Leonardo Di Capua

medico, scienziato e filosofo italiano

Leonardo Di Capua (Bagnoli Irpino, 10 agosto 1617Napoli, 17 giugno 1695) è stato un medico, scienziato e letterato italiano.

Ritratto di Leonardo di Capua

Impegnato nella ricerca e nella sperimentazione, in antitesi ai vecchi capiscuola come Aristotele, Ippocrate, Galeno ed altri, fu a capo di un'accademia dal nome gli "Investiganti".

Dedicatosi al diritto e alla medicina, si stabilì a Napoli dove, in contatto con Tommaso Cornelio e con i migliori ingegni dell'Accademia degli Investiganti, si dedicò alla scienza sulla scia del galileismo, del cartesianesimo e dello sperimentalismo dei filosofi e degli scienziati moderni.

Nel 1681 pubblicò il Parere, sostenendo le idee di chi opponeva la ricerca medica e scientifica al sapere della tradizione.

Biografia

 
 Ingresso del portone della casa di nascita di Leonardo di Capua. Via Carpine, Bagnoli Irpino

Leonardo di Capua nacque a Bagnoli Irpino il 10 agosto 1617 da Cesare e Giovanna Bruno, dei quali fu l'ultimo figlio. Nonostante la famiglia fosse facoltosa, non gli venne assegnato un precettore che lo seguisse negli studi oltre le basi grammaticali. Si dedicò con passione, ad ogni modo, sin da giovanissimo, all’approfondimento del latino, del greco e  della retorica. Ad undici anni, nel 1628, perse entrambi i genitori e dovette cominciare a provvedere da sé alla sua educazione. Trasferitosi a Napoli per seguire la sorella, frequentò la scuola dei padri della Compagnia di Gesù, studiando per sette anni filosofia e teologia. [1] A diciotto anni si dedicò agli studi giuridici e successivamente  alla medicina, dei cui fondamenti classici si mostrerà critico precoce, seguendo il pensiero di Luigi Grazia, suo filosofo contemporaneo. Imparò le Istituzioni di Giustiniano, leggendo al tempo stesso anche le osservazioni di Giacomo Cuiacio, testi che segnarono profondamente  la sua formazione, come è evidente in vari passaggi del suo “Parere” e nelle sue “ Lezioni sulle mofete”. All’età di 22 anni si laureò in medicina e fece ritorno a Bagnoli, con l’intenzione di approfondire le sue conoscenze naturali ed anatomiche. Qui, analizzò membra animali e la composizione della materia biologica, con il supporto di testi reperiti a Napoli. Proprio in quegli anni prese forma il suo pensiero critico circa l'inadeguatezza del metodo utilizzato sino ad allora in ambito medico. [2] Degli anni di ritiro a Bagnoli non abbiamo ulteriori notizie biografiche. Niccolò Amenta, autore di una sua biografia, ci riferisce anche di una certa attività letteraria, collocabile in questo periodo, di cui, tuttavia, non ci è giunta testimonianza: i suoi testi furono rubati[3] in un assalto subito dal Di Capua mentre era in viaggio verso Napoli. [4]

Il trasferimento a Napoli

Non è certa la data in cui si stabilì definitivamente nella città partenopea, probabilmente ciò non accadde anteriormente ai primi mesi degli anni Quaranta. Probabilmente il suo trasferimento fu favorito dalla presenza a Napoli di Tommaso Cornelio, suo amico, il quale era reduce da un lungo viaggio tra Firenze, Bologna e Roma. [5] Cornelio, il quale vantava una lunga preparazione alla scuola galileiana e si era confrontato col Torricelli nonché con un ambiente favorevole al libertinismo e alla nuova scienza, indirizzò il Di Capua alla ricerca scientifica nella linea segnata da Galileo Galilei e da Cartesio, protagonisti della rivoluzione che la filosofia sperimentale portava all’interno di una cultura legata al passato e in cui vigeva la legge dell' "ipse dixit". Sulla scia di questo fervore intellettuale, il Di Capua fondò intorno al 1650 insieme a Tommaso Cornelio, Francesco D'Andrea e Giovanni Alfonso Borelli l' Accademia degli Investiganti, accademia filosofica e scientifica di ispirazione antiaristotelica.

