Gestione dei rifiuti


Per gestione dei rifiuti si intende l'insieme delle politiche volte a gestire l'intero processo dei rifiuti, dalla loro produzione fino alla loro sorte finale, e coinvolgono quindi: la raccolta, il trasporto, il trattamento (riciclaggio o smaltimento) e anche il riutilizzo dei materiali di scarto, solitamente prodotti dall'attività umana, nel tentativo di ridurre i loro effetti sulla salute dell'uomo e sull'ambiente. Un interesse particolare negli ultimi decenni riguarda la riduzione degli effetti dei rifiuti sulla natura e sull'ambiente e la possibilità di recuperare risorse da essi, e la riduzione della produzione di rifiuti stessi.
La strategia adottata dall'Unione Europea e recepita in Italia con il DL Ronchi del '97 [1] (abrogato e sostituito con il DL 152/06 Parte IV [2]) affronta la questione dei rifiuti delineando priorità di azioni all'interno di una logica di gestione integrata del problema. Esse sono (in ordine di priorità):
- riduzione (prevenzione)
- riuso
- riciclaggio
- incenerimento (o termovalorizzazione)
- smaltimento in discarica
Pertanto, se il primo livello di attenzione è rivolto alla necessità di prevenire la formazione dei rifiuti e di ridurne la pericolosità, il passaggio successivo riguarda l'esigenza di riutilizzare i prodotti (es. bottiglie) e, se non è possibile il riuso, riciclare i materiali (es. riciclaggio della carta). Infine, solo per quanto riguarda il materiale che non è stato possibile riutilizzare e poi riciclare (come ad esempio i tovaglioli di carta) e il sottovaglio (ovvero la frazione in piccoli pezzi indistinguibili e quindi non riciclabili di rifiuti, che rappresenta circa il 15% del totale), si pongono le due soluzioni dell'incenerimento con recupero energetico o lo smaltimento in discarica. Dunque anche in una situazione ideale di completo riciclo e recupero vi sarà una percentuale di rifiuti residui da smaltire in discarica o da incenerire per eliminarli e recuperare l'energia. Da un punto di vista ideale il ricorso alle discariche ed all'incenerimento indifferenziato dovrebbe essere limitato al minimo indispensabile. La carenza di efficaci politiche integrate di riduzione, riciclo e riuso fanno dello smaltimento in discarica ancora la prima soluzione applicata in Italia ed in altri paesi europei [3]. Per quanto riguarda il recupero, esistono progetti ed associazioni che si occupano dello scambio di beni e prodotti usati (per esempio Freecycle).
Il trattamento dei rifiuti
Il trattamento dei rifiuti consiste nell'insieme di tecniche volte ad assicurare che i rifiuti, qualunque sia la loro sorte, abbiano il minimo impatto sull'ambiente.
Può riguardare sostanze solide, liquide o gassose, con metodi e campi di ricerca diversi per ciascuno.
Le pratiche di trattamento dei rifiuti sono diverse tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, tra città e campagna e a seconda che i produttori siano residenziali, industriali o commerciali. Il trattamento dei rifiuti per gli utenti residenti e istituzionali nelle aree metropolitane è solitamente responsabilità delle autorità di governo locale, mentre il suo trattamento per utenti commerciali e industriali è solitamente responsabilità di colui che ha prodotto i rifiuti.
Lo schema seguente riassume le modalità e le filiere per il trattamento dei rifiuti solidi urbani secondo le attuali politiche di gestione in Italia.
Naturalmente, si tratta di uno schema teorico che non sempre, non completamente e non dappertutto è attuato allo stesso modo e soprattutto è solo una delle possibili modalità di gestione dei rifiuti. Evoluzioni tecniche e/o differenti indirizzi e priorità di gestione dei rifiuti possono comportare modifiche sostanziali allo schema, ma esso fornisce comunque uno schema di massima e le corrette terminologie riguardanti l'argomento. [4]
La filiera della raccolta differenziata
I rifiuti raccolti in maniera differenziata possono sostanzialmente essere trattati, a seconda del tipo, mediante riciclaggio oppure mediante compostaggio.
Riciclaggio dei rifiuti
Il riciclaggio comprende tutte le strategie organizzative e tecnologiche per riutilizzare come materie prime materiali di scarto altrimenti destinati allo smaltimento in discarica o distruttivo.
In Italia, il tasso di raccolta differenziata sta gradualmente crescendo (è oggi intorno al 22,7% per merito, soprattutto, delle regioni del Nord, dove supera il 35%), ma è ancora inferiore alle potenzialità.
