Severo Sarduy (Camagüey, 25 febbraio 1937Parigi, 8 giugno 1993) è stato un poeta, scrittore, drammaturgo e critico d'arte cubano naturalizzato francese.

Considerato uno dei più brillanti narratori cubani contemporanei, Severo Sarduy è noto per la sua attività poliedrica come romanziere, poeta, saggista e pittore; e per uno stile narrativo caratterizzato da forte audacia sperimentale e da un gusto neo-barocco[1]. La critica specializzata lo considera una delle figure centrali del cosiddetto postboom della letteratura latinoamericana e, allo stesso tempo, un rappresentante del postmodernismo[2].

Biografia

Infanzia ed educazione

Severo Felipe Sarduy Aguilar nasce il 25 febbraio 1937 a Camagüey, Cuba. Sul giorno della propria nascita, lo stesso Sarduy scrive:

(spagnolo)
«Nací, pues, ahogado. Una comadrona obesa y negra, Inés María, me sacó, la pobre como pudo: salí morado y con la boca abierta, como en ese cuadro de Munch, en un grito mudo. A fuerza de galletas y nalgadas logró al fin convertir ese grito mudo en grito pelado. Según pude dar un signo de vida hice el gesto característico de la familia Sarduy: fruncir el ceño de un cierto modo. Una santera-me ha jurado mi madre cuando la vi hace unos años (supongo que no nos veremos más)- aconsejó que buscaran una medalla de Santa Teresa de Ávila escribiendo (tenía que verse la pluma): Va a ser -dijo cataléptica- escritor[3]
(italiano)
«Nacqui, dunque, annegato. Una levatrice nera e obesa, Inés María, mi tirò fuori, la poverina come poté: uscii viola e con la bocca aperta, come in quel quadro di Munch, in un grido silenzioso. A forza di sberle e sculacciate riuscì finalmente a trasformare quel grido muto in un grido sonoro. Non appena fui in grado di dare un segno di vita, feci il gesto caratteristico della famiglia Sarduy: aggrottare le sopracciglia in un certo modo. Una santera - mia madre mi ha giurato quando la vidi qualche anno fa (credo che non ci vedremo più) - consigliò che cercassero una medaglietta di Santa Teresa d'Ávila (si doveva vedere la penna): Sarà - disse catalettica - scrittore.»

Il padre, Severo Sarduy Ruiz, è un ferroviere proveniente da una famiglia di quattordici fratelli: i nomi dei maschi iniziavano con la lettera "S" e quelli delle femmine con "C". Si tratta delle zie del romanzo Cocuyo (1990). Il nonno paterno, Severo Sarduy Machado, era un mambí (termine utilizzato per definire i guerriglieri indipendentisti dominicani, cubani e filippini che nel XIX secolo avevano preso parte alle guerre di indipendenza) che aveva combattuto nella guerra di indipendenza di Cuba come parte della scorta di Máximo Gómez. La famiglia della madre, invece, era meno numerosa: aveva solo due fratelli, Ernesto e Gabriel[4].

Quando Severo ha quattro mesi, la famiglia si trasferisce a Colonia María, nella parte centrale dell'isola. Lì vive fino al 1941, anno in cui la famiglia torna a Camagüey[5].

Nel 1950, Sarduy entra all'istituto di istruzione secondaria di Camagüey e termina gli studi in Scienze e Lettere nel 1955. Durante tutti questi anni, è il primo del suo corso. In questa fase della sua giovinezza, scrittori e poeti visitano casa Sarduy. Tra loro, la sorella Mercedes Sarduy ricorda: Rolando Escardó, Clara Niggeman e le sue figlie, Enrique Piedra, Luis Suardíaz[4].

Nel 1956, Severo Sarduy si trasferisce a L'Avana, per studiare medicina, arte e letteratura. Sono gli ultimi anni del governo di Fulgencio Batista e gli studenti universitari sono continuamente in sciopero contro il regime fino alla chiusura dell'Università de L'Avana[4]. Durante gli anni dell'università, Sarduy collabora inoltre con la rivista Ciclón. Dopo il trionfo della Rivoluzione, scrive per Diario Libre, del quale dirige la pagina letteraria, e per Lunes de la Revolución come critico letterario e d'arte. Nel 1959 riceve una borsa di studio per specializzarsi come critico d'arte a Madrid. Non passa nemmeno un mese che un incidente politico tra Cuba e la Spagna gli impedisce di proseguire il suo corso. Decide quindi di recarsi a Parigi, e in seguito ad Amsterdam e in Italia[5], dove incontra François Wahl, che sarà per sempre il suo compagno[6].

