di carcere per l'omicidio di Salvatore Oliviero. L'ex boss del cartello criminale della "cuparella", da diversi anni collaboratore di giustizia, è stato riconosciuto come mandante dell'agguato che costò la vita a Oliviero, vicino agli Ascione-Papale. E fu proprio lui a descrivere tale omicidio: Nel 2001 vivevano in tre appartamenti e da lì che impartivano gli ordini per gli affiliati della cosca. «Una mattina mi telefona mia figlia piangendo». Un breve colloquio sull'incidente subito dal genero Agostino Scarrone che è sposato con Maria Maddalena Iacomino. «Era sullo scooter quando una vettura lo ha investito da fargli perdere i sensi e subito dopo l'accaduto fu portato all’ospedale Don Bosco». Solo dopo alcuni giorni il ragazzo si riprese e riconobbe il responsabile: Oliviero. Ecco allora che d’impeto il boss vuole vendetta ma fu bloccato dagli altri due capi. «Non andare ora ad Ercolano ma facciamo una riunione e decidiamo». E così, poi, avvenne. Da Castel Volturno, la cupola costituita da Giovanni Birra, Stefano Zeno e Costantino Iacomino, decise di far ammazzare Salvatore Oliviero il 21 ottobre 2001. I tre boss del clan erano in latitanza ed avevano nella costa casertana la loro base logistica per continuare a gestire gli affari sporchi. La vittima era affiliato al gruppo che storicamente è stato sempre rivale: Ascione-Papale. Il commando agì in via Panoramica a Ercolano nei pressi del bar King, alle 22,15, e durante la sparatoria fu ferita anche una donna che era seduta.
  • 14 novembre 2001: Tentato omicidio di Gennaro Brisciano. Alle 8 del mattino del 14 novembre 2001 esplosero una raffica di proiettili tra la folla, nel mercato di Pugliano, per ammazzare Brisciano, cinquantaquattro anni, sodale degli Ascione condannato dal gotha della cosca avversaria con l'accusa di avere passato informazioni sui Birra.
  • 11 marzo 2003: Duplice omicidio di Mario Ascione (1957 – 11 marzo 2003) e Ciro Montella. A 13 anni dai fatti, grazie anche al racconto di ben 14 collaboratori di giustizia, sono stati individuati presunti killer e mandanti. Da quanto ricostruito, il duplice omicidio di Mario Ascione considerato dagli inquirenti reggente del clan e Ciro Montella, suo guardaspalle, fu compiuto in risposta all'assassinio di Giuseppe Infante, cognato del capoclan Giovanni Birra. Nell'agguato rimase ferito un ragazzo di Arzano, Renato Scoppetta (1982) che era andato a Ercolano per lavoro.
  • 13 agosto 2003: omicidio di Alfonso Guida, affiliato agli Ascione.
  • 18 agosto 2003: Omicidio di Carlo Polese, affiliato del clan Birra-Iacomino. Un commando armato di appartenenti al clan Birra si recò a scopo dimostrativo ed a mo' di sfida nella roccaforte del clan Ascione, con l'intenzione di portare a termine un attentato anche mediante l'utilizzo di una bomba, come poi rivelato da alcuni pentiti interi al clan Birra. Proprio in quel frangente, fu colpito a morte Polese da un uomo che era all'interno del palazzo degli Ascione, poi individuato in Di Bartolomeo Giorgio, grazie al racconto di numerosi pentiti appartenenti sia all'uno che all'altro clan. Nella sparatoria rimase ferito anche un passante Giovanni Cozzolino, 65 anni. Polese morirà il giorno successivo, il 19 agosto, a seguito di una ferita riportata da un colpo di pistola esploso da Giorgio Di Bartolomeo (marito della figlia di Raffaele Ascione, Patrizia).
  • 2003: Tentato omicidio da parte di Giorgio Di Bartolomeo di vari esponenti del clan Birra, tra cui Lorenzo Fioto (Torre del Greco, 15 aprile 1952), in risposta al fallito agguato da parte del clan Birra avvenuto il 18 agosto precedente.