A titolo di confronto, si consideri che in Germania il tasso di raccolta differenziata raggiungeva nel 2004 ben il 56% a livello nazionale.
Numerosi sono i materiali che possono essere riciclati: metalli, carta, vetro e plastiche sono alcuni esempi; vi sono tuttavia complessità associate ai materiali cosiddetti "poliaccoppiati" (cioè costituiti da più materiali differenti) come ad esempio flaconi di succhi di frutta o latte, nonché per oggetti complessi (per esempio automobili, elettrodomestici ecc): non sono tuttavia problemi insormontabili e possono essere risolti con tecnologie particolari, in parte già adottate anche in Italia.
Particolare è il caso della plastica, che come noto esiste in molte tipologie differenti e può essere costituita da molti materiali differenti (PET, PVC, polietilene ecc.). Tali diversi materiali vanno gestiti separatamente e quindi separati fra loro: questa maggior complicazione in passato ha reso l'incenerimento economicamente più vantaggioso del riciclo. Oggi tuttavia appositi macchinari possono automaticamente e velocemente separare i diversi tipi di plastica anche se raccolti con un unico cassonetto, pertanto l'adozione di queste tecnologie avanzate permette un vantaggioso riciclo.
Purtroppo in alcuni casi la plastica (in genere quella di qualità inferiore) viene comunque avviata all'incenerimento anche se dal punto di vista energetico e ambientale non è certo la scelta ottimale.
Compostaggio
Il compostaggio è una tecnologia biologica usata per trattare la frazione organica dei rifiuti raccolta differenziatamente (anche detta umido), trasformadola in ammendante agricolo di qualità da utilizzare quale concime naturale: da 100kg di rifiuto organico si ricavano circa 20 kg di compost.[5] Il compostaggio si differenzia dal TMB per il fatto di trattare esclusivamente l'umido e non il rifiuto indifferenziato.
Ulteriori vantaggi consistono nella produzione, durante il processo, di biogas che è utilizzabile tal quale o può essere bruciato per produrre energia elettrica e calore; inoltre, si ha un basso livello di emissioni in ambiente ed una forte riduzione dei problemi di gestione della discarica (cioè di emissioni di gas, odori e percolato). Infine, se il compost viene effettivamente usato come concime agricolo, si ha una notevole riduzione del volume da smaltire in discarica dato che la frazione umida arriva ad essere anche il 30-40% del totale dei rifiuti urbani.[6]
Lo svantaggio consiste principalmente nella emissione di odori dall'impianto di compostaggio, qualora esso manchi di opportuni filtraggi dell'aria. Inoltre, se non si riesce a utilizzare tutto il compost prodotto in agricoltura, per bonifiche o per la copertura di discariche come preferibile, l'invenduto deve essere smaltito inevitabilmente in discarica, il che è evidentemente uno spreco di una risorsa preziosa, che diventa invece un costo notevole.
I dati relativi ai quantitativi di rifiuti trattati in impianti di compostaggio in Italia nel periodo 1993-2004 indicano un picco di 2.824.000 t nel 2002, mentre nel 2004 il dato si è attestato a 2.669.000 t di rifiuti trattati con un valore di frazione organica ottenuta pari a 1.958.000 t, frazione che mostra una tendenza pressoché progressiva all'aumento. L'incidenza percentuale del dato relativo al 2004 indica che il 5,4% del totale dei rifiuti è stato smaltito facendo ricorso al compostaggio.[7]
La filiera della raccolta indifferenziata
I rifiuti raccolti indifferenziatamente sono naturalmente molto più difficili da trattare di quelli raccolti in modo differenziato. Possono essere seguite tre strade principali:
- separazione e parziale recupero di materiali, biostabilizzazione e conferimento in discarica
- incenerimento tal quale o a valle di separazione e produzione di CDR e conferimento in discarica
- conferimento diretto in discarica (oggi molto usato ma certamente da evitarsi).
In ogni caso è evidente che gli inevitabili scarti di quasti processi finiranno per forza di cose in discarica.
Trattamento a freddo dei rifiuti – Trattamento meccanico-biologico (TMB)
Scopo della maggior parte dei processi di trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati o residui (ossia i rifiuti che rimangono dopo la raccolta differenziata) è di recuperare una ulteriore parte di materiali riciclabili, ridurre il volume del materiale in vista dello smaltimento finale e di stabilizzare i rifiuti in modo tale che venga minimizzata la formazione dei gas di decomposizione ed il percolato. Da questi processi (fra cui il compostaggio), si ricava in genere sia materiali riciclabili, sia il biogas, cioè, in pratica, metano.