Gli anni parigini

Nel 1960, grazie a una sovvenzione del governo cubano, si trasferisce a Parigi, dove studia storia dell'arte presso l'École du Louvre. A Parigi si unisce al gruppo degli scrittori strutturalisti, collabora con la rivista Tel Quel e lavora per le Éditions du Seuil come sceneggiatore per la radio e la televisione francese. Non farà più ritorno a Cuba[1].

Nel settembre del 1960, il governo cubano chiede agli studenti di fare ritorno in patria. Sarduy decide di rimanere a Parigi, desideroso di finire il suo primo romanzo, già in fase di creazione, e di proseguire con gli studi. Chiede l'estensione della sua borsa di studio ma non riceve mai risposta. Da questo momento in poi è considerato un traditore controrivoluzionario (aggettivo con cui si definiva chiunque non vivesse a Cuba o che non simpatizzasse con il sistema)[4].

Fino al settembre del 1960, prosegue la sua collaborazione con la rivista Lunes de la Revolución e nel 1961 appaiono alcuni dei suoi lavori nella rivista Artes Plásticas. Studia critica d'arte presso l'École du Louvre e viene inoltre nominato studente titolare presso l'École pratique des hautes études dell'Università della Sorbona, dove studia arte greca e metodologia strutturalista con Roland Barthes. Segue anche alcuni corsi con Roger Bastide[7].

Scrive Sarduy sull'incontro con Roland Barthes:

(spagnolo)
«La primera persona que conocí en Europa fue a François Wahl. Lo conocí en Roma, en la Capilla Sixtina. Hace más de treinta años y en este momento está leyendo hoja por hoja lo que escribo. Él, según llegamos a París, me presentó a uno de sus mejores amigos de entonces. Era un escritor francés, se decía "sociólogo". Lo conocí en la rue du Dragon. Articulaba muy bien el francés. Yo le dije que el mío no era muy bueno, pero que la fonética podía funcionar. Me respondió: "Serás muy fonético, pero no fonológico". Y nos empezamos a reír. Siempre nos reímos. De eso y de todo. Era Roland Barthes[8]
(italiano)
«La prima persona che conobbi in Europa fu François Wahl. Lo conobbi a Roma, nella Cappella Sistina. Fu più di trent'anni fa e, in questo momento, sta leggendo ciò che scrivo, foglio per foglio. Lui, non appena arrivammo a Parigi, mi presentò uno dei suoi migliori amici. Era uno scrittore francese, si definiva un "sociologo". Lo incontrai in rue du Dragon. Articolava il francese molto bene. Gli dissi che il mio non era molto buono, ma che la fonetica poteva funzionare. Rispose: "Sarai molto fonetico, ma non fonologico". E iniziammo a ridere. Ridiamo sempre. Di questo e di tutto. Era Roland Barthes.»

Per un ragazzo cubano in fuga dalla Madrid di Francisco Franco, Parigi è un ambiente propizio e stimolante. Sarduy fa amicizia con Philippe Sollers, partecipa a riunioni di gruppo e seminari e pubblica poesie e articoli sulla rivista Tel Quel. Tuttavia, per lui, il rapporto di amicizia e cameratismo intellettuale più importante in quel momento è quello che lo unisce a Roland Barthes. Nonostante la differenza di età, ci sono molte cose che i due condividono: entrambi hanno un'avversione viscerale verso le ideologie - che considerano le malattie della coscienza moderna - entrambi sono interessati agli sviluppi formali della pittura contemporanea e provano lo stesso fascino per il teatro non solo come spettacolo ma come modello di interpretazione semiotica. Ma la più profonda affinità che lo lega a Barthes è, in realtà, ad un altro livello: quello di un concetto rigorosamente moderno di scrittura come sovversione di ciò che è già stato pensato e detto, e la gioiosa rivelazione dell'inconcepibile e dell'indicibile. Sarduy impara molto grazie a Barthes, soprattutto per quanto riguarda l'utilizzo dell'apparato di analisi linguistica sviluppata dallo Strutturalismo; ma, soprattutto, deve a questa amicizia l'elaborazione di un'idea trasgressiva ed edonistica della letteratura, metafora che diventerà una delle sue principali fonti di ispirazione: la correlazione tra scrittura e corpo[9].

