Isabella d'Aragona (duchessa di Milano)
Isabella d'Aragona (Napoli 2 ottobre 1470 – Napoli 12 febbraio 1524) è stata Duchessa di Milano, di Bari e di Rossano. Secondogenita di Alfonso II erede al trono di Napoli e di Ippolita Sforza. Eredita dal padre il carattere fiero, l’orgoglio per la propria dinastia, l’attitudine al comando; dalla madre apprese l’amore per l’arte e la cultura.
Duchessa infelice
All’età di soli due anni viene promessa in sposa a Gian Galeazzo Sforza (che aveva quattro anni), figlio del Duca di Milano, Galeazzo Sforza. Questo matrimonio rientrava nella politica che aveva intenzione di stringere i rapporti e consolidare l’amicizia tra i due stati. Infatti, precedentemente erano già state stipulate altre due promesse di matrimonio tra Alfonso II, padre di Isabella, e Ippolita Sforza, e tra Sforza Maria Sforza e Eleonora d'Aragona (che non sposerà Sforza Maria ma Il Duca di Ferrara Ercole d'Este). Ferdinando I di Napoli, che combinò il matrimonio di Isabella, concesse anche i territori di Bari, Modugno e Palo del Colle a Sforza Maria Sforza che divenne il primo Duca di quelle terre.
Alla morte di Galeazzo Sforza, divenne Duca di Milano il giovanissimo Gian Galeazzo che rimase sotto la reggenza della madre, Bona di Savoia. Si occupava degli affari di Stato il cancelliere Cicco Simonetta. I quattro fratelli di Galeazzo (Sforza Maria, Ludovico detto il Moro, Ascanio e Ottaviano) tentarono, senza successo di acquisire la reggenza del Ducato.
Alla morte di Sforza Maria, Ludovico il Moro divenne Duca di Bari, ma i suoi interessi riguardavano soprattutto Milano. Infatti, riuscì a convincere Bona di Savoia ad allontanare Cicco Simonetta: in questo modo poté avere mano libera nel governo del Ducato di Milano. Continuò sempre ad avere il potere effettivo nel Ducato anche quando Gian Galeazzo raggiunse un’età sufficiente per regnare da solo.
Il ma trinomio tra Isabella d’Aragona e Gian Galeazzo Sforza venne celebrato a Napoli nel dicembre 1488. Da questo matrimonio Isabella ebbe quattro figli: Francesco, Bona, Ippolita e Bianca che muore all’età di 3 anni. Quando Isabella arrivò a Milano trovò una situazione dove il marito era succube del potere di Ludovico che assegnò ai due sposi il castello di Pavia per tenerli lontani dal potere. Il carattere fiero di Isabella le impediva di accettare questa condizione (aggravata dal fatto che la moglie di Ludovico, Beatrice d'Este era trattata come fosse la Duchessa) e già dopo il primo anno di matrimonio si definiva:”la peggio maritata donna del mondo”[1].
Lettera al padre e conflitto tra Ducato di Milano e Regno di Napoli
Nel 1493 scrisse al padre Alfonso II per denunciare la sua situazione [2] ma la reazione voluta da Alfonso II fu frenata dalla prudenza del re Ferdinando I. Quando nel 1494 Alfonso II salì al trono di Napoli dichiarò subito guerra al Moro. Il 22 ottobre di quell’anno morì Gian Galeazzo nel castello di Pavia all’età di 25 anni; si ritiene sia stato avvelenato dal Moro che il giorno dopo la morte di Gian Galeazzo venne eletto Duca di Milano. Ciò non pose temine agli atti ostili di Ludovico nei confronti di Isabella che, nel 1497, venne trasferita con le sue figlie a Milano, mentre il figlio Francesco venne lasciato a Pavia con molto dolore di Isabella che poté riabbracciare il figlio solo quando i rapporti tra il Ducato di Milano e il Regno di Napoli videro un miglioramento. Ma, nel 1498, Francesco venne di nuovo allontanato dalla madre da Ludovico il Moro quando questi seppe che, durante una passeggiata a cavallo per Milano Francesco venne acclamato come duca (era egli in effetti il legittimo erede quale primogenito del defunto Gian Galeazzo).