Il trattamento meccanico-biologico (spesso abbreviato TMB) consiste in una serie di operazioni:
- separazione della frazione umida (scarti di cucina, avanzi, sfalci...) ed avvio alla bioessicazione/biostabilizzazione (parte "biologica" del trattamento, simile al compostaggio)
- separazione dei metalli mediante calamite e correnti galvaniche (recupero di ferro, alluminio, rame ecc.)
- separazione di altri materiali quali carta e plastiche mediante sistemi ad alta tecnologia.
Tali impianti ad alta tecnologia sfruttano sistemi automatici di classificazione dei materiali: una tecnologia adottata è quella della spettrografia nel vicino infrarosso che ad esempio permette ad un computer di individuare le diverse tipologie di plastiche e di comandare un sistema di getti d'aria compressa per la separazione. Il TBM permette una ulteriore riduzione dell'uso delle discariche e degli inceneritori, il tutto con emissioni inquinanti nettamente inferiori rispetto a tali impianti. Infatti tratta i rifiuti indifferenziati a valle della raccolta differenziata, incrementando il recupero di materiali. Purtroppo, a causa sia degli interessi malavitosi, sia degli incentivi dati dallo Stato italiano agli inceneritori, gli impianti di TMB sono poco diffusi nel nostro paese perché si preferisce incenerire o gettare in discarica il rifiuto "tal quale". In Germania, ad esempio, impianti TMB sono diffusi da circa una decina d'anni.
In quest'ottica, grande rilievo sta assumendo in Italia la produzione di biostabilizzato dai rifiuti solidi urbani: tale frazione organica, ottenuta attraverso trattamento meccanico-biologico (TMB) di rifiuti indifferenziati, è caratterizzato da una fermentescibilità ridotta fino al 90% che la rende particolarmente adatta a varie applicazioni volte al recupero ambientale, paesaggistico e alla copertura giornaliera di discariche senza avere emissioni di metano (che è anche un gas serra circa 21 volte più dannoso, se liberato in atmosfera tal quale, della CO2). Schematicamente un impianto che produce biostabilizzato da rifiuti prevede dapprima la vagliatura con separazione di una parte grossolana e poco fermentescibile, costituita ad esempio da carta, cartone, plastica, metalli ecc., e di una parte ricca di sostanza organica e altamente fermentescibile. La frazione biochimicamente inerte viene avviata allo smaltimento mentre la sostanza organica viene sottoposta ad abbattimento del contenuto organico e a trattamento biologico atto ad accelerare la fermentazione e produrre quindi materiale finale a bassa fermentescibilità. In tal modo, come peraltro già visto nel compostaggio, si recupera biogas ed è anche possibile ricavare eventualmente del CDR. Il compost ottenuto, non derivando da raccolta differenziata, è di qualità inferiore in quanto può contenere piccole tracce di altri rifiuti che gli impianti non riescono a separare. Dati relativi al quantitativo di rifiuti trattati in Italia tramite TMB e riferiti al 2004 indicano un totale di 7.427.237 t di rifiuti, con un picco nelle regioni del sud 3.093.965 t. L'incidenza percentuale del dato relativo al 2004 indica un valore pari al 20,5% del totale di rifiuti smaltiti tramite biostabilizzazione e produzione di CDR.[7]
Il TMB può pertanto essere usato anche per produrre CDR (combustibile derivato dai rifiuti), ed in tal caso viene solo rimosso l'umido, mentre carta, plastica ecc, vengono confezionati in "ecoballe" da incenerire.
Trattamento termico dei rifiuti – Incenerimento con recupero energetico
Il più diffuso dei trattamenti termici dei rifiuti è l'incenerimento. L'incenerimento è una tecnologia consolidata che permette di ottenere energia elettrica e fare del teleriscaldamento sfruttando i rifiuti indifferenziati o il CDR. Questi vengono bruciati in forni inceneritori e l'energia termica dei fumi viene convertita in entalpia del vapore acqueo che, tramite turbina, produce energia elettrica. La quantità di energia recuperata è tuttavia minima rispetto all'energia che si può risparmiare mediante il riciclaggio.