  • 13 settembre 2003: omicidio di Gennaro Brisciano, un noto luogotenente dei potenti boss Ascione, un ex collaboratore di giustizia, già scampato quattro volte a imboscate nemiche, esponente di spicco di una famiglia che ha contato gravi "perdite", come quel nipote, Ciro, 16 anni, assassinato per una vendetta trasversale. Brisciano pagò con la vita la sua militanza nel clan Ascione, ma soprattutto l'aver tentato di fare il doppio gioco, aggraziandosi alcuni esponenti del clan Birra al solo scopo di carpire notizie. Non solo: Brisciano qualche anno prima si era pentito e con le sue dichiarazioni aveva accusato solo esponenti del clan avversario.
  • 13 settembre 2003: omicidio di Aristide Abbate, del clan "Birra".
  • 15 ottobre 2003: Tentato omicidio di Vincenzo Suarino, incensurato e fratello di Natale Suarino, già esponente di spicco della cosca degli Ascione e da sempre vicino a Raffaele Ascione.
  • 28 giugno 2005: Duplice omicidio di Luigi Boccia, 40 anni, e Pasquale Maiorano, 32 anni, entrambi pregiudicati per reati vari e ritenuti legati al clan Birra.
  • 2 settembre 2006: Tentato omicidio di Marco Cefariello (Cercola, 3 aprile 1986) reggente del clan Birra-Iacomino.
  • 15 gennaio 2007: Duplice omicidio di Vincenzo e Gennaro Montella, rispettivamente padre e figlio, entrambi netturbini e affiliati di spicco del clan Ascione. Padre e figlio furono uccisi perché imparentati con un ras della fazione avversa.
  • 10 febbraio 2007: Omicidio di Antonio Papale, 40 anni, fratello dei boss Alfio (1960 - 8 ottobre 2016), Ciro (1961), Luigi (1962) e Mario (20 febbraio 1965), considerato dai carabinieri affiliato al clan camorristico Ascione. L'agguato al fratello del boss dei catanesi, fu una risposta all'omicidio di Giuseppe Infante, il cognato del boss Giovanni Birra (Ercolano, 12 luglio 1963) ucciso nel 2001. Secondo i reggenti del cartello criminale della Cuparella sarebbe stato Antonio Papale ad attirare Infante nella trappola del clan.
  • 10 febbraio 2007: Duplice omicidio dei fratelli Maurizio e Marco Manzo, affiliati al clan Ascione-Papale.
  • 9 marzo 2007 : Tentato omicidio di elementi di spicco del clan Birra: un affiliato del clan Ascione-Papale esplose numerosi colpi di pistola contro due auto blindate a bordo delle quali viaggiavano esponenti del clan rivale nel tentativo di vendicare l'omicidio Papale.
  • 18 marzo 2007: Omicidio di Giuseppe Cordua, 59 anni, padre di Enrichetta Cordua. La vittima aveva precedenti per associazione mafiosa ed era ritenuta legata al clan dei Birra. Cordua era anche pregiudicato per usura, droga, armi, per vicende risalenti dal 1997 al 2003, ed era stato sottoposto alla sorveglianza speciale. Era in sella a un motorino quando è stato affiancato dai sicari, anch'essi a bordo di un ciclomotore (trovato bruciato poco più tardi in via Rossi, a non molta distanza dal luogo del delitto).
  • 3 maggio 2007: Duplice tentato omicidio di Ciro Nocerino e Aniello Estilio, due uomini del clan Ascione-Papale. Contro di loro furono esplosi circa 30 colpi di kalashnikov, ma l'auto blindata sulla quale i due viaggiavano li salvò da morte certa.
  • 19 maggio 2007: Omicidio di Gaetano Pinto, personaggio ritenuto affiliato agli Ascione-Papale.
  • 24 maggio 2007: Omicidio di Ettore Merlino, sicario del clan Ascione-Papale.
  • 2007: Duplice tentato omicidio di Ciro Uliano e Simone Borrelli (Ercolano, 23 novembre 1961), ritenuti elementi di spicco del clan Birra-Iacomino. Nel 2007 i due, in una strada centrale di Ercolano, esplosero circa 30 colpi di kalashnikov contro un'auto blindata su cui viaggiavano altrettanti affiliati al clan rivale Ascione–Papale.
  • 2007: Tentato omicidio di Luigi Nocerino, ritenuto il reggente del clan Ascione.