Due anni prima della sua morte, il Di Capua ottenne il riconoscimento dal Principe Francesco Carafa, di essere iscritto all'Arcadia di Roma, con il nome di Alessi Cillenio. Tale riconoscimento scaturisce dalla fama e dall'operosità scientifica che ottenne non solo a Napoli ma in tutta Italia. [6]

Vita privata

Di Capua si sposò quando aveva già quarant'anni con Annamaria Orilia, molto più giovane di lui. I due convissero nel Rione di San Gennaro dove nacque anche la loro prima ed unica figlia nel 1673, morta appena nata. La casa fu spesso luogo, ad ogni modo, di incontri tra gli intellettuali napoletani che facevano capo all'Accademia degli Investiganti. A causa del suo ruolo di spicco all'interno dell'Accademia e della pubblicazione della sua opera più celebre, il "Parere", fu coivolto nel "processo agli ateisti", che fu da molti visto come un processo indetto per contrastare il diffondersi delle nuove idee in ambito scientifico e filosofico. Il processo era ancora aperto quando Leonardo Di Capua morì a Napoli il 17 giugno 1695, e fu poi sepolto nella Chiesa di S. Pietro a Maiella.

Leonardo Di Capua e la Napoli del Seicento

Il Di Capua fu un professionista scrupoloso e un notevole innovatore scientifico nello scenario culturale napoletano della seconda metà del Seicento. Egli dimostrò notevole interesse per le dispute galileiane e i processi contro lo scienziato pisano che in quegli anni imperversavano le cronache del mondo politico, religioso e scientifico. In quel periodo il Di Capua era anche interessato al pensiero di Giordano Bruno, Tommaso Campanella e di Giambattista Della Porta , ma soprattutto era affascinato dalle novità scientifiche a cui lo introdusse il suo amico Tommaso Cornelio, riguardanti i libri e le pubblicazioni dei principali scienziati e filosofi italiani ed europei come Francesco Bacone, Cartesio, Harvey William, Hobbes Thomas , Gassendi Petrus , Samert Daniel, Robert Hooke, Willis Thomas, Robert Boyle. [7] Tra Tommaso Cornelio e il Di Capua sorse una solida amicizia basata su ideali comuni: entrambi non condividevano sia l'autoritarismo aristotelico che le vecchie teorie di Ippocrate e di Galeno . A Napoli il Di Capua conobbe Giovanni Alfonso Borelli (1608-1679), medico fisico e matematico, discepolo di Galileo. Questi derivò da William Harvey la teoria della circolazione del sangue (il cuore è il principio della vita, è una pompa e le arterie sono i tubi). I due divennero intimi e condivisero l'ammirazione verso il metodo galileiano. [8] Infatti lo sperimentalismo galileiano, basilare nell'attività dell'Accademia del Cimento, influenzò e si congiunse con l'attivismo speculativo degli investiganti napoletani. L'ambiente culturale napoletano era dunque vivo e attivo e le librerie di via San Biagio dei Librai divennero centri di raduno intellettuale, in cui si discuteva sulle novità di fisica, astronomia, filosofia e medicina. Il Di Capua, ancora prima della fondazione dell' Accademia degli Investiganti, aveva già incominciato a contribuire al risorgere della cultura napoletana, partecipando attivamente alle riunioni e ai circoli culturali sorti a Napoli nella seconda metà del Seicento, tra cui quello fondato da Camillo Colonna. In un’ottica del tutto contrastante alla Controriforma della Chiesa cattolica che da circa cinquanta anni aveva preso piede, Napoli nell'ultimo trentennio del XVII secolo diventa il centro intellettuale della penisola italiana, gettando le fondamenta per l'imminente illuminismo. Luigi Russo in “Critica letteraria contemporanea” afferma che

«Il Seicento è il secolo più napoletano della nostra letteratura.[9]»