Ci sono forti pressioni e strumentalizzazioni sul problema dei termovalorizzatori: da un lato vi sono forze politiche poco impegnate sul fronte del recupero e del riciclo, con la relativamente facile soluzione del termovalorizzatore (innaturalmente lucrosa, prima dell'abolizione degli incentivi) e con l'ancor più facile soluzione delle discariche; dall'altra l'opinione pubblica che interpreta lo stato delle cose come una competizione fra la raccolta differenziata e la termodistruzione, oltre a preoccuparsi per le emissioni tossico-nocive di questi impianti. Per questo motivo ci sono grandi difficoltà dal punto di vista dell'opinione pubblica nell'accettare un inceneritore nelle proprie vicinanze, e le proposte di costruzione di termovalorizzatori sono spesso accompagnate da polemiche anche molto aspre e contestazioni territoriali (NIMBY, ovvero non nel mio giardino).
Ruolo nel sistema integrato
La combustione dei rifiuti non è di per sé contrapposta o alternativa alla pratica della raccolta differenziata finalizzata al riciclo, ma dovrebbe essere solo un eventuale anello finale della catena di smaltimento. In Italia si sono inceneriti nel 2004 circa 3,5 milioni di t/anno su un totale di circa 32 milioni di tonnellate di RSU totale prodotto, cioè circa il 12% (per un confronto con altri paesi europei si veda Inceneritore); tale pratica specie al Nord è in aumento, e in Lombardia ad esempio raggiunge il 34%.[7]Ciò che balza all'occhio è il grande ricorso allo smaltimento in discarica, che è in diminuzione (dal 2001 al 2004, al Nord -21%, al Sud -4% e al Centro -3%) [7] ma che interessa attualmente in tutto circa il 56,9% dei rifiuti urbani prodotti (45% al Nord, 69,5% al Centro, 73,2% al Sud; si stima che sul totale nazionale il 76% sia rifiuto da raccolta indifferenziata e il 24% siano residui dai diversi processi di trattamento: biostabilizzazione, CDR, incenerimento, residui da selezione delle R.D.), con conseguenze ambientali che si vanno aggravando soprattutto nel Sud, dove i pochi impianti di trattamento finale sono ormai saturi e la raccolta differenziata stenta a decollare: gli inceneritori sarebbero perciò, secondo alcuni, da aumentare (soprattutto al Sud). Tuttavia, se si considera che nei comuni più virtuosi la raccolta differenziata supera già adesso l'80%, si deduce che persino al Nord essa è ancora molto meno sviluppata di quanto potrebbe e che in alcune aree del Nord gli impianti di incenerimento sarebbero perfino sovradimensionati. Pertanto, il timore di alcuni è che non si potrà sviluppare appieno la raccolta differenziata e il riciclo per consentire agli inceneritori di funzionare senza lavorare in perdita, oppure si dovranno importare rifiuti da altre regioni.
Una considerazione importante è infatti che gli investimenti necessari per realizzare i termovalorizzatori sono molto elevati, e il loro ammortamento richiede circa 20 anni, perciò costruire un impianto significa avere l'«obbligo» (sancito da veri e propri contratti) di incenerire una certa quantità minima di rifiuti per un tempo piuttosto lungo.
È emblematico a questo proposito il caso dell'inceneritore costruito recentemente dall'Amsa a Milano, Silla 2: inizialmente aveva avuto l'autorizzazione per bruciare 900 t/giorno di rifiuti, poi si è passati a 1250 e infine a 1450t/g. Se si guarda alla gestione dei rifiuti a Milano, ci si accorge che la raccolta differenziata raggiunge il 30% circa[8] (dato sostanzialmente invariato da anni), e gran parte del rimanente viene incenerito da Silla 2. Se si considera che la media di riciclo della provincia di Milano è, escludendo il capoluogo, del 51,26% in costante miglioramento, e in particolare del 59,24% per i comuni con meno di 5 000 abitanti e del 55% per quelli fra i 5 e i 30 000,[8] e che a Milano la raccolta dei rifiuti organici non è mai andata oltre la sperimentazione in piccole aree della città, nonostante il più che collaudato sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta e la notevole sensibilizzazione della popolazione, che permetterebbero sicuramente di fare molto di più, è normale che sorga il sospetto che non si punti sulla raccolta differenziata proprio per alimentare Silla 2 e ripagare l'investimento.
