Erice
Erice (Monte San Giuliano fino al 1934, Èrici o U Munti in siciliano) è un comune italiano di 27 874 abitanti della provincia di Trapani in Sicilia.
| Erice comune | |
|---|---|
| Localizzazione | |
| Stato | |
| Regione | |
| Libero consorzio comunale | |
| Amministrazione | |
| Sindaco | Daniela Toscano (PD) dal 12-6-2017 |
| Territorio | |
| Coordinate | 38°02′15″N 12°35′15″E |
| Altitudine | 751 m s.l.m. |
| Superficie | 47,34 km² |
| Abitanti | 27 874[1] (28-2-2017) |
| Densità | 588,8 ab./km² |
| Frazioni | Ballata, Casa Santa, Crocefissello, Napola, Pizzolungo, Rigaletta, San Cusumano, Torretta |
| Comuni confinanti | Buseto Palizzolo, Paceco, Trapani, Valderice |
| Altre informazioni | |
| Cod. postale | 91016 |
| Prefisso | 0923 |
| Fuso orario | UTC+1 |
| Codice ISTAT | 081008 |
| Cod. catastale | D423 |
| Targa | TP |
| Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
| Nome abitanti | ericini |
| Patrono | Maria Santissima, patrona e custode dell'Agro Ericino, onorata sotto il titolo di Madonna di Custonaci |
| Giorno festivo | ultimo mercoledì di agosto |
| Cartografia | |
| Sito istituzionale | |
Nel centro cittadino che è posto sulla vetta dell'omonimo Monte Erice, sono residenti solo 1024 abitanti[3] (popolazione che si decuplica nel periodo estivo), mentre la maggior parte della popolazione si concentra a valle, nell'abitato di Casa Santa, contiguo alla città di Trapani. Il nome di Erice deriva da Erix, un personaggio mitologico, figlio di Afrodite e di Bute, ucciso da Eracle. Dal 1167 al 1934 ebbe il nome di Monte San Giuliano.
Geografia fisica
Territorio
l'Erice azzurro, solo tra il mare e il cielo
divinamente apparito, la vetta
annunziatrice della Sicilia bella!»
Il territorio di Monte San Giuliano, denominato Agro ericino, comprendeva oltre al territorio dell'attuale comune, anche quelli di Valderice, Custonaci, San Vito Lo Capo, Buseto Palizzolo e parte di quello di Castellammare del Golfo.
L'imperatore Federico II, con un privilegio del 1241, aveva concesso agli ericini il possesso di questo vasto territorio che comprendeva al suo interno numerose località, chiamate casali: casale Curtii, casale Scupelli, casale Fraginisi, casale Rachalgimir, casale Sanctæ Yrini, casale Rachalhab, casale Handiluhiara, casale Bumbuluni, casale Murfi, casale Busit, casale Arcudacii, casale Ynnichi, casale Hurri, casale Rachalculei, con tutti i loro tenimenti e le loro pertinenze.
Questo territorio, sul quale l'universitas esercitava la sua giurisdizione, era diviso in feudi e contrade, la cui proprietà spettava all’universitas medesima ovvero a privati: la sua estensione era, fino al 1846 di circa 40000 ettari, il suo litorale si prolungava per 26 miglia dalla spiaggia di Castellammare del Golfo a quella di San Giuliano e al suo interno erano comprese tre baronie. La prima era quella di Baida, che confinava a settentrione con la spiaggia e il cui barone godeva il mero e misto impero; l’altra era quella di Inici, della quale erano feudatari i Sanclemente; l’ultima era quella di Arcodaci, proprietà della famiglia Monroy. All'universitas spettavano il feudo Ralibesi, il cui nome - come quello di molte altre contrade della regione - è di origine araba, il feudo Xambola, il feudo Lacci, il feudo Punta, così chiamato per una punta di terra che si estende verso il mare chiamata capo san Vito, il feudo di Castelluzzo, che prese il nome da un castello che si trovava in questa località, e il feudo Sanguigno.
Il 24 gennaio 1846 parte di questo territorio veniva sottratto all’universitas di Monte San Giuliano e attribuito a Castellammare del Golfo[4][5].
Cuore del comune è il capoluogo che sorge sull'omonimo "monte". Diverse le frazioni che completano il territorio, alle falde della montagna madre (Casa Santa, Pizzolungo, Roccaforte, Rigaletta, Tangi, Ballata, Napola, ecc.)
