Il barocco genovese è la corrente artistica prevalente nella città di Genova, e diffusasi nel territorio ligure, a partire dai primi decenni del Seicento e fino a tutta la prima metà del Settecento, ossia fino all'avvento del Neoclassicismo.

Storia

La genesi del barocco a Genova

La diffusione di questo stile che investì tutte le arti, pur avendo i suoi esiti più alti e originali in campo pittorico e scultoreo, coincide con un periodo di estrema prosperità della Repubblica di Genova. La Repubblica si trovava in questi anni guidata da un regime oligarchico, caratterizzato da livelli elevatissimi di ricchezza concentrati nelle mani di un numero ristrettissimo di famiglie, le quali gareggiarono nel'ostentazione del loro straordinario potere economico anche attraverso la commissione di singole opere d'arte (quali ritratti pittorici o scultorei, pale d'altare) ma soprattutto nella costruzione e nella decorazione di edifici, quali i propri palazzi cittadini, ville suburbane, chiese gentilizie, conventi edifici religiosi sui quali esercitavano il proprio patronato, come anche nella creazione di eccezionali collezioni d'arte che raggiungevano le centinaia di pezzi dei più quatati artisti, prevalentemente italiani, olandesi e spagnoli. Nel ristretto numero di queste dinastie, annoverate nelle liste dei Rolli, si annoverano Doria, Adorno, Balbi, Spinola, Grimaldi, Lomellini, Durazzo, Pallavicini, Sauli, Negrone, Brignole-Sale, Giustiniani, Imperiale, Lercari, Cattaneo, Centurione e pochi altri.

In campo pittorico, il barocco irrompe sulla scena Genovese con il soggiorno di Peter Paul Rubens, datato fra il 1604 e il 1608. A Genova il pittore fiammingo, reduce dal soggiorno romano in cui era entrato in contatto con la pittura di Caravaggio e dei Carracci, lascia in particolare il Ritratto equestre di Giovanni Carlo Doria, 1606, (Genova, Galleria Nazionale della Liguria a Palazzo Spinola), il Ritratto della marchesa Brigida Spinola Doria, 1606, (Washington, National Gallery of Art) e La Circoncisione di Gesù”, 1604, (Genova, Chiesa del Gesù). Più tarda, del 1620, è l'altra pala del Gesù, ì Miracoli di Sant’Ignazio di Loyola che Rubens inviò da Anversa dopo il suo rientro[1].

Per un maggior numero di anni vi soggiornò l'allievo di Rubens Antoon Van Dyck, nel 1621 e dal 1625 al 1627, quando ebbe modo di realizzare i ritratti dei rappresentanti delle più facoltose famiglie, celebrandone la posizione sociale con magniloquenti composizioni attente ai costumi e alle ambientazioni. Fra i più celebri esempi si ricordano il Ritratto equestre di Anton Giulio Brignole-Sale, Ritratto della famiglia Lomellini, Ritratto di Elena Cattaneo.

Anche i maggiori autori del barocco lombardo, Giulio Cesare Procaccini, il Cerano, il Morazzone, ebbero intensi rapporti con la Superba e numerose tele di questi autori erano presenti nelle collezioni genovesi. La sola collezione di Giovan Carlo Doria (1576-1625) possedeva oltre novanta sue opere del Procaccini[2], pittore di origine emiliana le cui opere sono caratterizzate da un raffinato cromatismo e da una delicata sensibilità emozionale, che ebbe notevole influenza sulla pittura locale. Uno dei suoi maggiori capolavori, la colossale Ultima Cena dipinta a Genova nel 1618 per il refettorio dei frati minori della Santissima Annunziata del Vastato e oggi esposta nella basilica, testimonia l'approfondita ricerca luministica così come lo straordinario dinamismo e accentuata teatralità delle figure[3].