  • 2 settembre 2007: Omicidio di Vincenzo Scognamiglio, affiliato al clan Birra-Iacomino.
  • 28 settembre 2007: Omicidio di Vincenzo Abbate (fratello di Aristide e Ferdinando), affiliato al clan Birra-Iacomino.
  • 15 dicembre 2007: Omicidio di Salvatore Madonna, affiliato al clan Birra-Iacomino.
  • 11 febbraio 2008: Omicidio di Giorgio Scarrone. Giorgio Scarrone con la camorra non aveva in comune che suo fratello, Agostino, killer al soldo dei Birra che gli Ascione-Papale sospettavano fosse implicato nell'omicidio del boss Antonio Papale. Per questo motivo decisero di colpire il bersaglio più facile, quel fratello dell'assassino che con la malavita non aveva nulla a che fare.
  • 12 aprile 2008: Tentato omicidio di Ciro Langella, ritenuto affiliato al clan "Iacomino-Birra".
  • 1° ottobre 2008: Omicidio di Salvatore Scognamiglio, ritenuto affiliato al clan Birra.
  • 6 gennaio 2009: Tentato omicidio di Ciro Iacomino e Nicola Cozzolino, parenti degli Uliano (affiliati al clan Birra-Iacomino). Episodio nel quale rimase gravemente ferito Ivano Perrone (1981) totalmente estraneo a contesti criminali.
  • 28 gennaio 2009: Omicidio di Antonio Uliano, fratello di Ciro Uliano (uomo di punta dei Birra).
  • 8 marzo 2009: Omicidio di Giorgio Battaglia, affiliato al clan Birra-Iacomino. Battaglia fu punito dagli Ascione-Papale per aver messo a segno come esecutore materiale l'omicidio di Salvatore Oliviero, dinanzi al "King Bar" di Ercolano.
  • 29 marzo 2009: Omicidio di Gaetano Esposito, appartenente a una famiglia storicamente legata al cartello criminale dei Birra-Iacomino. Era lo zio di Vincenzo Esposito (oggi collaboratore di giustizia) tra i responsabili dell’omicidio (avvenuto il 15 gennaio del 2007) di Vincenzo e Gennaro Montella, rispettivamente padre e fratello di Ciro Montella (Torre del Greco, 24 luglio 1976) alias 'o lione.
  • 12 giugno 2009: Omicidio di Carlo Borrelli, imprenditore di 39 anni. Incensurato, titolare della ditta "Edil Italia", Borrelli si era allontanato da casa giovedì intorno alle 18. «Ho un appuntamento di lavoro», aveva detto alla moglie. Non è più tornato e la donna, allarmata, ne aveva denunciato la scomparsa ai carabinieri. Il corpo era in una scarpata nei pressi dalla strada statale 268, all'altezza di Sant'Anastasia. I primi a notarlo sono stati gli automobilisti che percorrevano l'arteria che collega i comuni vesuviani. Qualcuno ha creduto fosse un manichino. Altri hanno capito, e hanno lanciato l'allarme telefonando ai vigili urbani di Cercola. Così stato rinvenuto un cadavere quasi completamente carbonizzato, crivellato con cinque colpi di pistola esplosi a bruciapelo. Nessun documento addosso. Solo attraverso la fede nuziale è stato possibile identificare la vittima di questo omicidio. «Mi colpisce l'efferatezza con la quale il delitto è stato commesso: un gesto criminale, da nazi-camorra. Siamo a livelli di violenza inaudita», commentò così l'allora sindaco di Ercolano, Nino Daniele che non conosceva la famiglia dell'imprenditore. La sua colpa secondo alcuni pentiti del clan Ascione-Papale e riferita da organi di stampa, è stata quella di essersi rifiutato di pagare due diverse tangenti a uno stesso clan.
  • luglio 2009: Tentato omicidio di Francesco Durantini, alias 'o presidente (uomo di punta del cartello criminale vicino ai Birra-Iacomino). Francesco Durantini, ritenuto dagli inquirenti esponente di spicco del clan Birra, è stato ferito da una raffica di proiettili mentre si trovava sul balcone di una casa in via Pugliano a Ercolano. Fu colpito ad una gamba da diversi colpi di arma da fuoco.