Nel 1965, scrive lo spettacolo radiofonico Dolores Rondón, realizzato dalla Süddeutsche Rundfunk di Stoccarda. Si lega al gruppo strutturalista della rivista Tel Quel, per cui collabora, e nel 1967 adotta la cittadinanza francese. Per molti anni lavora come scrittore e annunciatore per l'emittente radiofonica francese e come direttore della Collezione Ispanoamericana per la casa editrice Éditions du Seuil. È stato anche animatore di Literatura en debate, un programma in lingua spagnola di Radio France Internationale[7].

L'inizio dell'attività letteraria

Riguardo il proprio processo creativo, Sarduy scrive:

(francese)
«J'écris pour constituer une image, et ce mot doit être lu d'abord au sens plastique et visuel du terme, mais ensuite en un autre sens, plus difficile à définir pour moi: quelque chose en quoi on se reconnaît, qui, en quelque sorte, vous reflète, mais qui en même temps échappe, et qui vous regarde depuis une obscure parenté[10]
(italiano)
«Scrivo per costituire un'immagine, una parola che, prima di tutto, deve essere interpretata nel senso visivo e plastico del termine, e poi in un altro senso che trovo più difficile da definire: qualcosa in cui ci si riconosce, che in un certo modo ci riflette, che allo stesso tempo ci sfugge e ci guarda da un'oscura affinità.»

Nel 1963, viene pubblicato il suo primo romanzo, Gestos, che, attraverso l'ambigua pluralità della sua protagonista, lavandaia di giorno, cantante e attrice di notte e rivoluzionaria clandestina nel tempo libero, già annuncia una rottura con la tradizione. La consacrazione dell'autore arriva però con il secondo romanzo De donde son los cantantes (1967), una composizione polifonica sulle tre culture cubane (spagnola, africana e cinese) nella quale vengono sconvolte le convenzioni narrative[1].

Parallelamente, pubblica il saggio Escrito sobre un cuerpo (1969)[5]. Nel 1970, vengono inoltre pubblicati i libri di poesia Flamenco e Mood Indigo[4].

Il viaggio in India

Nel 1971, realizza un sogno: quello di visitare l'India. In una lettera indirizzata alla sorella Mercedes[4], Sarduy scrive:

(spagnolo)
«Febrero 1971, en avión desde Aurangabad hacia Bombay. “Llevamos 4 días en la India. Estamos como si soñáramos. Todo es fabuloso, desde el paisaje y la gente hasta los dioses. Todo es bello, literario. Los colores tienen un brillo único, los perfumes, las flores y los pájaros son magníficos. Estoy escribiendo un diario que publicaré al final de Cobra, el «diario indio», de modo que ya verán los detalles.”»
(italiano)
«Febbraio 1971, in aereo da Aurangabad a Bombay.

"Siamo in India da 4 giorni. È come se stessimo sognando. Tutto è favoloso, dal paesaggio e dalla gente agli dei. Tutto è bello, letterario. I colori hanno una luminosità unica, i profumi, i fiori e gli uccelli sono magnifici. Sto scrivendo un diario che pubblicherò alla fine di Cobra, il «diario indiano», così vedrete i dettagli."»

Di ritorno dall'India, nel 1972, Sarduy pubblica il romanzo Cobra, in cui viene affrontato il tema della ricerca religiosa o mistica. Cobra riceve nello stesso anno l'importante premio letterario Prix Médicis, che consolida il prestigio e la notorietà del suo autore[1].

Affascinato dalla cultura orientale e dal Buddhismo, nel 1973 Sarduy compie un ulteriore viaggio in Asia, questa volta in Indonesia[4].

Il 1975 è un anno importante per Sarduy: dopo quindici anni di lontananza, in occasione di un viaggio in Algeria, incontra la sorella Mercedes, allora incinta del suo primogenito, Pedro. Nel suo diario, Mercedes racconta che Sarduy in quell'occasione le parlò del romanzo che stava scrivendo, Maitreya (1978). Mercedes promette a Sarduy che, se dovesse avere una figlia, la chiamerà così[4].