Il centro della vita letteraria e delle attività scientifico filosofiche si sposta da Firenze a Napoli: dal “Cimento” e dai “Lincei” agli “Investiganti” , dalle Accademie fiorentine e romane a quella napoletana. Alla base di tale fervore intellettuale vi è il quadrumvirato Borelli - Cornelio - Di Capua - D'Andrea. [10] Un contributo notevole alla formazione culturale del Di Capua derivò dall’indignazione per il rogo di Giordano Bruno, il carcere di Tommaso Campanella e le condanne di Galileo. La teoria di Galileo, secondo cui la ricerca scientifica va indagata ed esposta in termini sperimentali matematici, metteva in crisi le fondamenta del credo cattolico. La contemporanea diffusione del razionalismo cartesiano contribuì al declino delle vecchie teorie aristoteliche, di Ippocrate e di Galeno. Leonardo Di Capua si formò quindi in questa “nuova” Napoli, sotto lo stimolo, l'esempio e l'amicizia di Tommaso Cornelio e Alfonso Borelli, i quali, durante i loro viaggi, erano stati illuminati dall’ “Accademie des Sciences” di Parigi e la “Royal Society” di Londra. [11]

Lo sviluppo delle scienze nel Seicento

Dopo il periodo rinascimentale, in cui le scienze si erano finalmente liberate dal peso della tradizione grazie sopratutto al contributo di Leonardo da Vinci, nel Seicento inizia una nuova era delle scienze con la scoperta del microscopio e con l’avvento del metodo sperimentale. Basta ricordare tre nomi di illustri scienziati: Antoni van Leeuwenhoek, per la microbiologia, Marcello Malpighi, per l'istologia e Francesco Redi, per la parassitologia e l’istologia sperimentale. Fu un periodo di innovazioni in cui venivano contestati Aristotele, Ippocrate e Galeno, iniziando così la grande rivoluzione medica. Tra le scienze biologiche del seicento si possono ricordare gli studi di embriologia di G. Fabbri Acquapendente, che lo stesso Di Capua nomina, quelli sulla circolazione del sangue di Harvey e la classificazione delle malattie in base ai sintomi di F. Platter. Verso la metà del secolo si cominciò ad usare il microscopio. Lo stesso Di Capua descrisse i globuli rossi e bianchi del sangue. Malpighi scoprì gli alveoli polmonari, Van Leeuwehoek scoprì gli spermatozoi, Rudbeck scoprì il sistema vascolare linfatico e seguirono così nuove altre scoperte che contribuirono a dare forma a questa nuova rivoluzione scientifica. È in questo contesto culturale che i medici innovatori di Napoli si formano, ed è cosi che l’opera di Di Capua “ Il Parere” richiama l’attenzione del famosissimo Francesco Redi e della Regina di Svezia. [12]

Leonardo Di Capua e Giambattista Vico

Nelle sue pubblicazioni il Di Capua non fa menzione di Vico, suo devoto alunno, probabilmente in quanto al momento della sua morte il Vico aveva soltanto 25 anni. Il Di Capua quindi non aveva avuto modo di intuire le capacità intellettuali di Vico, il suo genio raziocinante di storico e di filosofo. Certamente il Vico fu influenzato dalle idee e dalle teorie del Di Capua che affiorano in alcune orazioni giovanili vichiane (il concetto della divinità presente in tutta la natura). Il Vico, di natura solitaria, fu molto sensibile alle novità scientifiche e filosofiche del tempo, partecipò al movimento culturale napoletano e frequentò la casa del Di Capua che considerava il suo ideale maestro. [13]