  • 21 ottobre 2009: Tentato omicidio di Ferdinando Scannapiecoro (1974), ritenuto vicino al clan Birra-Iacomino. Scannapiecoro avrebbe deciso di mettersi in proprio.
  • 13 novembre 2009: Omicidio di Salvatore Barbaro (1980 – 13 novembre 2009) cantante neomelodico, in arte Savio. Il 13 novembre 2009 è in auto con Nicola Angelico, un amico con cui si è recato in un negozio, e guida la Suzuki Swift grigio chiara in via Mare, lo stesso tipo di vettura usata da Ciro Savino, legato agli Iacomino-Birra e obiettivo di un agguato deciso da Natale Dantese (Torre del Greco, 29 novembre 1981). È stato ucciso dalla camorra per uno scambio di persona. I killer hanno ricevuto 800 euro ad omicidio compiuto perché avevano sbagliato obiettivo, rispetto ai 3.000 euro pattuiti.
  • 13 dicembre 2010: Tentato omicidio di Vincenzo Durantini, episodio mai denunciato.
  • 19 gennaio 2011: Omicidio di Antonio Maiorano (febbraio 1975 – 19 gennaio 2011), fratello minore di Pasquale Maiorano, ritenuto dai carabinieri vicino al clan Iacomino-Birra.
  • 2011: Tentato omicidio di Antonella Madonna (1984) reggente del clan Ascione-Papale. Madonna fu sorpresa con il suo amante nella stanza di un motel, i due furono selvaggiamente picchiati ed avvertiti: non dovevano più farsi vedere insieme. La verità scottava troppo però per tenerla nascosta e probabilmente faceva comodo anche agli stessi fratelli di Danese che la notizia venisse fuori. Così la madre del boss, nel corso di uno dei colloqui in carcere, raccontò tutto a suo figlio che però non ebbe la reazione che tutti aspettavano. Invitò i suoi uomini e la sua famiglia a lasciarla in pace e a non provocarla. La sua non era la strategia del perdono, preventiva ad una riappacificazione, ma un piano che voleva evitare a tutti i costi che l'ormai ex amata potesse passare dall'altra parte. La lungimiranza di Natale Danese non fu però sufficiente, la macchina del fango era già partita ed in poche settimane Madonna fu privata di tutto. La molla nella donna scattò però quando le furono portate via ed affidate alla suocera le sue due figlie, il boccone non fu mandato giù dalla "lady camorra" che decise di pentirsi. Da collaboratrice di giustizia e tutt'oggi impegnata in tre processi ma non pare aver ancora trovato l'agognata pace. Pare infatti che alcuni uomini del clan qualche mese fa fossero riusciti ad individuare la località protetta dove viveva con le sue due figlie, senza però riuscire ad entrare a contatto con quella che era considerata da tutti la regina della cosca.
  • 2011: Tentato omicidio del padre di Antonella Madonna (1984). Nel 2011 i fratelli del boss Dantese lo avrebbero portato via da casa con «modi bruschi» per condurlo in un vicolo di via Canalone, il quartier generale del clan imparentato con i Suarino. I fratelli del boss, secondo il racconto del padre di Antonella Madonna e della stessa collaboratrice di giustizia, cercavano armi in una "stalla" di famiglia. L’uomo sarebbe stato obbligato a scavare una buca nel muro per ritrovare le armi che Dantese avrebbe nascosto tra le mattonelle. «Se non le trovi ti atterriamo a te lì dentro», le minacce raccontate dall’uomo. Una “fossa” che sarebbe potuta diventare la tomba del padre della super-pentita che però venne liberato, come da lui stesso ammesso, poco dopo aver cercato senza risultati le armi del clan. Si perché pistole e fucili, come racconta Antonella Madonna, erano già state spostate e vendute per pagare una partita di droga. Un’arma che la stessa pentita, rischiando anche la vita, usò contro il clan Ascione.