Nel frattempo, Ludovico il Moro continuava a comportarsi come il Duca di Milano (ormai era stato riconosciuto come tale) e pensava persino all’eredità: al primogenito Massimiliano Sforza avrebbe lasciato il Ducato di Milano, al secondogenito Francesco intestò i territori nell’Italia Meridionale (Ducato di Bari, Moduno e Palo del Colle, e le città calabre di Rossano, Borello e Longobucco) conservando per sé l’usufrutto.
Alla notizia dell’imminente calata in Italia dell’esercito di Luigi XII di Francia, Ludovico il Moro, prima di fuggire dall’Imperatore Massimiliano d'Austria, volle impedire che in sua assenza venisse eletto duca il figlio di Isabella d’Aragona, Francesco; pertanto cercò di portarlo con sé in Germania ma, data l’opposizione di Isabella e della popolazione milanese, adottò un altro stratagemma: concesse ad Isabella i feudi in Puglia e in Calabria, a patto che vi si recasse di persona (successivamente, avrebbe potuto far dichiarare invalida tale concessione perché il Moro era usufruttuario di quei territori, mentre il Duca risultava essere suo figlio).
Isabella, mentre mostrava di voler accettare le condizioni, temporeggiava in attesa di Luigi XII, nella speranza che questi facesse eleggere Duca suo figlio. Quando Luigi XII arrivò a Pavia, Isabella gli andò in contro proponendo suo figlio Francesco come Duca di Milano. Luigi XII, dicendo di volerlo dare in sposa alla propria figlia, lo mandò in Francia dove lo fece chiudere in un’abbazia. La perdita del figlio e la notizia dell’imminente ritorno del Moro col proprio esercito, convinsero Isabella a tornare, dopo 11 anni di assenza, a Napoli. Da Napoli cercò di contattare l’imperatore Massimiliano d'Austria per cercare di far tornare il proprio figlio, ma senza successo. Ad Isabella non rimase altro che occuparsi del suo Ducato di Bari, che l’allora re di Napoli Federico le concesse ufficialmente con un documento datato 10 aprile 1500 quando il realtà era stato compilato il 25 luglio 1501, quando il monarca era già stato spodestato da Luigi XII il quale era proseguito nella sua conquista favorito anche dall’alleanza con Ferdinando il Cattolico intervenuto contro gli Aragonesi, suoi parenti.
Il governo del Ducato di Bari (1501 – 1524)
La posizione di Isabella d’Aragona quale duchessa di Bari, Modugno e Palo del Colle era del tutto precaria: la donazione del Moro era illegale in quanto il Duca di Bari risultava essere il figlio di Ludovico, Francesco Sforza; la conferma della donazione era stata fatta dal re Federico quando era già stato spodestato apponendo una data precedente; inoltre, i nuovi padroni del Sud Italia erano nemici della sua famiglia. Questa situazione causerà problemi alla figlia Bona in quanto le venne contestata la legittimità del possesso del Ducato (ma, per concessione di Carlo V, riuscì a mantenerne il possesso sino alla morte).
Ad Isabella non rimase altro che vincere il suo carattere fiero ed orgoglioso e fare atto di sottomissione agli Spagnoli che le concessero il permesso di prendere possesso del Ducato e degli altri territori in Calabria: Isabella arrivò a Bari nel settembre 1501, con sua figlia Bona e si stabilì nel Castello Normanno-Svevo di Bari che fece modificare per adeguarlo con le più moderne tecniche di difesa dalle armi da fuoco. Il Ducato e i territori di Calabria gli vennero confermati da Ferdinando il Cattolico quando si schierò dalla parte degli Spagnoli durante il conflitto che li vide opporsi ai Francesi per il possesso dell’Italia Meridionale.
Isabella d’Aragona introdusse, nell’amministrazione del suo piccolo ducato, lo spirito di rinnovamento e la capacità di investire in opere pubbliche, caratteristiche del Ducato di Milano. Col suo governo, autoritario ma illuminato, incrementò la prosperità del suo Ducato. Cercò di incrementare il commercio allargando i privilegi concessi ai Milanesi anche ai commercianti provenienti da altre città.
