32º Stormo

reparto dell'Aeronautica Militare italiana

Il 32º Stormo da interdizione dell'Aeronautica Militare dipende dal Comando delle Forze da Combattimento di Milano e oggi ha sede presso l'aeroporto di Amendola (Foggia). In Passato operava con gli AMX prima che fossero rischierati tutti ad Istrana presso il 51º Stormo

32º Stormo
Descrizione generale
Attivo1º dicembre 1936 - 27 gennaio 1943
1º settembre 1967 - oggi
NazioneItalia (bandiera) Italia
Italia (bandiera) Italia
ServizioRegia Aeronautica
Aeronautica Militare
TipoStormo
Compitiinterdizione e attacco
Sedeaeroporto di Foggia-Amendola
VelivoliUAV Predator
Decorazioni Medaglia d'argento al valor militare
Parte di
Reparti dipendenti
fonte Coccarde Tricolori 2010[1]
Voci su forze aeree presenti su Wikipedia
Un Aeritalia G-91Y all'aeroporto di Brindisi-Papola Casale nel 1982

Lo stormo, intitolato alla memoria del capitano pilota Armando Boetto, è costituito dal 28º Gruppo Velivoli Teleguidati (ex XXVIII Gruppo) che impiega il Predator ed il P1HH. Il 24 luglio 2015 il Colonnello Andrea Argieri subebtra al Colonnello Michele Oballa al comando del 32º Stormo

Storia

Il 32º Stormo Bombardamento Terrestre fu creato il 1º dicembre 1936 presso l'aeroporto di Cagliari-Elmas. Costituito dal 38º Gruppo di Aviano e dall'89º Gruppo (228ª e 229ª Squadriglia) di Forlì, aveva in dotazione i trimotori da bombardamento Savoia-Marchetti SM.81. In particolare l'1 ottobre 1936 nasce il 38º Gruppo (49ª Squadriglia e 50ª Squadriglia) dell'Aeroporto di Aviano nell'11° Stormo ma dall'11 dicembre passa nel 32º Stormo. Il 24 febbraio 1937 entrambi i Gruppi sono ad Elmas sugli S.81 ed entro luglio 1938 transita sui Caproni Ca.135 ma a causa di problemi tecnici nel mese di ottobre passa sugli S.M.79 e l'89° Gruppo va all'Aeroporto di Alghero-Fertilia fino a luglio 1939 quando torna ad Elmas.

Seconda guerra mondiale

Dal 3 giugno 1940 lo stormo va all'Aeroporto di Decimomannu con i Savoia-Marchetti S.M.79 nell'ambito della Seconda guerra mondiale. Il 12 giugno 24 S.79 attaccano la base francese di Biserta. Il 9 luglio successivo lo Stormo partecipò alla Battaglia di Punta Stilo con 20 aerei che attaccarono la Force H inglese: due velivoli dello Stormo non rientrarono, ma la formazione inglese rientrò a Gibilterra con la nave da battaglia HMS Hood (51), la portaerei HMS Ark Royal (91) e 2 incrociatori danneggiati. Per tale azione la Bandiera dello Stormo riceve la Medaglia d'argento al Valor Militare. Il 30 luglio 1940 arrivano 2 Savoia-Marchetti S.M.82. Il 27 novembre successivo, nell'ambito della Battaglia di capo Teulada gli inglesi ritentarono il passaggio ed il 38° Gruppo li attaccò in 2 ondate successive. Nella prima, protetta dal 3º Gruppo caccia terrestre, colpì una portaerei e nella seconda 2 incrociatori ed abbatte 5 aerei avversari.