  • 1° marzo 2014: Omicidio di Gaetano Lavini (24 marzo 1995 - 1° marzo 2014), 19 anni, non ancora compiuti. L'omicida sarebbe giunto quel giorno in via Mercato a Ercolano in sella a uno scooter. L'intento era di avvicinare un diciassettenne, amico della vittima, e poi ferire lievemente il nipote del boss Giovanni Birra, per vendicarsi di un pestaggio subito qualche tempo prima. La lunga testimonianza del comandate della Compagnia dei carabinieri di Torre del Greco, Michele De Rosa, ha permesso di accertare un nuovo inquietante aspetto della vicenda: la probabile vicinanza del 21enne Vincenzo Perna (killer di Lavini) al clan Papale, in quanto riconosciuta dal pentito Ciro Gaudino. Una nuova prospettiva, sicuramente, che inquadrerebbe quello scontro violento come espressione dell'odio fra le famiglie Papale e Birra, dato che accanto alla vittima, c'era il giovanissimo nipote del boss Giovanni Birra, che in quella circostanza rimase soltanto ferito. Lo stesso che per coprire verità "scomode", raccontò ai carabinieri di essersi procurato quelle lesioni a seguito di una caduta dal motorino. L'investigatore ha poi proseguito soffermandosi sul totale "silenzio" che ci fu nelle ore successive all'omicidio, accusando di omertà i commercianti del posto che si sarebbero mostrati tutt’altro che collaborativi nei confronti dell'Arma. L'indagine, chiusa con grande rapidità, evidenziò già all'epoca la possibilità che dietro quell’aggressione ci fosse l’influenza della "mala". In quell'agguato rimase ferito L.B. nipote del boss Giovanni Birra, reale obiettivo del killer.

Collaboratori di giustizia

  • Costantino Iacomino, boss degli Iacomino-Birra e numero uno del clan della "Cuparella".
  • Simone Borrelli (Ercolano, 23 novembre 1961) ritenuto elemento di spicco del clan Birra-Iacomino.
  • Antonio Birra (Ercolano, 7 gennaio 1962) fratello del boss Giovanni Birra. "super pentito o pentito di lusso"
  • Giovanni Savino, fratello di Ciro e ritenuto membro apicale del clan Birra-Iacomino, in quanto reggente.
  • Giovanni Durantini, boss del clan Birra, fratello di Francesco 'o presidente e di Marco.
  • Marco Durantini, fratello Francesco Durantini 'o presidente e di Giovanni Durantini "Boninsegna" (reggente del cartello criminale associato al clan Birra-Iacomino).
  • Enrichetta Cordua (1971) moglie di Francesco Ruggiero, personaggio di vertice del clan Birra-Iacomino.
  • Ciro Savino, fratello di Giovanni e ritenuto membro apicale del clan Birra-Iacomino, in quanto reggente.
  • Agostino Scarrone (Ercolano, 11 luglio 1973) ex killer del clan Birra-Iacomino, durante la faida gli uccisero il fratello di 26 anni, che con la camorra non aveva nulla a che vedere.
  • Salvatore Fiore, killer del clan Ascione-Papale.
  • Francesco Raimo (Gragnano, 7 novembre 1976) ex killer dei Birra-Iacomino, implicato nell'omicidio di Gaetano Pinto, avvenuto il 19 maggio 2007.
  • Ignazio Magliulo (Torre del Greco, 23 gennaio 1982) clan Birra-Iacomino.
  • Antonella Madonna (1984) moglie di Natale Dantese (Torre del Greco, 29 novembre 1981) a sua volta reggente del clan Ascione-Papale, dopo l'arresto del marito.
  • Marco Cefariello (Cercola, 3 aprile 1986) reggente del clan Birra-Iacomino.
  • Pasquale Borragine (Acerra, 8 aprile 1988) soldato del clan Birra-Iacomino.
  • Ciro Gaudino, killer del clan Ascione-Papale.
  • Giuseppe Costabile, affiliato al clan Ascione-Papale, il 2 settembre 2006 avrebbe tentato di eliminare Marco Cefariello (Cercola, 3 aprile 1986) il giovane rampollo dei Birra.

Fatti recenti

  • l'8 marzo 2010 i carabinieri arrestano Natale Dantese (Torre del Greco, 29 novembre 1981) reggente del clan Ascione-Papale.
  • Il 7 luglio 2010 vengono arrestate 23 persone, presunte affiliate al clan Ascione-Papale Iacomino-Birra, accusati di estorsione con il metodo mafioso[2].