Leonardo Di Capua, Francesco Redi e la Regina di Svezia

Leonardo Di Capua e Francesco Redi erano entrambi scienziati, intellettuali, accaniti osservatori della natura; tutti e due seguivano il metodo sperimentale secondo lo spirito galileiano. Il 21.12.1683 il Redi scrisse al Di Capua una lettera dopo aver letto le sue lezioni sulle "Mofete", in cui gli manifesta tutta la sua stima e ammirazione. [14] Francesco Redi fu un famosissimo medico, il primo ad effettuare ricerche sul cancro e sulla parassitologia. La sua levatura culturale era di gran lunga superiore a quella del Di Capua, era uno scienziato famosissimo in Italia ed all'estero, un medico ricercatore ed inventore. L’ammirazione che provava nei confronti del Di Capua era la dimostrazione che quest’ultimo era inserito nel circolo della cultura italiana del tempo. Che il Di Capua facesse parte dell’ élite culturale italiana, anche al di fuori del circuito napoletano, ne è prova la diffusione delle sue idee fino al punto che la Regina Maria Cristina di Svezia si interessò vivamente a lui, comunicandogli il desiderio di conoscere con maggiore chiarezza ed approfondimenti il suo parere sullo stato dell’incertezza della medicina: Il Di Capua scrisse allora i “Tre Ragionamenti sull'Incertezza dei Medicamenti”. [15] La Regina di Svezia fu promotrice di attività culturali le quali, in seguito, sfociarono nella famosa “Arcadia”. Questa donna aveva amore per la cultura ed esercitava un tipo di mecenatismo, spinto da un amore profondo e da un interesse istintivo verso la cultura in genere e verso i suoi rappresentanti.

L' Accademia degli Investiganti

  Lo stesso argomento in dettaglio: Accademia degli Investiganti.

Questa Accademia sorse a Napoli in uno scenario di fervore intellettuale nuovo, dall'esigenza, quindi, di allontanarsi dalla filosofia aristotelica e dalle teorie di Ippocrate e di Galeno per abbracciare le nuove teorie rivoluzionarie. Lo scopo dell'Accademia era quello di potersi riunire liberamente per discutere delle nuove teorie sia mediche che scientifiche. [16] Il motto degli Investiganti era una citazione di Lucrezio: "vestigia lustrat" [17] seguito dall'immagine di un cane. Tale motto ben si adattava allo scopo degli Investiganti, in quanto da un lato rivelava l'amore per il passato, dal'altro dimostrava l'intenzione di indagare la natura per conoscerne le sue verità più profonde. Il cane che segue le tracce e fiuta le impronte rappresenta quindi a pieno lo sforzo degli Investiganti nella ricerca delle cause alla base dei fenomeni naturali. L'Accademia fu chiusa per la peste nel 1656. Venne riaperta dal marchese Andrea Conclubet, spinta da una nuova energia vitale: superare l'arretratezza culturale del paese per mettersi al passo con gli altri stati europei. Gli investiganti si riunivano ogni 20 giorni e non si limitavano alla discussione dei vari argomenti ma anche alla sperimentazione proprio come gli accademisti della Royal Society di Londra e del Cimento. [18] Alla riapertura dell'Accademia quindi le prime lezioni furono tenute dal Di Capua su argomenti di natura scientifica (luce, sensi, solidi, caldo, freddo). Altre lezioni ebbero come argomento l'anima, i moti del mare, fisiologia ed embriologia. Si eseguirono anche esperimenti di fisica, meccanica e idromeccanica in situ, cioè nei luoghi dove certi fenomeni si verificavano (per es. nella grotta del cane di Pozzuoli, nota per i fenomeni mefitici). Le nuove teorie degli Investiganti determinarono una reazione nel mondo del conservatorismo gesuitico che sfociò nella fondazione di un'Accademia antagonista:l'"Accademia dei Discordanti" guidata dai famosi medici Carlo Pignatari e Luca Tozzi (1638-1717). Quest'ultimo fu primo medico del Regno di Napoli, professore alla Sapienza e architetto pontificio. [19] Da allora i contrasti tra le due Accademie si moltiplicarono e sfociarono addirittura in vendette personali e percosse pubbliche da parte degli Investiganti nei confronti di Carlo Pignatari dopo che questo aveva sparlato pubblicamente del gruppo. Il viceré Pietro Antonio d'Aragona dispose allora di chiudere entrambe le Accademie. In seguito il Di Capua riaprì una sua scuola, dando prova della sua convinzione sulla fondatezza delle sue teorie e sul desiderio di trasmettere queste verità agli alunni. Questo periodo rappresenta un momento di massima notorietà del pensiero culturale a capo del Di Capua, tanto che, il viceré spagnolo Ferdinando Gioacchino Faiardo indisse un congresso in cui diversi medici dovettero esprimere il proprio parere circa lo stato delle teorie medico scientifiche oggetto di disputa. Fu così che, in occasione del convegno, il Di Capua compose il suo "Parere Divisato in otto ragionamenti..", che ottenne notevoli riconoscimenti oscurando il conservatorismo cattolico dei suoi detrattori. Ciò suscitò una notevole reazione dei gesuiti che addirittura lo accusarono di ateismo. Fu così che il Di Capua si avvantaggiò della autorevole difesa del noto avvocato Francesco D'Andrea, che pubblicò il testo " Difesa della filosofia di Leonardo Di Capua". [20] Si può affermare quindi che Cornelio, Di Capua, D'Andrea e Borelli furono gli artefici della fioritura culturale napoletana.

