Divisione italiana partigiana "Garibaldi" (Montenegro)
La Divisione italiana partigiana "Garibaldi" fu una formazione partigiana che si costituì il 2 dicembre 1943, nelle campagne di Pljevlja in Montenegro, dalla volontaria adesione dei militari del Regio Esercito Italiano appartenenti alla 19ª Divisione fanteria "Venezia", alla 1ª Divisione alpina "Taurinense", al Gruppo artiglieria alpina "Aosta" e ai superstiti della 155ª Divisione fanteria "Emilia", raggruppati nel Battaglione "Biela Gora", che si trovavano dopo l'8 settembre 1943 nei Balcani a seguito delle complesse vicissitudini della occupazione italiana del Montenegro.
Divisione italiana partigiana "Garibaldi" | |
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Descrizione generale | |
Attiva | 1943-1945 |
Nazione | Italia |
Servizio | Unità dell'Esercito italiano inquadrata nell'Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo |
Ruolo | Guerra di liberazione italiana |
Dimensione | 16.000 |
Guarnigione/QG | Pljevlja |
Patrono | Giuseppe Garibaldi |
Colori | Rosso |
Decorazioni | Ordine al merito della Fratellanza e Unità; Medaglia d'oro al valor militare (5 ai reparti, 8 individuali); Medaglia d'argento al valor militare (1 ai reparti, 88 individuali); Ordine Militare di Savoia (4); Medaglia di bronzo al valor militare (1351); Croce di guerra al valor militare (713) |
Reparti dipendenti | |
I, II e III Brigata
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Comandanti | |
Degni di nota | Giovanni Battista Oxilia Lorenzo Vivalda Carlo Ravnich |
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Le operazioni in Jugoslavia
La notizia dell'armistizio giunse improvvisa ai Comandi italiani attraverso la radio con il comunicato del maresciallo Badoglio, che generò incertezza per la mancanza di precise direttive sul comportamento da assumere sia verso i tedeschi, sia verso gli jugoslavi, in una situazione politico militare estremamente confusa nella quale era difficile orientarsi e districarsi.
I primi giorni furono caratterizzati da una grande incertezza, che andò via via aumentando per un seguito di direttive non solo scarse, ma di difficile interpretazione e in buona parte contraddittorie fra loro. Viceversa i Comandanti tedeschi, che avevano previsto l'eventualità, cercarono subito di attuare il piano predisposto, adattandolo alle situazioni contingenti strategiche e tattiche che si andavano via via sviluppando. Esistevano inoltre due movimenti politico-militari jugoslavi, i cetnici di Draža Mihailović e l'Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo di Tito, che, irriducibilmente antagonisti fra loro, ambivano entrambi ad impossessarsi delle armi e delle vettovaglie italiane.[2]
I tedeschi furono rapidi nella loro azione, usando oltre che fermezza e determinazione, tantissima ferocia, come nel caso del massacro di Trilj in cui vennero fucilati 50 ufficiali della 15ª Divisione fanteria "Bergamo" che si erano rifiutati di combattere con loro. Oltre 200 ufficiali, staccati dai loro soldati che nel frattempo vennero inviati ai lavori forzati nei campi di prigionia in Polonia ed in altre regioni dell'Europa orientale, vennero sottoposti ad un sommario interrogatorio con l'alternativa dell'adesione o della deportazione. Tra loro 143 dissero subito NO, e lasciati per alcuni giorni senza cibo affinche si decidessero ribadirono il rifiuto. Tra essi i tedeschi scelsero 50 ufficiali, li trasportarono a Trilj, una collina a 12 chilometri da Spalato, e lì, dopo averli legati a gruppi di cinque, li fucilarono. Il massacro avviene il 2 Ottobre.[3] Tra le vittime italiane dei tedeschi il generale Alfonso Cigala Fulgosi, comandante della piazza di Spalato, che avendo rifiutato di seguire il generale Emilio Becuzzi aveva abbandonando la propria divisione a Spalato, la 15ª Divisione fanteria "Bergamo", dopo aver ordinato la cessione delle armi ai partigiani slavi, venne catturato dai tedeschi e fucilato il 1° ottobre 1943 presso Signo dalla Divisione delle SS Prinz Eugen con l'accusa di aver fatto consegnare le armi del proprio reparto ai partigiani,[4] insieme al Generale Salvatore Pelligra, comandante dell'artiglieria del XVIII Corpo d'armata, e al generale Raffaele Policardi, comandante del Genio del XVIII Corpo d'armata.
Nel generale marasma dei giorni seguenti l'armistizio, singoli soldati o piccoli gruppi preferirono darsi alla montagna ed aggregarsi ai partigiani locali in Grecia, in Albania e nella stessa Jugoslavia. LA Divisione "Garibaldi" fu l'unica grande unità ad operare come formazione organizzata a fianco dell'Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo.