Storia
Origini
Secondo Tucidide Erice (Eryx, Έρυξ in greco antico) fu fondata dagli esuli troiani, che fuggendo nel Mar Mediterraneo avrebbero trovato il posto ideale per insediarvisi; sempre secondo Tucidide, i Troiani unitisi alla popolazione autoctona avrebbero poi dato vita al popolo degli Elimi. Fu contesa dai Siracusani e Cartaginesi sino alla conquista da parte dei Romani nel 244 a.C.
Virgilio la cita nell'Eneide, con Enea che la tocca due volte: la prima per la morte del padre Anchise, un anno dopo per i giochi in suo onore. Virgilio nel canto V racconta che in un'epoca ancora più remota vi campeggia Ercole stesso nella famosa lotta col gigante Erix o Eryx, precisamente nel luogo dove poi si sfidarono al cesto il giovane e presuntuoso Darete e l'anziano Entello.[6]
In antico, insieme a Segesta, che parrebbe di fondazione coeva, era la città più importante degli Elimi, in particolare era il centro in cui si celebravano i riti religiosi.
Durante la prima guerra punica, il generale cartaginese Amilcare Barca ne dispose la fortificazione, e di qui difese Lilibeo. In seguito trasferì parte degli ericini per la fondazione di Drepanon, l'odierna Trapani.
Per i Romani fu un centro di rilievo, dove vi veneravano la "Venere Erycina", la prima dea della mitologia romana a somiglianza della greca Afrodite. Diodoro Siculo narra l'arrivo di Liparo, figlio di Ausonio, alle Isole Eolie (V, 6,7), aggiungendo che i Sicani «abitavano le alte vette dei monti e adoravano Venere Ericina».
Scarse, o quasi nulle, sono le notizie della città e del santuario nel periodo bizantino, restando comunque economicamente attiva.
Dagli arabi agli spagnoli
Denominata Gebel-Hamed durante l'occupazione araba (dall'831 fino alla conquista normanna dell'Isola), la montagna non fu probabilmente nemmeno abitata in questo periodo. Ripopolata la nuova cittadella col nome di Monte San Giuliano, così ribattezzata nel 1077 dai Normanni, acquista prestigio anche con la costruzione di nuovi edifici civili e religiosi, divenendo una della maggiori città demaniali del Regno, grazie anche alle concessioni ottenute sulla base di un falso documento, a firma di Federico II, utilizzato dai suoi abitanti come attestato di legittimità per l'occupazione del vasto territorio che si estendeva dal Monte Erice fino ai confini di Trapani, e verso oriente sino a San Vito Lo Capo e alla confinante città di Castellammare del Golfo. Erice deve la sua rinascita alla Guerra del Vespro, divenendo di fatto la rocca da cui scaturivano le azioni belliche di Federico d'Aragona, re di Sicilia fino al 1337. Sant'Alberto, che predicò l'azione contro gli Angioini, discendeva dagli Abbati, una delle maggiori famiglie della città.
Nel periodo della dominazione spagnola sono da ricordare alcuni tumulti popolari assai feroci: nel 1516, in occasione della morte di Ferdinando il Cattolico, scoppiò una rivolta che venne repressa con durezza dal barone di Castellammare; nel 1544, quando giunse ad Erice Giuseppe Sanclemente, barone di Inici, per passare in rassegna le milizie della città, scoppiò un tumulto e si dovettero incarcerare i cittadini più sediziosi; nel 1624, anno in cui la città fu colpita dalla peste, un'ampia fascia della popolazione si sollevò contro il capitano d'armi di allora, il barone Nicolò Morso, il quale si era alienate le simpatie della popolazione con la sua politica autoritaria. In quest'epoca il governo di Madrid procedette due volte - nel 1555 e nel 1645 - alla vendita della città con il suo territorio, ma in entrambe le occasioni i cittadini riuscirono a riscattarsi. La vita monastica, con numerosi monasteri fondati e dotati da cospicue famiglie locali, caratterizza la vita cittadina. A partire dal XVI secolo si svolge la rappresentazione del misteri in occasione del Venerdì Santo, contemporanea a quella trapanese.
La ricchezza delle famiglie che qui vivono sino alla riforma borbonica di Tommaso Natale che - di fatto - scardina il sistema su cui si era retta sino ad allora l'economia delle città demaniali, è testimoniata dai palazzetti e case signorili che si affacciano, numerosi, sulle strade della città. Le circa cento famiglie che nei 700 anni di vita della città hanno partecipato alla conduzione del potere (capitani, giurati, magistrati) hanno lasciato testimonianza della loro vitalità. La ristrutturazione ottocentesca della piazza centrale che era detta della Loggia, dedicata successivamente ad Umberto I, per tornare al suo nome originario nel 2012, ha fatto perdere la lapide che recitava con orgoglio lo sforzo economico che i liberi cittadini di Erice avevano nel Seicento pagato al re per non essere infeudati da nessuno. La città tende comunque a conservare gelosamente il fascino di una cittadina medievale.