È interessante confrontare i costi dello smaltimento dei rifiuti di una città come Milano che fa ampio ricorso all'incenerimento con quelli di città che puntano sulla differenziata: a Milano nel 2005 si sono spesi 135,42 €/abitante contro una media provinciale di 110,16 e contro gli 83,67 di Aicurzio, paese più virtuoso di Lombardia nel 2005 col 70,52% di raccolta differenziata.[8] Il sindaco di Novara inoltre nel 2007 ha dichiarato che portando in due anni la raccolta differenziata nella città dal 35 al 68% si sono risparmiati due milioni di euro, mentre ad esempio il sindaco di Torino per sostenere la necessità dell'inceneritore del Gerbido ha dichiarato che «in qualsiasi centro urbano superare il 50% è un miracolo, perché la gestione di questo tipo di raccolta ha dei costi non sostenibili per i cittadini»; eppure a San Francisco è oltre il 50% già dal 2001.[9]
Diffusione in Italia e in Europa
Nazione | Numero impianti |
Quantitativi trattati (t/anno) |
Austria | 2 | 406 700 |
Belgio | 18 | 2 652 000 |
Danimarca | 32 | 3 136 000 |
Francia | 112 | 11 965 800 |
Germania | 60 | 16 787 400 |
Inghilterra | 3 | 1 071 000 |
Italia | 50 | 3 488 776 |
Norvegia | 4 | 273 000 |
Olanda | 11 | 4 412 000 |
Portogallo | 2 | 933 800 |
Spagna | 8 | 1 070 300 |
Svezia | 19 | 2 344 000 |
Svizzera | 31 | 3 150 700 |
Ungheria | 1 | 420 000 |
Totale | 354 | 52 111 476 |
Nazione | Riciclo | Incenerimento | Discarica | Altro |
Austria | 60% | 10% | 30% | 1% |
Belgio | 35% | 34% | 27% | 4% |
Francia | 25% | 32% | 43% | 0% |
Germania | 42% | 22% | 25% | 11% |
Italia | 17% | 9% | 67% | 8% |
Paesi Bassi | 45% | 33% | 8% | 14% |
Regno Unito | 12% | 7% | 80% | 0% |
In Europa sono attivi attualmente (al 2002) 354 impianti di termovalorizzazione/incenerimento, in 18 nazioni. Paesi quali Svezia (~45%), Danimarca (~50%) e Germania (~20%) ne fanno uso (fra parentesi le quantità incenerite); in Olanda (ad Avr e Amsterdam) sorgono alcuni fra i più grandi termovalorizzatori/inceneritori d'Europa, che permettono di smaltire fino a un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti all'anno (~33%). In Olanda comunque la politica – oltre a porsi l'obiettivo di ridurre il conferimento in discarica di rifiuti recuperabili – è quella di bruciare sempre meno rifiuti a favore di prevenzione, riciclo e riuso [12] (ad esempio mediante incentivi, come cauzioni e riconsegna presso i centri commerciali sul riutilizzo delle bottiglie di vetro e di plastica).
Di contro altri paesi europei ne fanno un uso molto limitato o nullo: Austria (~10%), Spagna e Inghilterra (~4-7%), Finlandia, Irlanda e Grecia (0%) sono esempi in tal senso.
In Italia i termovalorizzatori sono relativamente poco diffusi, anche a causa dei dubbi che permangono sulla nocività delle emissioni nel lungo periodo e delle conseguenti resistenze della popolazione: la maggior parte dei circa 3,5 milioni di tonnellate di combustibile da rifiuti italiani viene incenerita in impianti del Nord, ma il totale nazionale ammonta a circa il 12% sul totale dei rifiuti solidi urbani[13] (si confrontino le medie citate sopra in tabella).
A Brescia, in prossimità della città, c'è uno dei termovalorizzatori più grandi d'Europa (ca. 750 000 tonnellate l'anno: il triplo di quello di Vienna) che soddisfa da solo circa un terzo[14] del fabbisogno di calore dell'intera città (1100 GWh/anno) e che, nonostante sia stato oggetto di diverse procedure di infrazione da parte dell'Unione Europea, nell'ottobre 2006 è stato proclamato «migliore impianto del mondo»[15] dal Waste to Energy Research and Technology Council,[16] un organismo indipendente formato da tecnici e scienziati di tutto il mondo e promosso dalla Columbia University di New York; ha suscitato però qualche perplessità il fatto che questo organismo annoveri tra gli "enti finanziatori e sostenitori" la Martin GmbH,[17] che è tra i costruttori dell'inceneritore premiato.