La Divisione, che per richiamarsi a Garibaldi utilizzava un fazzoletto rosso,[5] fu inquadrata, come unità del Regio Esercito, nel II Korpus dell'Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo comandato dal generale Peko Dapčević[6].
La stretta collaborazione con i partigiani iugoslavi si concretizzò in numerose azioni, tra le quali si ricorda l'episodio dell'agosto del 1944, in cui la divisione ruppe l'assedio tedesco sul monte Durmitor (2.522 m) in Montenegro, coprendo così la ritirata delle formazioni partigiane, delle loro strutture ospedaliere e dei feriti[7].
Il ritorno in Italia
L'8 marzo 1945 la divisione rientrò in Italia. Dei 16.000 effettivi originari, 3.800 rimpatriarono armati, 2.500 erano precedentemente rientrati feriti o ammalati, 4.600 rientrarono dai campi di prigionia. Quasi un terzo degli uomini risultò caduto o disperso[8].
Il 25 aprile 1945 la Divisione Garibaldi venne riconfigurata, a Viterbo, "Reggimento Garibaldi" con tre battaglioni: "Aosta", "Venezia" e "Torino". Il 5 settembre il "Reggimento Garibaldi" venne inquadrato nel Gruppo di Combattimento "Folgore" poi riconfigurato come Divisione fanteria "Folgore". Il 1º dicembre 1948 assunse la denominazione 182° Reggimento fanteria "Garibaldi" e il 1º novembre 1958 riconfigurato come gerrimento corazzato venne ridenominato 182º Reggimento fanteria corazzato "Garibaldi". Nel 1976 il reggimento venne sciolto in seguito alla profonda ristrutturazione del 1975 dell'Esercito Italiano che aboliva il livello reggimentale, lasciando in vita i due battaglioni che precedentemente inquadrava, il XIII Battaglione carri e l'XI Battaglione bersaglieri, che da quel momento hanno avuto vita autonoma e distinte vicende ordinative, con il battaglione bersaglieri che ne raccolse eredità, bandiera di guerra e tradizioni.
La conferenza di pace
Alla conferenza di pace di Parigi nel 1947, dove furono trattati anche i difficili problemi dei confini orientali e la questione triestina ed istriana, con la nuova Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia di Tito, si parlò del grande contributo della "Garibaldi". Alcide De Gasperi, Presidente del Consiglio italiano, durante le trattative italo-iugoslave nel contesto della Conferenza di pace, cercò di far capire a Edvard Kardelj, Ministro degli Esteri jugoslavo, l'importante contributo che la Garibaldi aveva dato ai popoli degli "slavi del sud" dopo l'8 settembre 1943 perché ne tenessero conto. Kardelj rispose in modo sprezzante "Ma quelli erano i partigiani del Re"[9].
I comandanti
La divisione fu comandata[9]:
- fino al febbraio 1944 dal generale Giovanni Battista Oxilia, già comandante della "Venezia";
- fino al 1º luglio da Lorenzo Vivalda[10], già comandante della Divisione alpina "Taurinense";
- dal 2 luglio 1944 fino alla fine delle ostilità dal maggiore Carlo Ravnich, già comandante dell'ex Gruppo "Aosta" e della I brigata Garibaldi.
Il monumento commemorativo
Il 21 settembre 1983 a Pljevlja, in Montenegro, alla presenza del Presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini, dell'omologo jugoslavo Mika Spilijak e di numerosi reduci garibaldini, celebrando il quarantennale della fondazione della Divisione partigiana Garibaldi venne inaugurato un monumento commemorativo. Alla base del monumento si può leggere in lingua italiana ed in lingua serbo-croata la seguente epigrafe: "Il 2 dicembre 1943 fu costituita a Pljevlja la Divisione partigiana italiana “Garibaldi” che combatté nel quadro dell'Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia – I partigiani garibaldini hanno dato un contributo notevole alla lotta per la libertà e per l'amicizia fra i popoli di Jugoslavia e d'Italia. – Associazione combattenti del Montenegro 21.9.1943"
Onorificenze
Medaglie della Divisione
Medaglie dei reparti
Reparto | Onorificenza |
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182º Reggimento corazzato "Garibaldi" | Medaglia d'Oro al V.M. |
Gruppo artiglieria montagna "Aosta" | Medaglia d'Oro al V.M. |
83º Reggimento fanteria "Venezia" | Medaglia d'Oro al V.M. |
84° Reggimento fanteria "Venezia" | Medaglia d'Oro al V.M. |
19° Rgt artiglieria da camp. “Venezia” | Medaglia d'Oro al V.M. |
Battaglione alpino "Ivrea", 4º Rgt. | Medaglia d'Argento al V.M. |
Medaglie individuali
Soldato | Onorificenza |
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Maggiore Cesare Piva | Medaglia d'Oro al V.M. alla memoria |
Capitano Mario Riva | Medaglia d'Oro al V.M. alla memoria |
Tenente Villy Pasquali | Medaglia d'Oro al V.M. alla memoria |
Tenente Luigi Rizzo | Medaglia d'Oro al V.M. alla memoria |
Sottotenente Pierfranco Bonetti | Medaglia d'Oro al V.M. alla memoria |
Sottotenente Giuseppe Failla | Medaglia d'Oro al V.M. alla memoria |
Alpino Ettore Ramires | Medaglia d'Oro al V.M. alla memoria |
Alpino Oreste Castagna | Medaglia d'Oro al V.M. alla memoria |
n. 4 | Ordini Militari di Savoia |
n. 88 | Medaglie d'Argento al V.M. |
n. 1351 | Medaglie di Bronzo al V.M. |
n. 713 | Croci di Guerra |
Note
- ^ P.Marzetti, Uniformi e Distintivi dell'Esercito Italiano 1933-1945, Albertelli Editore, Parma 1981.