Dal Novecento ai giorni nostri
Nel 1934 Monte San Giuliano riprende il nome di "Erice". Il suo territorio, denominato Agro ericino, comprendeva oltre al territorio dell'attuale comune, anche quelli di Valderice, Custonaci, San Vito Lo Capo e Buseto Palizzolo.
Dal 1957 si organizza ogni anno, nel periodo primaverile, una gara automobilistica di cronoscalata, denominata "Gara in salita di velocità Monte Erice", per la quale esistono anche un campionato italiano e un campionato europeo. Sui tornanti che partono da Valderice e raggiungono la vetta dell'omonimo monte, sfrecciano a tutta velocità vetture moderne, storiche, prototipi da competizione e vetture formula, circondati da sportivi e appassionati e, naturalmente, da uno sfondo mozzafiato.
Dal 1963 è sede del Centro di cultura scientifica Ettore Majorana, istituito per iniziativa del professor Antonino Zichichi, che richiama gli studiosi più qualificati del mondo per la trattazione scientifica di problemi che interessano diversi settori: dalla medicina al diritto, dalla storia all'astronomia, dalla filologia alla chimica. Per questo alla cittadina è stato attribuito l'appellativo "città della scienza".
Dal 1972 l'ex convento di s. Carlo fu sede della Associazione Artistica Culturale La Salerniana, fondata dal poeta Giacomo Tranchida, che conservava opere di Carla Accardi, Gianni Asdrubali, Pietro Consagra, Antonio Sanfilippo, Emilio Tadini tra gli altri, e dove furono organizzate mostre d'arte contemporanea curate da critici di rilievo come Palma Bucarelli, Achille Bonito Oliva, Luciano Caramel e Giulio Carlo Argan. Nel 1990, a seguito della prima edizione dell'"Atelier Internazionale di Gastronomia Molecolare", di cui da allora regolarmente si tengono convegni annuali, si ebbe il formale riconoscimento della disciplina della gastronomia molecolare.[senza fonte]
Monumenti e luoghi d'interesse
- Mura ciclopiche del periodo elimo-fenicio-punico - VIII/VII secolo a.C.
- "Castello di Venere" - Castello normanno del XII/XIII sec. sui resti del tempio romano di Venere Erycina
- Castello e torri del Balio (medievali)
- Giardino del Balio
- Castello Pepoli (XIX sec.)
- Quartiere spagnolo
- Polo museale "Antonio Cordici"
- Biblioteca comunale "Vito Carvini"
- Porta Carmine
- Porta Trapani
Architetture religiose[7]
Erice era conosciuta anticamente come "città delle cento chiese" e conventi. Oggi molte sono visibili e alcune sono aperte al culto.
Chiese parrocchiali
- Real Chiesa Madrice Insigne Collegiata
- Chiesa di s. Cataldo
- Chiesa di s. Giuliano
- Chiesa di s. Antonio Abate
Chiese confraternite
- Chiesa Confraternita di s. Giovanni Battista
- Chiesa Confraternita di s. Martino
- Chiesa Confraternita di s. Orsola
Chiese e Conventi di Ordini Regolari
- Chiesa e Convento di s. Francesco d’Assisi
- Chiesa e Convento dei frati predicatori di s. Domenico
- Chiesa e Convento dell’Annunziata o del Carmine
Conventi fuori le mura
- Chiesa e Convento dei padri cappuccini
- Convento di Martogna del terz’ordine di s. Francesco
Chiese urbane, Monasteri e loro Chiese
- Chiesa e Monastero del ss. Salvatore
- Chiesa e Monastero di s. Pietro
- Chiesa e Convento dei frati minimi di s. Francesco di Paola (diruto)
- Chiesa e Monastero di s. Teresa
- Chiesa e Monastero di s. Carlo
- Chiesa e Reclusorio dei ss. Rocco e Sebastiano
- Convento dei padri del terz’ordine di s. Francesco
- Chiesa di s. Alberto dei Bianchi
- Chiesa di s. Caterina Vergine e Martire
- Chiesa di s. Antonio di Padova
- Chiesetta dello Spirito Santo
- Chiesetta di s. Niccolò di Bari
- Chiesetta di s. Chiara
- Chiesetta dei ss. Apostoli Filippo e Giacomo maggiore (poi detta di S. Crispino)