A Trezzo sull'Adda, in provincia di Milano, c'è uno dei più moderni termovalorizzatori/inceneritori in esercizio in Europa. Nel resto del settentrione sono diffusi principalmente piccoli impianti a scarso livello tecnologico con basso rendimento, per i quali sono necessari dei rammodernamenti (come a Desio, Valmadrera e Cremona). Il meridione invece si distingue per una pessima gestione del problema rifiuti: la scarsissima raccolta differenziata, essendoci pochissimi inceneritori, sfocia in un eccessivo ricorso all'utilizzo della discarica (fra i più alti in Europa), e ha spesso richiesto la spedizione dei rifiuti dal Sud agli inceneritori del Nord (e a volte anche verso l'estero).
Discarica
Il principale problema delle discariche è la produzione di percolato e l'emissione di gas spesso maleodoranti, dovuti alla decomposizione della frazione organica. Entrambi i problemi possono essere risolti mediante la separazione ed il trattamento di questa frazione umida: mediante trattamenti a freddo e compostaggio si secca il rifiuto producendo fra l'altro il cosiddetto biogas (costituito soprattutto da metano e pertanto utilizzabile per un reale recupero energetico). Un classico metodo consiste nella preselezione dei rifiuti con successiva seperazione della frazione umida, che viene stabilizzata onde evitarne una indesiderabile degenerazione microbica, dalla frazione secca e successivo avviamento in discarica. La frazione secca ottenuta tramite questo processo non è convenientemente utilizzabile come combustibile in quanto il suo potere calorifico è sensibilmente inferiore rispetto a frazioni combustibili ottenute con trattamenti più moderni. Tale processo riduce in parte anche il volume dei rifiuti riducendo l'impatto ambientale.
Oggi lo smaltimento in discarica è per la maggior parte dei paesi il principale metodo di eliminazione dei rifiuti, in quanto è una soluzione comoda, economica, meno osteggiata dall'opinione pubblica rispetto agli inceneritori, e - purtroppo - in alcuni casi facilmente controllabile dalla malavita.
Note
- ^ parlamento.it: Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 "Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio"
- ^ parlamento.it: Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, "Norme in materia ambientale"
- ^ Relazione di De Stefanis sul recupero energetico nel ciclo integrato di gestione dei rifiuti
- ^ a b L'immagine è tratta dalla relazione della Corte dei conti in merito alla gestione dell'emergenza rifiuti effettuata dai Commissari straordinari del Governo ed è reperibile in copia su http://www.rifiutilab.it/_downloads/Relazione-emergenza-CORTE-CONTI-6-2007-G.pdf
- ^ Dato tratto da questo documento della provincia di Brescia, pag 41.
- ^ Si vedano i dati del sito AER spa o della provincia di Brescia (pag 27-28).
- ^ a b c d Rapporto Rifiuti 2005 dell'Osservatorio Nazionale dei Rifiuti,capitolo 2, vol. 1.
- ^ a b c Dati riferiti al 2005 tratti da Produzione e raccolta differenziata dei rifiuti urbani – Anno 2005, Provincia di Milano – Direzione centrale risorse ambientali – Servizio rifiuti urbani e osservatorio.
- ^ Si veda Enrico Miceli, Raccolta differenziata: Torino vs Novara – 33 a 68, 23 aprile 2007.
- ^ Dati tratti da http://www.provincia.torino.it/ambiente/file-storage/download/rifiuti/pdf/ALLEGATO_PPGR_06.pdf
- ^ Elaborazione su dati Eurostat, tratti dal Rapporto rifiuti 2004, a cura di Apat e Onr.
- ^ (EN) Ministero per l'Ambiente dei Paesi Bassi: "National waste management plan", 2003
- ^ Rapporto Rifiuti 2005 dell'Osservatorio Nazionale dei Rifiuti, capitolo 2, vol. 1.
- ^ Dato menzionato nello studio sul futuro inceneritore torinese del Gerbido.
- ^ Iorisparmio.eu: Il termovalorizzatore di Brescia è "il migliore del mondo"
- ^ (EN) WTERT Waste-to-Energy Research and Technology Council
- ^ (EN) Martin GmbH
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Libro verde sugli strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale e ad altri fini connessi: commissione europea, 28 marzo 2007.
- La gestione dell'emergenza rifiuti effettuata dai commissari cstraordinari del governo (2007): relazione della Corte dei conti; con approfondimenti e dati sulla gestione dei rifiuti in Italia e in Europa.
- Rifiuti e sostenibilità ambientale, A. Bonomi (PDF)
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