  • Il 5 aprile 2011 viene arrestato il superlatitante, reggente del clan camorristico degli "Ascione-Papale", Ciro Papale (1961) ricercato dal gennaio 2008, dopo essere sfuggito alla notifica di un ordine di carcerazione per traffico di stupefacenti e alla custodia cautelare per associazione a delinquere ed estorsione aggravate dal metodo mafioso. I militari dell'Arma lo hanno individuato e catturato a Ercolano in un appartamento di via Trentola insieme al nipote e al suo nucleo familiare. Al momento dell'arresto ha tentato la fuga per i tetti, ma è stato comunque bloccato sopra un terrazzino.
  • Il 14 aprile 2011 vengono arrestate 4 persone affiliate agli Ascione-Papale e Iacomino-Birra accusate di tentato omicidio e associazione mafiosa[3].
  • nel 2011 Natale Dantese (Torre del Greco, 29 novembre 1981), reggente del clan è detenuto al 41 bis.
  • Nel 2011 avviene il tentato omicidio del padre di Antonella Madonna (1984). nel 2011 i fratelli del boss Dantese lo avrebbero portato via da casa con «modi bruschi» per condurlo in un vicolo di via Canalone, il quartier generale del clan imparentato con i Suarino. I fratelli del boss, secondo il racconto del padre di Antonella Madonna e della stessa collaboratrice di giustizia, cercavano armi in una “stalla” di famiglia. L’uomo sarebbe stato obbligato a scavare una buca nel muro per ritrovare le armi che Dantese avrebbe nascosto tra le mattonelle. «Se non le trovi ti atterriamo a te lì dentro», le minacce raccontate dall'uomo. Una “fossa” che sarebbe potuta diventare la tomba del padre della super-pentita che però venne liberato, come da lui stesso ammesso, poco dopo aver cercato senza risultati le armi del clan. Si perché pistole e fucili, come racconta Antonella Madonna, erano già state spostate e vendute per pagare una partita di droga. Un'arma che la stessa pentita, rischiando anche la vita, usò contro il clan Ascione.
  • Il 5 dicembre 2012 viene arrestata Antonella Madonna (classe 1984) moglie di Natale Dantese (Torre del Greco, 29 novembre 1981).
  • Il 26 febbraio 2015 finiscono in manette 6 persone contigue al clan degli "Ascione-Papale" e ritenute coinvolte in due tentativi di omicidio in una guerra fra clan. Sono: Anna De Luca, madre di Natale Suarino (1967) e moglie di Francesco Suarino, Natale Dantese, negli atti già detenuto in regime di 41 bis, Fausto Scudo, Giovanni Di Dato, Giuseppe Capasso, Giuseppe Suarino (1974) e Natale Suarino (1967), quest'ultimo reggente del clan Ascione-Papale.
  • Il 26 aprile 2016: 9 persone (4 del clan Lo Russo di Miano e 5 dei Birra-Iacomino) sono state arrestate perché ritenute coinvolte nella pianificazione e nell'esecuzione dell'imboscata di Mario Ascione (1957 - 11 marzo 2003).
  • Il 26 dicembre 2016 vengono arrestati due boss del clan Ascione-Papale: Ciro Papale (1961) e Alessandro D'Anna, 33 anni. Accusati di estorsione, per i due è scatta la condanna definitiva a sei anni.
  • Il 9 gennaio 2017 viene arrestato Silvio Viola, pregiudicato ritenuto affiliato al clan Birra-Iacomino, da tempo era in detenzione domiciliare. In casa del pregiudicato, un appartamento in un condominio di piazza Trieste e Trento. Oltre a 40 grammi di hashish, i carabinieri hanno rinvenuto una micidiale pistola calibro 22 monocolpo. Un'arma dagli effetti letali ma facile da occultare viste le dimenioni che non raggiungono i cinque centimetri.