Caravaggio e i caravaggeschi a Genova

Anche la corrente naturalistica del barocco, facente capo a Caravaggio, arrivò precocemente a Genova. Di Caravaggio è documentato un soggiorno genovese nel 1605, relativamente al quale tuttavia non vi sono opere certe, anche se è stato ipotizzato che risalga a quell'epoca l'Ecce Homo di Palazzo Bianco[4]. Furono genovesi alcuni dei principali committenti del Caravaggio, il banchiere Ottavio Costa, il marchese Vincenzo Giustiniani, e Marcantonio Doria che commissionò la Sant'Orsola, opera estrema del Caravagio che rimase a Genova dal 1610 fino all'800[5], mentre la prima versione, rifiutata, della Conversione di san Paolo della cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo, dagli inizi degli anni Cinquanta del seicento fu conservata presso il  palazzo Balbi Senarega fino alla fine del novecento.

Molte inoltre furono le copie tratte da Caravaggio nelle numerose collezioni, fra cui l'incoronazione di spine della Chiesa della Certosa di S. Bartolomeo di Rivarolo, tratta dal dipinto di Palazzo degli Alberti a Prato, da alcuni critici invece ritenuta opera autografa del maestro terminata da altri[6]. Infine numerosi dei più celebri artisti caravaggeschi soggiornarono a Genova fra cui il ll napoletano Battistello Caracciolo, chiamato a Genova dai fratelli Marcantonio e Gio. Carlo Doria per affrescare la villa di Sanpierdarena, oggi scomparsa; il francese Simon Vouet, anch'egli ospite a Sampierdarena della famiglia Doria, per i quali dipinse il David con la testa di Golia (1620-1622), oggi nei Musei di Strada Nuova - Palazzo Bianco; il pisano Orazio Gentileschi, convinto nel 1621 a trasferirsi nella Repubblica da Antonio Sauli, che aveva già conosciuto a Roma, di cui resta nella basilica di San Siro la celebre Annunciazione[7].

Fra i pittori genovesi maggiormente influenzati dal Caravaggio, vi fu innanzitutto Domenico Fiasella (1589 - 1669), detto “Il Sarzana” dalla città d'origine, che dopo una prima formazione a Genova presso Giovanni Battista Paggi, si trasferì nel 1607 a Roma per un decennio, dove strinse amicizia con Orazio Gentileschi e dipinse numerose tele per il marchese genovese Vincenzo Giustiniani, già committente del Merisi (Resurrezione del figlio della vedova di Naim e la Guarigione del cieco nato conservati a Sarasota, Ringling Museum)[8]. Rientrato in patria, riporterà nelle numerose pale d'altare liguri "l’eloquenza retorica di una gestualità d’impronta controriformata" d'impronta carraccesca contemporaneamente alla stridente "acutezza realistica" d'impronta caravaggesca[9], in opere quali la Discesa dello Spirito Santo della chiesa di Santa Maria di Nazareth a Sestri Levante, San Lazzaro implora la Vergine per la città di Sarzana, 1616, Chiesa di San Lazzaro (Sarzana, La Spezia), Cena in casa del Fariseo,1616-1618, Genova, Museo di Palazzo Reale.

Gioacchino Assereto (Genova 1600 - 1649), fin dalle opere giovanili dimostra il suo disinteresse per la sontuosità e magniloquenza delle coeve opere di Rubens e Van Dyck, avviando una pittura di sobrio naturalismo, sia nella scelta dei soggetti, che nella tavolozza controllata. Il Suicidio di Catone, una delle sue opere più celebri custodita a Palazzo Bianco, è un notevole esempio di resa dell'illuminazione notturna: la drammaticità della scena è esaltata dalle due sorgenti di luce, la fiaccola retta dal ragazzo in primo piano ridotto a una silhouette scura che fa risaltare il corpo nudo del protagonista, e la candela che fa emergere dalle tenebre le espressioni di sconcerto delle figure in secondo piano.

Nel voltrese Orazio De Ferrari (Voltri, 22 agosto 1606Genova, settembre 1657) la sintesi, di un acceso naturalismo derivato dal genovese Assereto, contestualmente ad un potente colorismo ispirato a Rubens e Van Dyck, ha portato il celebre critico Roberto Longhi alla famosa definizione per il De Ferrari di "barocco naturalistico". Per le sue vigorose e drammatiche composizioni, fu particolarmente ricercato per le grandi scene mitologiche o bibliche destinate alle sale delle dimore patrizie come la celebre Favola di Latona, dipinta nel 1638 per il conte di Monterrey, Viceré di Napoli, e il Ratto delle Sabine della collezione Zerbone, sia come autore di pale d'altare nella città di Genova e in tutta la Liguria.