I viaggi in Asia continuano, e nel 1977 Sarduy si trova a Ceylon (oggi Sri Lanka). In una serie di cartoline indirizzate alla sorella e alla famiglia[4], Sarduy scrive:

(spagnolo)
«Ceilán, 1 febrero 77: “Colombo; queridos todos. Ahí va un elefante símbolo de la suerte para decirles lo feliz que soy en esta isla, donde Marco Polo creyó encontrar el paraíso. Mil besos a todos y más a Pedritín. No los olvido. Calor. Sol. Playas. Budismo. Amor, Severo.”»
(italiano)
«Ceylon, 1 febbraio 77:

"Colombo; cari tutti. Ecco un elefante simbolo di fortuna per dirvi quanto sono felice su quest'isola, dove Marco Polo pensava di aver trovato il paradiso. Mille baci a tutti e più ancora a Pedritín. Non vi dimentico. Calore. Sole. Spiagge. Buddhismo. Amore, Severo."»

(spagnolo)
«Kandy, Ceilán, 3 febbraio 77:

"Queridos todos: ¿No se parece a Cuba? Espero mis cuarenta con felicidad. Espero a Maitreya.

Besos, Amor. / Severo."»
(italiano)
«Kandy, Ceylon, 3 febbraio 77:

"Cari tutti: non sembra Cuba? Aspetto i miei quaranta con felicità. Aspetto Maitreya. Baci, amore. / Severo."»

Il 1978 è l'anno della pubblicazione della sua opera più significativa, Maitreya, nella quale offre un'inedita interpretazione del Buddhismo come una maniera possibile per riunire le ideologie[1]. Maitreya è, senza dubbio, l'opera più celebre di Severo Sarduy, una grande miscela di barocco e umorismo che si articola attorno alle variazioni del Buddha futuro, inteso come un illuminato[11].

Morte

La poetica

Opere

Romanzi

  • Gestos (1963) - La bomba dell'Avana, tr. di A. Gonzalez-Palacios, Milano 1964
  • De dónde son los cantantes (1967)
  • Cobra (1972) - Cobra, tr. di Renzo Guidieri, Torino 1976. Vincitrice del Prix Médicis
  • Maitreya (1978) - Maitreya, il Buddha che deve venire, tr. di Piero Verni, Milano 1982
  • Colibrí (1984)
  • Cocuyo (1990)
  • Pájaros de la playa (1993). Postuma

Raccolte di poesie

  • Flamenco (1970)
  • Mood Indigo (1971)
  • Big Bang (1974)
  • Daiquiri (1980)
  • Un testigo fugaz y disfrazado (1985)
  • Un testigo perenne y dilatado (1993)
  • Lusidez (1993)

Saggi

  • Escrito sobre un cuerpo (1969)
  • Barroco (1974) -  Barocco, tr. di Fulvio Papi, Milano 1980 - Barroco, a cura di Salvatore Grassia, tr. di Lorenzo Magnani, Palermo 2014
  • La simulación (1982)
  • El cristo de la Rue Jacob(1987)
  • Nueva inestabilidad (1987)
  • Ensayos generales sobre el barroco (1987)

Pièces radiofoniche

Note

  1. ^ a b c d e Biografías y Vidas: Severo Sarduy, su biografiasyvidas.com.
  2. ^ Severo Sarduy, o el sentido de saber de dónde son los cantantes. Por Héctor Ponce de la Fuente, su web.uchile.cl.
  3. ^ Gustavo Guerrero - François Wahl (a cura di), Severo Sarduy. Obra Completa. Tomo I, collana Archivos / ALLCA XX, Barcellona, Galaxia Gutenberg: Círculo de Lectores, 1999, p. 7, OCLC 851115689.
  4. ^ a b c d e f g h i Apuntes de una biografia familiar, su severo-sarduy-foundation.com.
  5. ^ a b c Escritores.org: Severo Sarduy, su escritores.org.
  6. ^ Libération: La fin de l'exception juive, su liberation.fr.
  7. ^ a b Sarduy, Severo. Poeta y narrador, su cubaliteraria.cu.
  8. ^ Gustavo Guerrero - François Wahl (a cura di), Severo Sarduy. Obra Completa. Tomo I, collana Archivos / ALLCA XX, Barcellona, Galaxia Gutenberg : Círculo de Lectores, 1999, p. 13-14, OCLC 851115689.
  9. ^ Letras Libres: Severo Sarduy, su letraslibres.com.
  10. ^ Gustavo Guerrero - François Wahl (a cura di), Severo Sarduy. Obra Completa. Tomo I, collana Archivos / ALLCA XX, Barcellona, Galaxia Gutenberg: Círculo de Lectores, 1999, p. 23, OCLC 851115689.
  11. ^ Severo Sarduy - biografía, su buscabiografias.com.

Bibliografia

Collegamenti esterni