Guerra picentina
La Guerra Picentina fu combattuta dai Romani per domare la rivolta del popolo piceno scoppiata in seguito all'espandersi progressivo e inarrestabile di Roma nel loro territorio. I Romani infatti nel 290 a.C. circa, assorbirono il territorio dei Pretuzi, a sud del Piceno e nello stesso periodo sconfissero i Senoni, con l'aiuto degli stessi Piceni. Poi, nel 283 a.C., sui territori sottratti ai senoni avevano fondato la colonia marittima di Sena Gallica, l'attuale Senigallia, e stavano progettando la fondazione di un'altra colonia poco più a nord. I Piceni si resero conto di avere appoggiato una potenza troppo grande dalla quale si sentirono circondati; ruppero così l'alleanza con i Romani e reagirono scatendando una rivolta. Il Senato romano nel 269 a.C. inviò nel Piceno i consoli Q. Ogulnio e C. Fabio Pittore (prima campagna) e nel 268 a.C. i consoli Appio Claudio e Tito Sempronio Sofo. Nel corso dei due anni di guerra, la resistenza picena fu sconfitta.
| Guerra picentina parte delle guerre della Repubblica romana | |
|---|---|
| Data | 269 a.C. - 268 a.C. |
| Luogo | Marche |
| Casus belli | Tentativo dei Piceni di salvaguardare la propria autonomia di fronte all'espansione romana verso l'Adriatico |
| Esito | Vittoria romana |
| Schieramenti | |
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Dopo la fine del conflitto i Romani realizzarono il loro progetto e fondarono la colonia latina di Ariminum, l'attuale Rimini. Alla vittoria seguì la deportazione di una parte della popolazione picena in una zona a confine tra Campania e Lucania, che prese il nome di "agro picentino". Il territorio piceno, con l'eccezione di Ancona ed Ascoli, divenne romano e agli abitanti venne concessa la civitas sine suffragio. Negli anni immediatamente successivi venne fondata la colonia di Firmum Picenum. Con Ancona ed Ascoli i Romani stabilirono invece patti di alleanza.
Note
