Monte Chimera
Monte Chimera (in latino Mons Chimaera) era una montagna nell'antica Licia, conosciuta per i fuochi che vi bruciavano costantemente. Si pensa che l'area corrisponda all'attuale sito di Yanartaş (in Turco: pietra che brucia), in Turchia, situato a est del villaggio di Çıralı. In questo luogo anche adesso metano e altri gas emergono dalla roccia e bruciano di continuo. Alcune fonti antiche, a causa delle somiglianze sotto riportate, ritenevano che qui si trovasse la dimora del mitico mostro chiamato Chimera. Fra gli autori antichi arrivati sino a noi, il più antico a ipotizzare l'origine di questo mito escogitando una teoria evemeristica è Ctesia di Cnido, che viene citato da Plinio il Vecchio: nel secondo libro della Naturalis Historia, Plinio identifica la Chimera con le bocche effusive emettenti in permanenza gas situate sul Monte Chimera, nei pressi dell'antica città licia di Phaselis, luogo che egli descrisse come "a fuoco", aggiungendo che "... in verità bruciano sia di giorno che di notte con una fiamma che non muore ". Plinio fu citato da Fozio e Agricola. Strabone e Plinio sono le uniche fonti antiche sopravvissute da cui ci si aspetterebbe la discussione di un toponimo licio, ma il toponimo stesso è attestato anche da Isidoro di Siviglia e Servio Mario Onorato, il commentatore dell'Eneide. Strabone sostenne che Chimera fosse il nome di una gola su una montagna in Licia, che lui pone senza esitazione nelle vicinanze del Monte Cragus, la parte meridionale dell'attuale Babadağ, a circa 75 km a ovest in linea d'aria dal luogo sopra citato. Isidoro cita scrittori di storia naturale (vedi sotto) sostenendo che sul monte Chimera c'erano fiamme in un luogo, leoni e capre in un altro, e molti serpenti in un terzo. Servio si spinge fino a porre i leoni sulla cima della montagna, i pascoli pieni di capre nel mezzo e i serpenti intorno alla base, imitando così la descrizione Omerica del mostro nel libro sesto dell'Iliade. Il sito fu identificato da Sir Francis Beaufort nel 1811 come il sito moderno turco Yanar o Yanartaş, e venne poi descritto da Thomas Abel Brimage Spratt nella sua opera Viaggi in Licia, Milyas e Cibyratis, viaggi che effettuò in compagnia del Rev. E. T. Daniell.

La discussione sul legame tra il mito e la posizione esatta del monte Chimera fu iniziata da Albert Forbiger nel 1844. L'archeologo e scrittore George Ewart Bean era dell'opinione che il nome fosse alloctono e che avrebbe potuto essere stato trasferito qui dalla sua posizione originale più a ovest (quella citata da Strabone), a causa della presenza dello stesso fenomeno dei fuochi.

Testimonianze
- Fingunt et Chimaeram triformem bestiam; ore leono, postremis partibus draco, media caprea. Quam quidam Physiologi non animal, sed Ciliciae montem esse aiunt, quibusdam locis leones and capreas nutrientem, quibusdam ardentem, quibusdam plenum serpentibus. Hunc Bellorophontes habitabilem fecit, unde Chimaeram dicitur occidisse. Isidoro di Siviglia, Etymologiae 11.3.36
- La Chimera è raffigurata come una bestia tripartita: di fronte ha l'aspetto di un leone, nelle parti più pericolose di un pitone, mentre nel mezzo è simile a una capra. Alcuni scrittori di storia naturale dicono che non è un animale, ma una montagna in Cilicia, che in alcuni luoghi nutre leoni e capre, in altri brucia, in altri ancora è piena di serpenti. Bellerofonte rese abitabile questa regione, e da ciò si dice che abbia "ucciso la Chimera".
- Isidoro, non rispettando l'etimologia, connesse Licia e Cilicia, come qui sotto:
- Lycia nuncupata quod ab oriente adjuncta Ciliciae sit. Nam habet ab ortû Ciliciam, ab occasû et meridie mare, a septentrione Cariam. Ibi est mons Chimaera, qui noctibus aestibus ignem exhalat: sicut in Siciliâ Aetna et Vesuvius in Campaniâ. Isidoro di Siviglia, Etymologiae 14,3,46.
- Plinio 2.105 Mayhoff
- Monte Chimera (Inglese)
- Plinio 5.43
- Monte Chimera (Inglese)
- Plinio 5.53
- Chimera come punto di riferimento geografico. (inglese)
- "Capo" è una glossa del traduttore.
- La versione inglese di Plinio in Perseo differisce nella numerazione dei capitoli: questi diventano 2.110, 5.28, 5.35
- Chimera come punto di riferimento geografico. (inglese)
- Servio in Eneide 6.288..
- "Infatti, c'è un Monte Chimera..."
- Strabone 14.3.5, "una certa gola, Chimera, che si estende partendo dalla costa." (Inglese)
- Vicino ad Adratchan, non lontano dalle rovine dell'Olimpo, si innalzano tra il calcare un certo numero di colline arrotondate di Serpentinite, e alcune di esse sorreggono masse di quella roccia. All'incrocio tra una di queste masse di scaglia e la serpentina, c'è lo Yanar, conosciuto ai tempi antichi come la Chimæra, riscoperto in epoca moderna dal Capitano Beaufort. Esso non è altro che un flusso di gas infiammabile proveniente da una caverna, come si vede in diversi luoghi tra gli Appennini. La serpentinite immediatamente attorno alla fiamma è bruciata e incenerita, ma solo per un paio di piedi, mentre la zona immediatamente vicina ai fuochi dello Yanar presenta lo stesso aspetto che aveva ai tempi di Seneca, il quale scrive "Laeta itaque regio est et herbida, nil flammis adurentibus Epistole 79,3 tale è la Chimera, privata di tutti i suoi terrori. È ancora, tuttavia, parecchio visitata sia dai greci che dai turchi, che usano le sue classiche fiamme per cucinare i kebobs per la loro cena. Spratt, op. cit. (Londra, 1847) Vol. II, p.181-2
- In Lycia regio notissima est (Hephaestion incolae vocant), foratum pluribus locis solum, quod sine ullo nascentium damno ignis innoxius circumit. Laeta itaque regio est et herbida, nihil flammis adurentibus sed tantum vi remissa ac languida refulgentibus. Seneca, Epistolae 79, 3
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Chimaera nel Dictionary of Greek and Roman Geography compilato da William Smith, 1854 (in Inglese)