Attuò diverse iniziative a favore del suo popolo: sorvegliò i pubblici ufficiali in modo che non commettessero soprusi sulla popolazione; difese il privilegio di accedere alle saline del Regno di Napoli; difese i cittadini del Ducato nei contenziosi con le città vicine; esentò i contadini dal pagamento dei dazi sulla macinazione delle olive. Favorì la pubblica istruzione ottenendo che ogni convento affidasse a due frati il compito di insegnare alla popolazione; concesse agevolazioni agli insegnati come l’aumento di stipendio, l’esenzione dalle franchigie e l’alloggio gratuito.
Amò circondarsi di artisti e letterati; chiamò a corte lo scrittore modugnese Amedeo Cornale. In questo periodo venne stampato il primo libro a Bari. Tra le opere pubbliche create a Bari da Isabella d’Aragona si ricordano il rifacimento del molo, la ristrutturazione del castello (le successive modifiche hanno sostituito gli elementi introdotti dalla duchessa) e il progetto di circondare la città con un canale per migliorarne la difesa.
Viene rimproverata ad Isabella la sua politica fiscale oppressiva promossa dal suo ministro Giosuè De Ruggiero (il quale, dopo la morte della duchessa, venne cacciato) che, con i suoi guadagni, riuscì a comprarsi nel 1511 il feudo di Binetto. L’asprezza fiscale venne incrementata in occasione del matrimonio della figlia Bona Sforza con il re Sigismondo I di Polonia.
Matrimonio di Bona Sforza e ultimi anni di Isabella
Con la perdita dei figli (le era rimasta solo Bona), Isabella d’Aragona vedeva affievolirsi le speranze di riacquisire il Ducato di Milano. Isabella tentò di concedere la figlia in marito a Massimiliano Sforza, primogenito di Ludovico il Moro che nel 1513 era diventato Duca di Milano approfittando della situazione di caos durante il conflitto tra francesi e Spagnoli che si combatté soprattutto in Nord Italia. Nel 1515, però, il nuovo re di Francia Francesco I ritorno in possesso del Ducato.
A quel punto, dopo diversi contatti, ci si orientò verso l’attempato re di Polonia, Sigismono Iagellone. Bona portò in dote il Ducato di Bari (che avrebbe ricevuto alla morte di Isabella) e 500.000 ducati. Per la dote e per le spese del matrimonio vennero imposte nuove tasse nel ducato.
Il matrimonio venne celebrato a Napoli, il 6 dicembre 1517, con grande sfarzo e lusso e durarono dieci giorni, anche per celebrare la grandezza della discendenza reale di Bona. Il 3 febbraio 1518 Bona partì verso la Polonia.
In diverse occasioni Isabella si propose di raggiungere la figlia in Polonia, ma dovette sempre rinunciare. Nell’ottobre del 1519, in occasione della nascita del primogenito di Bona, si mise in viaggio ma, in Polonia scoppiò una guerra e dovette cambiare destinazione e si diresse a Roma dove fu accolta da Papa Giulio II.
In questo periodò scoppiò nel Meridione una grande epidemia di peste. Quando era a Napoli, Isabella contrasse il morbo. Nonostante la malattia, volle recarsi nel suo Ducato per sistemate la successione del Ducato alla propria figlia. Morì a Napoli, in Castel Capuano, il 12 febbraio 1524 all’età di 54 anni. La sua salma, dopo funerali fastosi, venne sepolta nella sacrestia della Chiesa napoletana di San Domenico.
Curiosità
Dalla sua fuga da Milano iniziò a firmare le sue lettere definendosi “unica nella disgrazia” con riferimento alla perdita del Ducato, alla morte dei suoi figli, di suoi marito e di molte persone a lei care. Smise di firmarsi in quel modo solo dopo il matrimonio di Bona Sforza, unica figlia rimastale.
Bibliografia
- Don Nicola Milano, Modugno. Memorie storiche, Edizioni Levante, Bari 1984
- ^ Don Nicola Milano, Modugno. Memorie storiche, Edizioni Levante, Bari 1984 Errore nelle note: Parametro "nome" non valido nel tag
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. Intendevi forse "name"? - ^ il testo della lettera, nella traduzione italiana dall’originale latino, è riportato in Achille Dina, Isabella d’Aragona Duchessa di milano e di Bari, Archivio storico lombardo Errore nelle note: Parametro "nome" non valido nel tag
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