Il muscolo cremastere, nell'anatomia umana, è un muscolo sia scheletrico che liscio che ricopre i testicoli.

Muscolo cremastere
Anatomia del Gray(EN) Pagina 414
Nome latinomusculus cremaster
SistemaSistema muscolare
Originelegamento inguinale
Inserzionetunica vaginale
Azioniraising intra-abdominal pressure
Arteriaarteria cremasterica
Nervoramo genitale del nervo genitofemorale e nervo ileoinguinale
Identificatori
TAA04.5.01.018M e A09.3.04.003
FMA21531

Si sviluppa pienamente solamente nei maschi, nelle donne si osservano alcune anse muscolari attorno al legamento rotondo dell'utero.

È formato da fascetti carnosi che si trovano nel canale inguinale e nello scroto fra gli strati interni ed esterni della fascia spermatica, circondando i testicoli e il funicolo spermatico. È un muscolo bilaterale, estensione del muscolo obliquo interno addominale, si origina anche dal tubercolo pubico e dal legamento inguinale, per poi arrivare al funicolo spermatico. Riceve la sua innervazione dalla ramificazione genitale del nervo genitofemorale (Vedi anche Riflesso cremasterico).

La sua funzione è quella di sollevare ed abbassare lo scroto influendo sulla regolazione della temperatura dei testicoli in favore della spermatogenesi. Così, in ambienti freschi, il cremastere raccoglie i testicoli in vicinanza del corpo riducendo la perdita di calore, mentre con un clima caldo, rilassandosi, si distanzia dal calore prodotto dal corpo umano, permettendo un significativo abbassamento della temperatura. Questa funzione è importante per poter permettere una corretta gametogenesi, dato che questa avviene a qualche grado di temperatura inferiore alla normale temperatura corporea.

Per le professioni esercitate in prossimità di fonti di calore (per esempio addetti alle fonderie, soffiatori di vetro, cuochi, panettieri) l'innalzamento della temperatura è un fattore di rischio lavorativo che può portare ad alterazioni della spermatogenesi e riduzione della fertilità.[1]

Note

  1. ^ P. Anzidei, R. Giovinazzo, F. Venanzetti, ESPOSIZIONE LAVORATIVA: EFFETTI SULLA BIOLOGIA RIPRODUTTIVA (PDF), su inail.it. URL consultato l'11 maggio 2010.

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