Un altro pittore che trae ispirazione dalla pittura del Merisi è Luigi Miradori (Genova, 1605Cremona, 1656) detto il Genovesino. A differenza di molti dei suoi contemporanei, si mostra un pittore eccentrico scegliendo temi e rappresentazioni poco canoniche e molto personali, con una spiccata attenzione per le note di costume contemporaneo e le scene popolaresche[10]. Lasciò precocemente Genova per Piacenza e Cremona, dove sono conservati i suoi maggiori capolavori.

Una sintesi originale delle innovazioni provenienti dai maggiori autori del primo barocco, Rubens, Caravaggio e Procaccini, si trova in uno dei primi autori genovesi ad assorbirne le novità, Bernardo Strozzi detto il cappuccino (Genova,1581 – Venezia, 1644). Dopo le prime opere di stampo ancora tardomanierista,

I maestri della decorazione ad affresco

A partire dal quarto decennio del Seicento, e per tutta la seconda metà del secolo e l'inizio del successivo, appaiono sulle volte delle più fastose dimore patrizie e delle più ricche chiese genovesi le più spettacolari ed illusionistiche decorazioni, ad opera dei maggiori maestri della decorazione ad affresco, Valerio Castello, Domenico Piola, Gregorio De Ferrari, Giovanni Andrea Carlone, che gareggeranno con le più ardite composizioni che Giovanni Lanfranco e Pietro da Cortona realizzavano a Roma negli stessi anni.

 
Domenico fiasella detto il sarzana, discesa dello spirito santo, 1618 (sestri levante, s. m. di nazareth) 01

Note

  1. ^ Pieter Paul Rubens a Genova: quattro opere da vedere di Finestre sull'Arte, scritto il 22/07/2015, 22:43:20 da Federico Giannini e Ilaria Baratta, su finestresullarte.info.
  2. ^ V. Farina, Giovan Carlo Doria, promotore delle arti a Genova nel primo Seicento, Firenze 2002
  3. ^ L’ultimo Caravaggio, Eredi e nuovi maestri. A cura di Alessandro Morandotti, Skira, 2017
  4. ^ P. Boccardo, C. Di Fabio,  Michelangelo Merisi, “Caravaggio”, Ecce Homo, in Caravaggio yla pintura realista europea, catalogo della Mostra [Barcelona, Museu Nacional d’Art de Catalunya,10 ottobre 2005-5 gennaio 2006], Barcelona 2005,pp.64-67,
  5. ^ Laura Stagno, Caravaggio a Genova: i rapporti con i Doria, in "Caravaggio e la fuga. Pittura di paesaggio nelle ville Doria Pamphilj", catalogo della mostra (Genova, Palazzo del Principe, 26 marzo-26 settembre 2010) a cura di A. Mercantini e L. Stagno, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI), 2010
  6. ^ P. Donati, “Caravaggio: l'”Incoronazione di spine” e il suo doppio”, in OPD restauro, 14, 2002, p. 14
  7. ^ Newvome Schleier, Mary, "Orazio Gentileschi a Genova", “Orazio e Artemisia Gentileschi”, a cura di Keith Christiansen e Judith W. Mann, Skira editore, Milano 2001, pagg. 198-201
  8. ^ Riferimenti caravaggeschi a Genova: verifica sulla presenza, i committenti, le collezioni, Gabriele Sandre, Tesi di Laurea, Relatore: Prof. Lauro Magnani, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA
  9. ^ Angela Acordon, in RESTITUZIONI 2016. TESORI D'ARTE RESTAURATI Milano, Gallerie d'Italia, 1 aprile - 17 luglio 2016, Marsilio editore
  10. ^ De Vecchi, Cerchiari, Arte nel Tempo, II, Bompiani, p. 696.

Bibliografia

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