Video meliora proboque, deteriora sequor
La locuzione latina Video meliora proboque, deteriora sequor è traducibile in italiano come: "vedo il meglio e l'approvo, ma seguo il peggio". I versi sono contenuti nelle Metamorfosi di Ovidio[1], pronunciati da Medea, la quale, pur conoscendo i suoi obblighi nei confronti del padre e della patria, decide di trasgredirli per amore di Giasone.[2]
Queste parole indicano la debolezza dell'essere umano, il quale, pur conoscendo ciò che è giusto, non riesce a seguirlo.
I versi di Ovidio sono stati successivamente ripresi e rielaborati dal Petrarca: Et veggio 'l meglio et al peggior m'appiglio[3]; da Matteo Maria Boiardo: Ch'io vedo il meglio ed al peggior m'appiglio[4] e dal Foscolo: Conosco il meglio ed al peggior mi appiglio.[5]
Si trova una rielaborazione di questi versi anche fuori dall'ambito poetico, in San Paolo: Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio.[6]
Anche Sant'Agostino, nel "De natura et grazia" (67,81), scrive: "vede quello che esige la rettitudine delle azioni e lo vuole e non riesce a farlo".
Il verso, inoltre, è anche citato nel Saggio sull'intelletto umano di John Locke, nel celebre capitolo XXI, Sul potere.[7]
Anche Spinoza cita il passo di Ovidio, nella parte IV dell'Ethica.[8]
Note
- ^ (LA) Ovidio, Libro VII, in Metamorfosi, vv. 20-21.
- ^ video meliora proboque, deteriora sequor, su www.treccani.it. URL consultato il 19 marzo 2016.
- ^ Francesco Petrarca, CCLXIV, in Canzoniere, v. 136.
- ^ Matteo Maria Boiardo, Libro I, Canto I, 31, in Orlando Innamorato.
- ^ Ugo Foscolo, Non son chi fui; perì di noi gran parte, v. 13.
- ^ San Paolo di Tarso, Lettera ai Romani, VII, 18-19.
- ^ John Locke, Libro II - Capitolo XXI. Sul potere - Paragrafo 35, in Saggio sull'intelligenza umana, Editori Laterza, 1988 [1694], p. 274.
- ^ Baruch Spinoza, Parte IV - Prop. XVII, in Etica, Editori Laterza, 2017.