- Chiesetta di s. Margherita Vergine e Martire
- Chiesetta di s. Maria della Raccomandata o della Neve
- Chiesetta della Nostra Signora di Custonaci
- Chiesa del ss. Sacramento
- Chiesa di s. Filippo Apostolo
- Chiesa di s. Isidoro Agricola
- Chiesetta di s. Agnese Vergine e Martire
- Casa Santa o di Sales
- Chiesetta di s. Raffaele Arcangelo
- Chiesa ovvero Oratorio di s. Alberto
Chiese suburbane
- Chiesa della Nostra Signora della Grazia
- Chiesa di s. Oliva (oggi di S. Croce)
Chiese della Montagna
- Santuario di s. Anna
- Chiesetta di s. Elia
- Chiesetta della Nostra Signora della Pietà
- Chiesa di s. Maria Maddalena
- Chiesetta di s. Ippolito Martire
- Chiesetta di s. Matteo Apostolo ed Evangelista
Chiese dirute
- Chiesa di s. Cristoforo Martire
- Chiesetta suburbana di s. Bartolomeo Apostolo
- Chiesa di s. Luca Evangelista
- Chiesetta di s. Niccolò
- Chiesa di s. Maria della Scala
- Chiesa della Nostra Signora della Grazia
- Chiesetta di s. Maria maggiore
- Chiesetta dei ss. Martiri Cosma e Damiano
- Chiesa di s. Cristoforo Martire
Palazzi storici
- Palazzo Sales, XVIII secolo, Via Vito Carvini
- Palazzo Burgarella, del XVIII secolo, in via San Francesco
- Palazzo La Porta, XVIII secolo, in via Vittorio Emanuele II
- Palazzo Platamone, XIV-XIX secolo, in via Vittorio Emanuele II
- Palazzo Coppola, XIX secolo, in via Vittorio Emanuele II
- Palazzo Chiaramonte (poi convento di San Domenico), XIV secolo, in via Vittorio Emanuele II
- Palazzo Ventimiglia (poi convento di San Francesco), XIV secolo, in via San Francesco
- Palazzo Majorana, XVIII-XIX secolo, in piazza San Domenico
- Palazzo municipale (ex Palazzo Giuratorio), Piazza Umberto I, (sede Museo “Antonio Cordici”)
I Bagli
Nel territorio comunale vi sono alcuni bagli;
Tradizioni e folclore
Artigianato artistico: ceramica e tappeti.
Dolci tipici
- bocconcini di Erice, dolcini di pasta reale con l'anima di marmellata di cedro al liquore
- genovese alla crema, dolce di pastafrolla con zucchero a velo sulla parte superiore
- mustaccioli, antichi biscotti fatti in un ex convento di clausura
Cerimonie
- Processione dei Misteri - il pomeriggio del Venerdì Santo i misteri, con statue in legno dell'800, vengono condotti a spalla, seguendo sempre il percorso originario.
Collegamenti
Oltre che dalla strada statale Trapani-Erice, e dalla Valderice-Erice (dove si svolge la Cronoscalata Monte Erice) dal luglio 2005 la vetta del monte è collegata con la valle da una cabinovia ad agganciamento automatico, lungo un tracciato che riprende il percorso della vecchia, da trent'anni inattiva. Grazie al nuovo impianto, il viaggio dura circa 10 minuti alla velocità di 5 m/s, su 47 cabine da 8 posti (4 di queste attrezzate per accogliere disabili) che offrono una suggestiva panoramica di un'ampia porzione della provincia di Trapani.
Economia
Artigianato
Tra le attività più tradizionali vi sono quelle artigianali, che si distinguono per le lavorazioni del ferro e del legno, oltreché per l'arte della ceramica e per quella tessile, quest'ultima finalizzata alla realizzazione di tappeti e di borse.[9][10]
Aree naturali
Il Monte Erice è una grande area naturale con boschi, in particolare l'area di Martogna, il bosco demaniale di Sant'Anna e contrada Porta Spada. Il Corpo forestale della Regione siciliana gestisce il Museo Agro-forestale San Matteo, un antico baglio rurale a 4 km dalla vetta. La periodica e ormai annuale pratica criminale degli incendi dolosi ha devastato la montagna e i dintorni del paese, che fino a vent'anni erano immersi nei boshi e che adesso insistono in un territorio pressoché arido [11].