Opere

Stile ed idee

Nonostante il seicento, secolo del barocco, avesse come personaggio di spicco a Napoli Giambattista Marino (1569-1625), ritenuto dai suoi contemporanei un genio poetico di grandezza insuperabile,il di Capua si dichiarò nettamente antimarinista, in quanto la sua mentalità era di natura critica, analitica e scientifica . D'altra parte, le modalità del suo studio della natura, basato sull’obiettività reale, erano nettamente in contrasto con la visione del Marino basata sull'estetica formale. [21] Di Capua si formò nel pieno delle dispute letterarie tra marinisti e tradizionalisti cinquecentisti di stampo petrarchista, come Fulvio Testi, Vincenzo da Filicaia e Alessandro Guidi. In quell'epoca predominava il trecentismo linguistico, perorato da Pietro Bembo e codificato nel famoso Vocabolario della Crusca, che Leonardo Salviati dettò e di cui nel solo 600 esistevano ben 3 edizioni. La notorietà, l'autorità, il peso culturale di questo nuovo dogma della lingua italiana ebbe una notevole presa sul di Capua grazie anche alla sua predilezione per la poesia di Petrarca. Poiché i petrarchisti del 600 erano considerati “antiquari” dai marinisti, il Di Capua stesso venne etichettato come un antiquario, in quanto purista linguistico e seguace della tradizione dei dettami dell’ Accademia della Crusca. Di fatto, tuttavia, egli sosteneva, seppur mediati da un linguaggio ormai "arcaico", principi rivoluzionari di scienza. A questo proposito dice Mario Puppo

«Tuttavia a Napoli, nella seconda metà del Seicento, si afferma intorno a Leonardo Di Capua un movimento puristico, a tendenza arcaicizzante che esercitò il suo influsso anche sul grande Vico [22]»

Questa citazione sottolinea l'aspetto conservatore del Di Capua, riferito esclusivamente al linguaggio da lui usato, tipico del purismo letterario petrarchesco. In contrasto con questo atteggiamento letterario antiquario, il Di Capua fu senza dubbio un rivoluzionario in ambito scientifico nello scenario culturale napoletano della seconda metà del Seicento. La sua produzione letteraria è, dunque, caratterizzata nel complesso da una forte contraddizione tra il "nuovo" del suo pensiero scientifico ed il "vecchio" della lingua da lui scelta.

Produzione poetica

L'opera poetica di Leonardo Di Capua è costituita da duemila sonetti, due tragedie: "Il martirio di Santa Tecla" e "Il martirio di Santa Caterina", alcune commedie, una favola a sfondo idilliaco e altri scritti vari. Di questa produzione non abbiamo testimonianza a causa del furto subito dal Di Capua in viaggio verso Napoli. I sonetti, tanto nella forma quanto nel contenuto, sono di imitazione petrarchesca. La stesura di questi ultimi, inoltre, è collocabile al periodo dell'adolescenza e, pur non potendolo affermare con certezza, è lecito intuire che la sua cosiddetta produzione poetica non abbia potuto assurgere ad alte cime, considerata anche la sua indole disposta più allo studio dei fenomeni e al razionalismo che all'aspetto psicologico o ai fattori emotivi. Le opere drammatiche sono, al contrario, ispirate al modello di Gian Battista Della Porta.