Il 9 gennaio 1941, nell'ambito dell'Operazione Excess lo Stormo, con 10 aerei dell’89° Gruppo, bombarda un convoglio inglese nel Mediterraneo Occidentale. Nella la rotta di avvicinamento intercettano un convoglio colpendo la nave da battaglia HMS Malaya. 2 aerei dello Stormo non rientrarono alla base colpiti dai Fairey Fulmar dell'Ark Royal e vennero abbattuti 4 caccia nemici. Nell'ambito dell'Operazione Tiger (1941) nella giornata dell'8 maggio il 38º Gruppo si alzò in volo scortato dai caccia Fiat C.R.42 del 3º Gruppo caccia terrestre e intorno alle 13 e 45 iniziarono gli scontri che portarono ad abbattimenti da entrambe le parti. Gli aerei britannici della Fleet Air Arm riuscirono ad impedire l'attacco al convoglio e in totale non rientrarono dalle azioni della giornata cinque aerei dell'Aeronautica della Sardegna, tra cui un Savoia-Marchetti S.M.79 della 49ª Squadriglia bombardieri, Capitano Armando Boetto, decorato di medaglia d'oro al valor militare. Nel settembre 1941 lo stormo va all'Aeroporto di Bologna-Borgo Panigale dove il 1° novembre diventa Aerosilurante ricevendo gli S.M.84.

Il 24 maggio 1942 lo stormo va all'Aeroporto di Gioia del Colle con l’89° Gruppo Aerosilurante ed il 38° Gruppo bombardiere.

Nel settembre del 1967, il 32º Stormo fu ricostituito presso l'aeroporto di Brindisi-Casale con il 13º Gruppo Caccia Borbandieri e Ricognitori.

Nel luglio 1993 fu dislocato presso l'aeroporto di Foggia-Amendola, affiancando sia il 201º Gruppo Unità di Conversione Operativa che il 204º Gruppo al già esistente 13º Gruppo Caccia Bombardieri e Ricognitori.

Nel 2003 il reparto prese parte con i gruppi di Volo A.M.A, alla esercitazione "Red flag" presso la base di Nellis nel Nevada.

Dal 2007,[2] 2 UAV Predator del 32º Stormo sono schierati a Herat in Afghanistan. È operativo con l'aereo teleguidato (o UAV - unmanned aerial vehicle) General Atomics RQ-1 Predator, e riceverà presto l'UCAV P1HH e gli F35A dell'Aeronautica Militare, i quali due già prodotti portano le insegne del 32º Stormo (13º Gruppo Caccia).

A partire dal 12 dicembre del 2016 il reparto opera anche con il nuovo velivolo Lockheed Martin F-35 Lightning II in dotazione all'Aeronautica Militare, assegnato al 13º Gruppo Volo, riattivato il 19 aprile 2016.

Organizzazione

  • 13º Gruppo Volo - opera con il velivolo di 5ª generazione F35 JSF (Joint Strike Fighter).
  • 28º Gruppo Volo APR - dotato di aeromobili MQ9-A (Predator “B”) e MQ1-C (Predator “A+”)
  • 61º Gruppo Volo APR - dotato di velivoli a pilotaggio remoto MQ1-C (Predator “A+”)
  • 632ª Squadriglia Collegamenti - dotata di velivoli addestrativi MB-339

Note

  1. ^ Lista dei reparti, in Coccarde Tricolori 2010, 2010, pp. 129-130.
  2. ^ Tgcom - Afghanistan, Predator verso Herat, su tgcom.mediaset.it. URL consultato l'8 novembre 2010.

Bibliografia

  • I Reparti dell'Aeronautica Militare Italiana, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1977.
  • Gianni Rocca, I disperati - La tragedia dell'aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, Milano, 1993, ISBN 88-04-44940-3.
  • Paolo Ferrari, Giancarlo Garello, L'Aeronautica italiana. Una storia del Novecento, Milano, Franco Angeli Storia, 2004, ISBN 88-464-5109-0.
  • Mirko Molteni, L'aviazione italiana 1940-1945 – Azioni belliche e scelte operative, Bologna, Odoya, 2012, ISBN 978-88-6288-144-9.

Voci correlate

Collegamenti esterni