  • Il 17 marzo 2017 vengono arrestate 13 persone (di cui 9 affiliate ai "Birra-Iacomino" e 4 agli "Ascione-Papale") ritenute responsabili a vario titolo di estorsione e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Gli affiliati agli Ascione-Papale sono: Ciro Guida (Portici, 26 ottobre 1977), Antonio Sannino (Torre del Greco, 9 maggio 1982), Vincenzo Spagnuolo (Ercolano, 28 aprile 1968), Pasquale Ascione (Ercolano, 18 marzo 1960). Mentre gli affiliati ai Birra-Iacomino sono: Antonio Birra (Ercolano, 7 gennaio 1962) fratello boss Giovanni, Giovanni Birra (Ercolano, 12 luglio 1963) negli atti già detenuto, Simone Borrelli (Ercolano, 23 novembre 1961), Marco Cefariello (Cercola, 3 aprile 1986) ormai pentito, Lorenzo Fioto (Torre del Greco, 15 aprile 1952), Ciro Stavolo (Portici, 1° marzo 1968), Ciro Uliano (Ercolano, 24 aprile 1967), Salvatore Viola (Ercolano, 13 novembre 1963), Stefano Zeno (Ercolano, 17 marzo 1966). Molti di questi erano già detenuti da anni.
  • Il 22 aprile 2017, viene arrestato Michele Ascione (1981) attuale reggente del clan e figlio del defunto capoclan Mario (1957 - 11 marzo 2003) per violazione a prescrizioni della sorveglianza speciale, ma torna in libertà dopo poco.
  • Il 5 novembre 2017 vengono arrestati in flagranza per tentata estorsione 3 uomini di Ercolano del clan Birra: Salvatore De Gaetano, 38 anni, Luigi Cozzolino, 42 anni e Luigi Miranda, 47 anni.
  • Il 9 novembre 2017 la Direzione investigativa antimafia, ha disposto il sequestro di beni per un valore di 2 milioni di euro nei confronti dell’imprenditore Vincenzo Ascione, 62 anni, originario di Torre del Greco, trapiantato a Montemurlo e dal 2013 latitante. Vincenzo Ascione, ritenuto dagli inquirenti il referente in Toscana del clan di camorra Birra-Iacomino, fu arrestato con l’accusa di essere stato il mandante dell’omicidio di Ciro Cozzolino, avvenuto il 4 maggio 1999 a Montemurlo, fu condannato in primo grado all’ergastolo e assolto in appello e in Cassazione. Successivamente il pentito Gerardo Sannino ha raccontato agli inquirenti la sua verità su quell’omicidio che lui stesso aveva commesso, sostenendo che Ciro Cozzolino fu ucciso perché dava fastidio proprio a Vincenzo Ascione, monopolista nel commercio degli stracci, ma l’assoluzione di Ascione è definitiva e non si può essere processati due volte per lo stesso fatto. Gli altri invece, i capi del clan (Stefano e Giacomo Zeno, Giovanni e Antonio Birra insieme a Palmerino Gargiulo, l’autista del killer) hanno preso l’ergastolo sulla base delle dichiarazioni del pentito. Ascione risulta, inoltre, gravato da numerosi precedenti giudiziari: nel 1980 è stato condannato dal Tribunale di Napoli per contrabbando e dalla Corte d'Appello dello stesso capoluogo per induzione e sfruttamento della prostituzione; nel 2006 è stato condannato dal Tribunale di Prato per violazione delle norme relative alla sicurezza ed alla salute dei lavoratori; nel 2010 è stato condannato dalla Corte d'Appello di Firenze per ricettazione. In ultimo, nel 2011, è stato rinviato a giudizio davanti al Tribunale di Prato per il reato di estorsione aggravata dall'utilizzo del «metodo mafioso».
  • Il 5 dicembre 2017 viene nuovamente arrestato Michele Ascione (1981), accusato di avere ordinato il duplice omicidio di due camorristi dei Birra nella faida di Ercolano, il 28 giugno 2005, ovvero il duplice omicidio Boccia-Maiorano.
  • Nel 2017 Giovanni Birra (Ercolano, 12 luglio 1963), il capo dei capi della camorra del Miglio d’Oro, il boss pluri-ergastolano di Ercolano finisce nell’Alcatraz italiana, il super carcere di Sassari costruito proprio per i super boss reclusi al regime del 41bis. La decisione è arrivata qualche mese fa, a quasi due anni esatti dall’apertura della sezione speciale del carcere di Bancali.

Collegamenti esterni

Note

Bibliografia

Voci correlate