Il Parere

Parere del Sig. Lionardo di Capua divisato in otto ragionamenti è indubbiamente l'opera più importante di Leonardo Di Capua, pubblicata a Napoli per la prima volta nel 1681, ristampata nel 1689 e ancora nel 1695 con l'inclusione delle Lezioni intorno alle mofete. In questo testo Di Capua parte dalla pretesa di dimostrare "quanto vana, quanto priva di ogni salda dottrina fosse la filosofia di Aristotele", rivendicando un rinnovamento culturale , un bisogno di liberarsi dagli eccessi del potere politico ed ideologico di alcune posizioni. Proprio a causa di questo "spirito di rivolta" rintracciabile nel testo, fu intentato un processo contro il Di Capua da parte dei Gesuiti, capitanati da De Benedictis, che si svolse a Napoli tra il 1688 e il 1697. Nel "Parere", tuttavia, più che negare il pensiero di Aristotele nel campo della conoscenza, egli intendeva contestare l'atteggiamento di coloro che ne avevano adottato in maniera eccessivamente pedissequa il metodo. La posizione da lui presa è tutta in favore della rivalutazione delle scienze e di un approccio nei confronti di queste che non sia statico, bensì critico anche nei confronti della tradizione. La medicina in particolare è una scienza che non può fondarsi, a suo parere, su nozioni incontestabili ma deve piuttosto essere costantemente messa in discussione pur mantenendosi nei limiti dell'esperienza e della "debole ragione". Nell'opera, comprensiva di otto ragionamenti, viene anche delineata la figura ideale del "buon medico", il quale deve essere allo stesso tempo anche amante della filosofia e buon conoscitore della geometria.

Su esplicita richiesta della regina di Svezia, agli otto ragionamenti iniziali, nel 1689, Leonardo Di Capua aggiunse un appendice al "Parere": " Ragionamenti intorno all'incertezza dei medicamenti". In entrambe le opere Di Capua finisce con il constatare lo stato dubbioso tanto della medicina quanto della terapia e come proprio il loro caratteristico elemento di imprevedibilità, anche in quanto soggette agli elementi umani, rendano impossibile una conoscenza del tutto obiettiva di una malattia.

Lezioni sulla natura delle mofete

Quest'opera, pubblicata a Napoli nel 1683, riprende i concetti già esposti nel "Parere" sull'aria, concepita come anima dell'universo. Anche nella descrizone e nello studio delle mofete Leonardo Di Capua rivela le sue attitudini alla razionalità, alla dimostrazione obiettva dei momenti particolari di un evento fisico, sostenendo come la conoscenza di un fenomeno debba essere fondata sul metodo sperimentale.

Vita di Andrea Cantelmo

Nel 1693 viene pubblicata a Napoli l'ultima opera di Leonardo di Capua, una biografia del condottiero Andrea Cantelmo, il quale militò nelll'esercito di Ferdinando II D'Austria e a cui veniva attribuita l'invenzione delle mine volanti e di un tipo di pistola a ripetizione con 25 colpi. La biografia diventa il pretesto per l'autore per far affiorare la sua concezione sull'individuo,sull'uomo, sui giochi della fortuna sulla dialettica tra avvenimenti storici riguardanti l'uomo come personalità unica ed individuale e l'intreccio dello svolgimento degli eventi.