- ^ La Divisione Garibaldi - Jugoslavia 1943–1945, su toscano27.wordpress.com. URL consultato il 26 dicembre 2017.
- ^ Giacomo Scotti, Ventimila caduti - Gli italiani in Jugoslavia dal 1943 al 1945, Milano, Mursia, 1970, p. 78.
- ^ Elena Aga-Rossi & Maria Teresa Giusti, Una guerra a parte, Bologna, Il Mulino, 2011, p. 155-156, ISBN 978-88-15-15070-7.
- ^ Lando Mannucci, Per l'onore d'Italia - La Divisione italiana partigiana "Garibaldi" in Jugoslavia dall'8 settembre 1943 all'8 marzo 1945, 2ª edizione, Roma, Anvrg, 1994 [1985].
- ^ Lando Mannucci, Per l'onore d'Italia, cit., pag. 9.
- ^ Lando Mannucci, Per l'onore d'Italia, cit., pp. 31-32.
- ^ Lando Mannucci, Prefazione a Emilio Rubera (a cura di), La tragedia della III Brigata della divisione italiana partigiana "Garibaldi" (Jugoslavia 1943-45), Roma, 1996.
- ^ a b Leo Taddia, Le Divisioni italiane "Venezia" e "Taurinense" in Montenegro (1943-45) (DOC), Centro di Studi Storico Militari di Bologna, 22 ottobre 1999. URL consultato il 29 febbraio 2008.
- ^ Quirinale - scheda onorificenza - visto 5 febbraio 2009.
Bibliografia
- Darby, Seton-Watson, Phyllis Auty, Laffan, Clissold, Storia della Jugoslavia - Gli slavi del sud dalle origini a oggi, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1969.
- Documenti allegati ad una targa Araldica del 182º Reggimento Fanteria Corazzata Garibaldi.
- Documento di presentazione ai soldati da parte del comandante del 182º Reggimento negli anni 1970 al 1976.
- Irnerio Forni, Alpini garibaldini - Ricordi di un medico nel Montenegro dopo l'8 settembre, Milano, Mursia, 1992.
- Milano Stefano Gestro, La divisione italiana partigiana «Garibaldi» Montenegro 1943-1945, Mursia gruppo editoriale, 1981.
- Lando Mannucci, Per l'onore d'Italia - La Divisione italiana partigiana "Garibaldi" in Jugoslavia dall'8 settembre 1943 all'8 marzo 1945, 2ª edizione, Roma, 1994 (1985).
- Giors Oneto, Il nostro 17° - Neri Editore Firenze 1987
- Emilio Rubera (a cura di), La tragedia della III Brigata della divisione italiana partigiana "Garibaldi" (Jugoslavia 1943-45), Roma, 1996.
- Salvatore Loi, La Brigata d'Assalto Italia 1943 - 1945 - ed Stato Maggiore Esercito - Roma 1985 (VI cap. pag 285-292)
- Giacomo Scotti. Ventimila caduti: gli Italiani in Jugoslavia dal 1943 al 1945 - ed Mursia Milano 1970. ISBN IT\ICCU\RAV\0093222
Collegamenti esterni
- Sito dell'Esercito Italiano, su esercito.difesa.it.
- L'ultimo comandante della Garibaldi - Carlo Ravnich, su digilander.libero.it.
- ANPI - La Resistenza dei militari italiani in Montenegro, su anpi.it.
- Morti per la libertà della Jugoslavia - G. Scotti, Patria indipendente, aprile 2013
- ELENCO DEI CADUTI DELLA DIVISIONE GARIBALDI IN JUGOSLAVIA