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[12]

Curiosità
Erice è stata usata come set del paese di Carini durante le riprese della miniserie televisiva, diretta da Umberto Marino, "La baronessa di Carini". Vi è stato girato anche il film di Pif In guerra per amore.
Amministrazione
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
| Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
|---|---|---|---|---|---|
| 18 febbraio 1989 | 27 ottobre 1989 | Salvatore La Porta | Democrazia Cristiana | Sindaco | [13] |
| 7 novembre 1989 | 26 giugno 1990 | Vito Poma | Democrazia Cristiana | Sindaco | [13] |
| 26 giugno 1990 | 23 luglio 1992 | Salvatore Stinco | Democrazia Cristiana | Sindaco | [13] |
| 23 luglio 1992 | 7 dicembre 1993 | Giovanni Morici | Partito Socialista Italiano | Sindaco | [13] |
| 29 giugno 1994 | 8 giugno 1998 | Mario Poma | lista civica | Sindaco | [13] |
| 8 giugno 1998 | 3 agosto 2001 | Mario Poma | Centro Cristiano Democratico | Sindaco | [13] |
| 12 settembre 2001 | 26 novembre 2001 | Emanuele Vanni | Comm. straordinario | [13] | |
| 26 novembre 2001 | 29 maggio 2007 | Ignazio Sanges | centro-destra | Sindaco | [13] |
| 29 maggio 2007 | 9 maggio 2012 | Giacomo Tranchida | centro-sinistra | Sindaco | [13] |
| 9 maggio 2012 | 12 giugno 2017 | Giacomo Tranchida | centro-sinistra | Sindaco | [13] |
Galleria d'immagini
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Interno della Matrice
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Rosone gotico della Matrice
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Via San Carlo
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Chiesa di San Giuliano
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Particolare del castello del Balio
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La rocca e il Castello di Venere
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Particolare del castello di Venere
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Vista su monte Cofano
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Trapani vista dal castello
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"Omaggio a Erice" di Dino d'Erice nei giardini del Balio
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Porta Carmine, mura ciclopiche
Note
- ^ Dato Istat - Popolazione residente al 28 febbraio 2017.
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ Dati ISTAT 2001
- ^ Giuseppe Castronovo, Erice oggi Monte San Giuliano in Sicilia, memorie storiche, prima parte, Palermo, Lao, 1872, pp. 156-169.
- ^ Antonio Cordici, La istoria della città del Monte Erice oggi detta Monte di San Giuliano antichissima città nel Regno di Sicilia, a cura di Salvatore Denaro, Erice, 2009, pp. 49-54.
- ^ Informazioni tratte dal sito del comune Archiviato il 27 marzo 2010 in Internet Archive.
- ^ Giuseppe Castronovo, Erice Sacra, a cura di Salvatore Denaro, Erice, Meeting Point, 2015.
- ^ a b consultabile sul sito Archiviato il 2 febbraio 2014 in Internet Archive.
- ^ Atlante cartografico dell'artigianato, vol. 3, Roma, A.C.I., 1985, p. 18.
- ^ Erice, su sicilie.it. URL consultato il 5 giugno 2016.
- ^ http://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Luogo/MibacUnif/Luoghi-della-Cultura/visualizza_asset.html?id=151237&pagename=57
- ^ Dati tratti da:
- Popolazione residente dei comuni. Censimenti dal 1861 al 1991 (PDF), su ebiblio.istat.it, ISTAT.
- Popolazione residente per territorio – serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno.
- ^ a b c d e f g h i j http://amministratori.interno.it/
Bibliografia
- Lorenzo Zichichi, Storia di Erice, Sellerio editore, Palermo 2002
- Fabrizio Nicoletti, Sebastiano-Tusa, Erice da Porta Trapani al Quartiere Spagnolo. Un itinerario turistico lungo le mura puniche, Alcamo 2001, su academia.edu.
- Fabrizio Nicoletti, Sebastiano Tusa, Saggi stratigrafici alle mura di Erice, su academia.edu.
- Edoardo Caracciolo, Edilizia Ericina, Palermo, 1939. ISBN 88-365-2482-6.
- Amedeo Gerardi, Sicilia, Touring Club Editore, 2002. ISBN 88-365-2482-6.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Erice
- Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Erice
Collegamenti esterni
- Sito del museo Antonio Cordici, su fondazioneericearte.org.
| Controllo di autorità | VIAF (EN) 137194282 · LCCN (EN) n79065332 · GND (DE) 4122576-4 · J9U (EN, HE) 987007564235405171 |
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