Bibliografia

  • Amenta N., Vita di Lionardo di Capoa detto fra gli Arcadi Alcesto Cilleneo, 1710.
  • Badaloni N., Introd. a G. B. Vico, Milano, 1961, pp. 124-147, 157-164, 246 ss., 301 s., 314 s., 352-359.
  • Cotugno R., La sorte di G. B. Vico e le polemiche scientifiche e letter. dalla fine del XVII alla metà del XVIII secolo, Bari, 1914, pp. 37, 52-57, 73.
  • Mastellone S., Pensiero politico e vita culturale a Napoli nella seconda metà del Seicento, Messina-Firenze, 1965, pp. 90, 157- 176.
  • Minieri Riccio C., Cenno stor. delle Accademie fiorite nella città di Napoli, IV, 1879, pp. 531. G. B. Vico, Autobiografia, Bari, a cura di B. Croce, 1911, pp. 21-111.
  • Nicolini F., La giovinezza di G. B. Vico (1666-1700, Bari, 1932, pp. 79-90, 154-164.
  • Osbat L., L'Inquisizione a Napoli. Il processo agli ateisti (1688-1697),, Roma, 1974, pp. 13-19, 58 s., 93 s., 163-166.
  • Quondam A., Minima dandreiana: prima ricognizione sul testo delle "risposte" di F. d'Andrea a Benedetto Aletino, in Riv. stor. ital.,, 1970, pp. 887-916.
  • Reppucci G., Breve saggio monografico su Leonardo di Capua, Circolo Sociale "Leonardo di Capua" di Bagnoli Irpino con il contributo della Regione Campania, 1995.
  • S. Scalabrella, Dizionario Biografico degli italiani Treccani, vol. 39, Istituto della enciclopedia italiana, 1991, pp. 712-715.

Note

  1. ^ Niccolò Amenta, Vita di Lionardo Di Capua, Venezia 1710, pp.22-24.
  2. ^ Niccolò Amenta, Vita di Lionardo Di Capua, Venezia 1710, pp.25-28.
  3. ^ Generoso De Rogatis, Cenni Biografici degli uomini illustri di Bagnoli Irpina, Bagnoli Irpino 2000, pp.62.
  4. ^ Niccolò Amenta, Vita di Lionardo Di Capua, Venezia 1710, pp.30-31.
  5. ^ Dizionario biografico degli italiani, Treccani, Vol 39, Pag 712.
  6. ^ Gabriele Reppucci, Breve saggio monografico su Leonardo Di Capua, scienziato-medico-filosofo bagnolese, pp.57-58.
  7. ^ Gabriele Reppucci, Breve saggio monografico su Leonardo Di Capua, scienziato-medico-filosofo bagnolese, pp.23-24.
  8. ^ Gabriele Reppucci, Breve saggio monografico su Leonardo Di Capua, scienziato-medico-filosofo bagnolese, pp.25-27.
  9. ^ Luigi Russo, Critica letteraria Contemporanea, La Nuova Italia, Volume II.
  10. ^ Gabriele Reppucci, Breve saggio monografico su Leonardo Di Capua, scienziato-medico-filosofo bagnolese, pp.26-27.
  11. ^ Gabriele Reppucci, Breve saggio monografico su Leonardo Di Capua, scienziato-medico-filosofo bagnolese, pp.28-29.
  12. ^ Gabriele Reppucci, Breve saggio monografico su Leonardo Di Capua, scienziato-medico-filosofo bagnolese, pp.33-35.
  13. ^ Gabriele Reppucci, Breve saggio monografico su Leonardo Di Capua, scienziato-medico-filosofo bagnolese, pp.37-39.
  14. ^ Gabriele Reppucci, Breve saggio monografico su Leonardo Di Capua, scienziato-medico-filosofo bagnolese, pp.40.
  15. ^ Gabriele Reppucci, Breve saggio monografico su Leonardo Di Capua, scienziato-medico-filosofo bagnolese, pp.41-42.
  16. ^ Gabriele Reppucci, Breve saggio monografico su Leonardo Di Capua, scienziato-medico-filosofo bagnolese, pp.45.
  17. ^ Carmine Jannaco, Martino Capucci "Storia letteraria d'Italia: Il Seicento", 1986, pag. 745. Piccin Editore
  18. ^ Gabriele Reppucci, Breve saggio monografico su Leonardo Di Capua, scienziato-medico-filosofo bagnolese, pp.46-48.
  19. ^ Gabriele Reppucci, Breve saggio monografico su Leonardo Di Capua, scienziato-medico-filosofo bagnolese, pp.49.
  20. ^ Gabriele Reppucci, Breve saggio monografico su Leonardo Di Capua, scienziato-medico-filosofo bagnolese, pp.50-52.
  21. ^ Gabriele Reppucci, Breve saggio monografico su Leonardo Di Capua, scienziato-medico-filosofo bagnolese, pp.19-21.
  22. ^ Mario Puppo, Discussioni linguistiche del Seicento, UTET, Torino 1957.